logo disegnato da Daniele Cavari e Stefano Rovai
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Come nacque e come morì la radio 'libera' che cercò, con l'informazione
e la musica, un nuovo modo di interazione comunicativa, tra cui l' organizzazione
di concerti. Iniziò il 1 maggio 1979, il 9 maggio dell'anno prima era stato
assassinato Peppino Impastato, con il suo modello di radio 'demoproletaria',
Radio Aut Aut. Si scelse il nome di 'Centofiori': “Che cento fiori sboccino, che cento scuole
di pensiero rivaleggino”, con questo slogan, nel 1956, Mao aveva invitato la
popolazione a criticare il sistema, suggerendo come migliorarlo: una “brezza
gentile o una mite pioggerella” utile a mantenere il partito comunista in linea
con il popolo. Dunque, via a mille idee e mille iniziative, si dia voce alla
società, ai cittadini e ai lavoratori, ai musicisti e ai creativi, stretti dal terrorismo
e dalle trame eversive di quegli anni diffcili.
Su iniziativa promotrice di un
gruppo di 'figgiciotti', come venivano chiamati i giovani comunisti del PCI, ci
si mise in testa di rimodulare il nostro impegno politico tramite la
comunicazione aperta ma documentata in presa diretta, mediata, ma dalla stessa
società a cui era rivolta: i consigli di fabbrica, i consigli comunali, i
quartieri periferici, i giovani studenti delle scuole e dell'Università, le botteghe
artigiane, dal locale al globale, con l'attenzione ai fenomeni internazionali,
con analisi, commenti, dibattiti a microfono aperto. E la musica, attraverso
l'organizzazione diretta dei concerti, E dal 1979 al 1981, senza pubblicità,
perchè 'libera' non significava commerciale, ma 'libera' davvero. - fe.d.
intervista di Radio Campi a Alessio Ammannati, Ferdinando
Dubla e Maurizio Izzo, 24 giugno 2022
https://www.mixcloud.com/tuttisalviperfortuna/tutti-salvi-per-fortuna-24-06-2022-con-centofiori-hai-mille-colori/
COME NASCONO I
"CENTO FIORI"
Storia dell'emittente fiorentina tratta da alcuni estratti del libro
"CENTO FIORI : UNA RADIO DEGLI ANNI '80", di Maurizio Izzo, Aida,
2005

Siamo alla fine degli anni
settanta ed in Italia ci si interroga sulle idee dei giovani e sulle loro
inquietudini. Il Partito Comunista Italiano lo fa al suo interno chiedendosi perche' il rapporto comincia a farsi difficile
e sopratutto cosa fare. Tra le tante proposte prese in considerazione alcune
riguardano i mezzi di comunicazione, sopratutto riviste e radio, e la
trasformazione di alcune proprietà immobiliari (case del popolo, circoli ecc.).
A Firenze queste riflessioni si traducono in due proposte: la prima riguarda
appunto la realizzazione di una radio, l'altra la trasformazione di una vecchia
casa del popolo, il Vecchio Mercato, in un centro di aggregazione giovanile. In
Fgci si forma un gruppo di lavoro di cui fanno parte tra gli altri Gianni Pini,
che è anche in segreteria dell'organizzazione, Mauro Melozzi, Andrea Sbandati,
Gianna Gironi, Dino Lorimer. Compito di questo gruppo è cominciare a tradurre
in realtà quanto scritto nel documento del convegno sulle politiche giovanili e
cioè mettere le basi per la nascita di una radio. Dalla Federazione Giovanile
Comunista arriverà anche la disponibilità di un contributo economico, quattro
milioni di lire. Il gruppo trasferisce presto le sue discussioni all'interno
del Vecchio Mercato, dove si allarga e incontra altri giovani, anche di
appartenenza politica diversa. Arriviamo alla fine del 1978 e per un paio di
mesi un gruppo che arriverà a contare anche quaranta persone, aperto alla
partecipazione di chiunque varchi la soglia della casa del popolo, discute di
come dovrà essere la radio. Chi trasmette, cosa si trasmette, se ci debbono essere
dei generi musicali preclusi, se si parlerà di sport o solo di politica, se si
trasmetterà la pubblicità.
Ma soprattutto ci si interroga
sul nome da dare alla radio. Già, come avrebbe dovuto chiamarsi questa radio
che non voleva essere commerciale ma nemmeno di movimento, che nasceva figlia
di un progetto politico e anche partitico ma ne voleva essere autonoma, che
mirava a parlare ai giovani ma non dimenticava gli operai e nemmeno gli
anziani? Se è difficile mettere d'accordo quaranta persone su qual'è la musica
migliore, pretendere di trovarle d'accordo sul nome da dare a una radio è
proprio impossibile. Si sentì di tutto. Ma poi rimasero due nomi a contendersi
l'ambito premio: Radio Pegaso e Radio Cento Fiori. La spuntò il secondo,
proposto da uno che poi nella radio non entrò, Celso Bambi. Cento Fiori piacque
per il riferimento alla rivoluzione culturale cinese ma anche per un
riferimento molto più semplice alla varietà di espressioni e opinioni.
Ora i giovani di via Guelfa
avevano anche un nome, cosa mancava ? Praticamente tutto. Era il tempo di
definire la natura giuridica del soggetto proprietario della radio. Chi
l'avrebbe amministrata e come ? Una cooperativa, si disse subito. E cooperativa
fu. La mattina del 7 aprile 1979 davanti al notaio Piccinini in Firenze si
presentano in nove e fondano la cooperativa Radio Cento Fiori. Con Massimo
Bellomo e Gianni Pini ci sono Dino Lorimer, Gianna Gironi, Ferdinando Dubla,
Riccardo Fossi, Roberto Gambinossi, Francesco Carovani, Mauro Melozzi. Tutti
studenti, età compresa tra i 21 e i 25 anni. Dalla nascita della cooperativa i
tempi delle decisioni subiscono un'accellerazione e nel giro di poche settimane
il progetto diventa realtà. Prima di tutto arriva la sede. Si tratta di una ex
casa del popolo che ne aveva già viste di tutti i colori. Dietro le ex scuderie
reali di Porta Romana c'era infatti un convento di suore ed una parte di esso
era diventato una casa del popolo e ora si apprestava a diventare una radio.
Siamo sulle pendici del piazzale Michelangelo a due passi dal Bobolino e dal
giardino delle Scuderie di Porta Romana. Ci vorranno mesi di lavoro,
volontario, per trasformare quello che fu un circolo e prima ancora un convento
in studi e uffici. Mentre si cominciano a montare le pareti in truciolato e si
insonorizza la regia con i contenitori delle uova si deve pensare anche a
reperire i soldi per l'acquisto delle apparecchiature necessarie. Si stima
occorrano circa tredici milioni così divisi, sei per l'alta frequenza
(trasmettitore, antenna, modulatore di frequenza, ecc.), quattro per la bassa
frequenza (mixer, piatti, ecc.). Il resto per l'allestimento, dischi e nastri
(un milione) e spese varie. Nasce qui l'idea di organizzare un concerto per
finanziare il progetto Cento Fiori. Gianni Pini ne parla all'Arci dove già
avevano in mente di organizzare qualcosa per il 25 aprile e l'idea di
coinvolgere la neonata cooperativa non dispiace. La scelta cade su Lucio Dalla
e si pensa a chiedere al Comune di Firenze la concessione dello stadio. Il
Comune dà l'autorizzazione e il pomeriggio del 25 aprile 1979 Firenze assiste
al suo primo concerto allo stadio; Lucio Dalla canta davanti a circa 22.000
spettatori. Gli organizzatori si dividono l'incasso e la fetta per Radio Cento
Fiori è sufficiente per cominciare a vedere le cose con discreto ottimismo.
Mentre con i primi soldi erano
arrivati il trasmettitore e i materiali per l'alta frequenza acquistati dalla
ditta Bonomelli di Brescia, è con la percentuale dell'incasso del concerto di
Lucio Dalla che arrivano anche le apparecchiature di bassa frequenza,piatti,
piastre e dischi. Gli stessi che giorno e notte fanno gli imbianchini, i
muratori, gli antennisti, gli elettricisti e gli organizzatori di concerti,
quando si riuniscono in assemblea discutono di come sarà la radio. La musica,
per esempio, sembra facile ma niente è scontato. Ci vuole un documento
approvato dall'assemblea e intitolato "Lo spazio musicale" per
dettare le regole e garantire fedeltà al progetto originario. L'obiettivo resta
quello di coinvolgere tutti in una crescita musicale e culturale sia
individuale che collettiva. Insomma, si può ascoltare di tutto, ma attraverso
programmi specifici bisogna far capire che non tutta la musica è uguale e
offrire agli ascoltatori la possibilità di conoscere, scegliere e, perchè no,
imparare. Il conduttore assume dunque in questo progetto un ruolo
importantissimo. Insomma Radio Cento Fiori, radio cooperativa e di
sinistra, alla fine degli anni '70 si appresta a trasmettere Blondie e Lena
Lovich, i Village People e i Clash, la disco e il rock. Le classifiche
commerciali accompagnate però da quelle realizzate tra i conduttori e anche
quelle degli ascoltatori. Non ci saranno le dediche ma le scalette fatte dagli
ascoltatori. Ci saranno rubriche di jazz, blues e country e anche di musica
popolare e classica. E' prevista la registrazione di concerti dal vivo.
E l'informazione? Si dovranno fare almeno quattro edizioni del
notiziario con grande attenzione alle notizie locali. Allacciarsi a un'agenzia
giornalistica è uno dei primi obiettivi, ma accanto a questo c'e' anche la
volontà di costruire una rete di collaboratori tra i sostenitori della radio.
E' prevista una rassegna stampa, una locandina degli spettacoli e anche una
rubrica quotidiana sul linguaggio dei giornali. Il primo palinsesto
dell'informazione prevede un notiziario alle 8, seguito alle 10 dalla rassegna
stampa e alle 11,45, 18,00 e 20,45 le altre edizioni del giornale radio. Alle
13,45 la locandina degli spettacoli.
Siccome un quarto di secolo fa
"le stagioni non erano più quelle di una volta" il primo maggio
piove. A Monte Morello, dove arriva un gruppo di pionieri guidati da Massimo
Miniati, l'unico tecnico vero della banda, addirittura nevica. Grazie
all'ospitalità di Tele Firenze si riesce a installare l'antenna e il
trasmettitore sulla montagna che sovrasta Firenze e dove già da qualche anno
sono sorte come funghi tutte le antenne di chi vuole farsi vedere o sentire a
Firenze e provincia. Ma su quali frequenze trasmetterà Radio Cento Fiori ? Il
dilemma a quei tempi si risolveva così: si trasmette dove c'e' posto. Ovvero si
cerca una frequenza libera, non occupata da un'altra radio e la si occupa
sintonizzando lì il trasmettitore. L'operazione di ricerca fu fatta in maniera
assolutamente artigianale, per una settimana fu sintonizzato un apparecchio
radio su una frequenza al momento muta, i 95.050. Se dopo una settimana quella
frequenza fosse stata ancora muta quella sarebbe stata la frequenza di Radio
Cento Fiori. E così fu. Quando Massimo Miniati accende il trasmettitore la
radio è in onda. Dalla sede di Via Madonna della Pace un nastro trasmette gli
oltre sette minuti di "Aqualung" dei Jethro Tull e la voce di
Ferdinando Dubla che annuncia "state ascoltando Radio Cento Fiori",
seguiva un numero di telefono. Nel pomeriggio per qualche ora al nastro si
sostituiscono le voci dei primi due conduttori, accanto a Ferdinando arriva
Dino Lorimer. Tra esperimenti e aggiustamenti l'operazione da un punto di vista
tecnico può dirsi conclusa, anzi, pochi giorni dopo arriverà anche la seconda
frequenza, quella dei 96.4.
Nel giro di poche settimane la
radio trova un suo assetto quasi completo. Si parte ovviamente con la musica,
ma subito anche con i programmi e la conduzione, quattro edizioni del
notiziario e la rassegna stampa. Prima dell'estate Radio Cento Fiori
trasmetterà anche i primi "fili diretti". Ospiti in studio e telefono
aperto per discussioni, veri e propri dibattiti, che dai temi più strettamente
politici a quelli sociali e perfino "privati" coinvolgeranno centinaia
di persone. Non c'e' la pubblicità all'inizio, non perchè qualcuno abbia detto
che non deve esserci, anzi da questo punto di vista la cooperativa ha sempre
mostrato un grande senso di responsabilità individuando proprio nella raccolta
pubblicitaria la principale forma di sostentamento della radio, ma
semplicemente perchè non si fa nulla per raccoglierla. Eppure quel dato sulla
mortalità delle radio che proprio nel 1979 e 1980 raggiungerà il suo massimo
avrebbe dovuto allarmare. Le radio costano, anche se si parte da esperienze di
tipo volontario, anche se all'inizio nessuno pensa di dover essere pagato per
quello che fa. Già un anno dopo la sua nascita la radio costa, come si legge
nel bilancio preventivo, centodieci milioni all'anno, la metà di quelli servono
proprio materialmente alla sopravvivenza (energia elettrica, affitto sede e
postazione alta frequenza, riparazioni, dischi, telefono).
Fin dai primi mesi del 1979
l'attività della radio viene affiancata da quella dei concerti e
successivamente anche da proiezioni video, spettacoli itineranti e perfino
dalla gestione di locali. Appena cinquanta giorni dopo quello di Lucio Dalla
ecco che il cantautore bolognese torna nello stesso stadio con Francesco De
Gregori nella famosa tournée. Da quel 30 giugno 1979 al settembre 1980 Radio
Cento Fiori avrà organizzato 28 concerti, quattro nel solo mese di Settembre
1980, con artisti del calibro di Patti Smith, Lene Lovich, Iggy Pop, Lou Reed e
Peter Gabriel, per non parlare di tutti i cantautori italiani da Guccini alla
PFM passando per Pino Daniele e Edoardo Bennato.
Nel 1980 la cooperativa Radio
Cento Fiori è per fatturato la terza cooperativa culturale della regione, dopo
il gruppo teatrale La Rocca e l'Atelier. Le idee e l'ottimismo dilagano. Si
pensa che chiunque collabori alla radio debba essere pagato e nel bilancio di
previsione per il 1981 si arriva a ipotizzare la retribuzione di tredici
persone. Il consiglio di amministrazione si riunisce tutte le settimane,
l'assemblea dei soci una volta al mese. Si continua a discutere di tutto. Della
pubblicità, che peraltro ancora langue ma che qualcuno non vorrebbe o vorrebbe
solo se "buona", del tipo di musica da trasmettere, se i conduttori
devono essere soci della cooperativa. Poco si discute dell'efficacia della radio
e ancora meno degli investimenti che sarebbero necessari a potenziarla. Gli
studi sono al piano di sopra, una stanza con i soffitti a volta è la prima sala
dibattiti da cui, attorno a un tavolo, si trasmette in diretta. Di là dal vetro
la regia e ancora dietro uno stanzino buio e senza finestre che per anni è
stato lo studio e il luogo di registrazione dei programmi. Il corridoio presto
si riempirà di scaffali e dischi. L'attività non direttamente radiofonica si
sviluppa invece più tardi nella grande stanza al piano terra. Lo stanzone in
pratica si adatterà a tutte le esigenze: ufficio concerti, ufficio pubblicità,
redazione, magazzino ecc. Altre due stanze ospitano gli uffici veri e propri.
La cantina ospiterà per lunghi anni la redazione, difesa da un piccolo
deumidificatore che succhiava anche cinque litri di acqua al giorno. In questo
marasma la radio però naviga abbastanza tranquilla. Si trasmette per sedici ore
al giorno e alla fine quel documento di programmazione radiofonica uscito dalle
lunghe discussioni notturne non è stato ne' inutile ne' disatteso.
Quando la struttura avrà preso
corpo ci sarà un direttore nella persona di Dino Lorimer, un caporedattore in
quella di Nazareno Bisogni, un responsabile tecnico, Massimo Miniati, oltre
ovviamente alle responsabilità più strettamente politiche e amministrative
affidate al consiglio di amministrazione e sopratutto al suo presidente. In
linea di massima il palinsesto giornaliero prevede l'apertura alle 7,30 del
mattino con la prima edizione del notiziario, seguita dalla rassegna stampa.
Alle 9 l'inizio delle trasmissioni musicali. Quella della mattina è considerata
una fascia aperta, c'e' cioè un conduttore che trasmette musica ma sono
previste "incursioni" da parte della redazione per "fili
diretti" con il pubblico, ospiti in studio, rubriche, ecc. Una volta alla
settimana c'e' addirittura una rassegna stampa internazionale condotta da Ugo
Fallani. Nella prima fase i programmi vengono organizzati in un vero e proprio
palinsesto, il modello di riferimento (se proprio uno ci deve essere) è la Rai.
E la musica ? C'e' un programma di disco music ma anche programmi di musica
classica, jazz e di musica irlandese, condotto ovviamente dal direttore
musicale, figlio di una famiglia, i Lorimer, che aveva dato vita ai
"Whisky Trail" (storica formazione fiorentina dedita alla musica
irlandese dapprima, e più in generale a quella celtica). Poco dopo arrivano
anche un programma di musica popolare e uno dedicato ai cantautori italiani,
condotto da Gino Francini. Aprire alla musica italiana, cantautori a parte,
voleva dire aprire alla musica leggera nel senso più ampio del termine, insomma
a quella commerciale. In ogni caso Radio Cento Fiori avrà pure una
programmazione vasta ma si dice già allora "non generalista".
Più tardi si scoprirà che una
delle fasce più ambite dai pubblicitari è quella della mattina, quando
all'ascolto ci sono le casalinghe o per dirla più professionalmente "le
responsabili degli acquisti". All'inizio, di questo importava poco e
infatti i programmi che più caratterizzano la radio sono quelli del pomeriggio.
Programmi ricchi e articolati, ogni conduttore aveva presentato un progetto per
il suo programma, ne aveva individuato le caratteristiche, l'anima quasi. Si
intrecciavano musica e parole, dischi e letture, romanzi e poesie.
"Fragole e sangue" era quello condotto da Andrea Sbandati, "Fun
in the sun" quello in cui Luca Venturi alternava Clash e vecchi brani anni
sessanta. In campo musicale gli inizi furono caratterizzati da una programmazione
che guardava molto all'America con tanto country e country rock (generi per la
verità poco programmati all'epoca) ma più tardi i riferimenti in campo musicale
diventano le riviste "Mucchio Selvaggio" e "Rockerilla". Il
cambiamento avviene in modo abbastanza repentino tra la fine del 1980 e il
1981. Dino Lorimer, il direttore, lo ricorda così : "Partii militare ed
eravamo tutti molto tardo rock con capelli lunghi e blue jeans, tornai e trovai
i conduttori vestiti di nero e con un taglio trendy".
La programmazione musicale di
base era garantita da dischi messi a disposizione dalla radio, mentre per i
programmi specializzati i dischi li portavano da casa i conduttori. Ci furono
vari casi di dischi che invece di essere portati "da casa" fecero il
tragitto inverso. Qualche episodio antipatico che portò all'allontanamento di
collaboratori sospettati di essersi "serviti". Mentre la
programmazione del pomeriggio rappresentava l'anima della radio e la conduzione
era garantita da una quantità di volontari che non sarebbe mai venuta meno, per
la mattina si pensò presto a una soluzione diversa. Innanzitutto ci voleva una
voce femminile che sapesse dare alla programmazione un tono più confidenziale,
più popolare, meno specialistico. Al tempo stesso doveva essere in grado di
interagire con la redazione e con altri conduttori che nella fascia mattutina
avrebbero portato i loro contributi di notizie e di approfondimento. Per questo
compito si pensa per la prima volta a collaboratori pagati. E ai microfoni si
alternano belle voci ma anche belle trasmissioni. Sono quelle di Rossella
Martini, di Elisabetta Mereu, di Alessandra Pagliai.
Già alla fine del 1980 la
redazione può contare sull'allacciamento all'Ansa. I notiziari raddoppiano
presto ma sopratutto si amplia la parte dedicata all'informazione locale,
l'edizione delle 14 diventa interamente regionale. Si individuano i
collaboratori locali e si allacciano rapporti con altre emittenti toscane.
Nascono la redazione spettacoli, quella culturale e si prova anche a parlare di
sport. Si alternano in tanti, Gabriele Rizza, Piero Forosetti, Alessandra
Bacci, Benedetto Ferrara, Riccardo Chiari, Alessio Ammannati .... Negli anni di
maggior attività, nella radio transitano, con varie occupazioni, dalla
conduzione alla redazione, circa trecento persone. Alcuni programmi vengono
affidati a gruppi, associazioni, collettivi ecc. E' il caso delle donne che
condurranno con Gianna Gironi "Sì Mamma", ma anche di un gruppo di
cattolici di base che con Valerio Bassetti, Silvia Gennaro e Paola Viti
gestiranno un proprio spazio. Il mercoledì pomeriggio si ride con uno dei primi
programmi realizzati da un gruppo di comici fiorentini, sono David Riondino,
Andrea Panichi, Paolo Hendel.
La pubblicità langue ancora, ma
si comincia a pensare che da sola non arriverà. Nel 1981 la radio entra nel
circuito Sper, una concessionaria nazionale di pubblicità. Non è un passaggio
indolore, nell'assemblea si discute animatamente se questo non significhi uno
snaturamento della radio. Nella Sper, si dice, ci sono le radio commerciali :
se ci siamo anche noi e se poi avremo la stessa pubblicità come faremo a dire
che noi siamo diversi ? Una preoccupazione che curiosamente coglie anche le
radio commerciali che invano tentano di opporsi all'ingresso di Radio Cento
Fiori, definita una radio politica. I dirigenti della Sper rispondono con i
dati d'ascolto alla mano, nel 1981 Radio Cento Fiori è tra le prime cinque
radio della Provincia di Firenze, politica o no significa che l'ascolta ogni
giorno qualche migliaio di persone. E le persone comprano e consumano, anche se
di sinistra. L'ingresso nella Sper è il primo di una serie di tabù che la
cooperativa infrange, non senza conseguenze. Infatti il passo successivo fu
proprio l'assalto al simbolo del comunismo inserito nel proprio logo.
Il 1982 è l'anno in cui la radio
cambia pelle. Nel senso che l'aspetto più evidente, più epidermico appunto,
come il simbolo è oggetto di un'approfondita riflessione e critica. Quella
falce e martello simpaticamente nascoste dentro la D di radio, ma anche quella
stella (resa tristemente nota dalle Brigate Rosse), dicono i commerciali, sono
"impresentabili", caratterizzano troppo la radio, la rendono politica
e questo non aiuta la vendita della pubblicità. C'e' poi una riflessione più
ampia che riguarda la collocazione politica della radio in un'area più ampia,
meno legata ai partiti. Insomma, l'assalto al simbolo del comunismo è
legittimo, portato su più fronti ed ha successo. Il simbolo che fu disegnato da
Daniele Cavari e Stefano Rovai va in pensione e ne arriva uno nuovo. Già che ci
siamo diamo uno scossone vero, che si senta, dicono i pubblicitari. Quello che
viene proposto all'assemblea è un logo viola, in onore alla Fiorentina che
quell'anno, dopo tanto, contenderà , alla fine senza successo, lo scudetto alla
Juventus. La D di radio torna normale, dentro la O appare il giglio della città
(e simbolo anche della squadra di calcio). Restano la chiave di violino e il
fiore. Assieme al cambiamento di immagine ce ne sono anche di sostanza. Nei
programmi, per esempio, che diventano più "leggeri". Arriva anche il
quiz radiofonico, merce finora ritenuta ad esclusivo appannaggio delle
emittenti commerciali. Tre giocatori della Fiorentina prestano la loro voce per
dire Radio Cento Fiori, chi li indovina vince un abbonamento allo stadio.
Arrivano anche i jingle cantati, il più celebre dice: "con cento fiori hai
mille colori". Può ancora fare paura una radio così ?
Comunque sia, questo e quello
successivo sono gli anni migliori per la pubblicità. Nonostante questo, nell'anno
di maggiore splendore la radio ricava dalla raccolta pubblicitaria il 40% del
fatturato, una cifra che a mala pena sarebbe stata sufficiente a tenere accesi
gli impianti. Da questo punto di vista la scelta di fare una radio che è anche
un soggetto culturale, un organizzatore musicale, un gestore di eventi e locali
esce confermata. Di sola radio non si vive !
Così come repentina era stata
l'ascesa della cooperativa, altrettanto rapido fu il declino. Nel 1983 si fanno
i conti e, per la verità senza troppa sorpresa, si scopre che l'azienda
accumula debiti. Mai ingenti, ma si tratta comunque di un' azienda fragile,
senza capitalizzazione, con un valore patrimoniale tutto virtuale. Il sogno
degli stipendi svanisce presto quasi per tutti, anche se la radio continua a
essere frequentata ogni giorno da decine e decine di persone. In una
cooperativa giovanile poi il gruppo dirigente deve anche fare i conti con
l'obbligo militare e nel giro di due anni quasi tutti i "capi" della
radio vanno sotto le armi. Il distacco più pesante è ovviamente quello del
presidente, che mantiene la carica anche durante i dodici mesi di militare ma
ovviamente senza poter garantire la direzione della cooperativa. Nel 1983 si
comincia a discutere della crisi della radio e del suo modello. Nessuno mette
in discussione la qualità delle trasmissioni radiofoniche e in fin dei conti
neanche il progetto che aveva dato vita a questa radio, però gli anni passano e
la cooperativa non e' in grado di garantire la pura sussistenza della radio. La
grande stagione dei concerti è finita, la radio è conosciutissima ma dalle
indagini di ascolto rimane tra la quinta e la sesta nella provincia di Firenze,
che se era un buon risultato per il primo anno di attività non può esserlo dopo
cinque anni di vita. La potenza e la qualità del segnale non permettono di
andare oltre l'area metropolitana fiorentina e ovviamente non sono consentiti
investimenti ne' per il potenziamento della struttura ne' per la sua
promozione.
Nel corso del 1983 si comincia a
pensare alla messa in liquidazione della cooperativa e matura la possibilità
che un socio, Dino Lorimer, rilevi l'attività. Operazione non facile, visto che
si trattava di una cooperativa e che non era previsto il semplice passaggio di
quote. La soluzione scelta è quella della nascita di una nuova società che,
previa valutazione, acquisisce i beni materiali in possesso della cooperativa.
La testata sarà ceduta a titolo gratuito poco dopo. Con i soldi incassati la
società cooperativa Radio Cento Fiori salda parte dei debiti accumulati e viene
messa in liquidazione. Nel frattempo la radio continua a trasmettere sulle
stesse frequenze e con lo stesso nome, ma questa è un'altra storia. La storia
della cooperativa Radio Cento Fiori finisce nell'estate del 1984 con la sua messa
in liquidazione.
Probabilmente le prime cause del
fallimento dell'esperienza cooperativa di Radio Cento Fiori vanno ricercate
proprio nella sbornia del primo anno. Quella crescita così impetuosa, il
successo dei concerti, la straordinaria popolarità fecero sembrare tutto facile
e possibile. Invece, mentre il nome Cento Fiori si faceva grande, la radio
restava piccola. Piccoli gli investimenti per garantire qualità e potenza del
segnale, limitato il raggio di diffusione, scarse o nulle le campagne promozionali,
presuntuoso l'approccio con il mercato pubblicitario. Un progetto non
commisurato ai mezzi necessari per sostenerlo.
Dino Lorimer, già socio fondatore
della cooperativa, rileva le apparecchiature e la testata nel 1984. La speranza
era che una legge sulla radiofonia, separata da quella sulle televisioni,
portasse a delle concessioni che mettessero ordine nelle frequenze, favorendo
chi aveva investito in qualità della programmazione anzichè in potenza di
segnale, e dando valore alle cose fatte. La legge però non venne e nonostante
gli sforzi e gli investimenti la "nuova" cento fiori non decolla.
Nel 1988 viene messa in vendita
una delle due frequenze a una società che stava preparando l'avvio di Italia
Radio. Con la frequenza residua la radio continua a trasmettere e c'e' un nuovo
progetto che fa capo alla società che aveva rilevato l'Agenzia Nazionale (AREA)
e che voleva mettere su una rete di radio locali nelle città più importanti. Il
progetto andò avanti fino al 1990 quando fu ritenuto superato e la frequenza
messa in vendita.
Il marchio non era mai stato
registrato e nel 1995 è tornato alla ribalta con una radio commerciale. Le
attrezzature di bassa frequenza invece furono date in comodato gratuito a Nova
Radio (la radio dell'Arci di Firenze che cominciò a trasmettere poco dopo)
assieme a quel che restava dei dischi. "Recentemente, ricorda Dino
Lorimer, sono stato a Nova Radio e, mentre non ho visto praticamente più nulla
delle attrezzature, in alcuni scaffali c'erano ancora un bel po' di vinili con il
timbro di Radio Cento Fiori. Avranno almeno venti anni, forse venticinque, un
quarto di secolo".