I ‘QUADERNI FILOSOFICI‘ DI LENIN
Non si può comprendere perfettamente Il Capitale di
Marx e, in particolare, il suo primo capitolo, se non si è compresa e studiata
attentamente tutta la Logica di Hegel.
Vladimir
Ilic Lenin, Quaderni Filosofici,
Opere Complete, Volume XXXVIII, Editori Riuniti, Roma, 1969, a cura di Ignazio
Ambrogio, p. 179.
Gli appunti
che compongono i "Quaderni filosofici" furono scritti in un arco di
tempo che va all'incirca dal 1895 al 1917, ma la parte più significativa e
teoreticamente rilevante, in particolare le note e i commenti alla “Scienza
della Logica” di Hegel, risale principalmente agli anni della Prima Guerra
Mondiale, tra il 1914 e il 1915. Furono anni cruciali in cui Lenin, in esilio,
si dedicò a un profondo studio dei classici della filosofia per affrontare la
crisi teorica e politica della Seconda Internazionale. Infatti Lenin, di fronte
al fallimento politico-teorico della Seconda Internazionale (che aveva spesso
ridotto il marxismo a un materialismo meccanicistico o a un positivismo
dogmatico), si immerse nello studio di Hegel per recuperare l'anima dialettica
del pensiero di Marx ed Engels.
I “Quaderni
filosofici" furono pubblicati per la prima volta in Unione Sovietica
solamente postumi, nel 1933. La pubblicazione in Italia fu un evento
fondamentale nel dibattito filosofico e politico del secondo dopoguerra,
contribuendo a un rinnovamento dell'interpretazione del marxismo,
schematizzando, a un “superamento” dello storicismo legato al determinismo
positivistico da una parte e all’idealismo crociano dall’altro, riveniente dal
provvidenzialismo vichiano, e che aveva influenzato il marxismo italiano
(Gramsci, ma soprattutto la lettura ‘togliattiana’ di Gramsci): la prima
edizione italiana di rilievo apparve nel 1958 per l'editore Feltrinelli e fu
curata da Lucio Colletti, il primo e giovane Colletti, con una celebre e
influente introduzione intitolata “Il marxismo e Hegel”.
IL MAOISMO LENINISMO
il leninismo
di Mao
"Una
scintilla può incendiare una prateria" (1930) — nel discutere il ruolo del
partito e dell'agitazione, Mao riprende il principio leninista della
avanguardia dirigente e la necessità di combinare teoria rivoluzionaria e
lavoro di massa per far avanzare la rivoluzione.
"Sulla
pratica" (1937) — Mao sostiene che la teoria deve derivare dalla pratica e
essere continuamente verificata da essa; in questo contesto richiama il metodo
leninista come indispensabile per trasformare l'analisi teorica in guida
pratica per la rivoluzione.
"Sulla
contraddizione" (1937) — Mao sviluppa la dialettica materialista e
riconosce l'importanza delle categorie dialettiche leniniste; afferma che la
comprensione scientifica delle contraddizioni (metodo leninista) è essenziale
per definire la strategia politica corretta.
"Sulla
guerra prolungata" (1938) *— Mao utilizza analisi strategiche che si richiamano
all'eredità leninista in tema di guerra popolare e alleanze politiche,
sottolineando l'importanza di una teoria rivoluzionaria che coordini politica,
economia e strategia militare. Per Mao la guerra prolungata è uno strumento e
una componente essenziale nella strategia complessiva della “rivoluzione
prolungata” in contesti come la Cina degli anni ’20–’40: la dimensione militare
(guerra prolungata) serve la conquista del potere, mentre la dimensione
politica (organizzazione di masse, costruzione del partito, alleanze) sostiene
e amplia la dimensione militare (“rivoluzione di lunga durata”).
Per cui, la
“guerra prolungata” è una teoria tattico‑militare specifica; la “rivoluzione di
lunga durata” è il processo politico‑storico più ampio di cui quella guerra può
essere parte.
* Ciclo di
conferenze tenuto da Mao a Yenan dal 26 maggio al 3 giugno 1938
all’Associazione per lo studio della Guerra di resistenza contro il Giappone.
"Sulla
nuova democrazia" (1940) - Mao colloca la rivoluzione cinese nel quadro di
una transizione nazional-democratica e richiama i principi leninisti sul
rapporto tra rivoluzione borghese e rivoluzione socialista e sul ruolo del
partito comunista nell'unificare forze sociali diverse.
Mao Zedong
considerava i “Quaderni filosofici” di Lenin un punto di riferimento importante
per il suo pensiero filosofico e politico. Fornirono a Mao una cornice teorica
ed epistemologica che supportava il suo impegno per un marxismo adattato alla
realtà sociopolitica cinese, e ciò lo aiutò a costruire le basi per le sue
politiche e strategie rivoluzionarie.
«La
spartizione del mondo fra i trusts, i cui domini sono senza confini; la
spartizione del mondo tra le grandi potenze, che non sempre hanno i primi posti
per la rapidità di sviluppo delle forze produttive, ma che mantengono il
predominio in quanto possiedono il bottino coloniale. È per questo che le
"alleanze" di pace [...] non sono altro che un "momento di
respiro" tra una guerra e l'altra.»
V. I. Lenin,
L'imperialismo, fase suprema del capitalismo (1916)
https://www.marxists.org/.../1916/imperialismo/index.htm
«La società
cinese è una società coloniale, semicoloniale e semifeudale. [...] i signori
della guerra, i burocrati, i compradores e i grandi proprietari terrieri in
collusione con gli imperialisti, così come la parte reazionaria degli
intellettuali ad essi asservita, sono i nostri nemici.»
Mao
Tse-tung, Analisi delle classi della società cinese (Marzo 1926) *
https://www.nuovopci.it/arcspip/IMG/pdf/02.pdf,
pp.47-55
La doppia subalternità
La messa a
fuoco sul nemico interno (signori della guerra, grandi proprietari terrieri) e
sul nemico esterno (imperialisti, compradores) dimostra l'adattamento della
teoria leninista a un contesto prevalentemente rurale (non capitalista maturo)
e doppiamente oppresso.
La
“doppia subalternità” in Lenin e Mao Tse-Tung
È una prospettiva
analitica estremamente ricca e pertinente che unisce il canone
marxista-leninista-maoista con gli strumenti teorici sviluppati dai Subaltern
Studies (Guha) e la riflessione gramsciana. Estendere l'analisi del leninismo
di Mao attraverso il prisma della "doppia subalternità" permette di
evidenziare la sua specificità rivoluzionaria.
Il concetto di
"doppia subalternità" – ovvero l'essere oppressi simultaneamente su
due fronti, quello internazionale (economico/coloniale) e quello nazionale
(feudale/borghese) – funge da ponte concettuale che rende la rielaborazione
maoista del leninismo non solo un adattamento tattico, ma un profondo sviluppo
teoretico.
- L'analisi di Lenin
nell'Imperialismo, fase suprema del capitalismo (1916) scomponeva il mondo in
nazioni sfruttatrici e nazioni sfruttate. Per le colonie e semi-colonie, Lenin
evidenziava che l'oppressione è esercitata attraverso due vettori, uniti da un
nesso strutturale:
il vettore esterno (imperialismo):
il capitale finanziario dei paesi avanzati che esporta capitali e spartisce il
mondo per materie prime e mercati, mantenendo il dominio coloniale;
il vettore interno (classi
compradore/latifondiste): l'alleanza delle classi dominanti
nazionali (borghesia parassitaria, latifondisti) che agiscono come agenti
dell'imperialismo, fungendo da "compradores" e mantenendo le
strutture semi-feudali per un efficiente sfruttamento.
Lenin pone così le
premesse per la doppia natura della rivoluzione (anti-imperialista e anti-feudale)
nei paesi dipendenti, un presupposto fondamentale per Mao.
L'innovazione maoista
risiede nell'individuazione del soggetto storico di questa doppia lotta.
Mao, nella sua Analisi delle classi della società cinese (1926)
e nei Rapporti su un'inchiesta nel
movimento contadino nello Hunan (1927), riconosce che il soggetto
rivoluzionario non può essere la minoranza operaia urbana (limitata dal debole
capitalismo cinese) ma la stragrande maggioranza rurale.
Secondo Mao la forza principale della
rivoluzione cinese è il proletariato rurale, cioè i braccianti senza terra e i
contadini poveri. Essi sono il motore più potente della rivoluzione e la forza
principale nella liquidazione delle forze feudali e semicolonialiste.
L'uso del termine
"subalterno" gramsciano trova qui una perfetta corrispondenza. La
classe contadina è doppiamente subalterna:
sfruttamento
feudale/nazionale, cioè oppressa dai latifondisti e dal sistema semi-feudale
(latifondo/usura);
sfruttamento
capitalistico/internazionale, cioè oppressa indirettamente dall'imperialismo
che, attraverso la mediazione delle classi compradore, impone prezzi, mercati e
distrugge le economie rurali tradizionali.
Il
nesso gramsciano (Quaderno 25)
Il Quaderno 25 (Ai margini della storia) di Antonio
Gramsci riflette sulla difficoltà, per i gruppi subalterni (come i contadini
meridionali in Italia), di articolare una propria coscienza di classe e di
uscire dalla dispersione e dalla frammentazione.
Gramsci analizza sia l'eterodirezione
storica dei gruppi subalterni (essere diretti dalle classi egemoni o dagli
intellettuali di altre classi) e sia la frammentazione e la mancanza di
un'unità organica di questi strati sociali.
Mao risolve il problema
gramsciano della subalternità contadina attraverso la sua teoria del partito: la linea di massa.
Il Partito Comunista
Cinese (PCC), in quanto avanguardia leninista, agisce come
l'"intellettuale organico" che non impone la linea ma la rielabora e
la concentra dalle esperienze sparse delle masse (linea di massa), realizzando così l'unità politica e l'egemonia che
i contadini non potevano costruire spontaneamente, trasformando la loro
subalternità in forza egemonica rivoluzionaria.
La
lotta tra due linee e il superamento della passività
La lotta tra due linee
interna al PCC (lotta tra la linea proletaria/rivoluzionaria e le linee
borghesi/"revisioniste") è, in questa chiave di lettura, un
meccanismo per impedire che il partito d'avanguardia stesso, una volta al
potere o nel corso della lunga marcia, cada preda dell'opportunismo o di una
burocrazia che finirebbe per riprodurre forme di oppressione interna e di
dipendenza esterna.
La lotta tra due linee
maoista è l'applicazione costante della dialettica leninista (unità e lotta
degli opposti) per impedire la trasformazione della doppia oppressione
(anti-imperialista/anti-feudale) in una nuova subalternità interna
(burocratica/statalista). Mantiene il Partito in costante collegamento critico
con la base.
In conclusione, la
"doppia subalternità" non è solo una descrizione sociologica della
Cina maoista (oppressa fuori e dentro); essa è il presupposto strutturale che
spiega perché la soluzione leninista (il Partito d'avanguardia) dovesse essere
applicata non al proletariato urbano, ma ai contadini doppiamente sfruttati, e
perché il meccanismo della linea di massa e della lotta tra le due linee fosse
indispensabile per trasformare una classe storicamente frammentata (i
subalterni gramsciani) in una forza motrice capace di egemonia e rivoluzione di lunga durata.
per il Quaderno 25 di
Gramsci, cfr. Antonio Gramsci, Ai margini della storia. Storia dei gruppi sociali subalterni / Einaudi, 1975, p.2290 e passim
IL
PARAGRAFO 5 del QUADERNO 25
cfr. anche
MA
NON E' UN PRANZO DI GALA - Gramsci e Mao sul concetto di rivoluzione
“colonialist imperialism urban and rural capitalism”
ANALISI
DELLE CLASSI NELLA SOCIETÀ CINESE (marzo 1926) *
Questo
articolo fu scritto da Mao Tse-tung per combattere le due deviazioni esistenti
allora nel Partito. I fautori della prima deviazione, rappresentati da Chen
Tu-hsiu, si preoccupavano solo di collaborare con il Kuomintang e dimenticavano
i contadini. Erano gli opportunisti di destra. I fautori della seconda
deviazione, rappresentati da Chang Kuotao, prestavano attenzione solo al
movimento operaio, dimenticando anch’essi i contadini. Erano gli opportunisti
di “sinistra”. I fautori di entrambe queste tendenze opportuniste si rendevano
conto dell’insufficienza delle forze rivoluzionarie, ma non sapevano dove
cercare le forze indispensabili e dove trovare un alleato di massa. Mao
dimostrò che l’alleato più numeroso e fedele del proletariato cinese erano i
contadini, dando così una soluzione al problema riguardante la forza motrice
nella lotta di classe della rivoluzione cinese. Affermò inoltre che la
borghesia nazionale era una classe oscillante, previde che lo slancio della
rivoluzione avrebbe provocato in essa una scissione e l’ala destra sarebbe
passata dalla parte dell’imperialismo. Gli avvenimenti del 1927 confermarono
questa previsione.
a cura di Ferdinando Dubla
Maoismo
critico è la pagina di supporto della
rivista storica on line Lavoro Politico e di Subaltern
studies Italia





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