Il commento
di Joseph A. Buttigieg al §5 Q.25 dei Quaderni
dal carcere di Antonio Gramsci che ha ispirato la ricerca dei Subaltern
studies in ambito internazionale
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Nessun gruppo sociale subalterno può superare la sua subalternità finchè non diventa capace “di uscire dalla fase economico-corporativa per elevarsi alla fase di egemonia politico-intellettuale nella società civile e diventare dominante nella società politica”
(Antonio Gramsci, Q.4, ed. Einaudi,
1975, p.460) - - -
§5 Q.25
Criteri
metodici. L’unità storica delle classi dirigenti avviene nello Stato e la
storia di esse è essenzialmente la storia degli Stati e dei gruppi di Stati. Ma
non bisogna credere che tale unità sia puramente giuridica e politica, sebbene
anche questa forma di unità abbia la sua importanza e non solamente formale:
l’unità storica fondamentale, per la sua concretezza, è il risultato dei
rapporti organici tra Stato o società politica e «società civile». Le classi
subalterne, per definizione, non sono unificate e non possono unificarsi finché
non possono diventare «Stato»: la loro storia, pertanto, è intrecciata a quella
della società civile, è una | funzione «disgregata» e discontinua della storia
della società civile e, per questo tramite, della storia degli Stati o gruppi
di Stati. Bisogna pertanto studiare: 1) il formarsi obbiettivo dei gruppi
sociali subalterni, per lo sviluppo e i rivolgimenti che si verificano nel
mondo della produzione economica, la loro diffusione quantitativa e la loro
origine da gruppi sociali preesistenti, di cui conservano per un certo tempo la
mentalità, l’ideologia e i fini; 2) il loro aderire attivamente o passivamente
alle formazioni politiche dominanti, i tentativi di influire sui programmi di
queste formazioni per imporre rivendicazioni proprie e le conseguenze che tali
tentativi hanno nel determinare processi di decomposizione e di rinnovamento o
di neoformazione; 3) la nascita di partiti nuovi dei gruppi dominanti per
mantenere il consenso e il controllo dei gruppi subalterni; 4) le formazioni
proprie dei gruppi subalterni per rivendicazioni di carattere ristretto e
parziale; 5) le nuove formazioni che affermano l’autonomia dei gruppi
subalterni ma nei vecchi quadri; 6) le formazioni che affermano l’autonomia
integrale ecc. La lista di queste fasi può essere ancora precisata con fasi
intermedie o con combinazioni di piú fasi. Lo storico deve notare e
giustificare la linea di sviluppo verso l’autonomia integrale, dalle fasi piú
primitive, deve notare ogni manifestazione del sorelliano «spirito di
scissione».
Antonio
Gramsci, Ai margini della storia. Storia
dei gruppi sociali subalterni / cit.
da edizioni Einaudi, 1975, p.2290
Il §5 del Quaderno 25 che ha
ispirato il progetto di ricerca del Subaltern Studies Group, è molto più di un
programma di studio storiografico. I sei punti elencati da Gramsci in quella
nota rappresentano le fasi che i gruppi subalterni devono superare per arrivare
a comprendere che devono avere le loro proprie organizzazioni, articolare le
loro proprie posizioni (invece di lasciare agli altri di parlare in loro nome),
uscire dalla mentalità corporativa e crescere fino al punto da diventare almeno
potenzialmente “Stato”.
Joseph A.
Buttigieg, Sulla categoria gramsciana di
“subalterno”, 1997, in Gramsci da un secolo all’altro, a cura
di Giorgio Baratta e Guido Liguori, Editori Riuniti, 1999, p.36.
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