Uno dei pedagogisti e storici
della pedagogia più importanti del nostro paese è un allievo di Giovanni
Gentile, Luigi Volpicelli (1900/1983). Fratello del più
celebre Arnaldo, sostenitore e fanatico del corporativismo, passò indenne la
transizione dal regime fascista alla democrazia costituzionale, conservando la
cattedra di Pedagogia alla facoltà di Magistero a Roma fino al 1970,
soprattutto perché stimato dai cattolici democristiani ma con estimatori anche
nella cultura laica e di sinistra per il metodo e
il rigore documentario. Il suo sogno (impossibile) era rendere
"pragmatico" l'idealismo dell'"atto" educativo di Gentile
in una cornice che nel dopoguerra post-fascista si voleva presentare come
democratica e piena di valori sociali ed etici, un nuovo umanesimo che si
distanziasse dall’esperienza del regime. Paradossalmente, Volpicelli trovava
una parte dei suoi ideali nella scuola sovietica, quella
rivoluzionaria-sperimentale (1917/1924) e quella dell'edificazione del
socialismo (1924/1936). Fu autore di un testo basilare, al netto di
considerazioni e interpretazioni non condivisibili, scritto nel 1949 e
pubblicato nel 1950 (con tre edizioni), La
storia della scuola sovietica, per i tipi de La scuola ed., dove, tra le
righe, forte ed evidente era l'ammirazione sua per la straordinaria intrapresa
del partito comunista nel campo del sapere e della conoscenza, dell'istruzione
popolare e professionale, modello di riferimento per la pedagogia mondiale,
soprattutto per merito della leninista N.K.Krupskaja e dell'educazione al
collettivo di Makarenko.
Riportiamo la prima pagina del testo, dove Volpicelli
rende omaggio alla Kruspkaja, la moglie di Lenin, pedagogista e rivoluzionaria.
(fe.d.)
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I fondamenti della prima riforma
bolscevica della scuola risultano in gran parte anticipati dalle idee che
Nadezda Kostantinovna Krupskaja aveva espresso tra il 1911 e il 1917 sulle
pagine dell’ Educazione libera, rivista pedagogica di estrema avanguardia. Nel
1915, ella aveva anche raccolto e sistemato il proprio pensiero in un’operetta
dal titolo Narodnoie Obrazovanie i
Democratia (L’educazione democratica e popolare); la quale, pubblicata in
quel turbinoso 1917, apparve come il testo più ovvio della nuova pedagogia, sia
per la posizione dell’autrice, “la prima signora del Grande Impero Russo,
secondo le idee e la fraseologia borghese” scriveva la Zetkin, sia perché il problema della educazione e dell’istruzione
popolare aveva costituito da così lungo tempo la “sua sfera di attività
personale, a cui si era dedicata con tutta l’anima” sia, infine, perché assunto
un importante posto di lavoro e di comando nel Narcompros (Commissario del
Popolo per l’illuminazione popolare+), la Krupskaja partecipò attivamente alla
redazione delle leggi rivoluzionarie, e poi dei programmi (nota 1)
+( illuminazione popolare trad.
per istruzione popolare, ndr)
Nota 1

da Luigi Volpicelli, Storia della scuola sovietica, La scuola
ed., Brescia, 1950 (3^ed.1953, pag.7)
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