Nissim Mannathukkaren Communism, Subaltern Studies and Postcolonial Theory: The Left in South
India (English Edition), Routledge India, 2021
Il volume (450 pag.)
presenta un nuovo approccio empirico alle critiche teoriche degli Studi
Subalterni e della teoria postcoloniale, nel contesto della loro pluridecennale
attività di ricerca in India. Esamina importanti momenti tematici della storia
comunista del Kerala, tra cui i processi attraverso i quali ha stabilito la
propria egemonia, i suoi interventi culturali, l'istituzione delle riforme
agrarie e dei diritti dei lavoratori, il progetto di decentralizzazione
democratica e, in ultima analisi, affronta la questione delle caste.
Un contributo
significativo agli studi sulla democrazia e il concetto di modernità nel Sud
del mondo, questo volume sarà di grande interesse per studiosi e ricercatori di
politica, in particolare di teoria politica, democrazia e partecipazione
politica, sociologia politica, studi sullo sviluppo, teoria postcoloniale,
studi subalterni, studi sul Sud del mondo e studi sull'Asia meridionale.
Nissim Mannathukkaren is Associate Professor in the
International Development Studies Department at Dalhousie University, Canada.
He is the author of the book The Rupture with Memory: Derrida and the Specters
that Haunt Marxism (2006). His research has been published in journals such as
Citizenship Studies, Journal of Peasant Studies, Third World Quarterly,
Economic and Political Weekly, Journal of Critical Realism, International
Journal of the History of Sport, Dialectical Anthropology, Inter-Asia Cultural
Studies, and Sikh Formations. He is a regular op-ed contributor to the
English-language press in India.
“Questo libro è una
storia tematica del movimento comunista in Kerala, la prima grande regione (in
termini di popolazione) al mondo ad eleggere democraticamente un governo
comunista. Analizza la natura della trasformazione portata dal movimento
comunista in Kerala e le sue possibili implicazioni per altre società
postcoloniali. Il volume affronta i concetti teorici chiave della teoria
postcoloniale e degli Studi Subalterni, contribuendo al dibattito tra marxismo
e teoria postcoloniale, in particolare nelle sue articolazioni più recenti.”, cit. pag. 4
“Il progetto Subaltern
Studies fu fondato in India verso la fine degli anni Settanta da un gruppo di
storici disillusi dalle tendenze storiografiche indiane esistenti. Ranajit
Guha, il padre fondatore del progetto Subaltern Studies, sosteneva che una
nuova forma di scrittura storica fosse un imperativo assoluto, poiché la
storiografia del nazionalismo indiano fino ad allora era dominata da
"elitarismo: elitarismo colonialista ed elitarismo
nazionalista-borghese". Se la storiografia colonialista riduceva la storia
del nazionalismo indiano agli sforzi dei "governanti, amministratori,
politiche, istituzioni e cultura coloniali britannici", nella versione
nazionalista, essa veniva "scritta come una sorta di biografia spirituale
dell'élite indiana". D'altro canto, ciò che gli studi subalterni cercavano
di realizzare era scrivere una storia che mettesse in primo piano "il
contributo dato dal popolo da solo, cioè indipendentemente dall'élite, alla
creazione e allo sviluppo del nazionalismo [indiano]". Anche la
storiografia marxista fu oggetto di aspre critiche da parte dei subalternisti
per il suo presunto riduzionismo di classe che non riesce a comprendere le
modalità uniche di resistenza subalterna sotto il colonialismo.”, cit. da e.book, pos. 1163 e 1180
Il Kèrala o Keralam (in
malayalam കേരളം, Kēraḷaṁ) è uno Stato dell'India
meridionale, che occupa una stretta striscia della costa sud-occidentale del
Paese. Chiamato Keralam dai suoi abitanti, il Kèrala è lo Stato indiano con il
tasso di alfabetizzazione più elevato (oltre il 90% della popolazione).
L'attuale primo
ministro è Pinarayi Vijayan del Partito Comunista d'India (Marxista) (CPI(M))
che guida il Fronte Democratico di Sinistra (LDF), a partire dal 2016
coalizione di governo, mentre all'opposizione c'è Ramesh Chennithala che è il
capo del Fronte democratico unito (UDF), guidato dal Partito del Congresso
Indiano. Il Kerala è stato il primo Stato al mondo ad aver eletto
democraticamente un candidato comunista (E.M.S. Nampoothiripad), che divenne il
primo ministro del Kerala nel 1956, dopo la riorganizzazione dei confini dello
Stato, in seguito all'indipendenza ottenuta dall'India nel 1947.
La politica e l'essere
membro di partito sono concetti molto sentiti in Kerala. Questo senso di
appartenenza ed emancipazione si estende anche ai sindacati e alle unioni
studentesche di movimento. Grazie alla politica avanzata di Welfare e alla
partecipazione democratica promossa costantemente dal CPI(M) il Kerala vanta un
tasso di alfabetizzazione del 91% (il più alto dell'India)e il più basso tasso
di corruzione dell'intero Paese. Usando termini per lo più occidentali,
potremmo dire che il Kerala costituisce una vera e propria "roccaforte
rossa”.
[Cfr. anche “Vaikom Viswan: Kerala, Left Democratic
Front, Central Committee, Communist Party of India (Marxist), Vadayar”, a cura
di Lambert M. Surhone, Mariam T. Tennoe, Susan F. Henssonow, Betascript
Publishing, 2010]
e sull'argomento vedi anche
Alpa Shah - Judith
Pettigrew, Windows into a Revolution Ethnographies of
Maoism in India and Nepal, Routledge, 2018
Questo volume offre
approfondimenti etnografici sui movimenti maoisti nell'Asia meridionale,
concentrandosi in particolare sui casi di Nepal e India. Esplora l'interazione
tra violenza di stato e attività rivoluzionarie, evidenziando come le dinamiche
sociali all'interno dei villaggi influenzino la traiettoria di questi
conflitti. Analizzando casi di studio specifici, getta luce sulle più ampie
implicazioni di questi movimenti per le società rurali e l'autorità statale
nella regione.
su Academia.edu https://www.academia.edu/4698274/Windows_into_a_revolution_ethnographies_of_Maoism_in_South_Asia?email_work_card=title
SUBALTERN
STUDIES - la critica a Guha e Spivak: il concetto di ‘subalterno’ è troppo
ampio
Chi è un subalterno?
Come è ovvio dalla terminologia utilizzata, gli studi subalterni, in
particolare all'inizio, trassero ispirazione da Gramsci, che affrontò la
questione dell'identità subalterna in una una cornice marxista. Pandey (n1)
sostiene che il termine "subalterno" sia "una posizione
relazionale nella concettualizzazione del potere" e nel linguaggio comune
sia associato agli "emarginati, gli impoveriti, gli oppressi, gli umiliati
e i disprezzati". Ranajit Guha, concettualizzò il subalterno come "la
differenza demografica tra la popolazione indiana totale e tutti coloro che
abbiamo descritto come élite'". Pandey prosegue sostenendo che, sebbene la
subalternità sia più comunemente associata ai più oppressi, "miseria e
umiliazione, si riferisce a individui e gruppi (..) che non sono palesemente
poveri e oppressi, e persino ad alcuni che potrebbero essere descritti come
élite subalterne". Queste descrizioni sono in effetti molto ampie e
problematiche. Mentre Gramsci concepiva il subalterno, intendeva il
"proletariato e le altre classi sfruttate". Ahmad (n2)
definisce il troppo ampio e plurimo significato del termine subalterno nella terminologia, a
una caratteristica della sociologia borghese. Tuttavia, Spivak sostiene che è
proprio perché il capitalismo non poteva sussumere sotto di sé tutte le parti
della società che è stato utilizzato il termine di subalterni. Critica quindi Chibber (n3) per aver ridotto il subalterno al
proletariato, rendendolo un "proclama utopico marxista meccanico". In
precedenza, aveva sostenuto che l'uso originario del termine da parte di
Gramsci (per eludere la censura in carcere) "si trasformava [negli Studi
Subalterni] nella descrizione di tutto ciò che non rientra in una rigorosa
analisi di classe. Questo perché è privo di rigore teorico". Il termine
“subalterno” risulta vago quando si analizzano le storie empiriche concrete.
Invece di una formulazione molto ampia, userò il termine subalterno per
riferirmi principalmente ai contadini marginali, agli operai e ad altri gruppi
sfruttati, in particolare a coloro che subivano il peso delle oppressioni di
casta e di classe del sistema feudale e del nascente sistema capitalista. La
classe operaia può essere, soprattutto al giorno d’oggi, ulteriormente
differenziata sulla base di categorie come rurale-urbano, agricolo-non agricolo,
qualificato-non qualificato, ecc., con diversi livelli di stratificazione di
classe appropriati per il loro lavoro.
n1) Ashok Kumar Pandey è uno scrittore e storico
il cui lavoro si concentra principalmente sull'India moderna. Nato a Suggi
Chauri, nel distretto di Mau, Uttar Pradesh, il 24 gennaio 1975, è un ex
studente dell'Università di Gorakhpur, dove ha studiato economia. È autore dei
bestseller in hindi "Kashmirnama", "Kashmir aur Kashmiri
Pandit" e "Marxvaad ke Moolbhoot Siddhant".
n2) Aijaz Ahmad
(1941-2022) è stato uno studioso e critico letterario indiano noto per i suoi
contributi nel campo degli studi postcoloniali e della teoria critica. Filosofo
marxista, tra le sue opere si annoverano “Lineages of the Present: Ideological
and Political Genealogies of Contemporary South Asia”, Verso, 2001 e “On
Communalism and Globalization: Offensives of the Far Right - Three Essays
Collective”, New Delhi, 2002, a cui si
riferisce il testo di Mannathukkaren
n3) Vivek Chibber è una
figura cruciale nel dibattito accademico, noto per la sua critica degli Studi
Subalterni e della teoria postcoloniale. La sua argomentazione centrale, in
particolare nel suo libro "Teoria Postcoloniale e lo Spettro del
Capitale" (Verso Book, 2013) mette in discussione i principi fondamentali
dei Subaltern studies e della critica postcoloniale, in particolare la loro
comprensione della diffusione globale del capitalismo. Chibber è teorico
sociale, editore e professore di sociologia americano alla New York University.
da Nissim Mannathukkaren, Communism,
Subaltern Studies and Postcolonial Theory: The Left in South India (English
Edition), India, 2021, e.book, pos. 1181-1197.
Traduzione e note Subaltern studies Italia
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