Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

Powered By Blogger

giovedì 28 ottobre 2010

l’ANM sulla vicenda Sarah Scazzi

Riproduco comunicato dell' Associazione Nazionale Magistrati - Sottosezione di Taranto sui riflessi mediatici dell' omicidio di Sarah Scazzi.
L'associazione "Libera" condivide pienamente il comunicato e ritiene doveroso portarlo a conoscenza dei suoi soci.

La sottosezione di Taranto dell’Associazione Nazionale Magistrati, in relazione ai recenti avvenimenti relativi alla diffusione mediatica degli esiti delle indagini nel procedimento penale concernente l’omicidio in danno di Sarah Scazzi, intende affermare con la massima chiarezza i seguenti principi.
L’esercizio del diritto di cronaca giudiziaria e della libertà di informazione costituisce momento essenziale ed imprescindibile della vita democratica.
Tuttavia, esso deve svolgersi nell’assoluto rispetto della legge, della memoria delle vittime, della dignità degli imputati, della presunzione costituzionale di non colpevolezza e della riservatezza di tutti i soggetti coinvolti.
Appare evidente agli occhi di tutti come ciò non stia accadendo nella vicenda in esame; in particolare, desta stupore e preoccupazione l’avvenuta pubblicazione, su numerosi quotidiani locali e nazionali, degli originali del decreto di fermo di un’indagata e della successiva ordinanza di custodia cautelare, ed ancor più sconcertante appare l’avvenuta messa in onda, in numerose trasmissioni televisive e vari telegiornali nazionali, addirittura dell’audio degli interrogatori degli indagati.
Va ricordato a questo proposito che tali atti, pur essendo stati doverosamente messi a disposizione delle parti dall’autorità giudiziaria (in base all’art. 116 del codice di procedura penale), in quanto non più coperti dal segreto investigativo, e pur potendo essere descritti indirettamente nel loro contenuto, non potevano essere pubblicati nella loro veste originale, né integralmente né parzialmente, a mezzo televisione, carta stampata o siti Internet, né tantomeno poteva essere data diffusione alle registrazioni audio degli interrogatori.
È utile evidenziare che tutto ciò sta avvenendo in aperta violazione di norme già esistenti, essendo espressamente vietato dall’art. 114 del codice di procedura penale ed integrando specifica ipotesi di reato (art. 684 codice penale), oltre a costituire illecito disciplinare; ma, soprattutto, non appare in alcun modo funzionale ad un corretto esercizio del diritto di cronaca giudiziaria, nulla aggiungendo ad un esaustivo resoconto dello svolgimento delle indagini, sembrando invece voler soltanto solleticare un senso di morbosa curiosità nella pubblica opinione.
L’ANM, nell’esprimere il proprio apprezzamento per l’equilibrio e la riservatezza dimostrati dai magistrati degli uffici giudiziari di Taranto, auspica che altrettanto facciano tutti gli altri soggetti partecipi del procedimento o chiamati a renderne notizia, ripristinando un clima di doverosa sobrietà, serietà e rispetto della legge, a garanzia degli importantissimi valori sopra enunciati.

Il Presidente Il Segretario
Dr. Maurizio Carbone Dr. Pompeo Carriere

Taranto, 26.10.2010

martedì 26 ottobre 2010

LA TARANTATA



La gogna mediatica per Sabrina da Avetrana


Il clamore mediatico che si è sviluppato intorno al caso di Sarah Scazzi ad Avetrana, si presta a più di qualche utile riflessione. Non è una semplice “arma di distrazione di massa” che i poteri forti utilizzano per distogliere da temi scomodi la popolazione e dettare quindi una diversa agenda di priorità rispetto alle reali emergenze del paese. C’è sicuramente questo aspetto, ma non è il solo e forse non è il prevalente. L’ossessione ripetuta nelle tante ricostruzioni televisive e articoli, saggi di esperti e non della stampa quotidiana e periodica, è invece, a mio avviso, un tentativo, non nuovo per i media tradizionali, di condizionare gli eventi stessi e dunque una prova che è possibile costruire quello che Gramsci chiamava senso comune (categoria più universale della generica pubblica opinione) interagendo in tempo reale, come solo la rete Internet può realizzare, con i fatti.
Un vero e proprio passaggio, dunque, dal talk-show, programma di approfondimento e riflessione, al reality show, una fiction non più costruita con personaggi comunque consapevoli, ma presi dalla vita vera.
E’ stata una progressione spettacolare: la confessione dello zio-orco costruiva un’immagine troppo stereotipata, in cui si sprofondava freudianamente nelle libidinose pulsioni dell’eros che si fa morte, fino al vilipendio del corpo di una innocente creatura appartenente alla propria famiglia. Un abisso che l’immaginario collettivo fa fatica finanche a scorgere, troppo grande per un’unica proiezione della propria coscienza e di torbidi istinti dell’inconscio. Allora, quando gli inquirenti hanno perseguito una pista parallela e convergente e ottenuto un’ennesima versione del delitto con chiamata in correità di Sabrina, cugina e amica della piccola Sarah, i mass-media hanno dato tutto quello che era in loro potere per costruire una gogna ben oltre l’ipotesi investigativa. Appesantendo la responsabilità di Sabrina, oltre la rinnovata spettacolarizzazione dell’evento che garantisce un altissimo “audience”, contribuiscono ad alleggerire il peso di quella pressione sulle coscienze di tutti noi.
Noi naturalmente non sappiamo se Sabrina sia colpevole o innocente: lo decideranno gli inquirenti e successivamente il processo. Ma abbiamo assistito a una sua fustigazione precoce, in un paese, come il nostro, in cui per i potenti la presunzione d’ innocenza è sacra fino al terzo grado di giudizio! La figura di Sabrina Misseri si prestava ottimamente: una strega moderna nella terra delle tarantate invasate da furori sublimati da un misticismo che nasconde invece uno sfrenato spirito dionisiaco (La Repubblica ha scomodato nei suoi titoli di prima pagina la celebre opera di Ernesto De Martino “La terra del rimorso”), una strega capace di liberarci dall’oppressione di quelle pulsioni inconfessabili che piegano la razionalità alle più torbide passioni.
Se ne sono sentite e se ne sentono di tutti i colori: dalla fisiognomica (le espressioni del volto, i pianti e i sorrisi) che molti criminologi e psichiatri hanno spacciato per studio moderno per la caratterizzazione psicologica e che invece risalgono alla pseudo-scienza razzista di Cesare Lombroso, fino alla trasformazione dell’unico, per ora, carnefice reo-confesso, in vittima di una sorta di matriarcato in salsa pugliese. Si dirà che c’è una bella differenza tra la caccia alle streghe del Medioevo e la moderna caccia al colpevole di un efferato delitto che la ricercata ma impossibile interattività del mezzo televisivo ha posto morbosamente sotto gli occhi di tutti. Ma attenzione, perché il metodo, pur nelle moderne modalità, rimane pur quello dello spostamento del capro espiatorio, da un fardello che chiama in causa peculiari tratti della nostra civiltà ad un restringimento verso una diatriba solo interpersonale, in cui le responsabilità collettive si diluiscono ed evaporano.
Se proprio dal nostro territorio vogliamo rendere gli onori a quella dolce vita spezzata, a quell’incantevole sorriso che ritroviamo ogni giorno tra gli adolescenti che frequentano le nostre scuole, che attraversano le nostre contrade, non è di un capro espiatorio che ci liberi dalle nostre responsabilità che abbiamo bisogno, ma di un intervento attivo, educativo e intenzionalmente pedagogico, che sappia ascoltare le giovani generazioni, i loro bisogni e aspettative, senza vergognarsi di mettere sotto accusa la falsità e l’ipocrisia di un solo retorico valore familistico, dando loro voce e coraggio nella denuncia di tanti piccoli e grandi soprusi che si consumano a loro danno, in una società che laicamente costruisca la liberazione di tutti dalle oppressioni materiali e della coscienza.

martedì 12 ottobre 2010

Dalla parte dei lavoratori, per una vita dignitosa

Tu da che parte stai?

noi dalla parte

delle lavoratrici e dei lavoratori
delle e dei migranti
delle studentesse e degli studenti
dei soggetti Lgbt
delle e dei docenti precari


La Fiom ha lanciato la prima mobilitazione d'autunno promuovendo una manifestazione nazionale per sabato 16 ottobre "per il lavoro, i diritti, la democrazia e la riconquista di un vero Contratto nazionale". La federmeccanica, l’unione degli industriali metalmeccanici, vuole smantellare il contratto collettivo nazionale al fine di mettere in competizione i lavoratori delle diverse aziende e ritornare alle gabbie salariali. Analogamente i ministri dell’istruzione dal 1990 in poi (Ruberti, Berlinguer, Moratti, Gelmini) hanno introdotto l’autonomia finanziaria e didattica degli atenei incentivando la competizione fra di essi. Bisogna resistere a queste linee politiche che sostengono l’egoismo, l’individualismo e la competizione sfrenata. La manifestazione, organizzata dalla fiom, sarà "aperta alla partecipazione sociale e dell’opinione pubblica".
Tale manifestazione deve inserirsi in un percorso di unione delle lotte settoriali e isolate che sono tante in tutto il paese. Per noi studenti universitari è necessario lottare affianco ai metalmeccanici, con i docenti precari e con tutti i lavoratori, confluendo in maniera unitaria il 16 ottobre a Roma. Abbiamo un unico avversario: questo sistema capitalista, che da una parte vuole privatizzare l’istruzione pubblica per far profitti e aumentare l’accumulazione di capitale, dall’altra vuole imporre ai lavoratori salari più bassi e condizioni di lavoro più frenetiche, sempre in nome di una maggiore profittabilità. La lotta di classe dei capitalisti è evidente. Purtroppo è la classe degli oppressi, dei lavoratori, dei precari che è debole e disgregata; tuttavia resiste caparbiamente come dimostrano le tante lotte locali. La manifestazione della fiom del 16 ottobre è una occasione per unirsi e costruire relazioni con i lavoratori, che bisognerà coltivare a livello locale mantenendo sempre una prospettiva di lotta nazionale e internazionale.

AteneInRivolta - Bari

lunedì 11 ottobre 2010

editoriali di ottobre di Lavoro Politico

due articoli_- per riflettere sulla estrema urgenza dell'unità dei comunisti di fronte alla crisi di sistema che attanaglia il nostro popolo:

Chiudere l'era degli Orazi e Curiazi. Per l’unità dei comunisti. Per l’unità della sinistra
Vladimiro Giacchè

e il ricordo di un maestro dell'antifascismo e della cultura marxista:

In memoria di Raffaele De Grada
Sergio Ricaldone

vai al sito di Lavoro Politico
http://www.lavoropolitico.it