Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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venerdì 30 dicembre 2011

Riflessioni sul debito

"Il sistema del credito pubblico, cioè dei debiti dello Stato, le cui origini si possono scoprire fin dal Medioevo a Genova e a Venezia, s'impossessò di tutta l'Europa durante il periodo della manifattura, e il sistema coloniale col suo commercio marittimo e le sue guerre commerciali gli servì da serra. Così prese piede anzitutto in Olanda. Il debito pubblico, ossia l'alienazione dello Stato - dispotico, costituzionale o repubblicano che sia - imprime il suo marchio all'era capitalistica. L'unica parte della cosiddetta ricchezza nazionale che passi effettivamente in possesso collettivo dei popoli moderni è il loro debito pubblico. Di qui, con piena coerenza, viene la dottrina moderna che un popolo diventa tanto più ricco quanto più a fondo s'indebita. (...) E col sorgere dell'indebitamento dello Stato, al peccato contro lo spirito santo, che è quello che non trova perdono, subentra il mancar di fede al debito pubblico. Il debito pubblico diventa una delle leve più energiche dell'accumulazione originaria: come con un colpo di bacchetta magica, esso conferisce al denaro, che è improduttivo, la facoltà di procreare, e così lo trasforma in capitale, senza che il denaro abbia bisogno di assoggettarsi alla fatica e al rischio inseparabili dall'investimento industriale e anche da quello usurario. In realtà i creditori dello Stato non danno niente, poichè la somma prestata viene trasformata in obbligazioni facilmente trasferibili, (...) come se fossero tanto denaro in contanti". (Karl Marx, «Il capitale»; 1867).

Fonte: il Manifesto | Autore: ALBERTO PICCININI

domenica 18 dicembre 2011

Natale 2011 dedicato a Giordano Bruno


Il mio Natale 2011 è dedicato a Giordano Bruno, qui nel dipinto di Antonio Muccio

venerdì 16 dicembre 2011

E ora referendum contro i diktat dell'Unione Europea

Con tre lettere scambiate tra Governo italiano, Commissione europea ed Euro Vertice, si sono decise misure di risanamento del debito pubblico con piani di austerità che mirano a tagliare salari, stipendi e pensioni, a manomettere il diritto del lavoro, a privatizzare i beni comuni, e che prevedono addirittura la modifica della Carta costituzionale.
I governi, qualunque siano i loro colori politici, devono attuare le decisioni della Commissione europea e della BCE.
I leaders dei partiti così come il presidente del Consiglio Monti, così come quelli della finanza e dell’industria, parlano di provvedimenti impopolari, quasi fossero il segno di lungimiranza delle classi dirigenti che pretendono di interpretare l’interesse generale dei e delle cittadini/e.
Noi invece, ispirandoci alla saggia massima della giurisprudenza romana ‘ciò che tocca tutti, da tutti deve essere deciso’, chiediamo di far esprimere i/le cittadini/e con un referendum di indirizzo – come quello tenutosi in Italia nel 1989 – sui ‘piani di austerità’ indicati nelle lettere scambiate tra il governo italiano e gli organismi dell’UE.
La democrazia non può essere commissariata per salvare i mercati finanziari e le banche. A decidere le linee di intervento, i modi e i tempi per superare la crisi devono essere i e le cittadini/e: la democrazia è la sola via per compiere responsabilmente le scelte che toccano la vita di ogni persona.

Prime adesioni:
Alessandra Algostino; Alfonso Di Giovine; Giorgio Cremaschi; Franco Russo; Giulietto Chiesa; Paola Giaculli; Sergio Bellavita; Fabrizio Tomaselli; Jacopo Venier; Giovanni Russo Spena; Mauro Casadio; Ciro Pesacane; Sergio Cararo; Roberto Musacchio; Alfonso Gianni; Piero Bevilacqua; Paola Cacciari; Gianluigi Pegolo; Antonia Sani; Piero Di Siena; Imma Barbarossa; Pasquale Voza; Annamaria Rivera; Mario Agostinelli; Ersilia Salvato; Francesco Piobbichi; Alfio Nicotra; Franco Ragusa; Mario Cocco;Andrea Fioretti; Carlo Guglielmi; Danilo Corradi; Eleonora Forenza; Emidia Papi; Fabrizio Burattini; Franco Grisolia; Giorgio Sestili; Monica Usai; Moreno Pasquinelli; Nando Simeone; Paolo Di Vetta; Paolo Grassi, Luciano Vasapollo, Joaquim Arriola, Rita Martufi

venerdì 9 dicembre 2011

NO AL DEBITO, NO AL GOVERNO MONTI

Il governo “tecnico” con la sua manovra del 4 dicembre sferra una feroce aggressione contro i ceti popolari, le lavoratrici e i lavoratori.
Viene distrutto il sistema pensionistico, si obbligano i lavoratori e le lavoratrici anziane a restare al lavoro 1-2-3, fino a 6 anni in più, per arrivare più tardi a pensioni più basse. I pensionati vengono lasciati indifesi nei confronti di un’inflazione che tende a crescere (è già al 3,5%). I giovani (che vengono spudoratamente presentati come i beneficiari della manovra) troveranno sempre più i posti di lavoro occupati da anziani a cui è vietato andare in pensione.
Vengono ulteriormente tagliati i finanziamenti alle regioni e agli enti locali (- 5 miliardi) mettendo a rischio tutti i servizi pubblici (dalla sanità ai trasporti).
E presto arriverà la riforma del mercato del lavoro, con la promessa cancellazione dell’articolo 18…
Nel frattempo i ricchi non vengono toccati, anzi, una parte delle risorse tagliate ai ceti popolari andrà a coprire gli sgravi fiscali per le aziende, consentendo ai padroni più lauti profitti.
Il ceto politico si autotutela, conservando tutti i suoi grassi privilegi.
Sottraendo diecine e diecine di miliardi al reddito dei cittadini, inoltre, la somma delle manovre di Tremonti e di Monti aggraverà la recessione già in atto facendo perdere altre centinaia di migliaia di posti di lavoro.

da contropiano.org

mercoledì 7 dicembre 2011

L'infamia delle misure del governo Monti

Altro che tecnica quì si tratta di infamia! ...Un solo esempio: tassando anche solo al 5% (anzichè all'1'5%) i capitali torbidi rientrati in Italia con lo scudo fiscale del 5% si sarebbe prodotto un introito per lo Stato di circa 10 miliardi... Ma il Governo Monti preferisce fare cassa tagliando le pensioni da fame di 1000 euro, allontanando il pensionamento per lavoratrici e lavoratori pubblici e privati (e conseguemente l'ingresso al lavoro per i giovani), applicando agli stessi lavoratori e pensionati l'ICI sulla prima casa, l'addizionale Irpef, gli aumenti IVA, accise varie, ... per centinaia di euro l'anno (la CGIA di Mestre ne stima 635 l'anno a famiglia). Un vero massacro che porta al fallimento milioni di famiglie già in crisi e, con la recessione, l'intero Paese. Il tutto mentre in borsa si festeggiano i regali fiscali incondizionati alle imprese e le coperture pubbliche offerte alle banche ...e la speculazione finanziaria potrà continuare indisturbata! Vergogna! Saranno questi "l'impegno e la tensione morale del Governo" per i quali Napolitano chiede rispetto?!? ...Pardon! Forse stavo dimenticando che mentre la Ministra con delega alla distruzione del Welfare Fornero illustrando questo capolavoro si commuoveva, il generoso Mario Monti annunciava la sua rinuncia all'indennità da presidente del consiglio. Poverino! ...Gli resteranno soltanto "lo stipendio" da senatore a vita, la pensione da professore della Bocconi, il vitalizio da ex commissario europeo e molto altro ancora per decine. e decine di migliaia di euro al mese... Spudorati, almeno non prendeteci per i fondelli! Lo sciopero della CGIL di lunedì prossimo e quello della FIOM del 16 Dicembre, sono le prime occasioni per opporci a questo governo infame e ad alla deforme maggioranza chi lo sostiene. Occasioni imperdibili per difendere i nostri diritti ed il nostro futuro.

Questo è quanto si legge sul profilo face book di Massimo rossi portavoce della federazione della sinistra

domenica 4 dicembre 2011

Chiedono sacrifici ma per le spese militari continuano a sprecare soldi

Eccoli i tagli "tecnici" vellutati: abolizione delle pensioni di anzianità, aumento dell'età lavorativa, blocco del recupero dell'inflazione, passaggio di tutti al contributivo. Il tutto accompagnato dalle promesse di studiare un reddito minimo per i giovani disoccupati, di una patrimoniale ma «debole» e di «provare» a ridurre i privilegi della politica. Altro che tecnica. Si colpiscono come non mai il già risicato welfare e la condizione di vita dei lavoratori. Così, per un governo nato a surrogare l'incapacità dell'esecutivo reazionario di Berlusconi per salvarci dalla crisi economica, la tecnica surclassa a destra le precedenti incapacità politiche. E il ricatto del «o me o il baratro» (Marchionne docet) con la favola del «rigore con equità e per la crescita» rischiano di piegare ogni opposizione politica e sociale. Tutto questo per il dichiarato obiettivo "neutrale" di trovare subito 25 miliardi di euro per «sanare i conti» e salvare, con l'Italia, l'Europa.
C'è un'alternativa? Sì, logica e pragmatica, per usare le parole del neoministro della difesa Giampaolo Di Paola, già ammiraglio e capo di stato maggiore della Nato, davanti alle commissioni congiunte di Camera e Senato, dove ha illustrato le linee guida del suo dicastero, incentrate sulla «dismissione del patrimonio immobiliare delle caserme». Di tagli e riduzioni alla spese militari manco a parlarne invece. Anzi, in modo bipartisan - pleonastico dirlo per un governo quasi monocratico - la commissione difesa del senato ha autorizzato Di Paola a spendere ben 502 milioni di euro in acquisto di sistemi d'arma, in particolare per proteggere i "nostri" soldati in Afghanistan. In un'area di conflitto armato dove nessuno, nemmeno lo stato maggiore Usa, sa bene perché continuiamo a stare in armi. Ma questo è niente, perché il ministro Di Paola si è ben guardato dall'affrontare il tema caldo ereditato dal governo Berlusconi, che ahimè l'aveva ereditato dal governo di centrosinistra. Vale a dire il nodo di bilancio dell'acquisto di 131 cacciabombardieri F35, per un valore totale di 15 miliardi di euro. Senza dimenticare che l'aviazione militare sta acquistando un centinaio di caccia Eurofighter Typhoon, al costo di oltre 10 miliardi di euro. 25 miliardi, vi ricordano qualcosa?
Si stracciano le vesti sul rigore e sull'equità. Ma l'idea di tagliare le spese di guerra resta non praticata. Anche se a gestirla, in pieno conflitto d'interessi, è un ex capo di stato maggiore di un'alleanza militare che ha condizionato e condiziona i bilanci militari di tutti gli stati europei e di aziende private e pubbliche, come Finmeccanica, legate agli affari del mercato della guerra.
Eppure è sotto gli occhi di tutti, insieme al baratro della crisi del capitalismo, finanziario e non, il disordine mondiale prodotto dalle scelte di guerra dell'Occidente negli ultimi venti anni. Certo, se si pensa che nei Balcani, in Medio Oriente, in Somalia, in Iraq, in Afghanistan, in Libia la strategia di morte dei nostri cacciabombardieri abbia contribuito a migliorare le sorti progressive del mondo, non 15 miliardi per altri attrezzi di morte ma centinaia e centinaia di miliardi debbono essere approntati e spesi, e nuove intraprese belliche devono essere tentate, magari subito in Iran. Suvvia, siamo pronti ai sacrifici. Ma se, al contrario, si intravvede appena lo scenario provocato dalle guerre da noi supportate, fatto di lutti, terrore in andata e ritorno, disperazione, stragi di civili, tabula rasa dei diritti costituzionali e internazionali, nuove divisioni del mondo in sfere d'influenza e terre di conquista tardocoloniale per l'accaparramento di beni e fonti decisivi per il precipizio del nostro modello di sviluppo... se solo si percepisce tutto questo puzzo e brusio, allora bisogna dire basta. Tagliate il cacciabombardiere F35, cancellatelo dal bilancio possibile del governo Monti, tagliate la costruzione di nuove dieci navi da guerra per sostenere invece la cantieristica civile, tagliate le spese militari, ritirate i soldati dai conflitti in corso per rafforzare invece il Servizio civile che è stato azzerato. O i granai o gli arsenali. Se non ora quando?

TOMMASO DI FRANCESCO
Il Manifesto, 03.12.2011

martedì 29 novembre 2011

Era il sarto di Ulm. Addio compagno Magri

La notizia della morte del compagno Lucio Magri colora di tristezza questa giornata. Il modo migliore di ricordarlo è tornare a sfogliare la sua ultima fatica, il libro a cui dedicato le sue energie degli ultimi anni. IL SARTO DI ULM non indulge nell'autobiografico, è il tentativo di un intellettuale militante di fare i conti con la storia del comunismo novecentesco e di quello italiano in particolare senza narcisistiche raccolte di aneddoti ed episodi di vita personale. Lucio Magri ci ha lasciato un'opera che le nuove generazioni di compagne e compagni scopriranno preziosa per recuperare il filo di una storia che i più hanno trovato più facile liquidare che ripensare criticamente.

da http://www.controlacrisi.org

domenica 27 novembre 2011

Nel ricordo più vivo ed affettuoso di BENEDETTO PETRONE



28 novembre 1977/28 novembre 2011, Petrone assassinato da sicari e scherani neofascisti a Bari

aveva la mia stessa età e militava con me nella Federazione Giovanile Comunista. Mai più un momento senza di te.
ferdinando

venerdì 11 novembre 2011

Subito al voto, altro che Monti!

Fmi, Bce e Ue premono: servono nuove misure e subito. Il Sole 24 ore oggi titola in prima pagina: Fate presto. Nel centro destra come nel centro sinistra tutti d'accordo: responsabilità e unità per affrontare l'emergenza. E allora ecco il colpo da maestro di Napolitano: Monti a capo del governo che 'salverà' l'Italia. Monti, il tecnico che dovrà sporcarsi le mani con misure 'lacrime e sangue' senza precedenti, quelle chieste nelle lettere inviate dall'Europa all'Italia (pensioni, salari, assistenza, privatizzazioni, pareggio di bilancio in costituzione, etc.).
Un quadro preoccupante soprattutto perché si legittima il commissariamento dell'Italia da parte dei potenti del vecchio continente e si trasfroma la nostra Costituzione da baluardo dei diritti sociali a strumento di vincolo di bilancio. Tutto questo senza chiedere cosa ne pensa la gente, che deve solo fare sacrifici in nome del 'dio' mercato. E' un colpo di stato vero e proprio. La democrazia viene calpestata. Nel panorama politico il bipolarismo neoliberista vuole il passaggio di transizione per approvare ricette devastanti e solo poche forze politiche si sono opposte in queste ore, come la Federazione della Sinistra, che questa mattina organizzerà un presidio con conferenza stampa davanti il ministero del Tesoro proprio per ribadire che l'unica 'lettera' che riconosciamo è la nostra Costituzione e che bisogna andare subito alle elezioni per ridare la parola al popolo, che fino a prova contraria è sovrano.

lunedì 7 novembre 2011

Il ricordo vivo del grande Ottobre

Ricordiamo il 7 novembre non per un esercizio retorico. Ogni anniversario di quella rivoluzione per i militanti comunisti deve essere occasione di riflessione per l’agire presente.

Il ricordo vivo del grande Ottobre ci dice prima di tutto che la rivoluzione è possibile, che la lotta dei popoli contro il giogo dell’oppressione e dello sfruttamento può essere vittoriosa, che il socialismo, un ordine nuovo antitetico a quello capitalista e imperialista, non è una chimera, ma il reale concreto. Questo ha un valore universale, che travalica le differenze che sono esistite ed esistono tuttora all’interno del movimento operaio. Per il solo fatto di affermare il diritto dei popoli alla rivoluzione, la possibilità concreta della rivoluzione, l’Ottobre dovrebbe essere commemorato e onorato da tutti coloro che si battono contro il capitalismo e l’imperialismo. In questo senso l’Ottobre è di tutti i popoli in lotta.

Andrea Catone

martedì 1 novembre 2011

GLI UNICI TERRORISTI CHE OPERANO IN ITALIA SONO GLI SPECULATORI FINANZIARI

Ancora un massacro sociale per i nostri conti pubblici sotto pressione dalla speculazione finanziaria. Oggi il tasso sui btp decennali è arrivato al 6.18% mentre lo spread è arrivato a 410 punti base. Fatti due conti con un tasso del genere ogni anno rischiamo di pagare 19 miliardi di interessi sul nostro debito agli usurai del capitalismo globale. Sacconi in questo quadro non ha trovato di meglio che richiamare l'attenzione sul rischio terrorismo in Italia. Non sappiamo bene a chi si riferisse il nostro ministro, e perchè abbia acceso proprio oggi il fumogeno della distrazione di massa. Invece che sparare pirlate il nostro Governo chiami a rapporto Mario Draghi e denunci la complicità diretta della BCE nel tollerare la speculazione. E' necessario che la BCE acquisti direttamente nel mercato primario i titoli di stato e non al mercato secondario dove la speculazione già è avvenuta. Bloccare la speculazione è possibile, basta semplicmente vedere come operano le altre banche centrali. Se la BCE non interviene allora è complice con gli speculatori. Se questo non avviene allora bisogna annunciare che l'Italia minaccia di non pagare il proprio debito agli speculatori internazionali, che sono, loro sì i veri terroristi che stanno operando concretamente nel nostro paese.

da http://www.controlacrisi.org

martedì 25 ottobre 2011

Vendola, quanti soldi a don Verzé

Articolo apparso su L’Espresso nr.42 del 20 ottobre 2011

Vendola, quanti soldi a don Verzé
di Marco Travaglio

Il prete affarista ha trovato un benefattore nel presidente della Puglia. Che continua a investire denaro pubblico nel San Raffaele del Mediterraneo: 210 milioni gestiti dalla stessa fondazione


"E' un uomo di grandissimo valore, di grandissima cultura, in grado di trasmettere idee e calore: tutti segni del carisma che il Signore gli ha dato. Anche Berlusconi mi ha detto che lo stima molto, lo ritiene una persona per bene. Io credo alla santità dell'uomo e sia Berlusconi sia Vendola possiedono un fondo di santità".

Così parlò don Luigi Verzè meno di due anni fa, alla vigilia delle elezioni regionali in Puglia, presentando il nuovo ospedale San Raffaele del Mediterraneo che dovrebbe sorgere a Taranto per volontà del governatore Nichi Vendola. Infatti l'anziano e discusso prete affarista invitava i pugliesi a rieleggere San Nichi, con un empito che in passato aveva riservato solo a Craxi e al Caimano: "Lo dovete eleggere ancora presidente della Regione Puglia. Almeno per altri 5-10 anni. Volete il San Raffaele a Taranto? Allora fate votare Vendola! Se i pugliesi non saranno così illuminati da rieleggere Vendola, io lo nominerò comunque presidente del San Raffaele del Mediterraneo".

Le cose sono andate esattamente secondo i suoi auspici. Vendola, appena rieletto, ha confermato il progetto del mega-ospedale che, nella migliore tradizione del libero mercato all'italiana, sarà interamente a carico dei contribuenti per la modica cifra di 210 milioni, ma gestita dai privati: cioè dalla Fondazione San Raffaele. E meno male che le delibere originarie dicevano "senza oneri per la Regione". Per giunta la nuova struttura avrà meno posti letto dei due ospedali che andrebbe a sostituire (580 contro 680). Il tutto nella Puglia che vanta un buco sanitario da record (un debito di 500 milioni) e che, per arginarlo, ha dovuto alzare l'addizionale Irpef e annunciare il taglio di 18 ospedali.

Per spiegare l'incredibile feeling fra San Raffaele e San Nichi, qualche maligno butta lì che entrambi sono bravissimi a fare debiti. In questi giorni si decidono al Tribunale di Milano le sorti della Fondazione di don Verzè: la Procura ne ha chiesto il fallimento per una voragine di almeno 1,5 miliardi di euro, mentre la nuova gestione imposta dal Vaticano spera nel concordato preventivo. I pm indagano su una cloaca di false fatture, intralci alle autorità di vigilanza, sospetti finanziamenti alla politica camuffati da consulenze, spese folli (auto di lusso e addirittura un jet privato), operazioni spericolate in paradisi fiscali, investimenti da manicomio in Costa Smeralda e Sudamerica. Il tutto inzuppato nel sangue di Mario Cal, braccio destro del prete-padrone, morto suicida a metà luglio.
E' a questa impresa-modello che la giunta Vendola ha affidato, senz'alcuna gara a evidenza pubblica, ma a trattativa privata, la gestione del nuovo mega-ospedale di Taranto. Mossa azzardata, viste le ombre che hanno sempre avvolto il San Raffaele (la Chiesa scaricò don Verzè già a metà degli anni '60, regnante Paolo VI). Errare, si sa, è umano. Ma ora, alla vigilia di un fallimento o, nella migliore delle ipotesi, di un concordato, perseverare sarebbe diabolico. Eppure è proprio quel che sta facendo la giunta Vendola: nonostante le resistenze di molti alleati e amici, dall'Idv al Pd ai Verdi, il 1 ottobre l'assessore al Bilancio Michele Pelillo ha annunciato che nulla cambia nella partnership col San Raffaele. A meno che, si capisce, questo non fallisca.

Se invece ottiene il concordato, la Regione continuerà a gettare milioni di fondi pubblici (in aggiunta ai 60 già anticipati, la cui fine è al momento un mistero) in una Fondazione decotta. Già, perché con quello che chiamano "modello sperimentale di gestione", Vendola & C affidano al San Raffaele l'analisi costi-benefici e il bando di gara per la progettazione, la costruzione e la direzione sanitaria del nuovo nosocomio. Il Pelillo è lo stesso che aveva avuto la bella pensata di nominare presidente della fondazione "San Raffaele del Mediterraneo" un suo socio di studio, l'avvocato Paolo Ciaccia, subito costretto a dimettersi per le prevedibili polemiche sul conflitto d'interessi. Un bis del caso Tedesco, nominato assessore alla Sanità da Vendola sebbene le aziende di famiglia fossero fornitrici della Sanità regionale. Ma che deve ancora accadere perché Vendola scarichi don Verzè? Se questa è la "nuova politica" dell'aspirante premier del centrosinistra, viene già la nostalgia di quella vecchia.

sabato 22 ottobre 2011

Il sovversivo ad Ostuni

Masseria Donna Nina - Strada statale 16 per Carovigno km 884 – Ostuni 24 ottobre ore 17.30
Presentazione del libro

Angelo Antonicelli
Il Sovversivo
Memorie di un contadino di Massafra
(Edizioni LiberEtà)

Introduce
Giancarlo Girardi
Curatore dell’opera

Ne discutono Tony Mattarelli consigliere regionale SEL
Eva Santoro
Segretario prov. Spi Cgil Taranto
Francesco Colizzi
Dirigente nazionale associazione AIFO
Ferdinando Dubla
Storico del movimento operaio

Regola il dibattito
Silvana Pasanisi – scrittrice

Conclude
Gianni Forte
Segretario generale Cgil Puglia

Massafra
Assediato com’è questo piano
d’ulivi azzurri in fondo al mare,
il dirupo separa Massafra
sorta sulle grotte di tufo,
c’è un silenzio di Novembre
sotto i pini di stazione.
Siamo in due a domandarci,
semmai tutti gli uomini a quest’ora
hanno preso tra i denti un pane nero.
Rocco Scotellaro, pres.1947

dalla postfazione di Ferdinando Dubla

...Crisi e riscatto che sono presenti nella vita di Angelo Antonicelli e rappresentate dalle pagine del suo memoriale, 65 pagine di quaderno in cui la sua figura di laborioso e alacre contadino, di antifascista mai domo e convinto comunista, si intrecciano con una storia grande, terribile, e un territorio che da quella storia non ha avuto né sconti né favori...

venerdì 21 ottobre 2011

Il KKE e l'assassinio del compagno Kotzaridis Dimitris

Comunicato del Partito Comunista di Grecia (KKE)

Questa volta, gruppi organizzati con ordini specifici e gruppi anarco-fascisti hanno scatenato un attacco con bottiglie molotov, gas lacrimogeni, granate stordenti e pietre nel tentativo di disperdere la grande manifestazione di lavoratori e di popolo in piazza Sintagma e specialmente nell'area dove era concentrato il PAME. Il risultato dell'attacco è stato la morte del sindacalista del PAME, Kotzaridis Dimitris, di 53 anni, segretario della sezione del sindacato dei lavoratori delle costruzioni nel quartiere di Vironas. Decine di manifestanti del PAME sono stati feriti.

L'odio degli incappucciati contro il movimento operaio popolare e il PAME è l'espressione della furia delle forze al servizio del sistema e del potere borghese. Il governo ha una grande responsabilità per quanto è accaduto. L'operazione di intimidazione, di calunnia e di repressione del movimento operaio-popolare ha le sue radici nelle strutture, nei centri e nei servizi dello Stato. Ciò è stato dimostrato dalla storia e anche dall'ultimo feroce attacco assassino. Gli incappucciati, gli anarco-autonomisti, i fascisti, quale che sia la loro denominazione, si sono dati da fare per ottenere ciò che non hanno ottenuto le forze repressive, attraverso il ricatto e le minacce per intimidire il popolo e fargli chinare la testa.

L'obiettivo di disperdere la manifestazione del PAME è fallito. Allo stesso modo devono fallire i piani del governo, dei meccanismi del sistema, dei partiti della plutocrazia che cercano di intimidire e reprimere l'ondata del contrattacco degli operai e del popolo che sono scesi nelle strade durante lo sciopero di 48 ore.

Il KKE esprime il suo dolore e le condoglianze alla famiglia di Dimitris Kotzadiris che è caduto lottando per la causa giusta della classe operaia e del popolo. Esprime la sua solidarietà con i manifestanti feriti, con tutti coloro che hanno difeso la manifestazione operaia e popolare dai gruppi di provocatori. Fa appello al popolo perché scenda in maniera decisiva a lottare insieme al KKE, a unirsi ai sindacati, al PAME e alle altre organizzazioni radicali che lottano contro la politica antipopolare, contro il potere dei monopoli. Questa è la forza dell'opposizione ai partiti della plutocrazia, all'Unione Europea e al FMI. Questa è la forza del popolo per respingere le misure barbare, la violenza e l'intimidazione di ogni tipo di meccanismo repressivo. Il popolo può sconfiggere la politica e il potere antipopolare.

giovedì 20 ottobre 2011

Appello in favore del proporzionale

L’iniziativa referendaria di Arturo Parisi, Antonio Di Pietro, Niki Vendola, strumentalizzando il diffuso rifiuto della presente legge elettorale, il cd “Porcellum”, propone il ripristino della precedente legge, il cd “Mattarellum”, tutta interna anch’essa alla logica del bipolarismo maggioritario e profondamente avversa ai principi ispiratori della Costituzione repubblicana del 1948, fondata sul proporzionale integrale e la centralità del parlamento. Occorre che i comunisti e tutti gli autentici democratici escano, dalla subalternità e dal silenzio e assumano l’iniziativa politica e culturale. L’appello che qui pubblichiamo, elaborato dal Comitato antifascista per la difesa e il rilancio della Costituzione, con le prime adesioni della Rete 28 aprile e della L.O.C. - Lega degli obbiettori di coscienza, è un buon viatico per la ripresa di una battaglia essenziale per la democrazia e la lotta di classe nel nostro paese.

Per le adesioni scrivere a appelloproporzionale@libero.it

APPELLO - Per una legge elettorale ispirata al principio proporzionale integrale per rilanciare il pluralismo sociale e politico necessario alla lotta contro il dominio capitalistico

Nel pieno della crisi organica del sistema capitalistico mondiale, in Italia necessita oggi, traendo nuova ispirazione dalla democrazia sociale posta dalla Costituzione antifascista, impegnarsi ad unificare le lotte sul terreno politico-istituzionale con quelle sul terreno economico-sociale per contrastare il governo tecnocratico della crisi - funzionale ai disegni strategici di profitto economico e di dominio politico-sociale delle imprese transnazionali europee – e per rilanciare il governo democratico dell’economia, che, intervenendo sui rapporti di proprietà, impedisca che le imprese pubbliche e private operino in contrasto con gli interessi sociali generali, così come prevede l’art. 41 della Carta, che ora subisce l’attacco degli apparati economico-finanziari della UE.

In questo contesto è decisiva la battaglia per una nuova legge elettorale ispirata al principio proporzionale "integrale" (puro, senza sbarramenti, che distorcono il principio di rappresentanza e finiscono con l’essere un maggioritario mascherato), seguito subito dopo la Liberazione, per le prime elezioni degli enti locali e dell’Assemblea costituente ed accolto dalla Costituzione, per la quale la pluralità di forze presenti nella società deve trovare piena rappresentanza politica, dandosi in tal modo effettività al principio "una testa un voto", vanto delle democrazie liberali che, tuttavia, escludendo per oltre un secolo le masse popolari dal diritto di voto, lo privarono di qualsiasi pregnante significato.

Di pari importanza è il rilancio del principio proporzionale a livello delle forze sociali, dovendosi affermare il contrasto tra la Costituzione ed il principio maggioritario – i sindacati c.d. “maggiormente rappresentativi” -, applicando il quale si è finito con l’incidere sull’effettivo potere dei lavoratori di esercitare il diritto di sciopero, di nominare e revocare le proprie rappresentanze e di approvare i contratti collettivi, con disastrosi risultati in termini di crisi della democrazia e dell’unità sindacale.

Bisogna porsi in netta antitesi sia contro la burocratizzazione delle organizzazioni sindacali, cui si è pervenuti in nome della "concertazione", sia contro il sistema bipolare che, in nome della "governabilità e delle "compatibilità" finanziarie, è stato avviato dal 1993, prima col "Mattarellum" e poi col "Porcellum": attraverso di essi si è disarmato il lavoro, privandolo – prima ancora che della "dignità" - di un’autonoma rappresentanza politica e sociale, e cioè di quel potere sull’economia - programmazione, controllo sui piani d’impresa - venuto a mancare il quale si è potuta avviare la dissoluzione delle riforme conquistate negli anni ‘70, col conseguente pesante arretramento subìto negli ultimi 20 anni dai lavoratori e dalle masse popolari sul terreno economico-sociale.

Bisogna quindi respingere sia i recenti accordi concertativi (Confindustria/Sindacati), quali ulteriori passi verso l’istituzionalizzazione neocorporativa dei sindacati confederali, così come l’iniziativa referendaria sul sistema elettorale (Parisi-Veltroni-Vendola), volta a mantenere il bipolarismo maggioritario.

In particolare, quanto alla nuova legge elettorale - chiave, ad un tempo, per la decomposizione e ricomposizione delle maggioranze di governo e degli spazi di agibilità nei quali si svolge la battaglia delle opposizioni - chiediamo a tutte le forze politiche e sociali impegnate a difesa dei lavoratori e delle masse popolari, ai sinceri democratici, ai movimenti che si battono – a partire dall’acqua – a difesa dei beni pubblici di uso collettivo, di ingaggiare la battaglia per il proporzionale integrale.

martedì 4 ottobre 2011

Audio dell'intervento 90° del PCI

Roma- 18 e 19 febbraio 2011 Università La Sapienza

1921-2011: a 90 anni dalla nascita del Partito Comunista in Italia.
DAL DIBATTITO "NODI STRATEGICI, CONTINUITA' E SVOLTE NELLA STORIA DEL PCI".

"UN PARTITO RIVOLUZIONARIO NEGLI ANNI DELLA REAZIONE".

L'intervento di Ferdinando Dubla sul tema: "I 'giovani' e la svolta del 1929-30. Fare politica nonostante il fascismo".
http://vimeo.com/21795641

giovedì 15 settembre 2011

La scuola Arrigoni non s’ha da fare


Non è lotta al terrorismo palestinese impedire ai bambini di avere una scuola. Eppure l’esercito israeliano che governa i territori occupati della Cisgiordania, a pochi giorni dall’inaugurazione dell’anno scolastico, programmata per oggi, ha deciso che nel villaggio di Ras al Auja (deserto nella Valle del Giordano, alle porte di Jericho), scuole non devono essercene, men che meno se intitolate alla memoria di “Vittorio Arrigoni”. Piccole storie di soprusi quotidiani che fanno comprendere bene quale sia il clima in Israele e Palestina alla vigilia del voto all’Onu, previsto la prossima settimana, sulla nascita dello Stato libero e indipendente palestinese.

Il 25 aprile ero a Ras al Auja, quando un gruppo di volontari internazionali partecipò alla posa della prima pietra della scuola che avrebbe dovuto chiamarsi “Vittorio Arrigoni”. Erano passati soltanto pochi giorni dalla tragica fine del volontario italiano, ucciso nell’altra Palestina, a Gaza: due palestinesi, appartenenti a un famigerato gruppo salafita, sono adesso sotto processo, la prossima udienza è fissata il 22 settembre. Quella del 25 aprile fu una mattinata di festa nella Valle del Giordano, con i bambini che osservavano felici la cerimonia dei più grandi, quello spostare da una parte all’altra i mattoni cantando Bella ciao, omaggio ad Arrigoni e ai volontari italiani presenti. I bambini non capivano, chiedevano. “Sarà una scuola”, era la risposta, “dove potrete fare meglio le cose che adesso fate nelle tende”. Già, non capivano, perché per loro la scuola è sempre stata una tenda, niente di più.

Ma la piccola struttura in muratura non sarà mai terminata per la decisione dell’esercito israeliano, che nella mattinata del 7 settembre ha cominciato a smantellare tutto, portando via anche i due grandi caravan che la comunità palestinese della Valle avrebbe utilizzato come aule in supporto alla struttura. “Zona militare chiusa”, non si passa e non si può costruire nulla, questa è la triste realtà della cosiddetta zona C dei Territori occupati. Della gioia di quella mattinata, condivisa dall’ex europarlamentare italiana Luisa Morgantini, alla guida della delegazione italiana di volontari presente, e dal governatore di Jericho Majed Al Fityani, non rimane altro che la polvere del deserto.

“Sono sorpreso dall’azione militare di Israele – dice ora Al Fityani –, noi dobbiamo provvedere all’educazione dei nostri figli, mettendoli nelle migliori condizioni possibili. Ma come possiamo farlo? È impossibile costruire qualsiasi tipo di struttura nella zona C”.

Quale processo di pace può ripartire, come invocano gli Stati Uniti di Obama, motivando così l’annunciato veto all’Onu sullo Stato di Palestina dichiarato unilateralmente? Impedire la nascita di una scuola, di quella scuola tanto simbolica per l’intitolazione ad “Arrigoni”, in un’area così remota e desertica, è solo un piccolo frammento di una realtà difficile, ma spiega molto bene quanto si sia lontani dalla pace in Medio Oriente.



Giampiero Calapà,Il Fatto Quotidiano, 15 settembre 2011

lunedì 5 settembre 2011

SCIOPERO GENERALE DELLA CGIL

E’ del tutto evidente che non abbiamo alternative: lo sciopero generale di domani non potrà che essere l’inizio di un lungo e determinato ciclo di lotte volto alla caduta del governo, alla cancellazione dal basso di questo ormai ultraventennale e cupo potere berlusconiano. E’ tempo davvero che si costituisca sul campo, nelle piazze, attraverso la consapevolezza del pericolo antidemocratico e antipopolare, una vasta alleanza democratica, popolare , di sinistra e comunista avente l’obiettivo di aprire finalmente le finestre su questa stanza ormai ammorbata che è l’Italia. Si sente nell’aria, dalla rabbia dei lavoratori, dal disagio sociale, dalla sempre più vasta consapevolezza di che cosa è Berlusconi e il suo governo; si sente nell’aria, e non solo dal crollo di consensi al centro destra di cui ci parlano i sondaggi, che la sconfitta del regime potrebbe essere vicina, che “ il cambio” potrebbe avvenire.
Sta alle forze democratiche, di sinistra, comuniste, alle forze sindacali avanzate “sentire” il vento che tira, il nuovo senso comune popolare nascente.
Il cambio è nell’aria. Rispetto a ciò occorre essere sponde consapevoli della volontà popolare. Battersi ora, dare la spallata finale attraverso l’onda sociale, non intraprendere scorciatoie nefaste come “il governo tecnico”. Che dallo sciopero generale di domani, 6 settembre, inizi la lotta e i giorni di una nuova Liberazione.

Se la lotta inizia ci saremo tutti.

Fosco Giannini, dal sito le L'Ernesto

giovedì 1 settembre 2011

La protesta del PdCI all'Ambasciatore Slovacco contro le norme anticomuniste

Riportiamo la lettera inviata dal PdCI all'Ambasciatore della Repubblica Slovacca per protestare contro le norme anticomuniste entrate in vigore il 1° settembre.
Vi invitiamo a spedire mail o fax di protesta all'Ambasciata agli indirizzi che trovate nel testo della lettera.
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Roma, 1 settembre 2011

A S.E. STANISLAV VALLO,
Ambasciatore della Repubblica Slovacca
e-mail emb.roma@mzv.sk
Fax 0636715265


Egregio Ambasciatore,
il 1 settembre 2011 è entrato in vigore l'emendamento reazionario al codice penale, approvato dal Parlamento slovacco, che prevede pene detentive da 6 mesi a 3 anni per chi nega, sostiene o cerca di giustificare i cosiddetti "crimini del regime che si basava sull'ideologia comunista".
Il Partito dei Comunisti Italiani condanna fermamente questa norma antidemocratica, revisionista e fascista e chiede al Governo e al Parlamento della Repubblica Slovacca di ritirare tutte le leggi anti-comuniste. Chiediamo che al popolo Slovacco siano riconosciuti gli elementari diritti umani e democratici, a partire da quelli della libertà di espressione del pensiero e della libertà di associazione.
Riteniamo scandaloso che un Paese membro dell’Unione Europea possa adottare simili norme che mirano a colpire anzitutto i membri del Partito Comunista Slovacco, in spregio al diritto democratico della libertà di pensiero e di associazione.
Il Partito dei Comunisti Italiani riafferma la sua solidarietà con i comunisti Slovacchi e con tutti i cittadini Slovacchi democratici e antifascisti che si battono per la libertà, la giustizia e la democrazia.
Distinti saluti

Francesco Francescaglia
Responsabile Esteri PdCI

domenica 28 agosto 2011

In Libia la barbarie, non un trionfo

Volantino nazionale del Dipartimento Esteri del PdCI per la mobilitazione in tutto il Paese
Il sole d’agosto acceca ogni cosa. Si abbatte sulle coscienze già intorpidite e anche gli orrori vengono cancellati. In Libia gli aerei da guerra della Nato e italiani stanno seminando morte e distruzione: 40 raid aerei in due giorni per “spianare la strada all’avanzata dei ribelli” scrivono i giornali. Gli attacchi durano da 4 mesi con 4.000 bombardamenti che hanno colpito ben 1.600 obiettivi civili, facendo oltre 2 mila morti: uomini, donne, bambini.

Solo i primi due mesi di guerra sono costati 52 miliardi di euro e ognuna delle 5 navi da guerra costa 350 mila euro al giorno. All’Italia la guerra costa centinaia di milioni di euro, mentre la manovra economica si abbatte su lavoratori, giovani, pensionati.

I telegiornali fanno vedere i ribelli che esultano e dicono che le borse europee sono in forte rialzo per le notizie che giungono dalla Libia. Si festeggia la barbarie. La guerra, oltre alle vittime umane, uccide anche la verità, sempre.

Una guerra per il petrolio e per ridisegnare la mappa della potenza occidentale in Medio Oriente. L’imperialismo eretto a difesa del capitalismo in crisi.

Cent’anni fa l’Italia di Giolitti invase la Libia. Le popolazioni libiche furono massacrate con i gas: fu un orribile genocidio. Invece di provare orrore per quanto facemmo allora e per ciò che stiamo facendo oggi, i mass-media festeggiano vergognosamente.

NO ALLA GUERRA IN LIBIA!!!

FACCIAMO APPELLO IN QUESTE ORE PER CHIEDERE IL CESSATE IL FUOCO IMMEDIATO, LA RISOLUZIONE PACIFICA DELLA CRISI E L’AUTODETERMINAZIONE DEL POPOLO LIBICO.

venerdì 12 agosto 2011

Immissioni in ruolo 2011: i numeri

Sono disponibili sul sito della FLC-CGIL le tabelle con la ripartizione regionale e provinciale dei contingenti per le assunzioni a tempo indeterminato del personale docente, educativo e ATA da effettuare quest’anno.
http://www.flcgil.it/scuola/immissioni-in-ruolo-2011-i-numeri.flc

lunedì 8 agosto 2011

Il progetto di Documento politico, approvato all'unanimità dalla Direzione nazionale del PdCI il 23 luglio 2011

Il Documento Politico approvato all'unanimità dalla Direzione Nazionale per il VI Congresso dei Comunisti Italiani è diviso in due parti. La prima parte del Documento Politico, più organica e di linea politica, espone un insieme di tesi che toccano le questioni fondamentali del nostro progetto di “ricostruzione del partito comunista”. Osservazioni e considerazioni su questa prima parte del Documento Politico possono essere avanzate nelle risoluzioni e negli ordini del giorno dei congressi territoriali e, comunque, come previsto dal Regolamento congressuale, possono essere presentati documenti alternativi. La seconda parte del Documento Politico raccoglie invece alcuni contributi più settoriali e programmatici: schede e allegati a cura dei nostri Dipartimenti e gruppi di lavoro, volti ad arricchire la nostra elaborazione e proposta su temi su cui sentiamo l'urgenza di un approfondimento più propriamente tematico; che sottoponiamo alla discussione e su cui sollecitiamo contributi anche specialistici, oltre che di linea. Questa seconda parte, così come votato dalla Direzione Nazionale, può essere emendata anche su singoli punti dalle assise congressuali territoriali. Il Documento Politico è stato elaborato in modo collegiale da una commissione politica di 38 membri, che ha lavorato per due mesi, si è riunita ripetutamente ed ha lavorato grazie al contributo impegnato dei suoi membri, procedendo per sintesi successive, accogliendo e sintetizzando contributi ed emendamenti di varia natura, bandendo ogni spirito di gruppo o di fazione. Su un documento così impegnativo chiamiamo tutte le compagne e i compagni del Partito, ma anche tutti gli interlocutori esterni che in vario modo si sentono coinvolti nella nostra riflessione, ad un lavoro attento di studio, discussione, arricchimento e proposta, tale da consentire al Congresso Nazionale un ulteriore arricchimento complessivo della nostra elaborazione. Il testo del Documento Politico è inviato a tutte/i le/gli iscritte/i, consegnato a tutti i partecipanti e delegati nelle varie istanze congressuali e pubblicato sul sito del Partito (www.pdci.it), dove si svolgerà una “Tribuna congressuale” libera e aperta anche a contributi esterni.

venerdì 29 luglio 2011

Nasce oggi una nuova iniziativa editoriale, Marx21 [92 pp. formato A4]

Fare di questi tempi una rivista non è cosa facile, tanti sono i problemi a partire dalle compatibilità economiche e dalle difficoltà di distribuzione.
Eppure, nonostante queste considerazioni, siamo qui con una rivista che si propone di approfondire - attraverso le lenti dei nostri grandi maestri, da Marx a Lenin a Gramsci - lo studio e la conoscenza del nostro Paese, della sua struttura di classe, delle forze politiche, che sono il riflesso, la nomenclatura delle classi. Uno studio che non sia fine a sé, ma sappia tradursi in indicazioni utili all’elaborazione del programma politico. In ciò, guardando alla grande scuola politica del PCI nei suoi anni migliori, quando insegnò ai suoi militanti a saper intervenire quotidianamente e sistematicamente – e non solo saltuariamente o in occasione delle competizioni elettorali - in ogni piega della società, praticando una linea di massa. Armati di una linea politica, quindi, che è il risultato dell’unità dialettica di teoria e pratica, i comunisti fanno politica tra le masse non in modo declamatorio, né ponendosi alla coda di qualsiasi movimento, ma sapendo intervenire per spostare a proprio favore i rapporti di forza, indicando, senza mai perdere di vista lo scopo finale del comunismo, l’obiettivo intermedio più appropriato a tale scopo. I comunisti fanno politica nella situazione data, determinata dai rapporti di forza esistenti, non per adattarsi e convivere con essi (questo è l’opportunismo), ma per cambiarla. Analisi concreta della situazione concreta, raccomandava Lenin.
Quest’analisi ci dice che la questione comunista, della presenza e del ruolo dei comunisti nel mondo e in Italia, non può essere rimossa. Si pone perciò in Italia la questione della ricostruzione del partito comunista e dell’unità dei comunisti in un unico partito comunista, degno di questo nome, all’altezza delle terribili sfide del XXI secolo, del mondo post 1989, globalizzato dal mercato capitalistico e in preda oggi alla più grave crisi dopo quella degli anni ‘30, di una crisi che rivela il declino del capitalismo USA e un mutamento in atto nei rapporti di forza tra le potenze mondiali, che potrebbe essere foriero di scosse telluriche impensabili.
Oltre venti anni dopo l’ottantanove non si tratta più di “elaborare il lutto” per la sconfitta subita - fermo restando il compito dell’analisi rigorosa degli errori del movimento comunista, per apprendere da essi - ma di costruire.
Questa nostra sfida – tale è l’uscita di Marx21 - parte dalla consapevolezza che il processo di ricostruzione comunista, che si è avviato, ha aperto una nuova fase, importante e complessa, in cui crescono le responsabilità e i compiti della rivista. Con il nome della nuova testata abbiamo voluto indicare la continuità con tutto il patrimonio di critica teorica, analisi politica e legami internazionalisti accumulato in questi anni dall’ernesto, e, ad un tempo, l’apertura della nuova fase per la concreta ricostruzione del partito comunista.
Sarà nostro impegno approfondire e sviluppare le linee per fornire elementi di conoscenza, analisi e critica della società italiana e del contesto internazionale, e dare così un contributo di idee e proposte per l’elaborazione di una linea politica comunista.
Ai militanti, agli studiosi, ai lettori operai chiediamo di seguirci e sostenerci, con le proposte, le critiche, il dibattito teorico-politico. Chiediamo di attivarsi per ampliare la cerchia dei lettori, degli abbonati, dei sostenitori, dei diffusori militanti, in modo che Marx21 divenga uno strumento per la rinascita di quell’intellettuale collettivo di cui sentiamo l’urgenza in questo paese.
Consapevoli delle difficoltà, ma anche delle potenzialità di questo progetto editoriale e politico, invitiamo tutti ad abbonarsi e fare di MarxVentuno uno strumento di approfondimento, conoscenza e battaglia politica essenziale nella propria esperienza di militante e dirigente comunista.

mercoledì 13 luglio 2011

Domanda del giorno: è responsabile chi massacra il popolo in nome della finanza?

In questi giorni abbiamo visto come maggioranza e opposizione, bankitalia e confindustria, abbiano trovato un accordo bipartisan per garantire il voto in parlamento della manovra in tempi brevi, entro la settimana. Un accordo tra 'responsabili' che non solo vogliono l'approvazione della manovra, ma vogliono renderla più dura. Si parla di privatizzazioni e liberalizzazioni selvagge, di ulteriori tagli allo stato sociale. Si parla insomma del massacro sociale che, per i 'responsabili', servirebbe a dare fiducia ai mercati e all'europa (divinità contro cui non si può nulla!).

E allora noi ci chiediamo: è veramente responsabile chi massacra il popolo in nome della finanza? E' responsabile chi si rende responsabile di aumenti di disoccupazione, di disuguaglianze, di povertà?

Oppure è responsabile chi cerca di combatterla la speculazione, chi propone di redistribuire la ricchezza facendo pagare il prezzo a chi i soldi ce li ha, dai grandi patrimoni alle rendite finanziarie, facendo ripartire anche la domanda interna e quindi l'economia?

http://www.controlacrisi.org

domenica 3 luglio 2011

MULTE: 1600 OGNI ORA, UN MODO "INGIUSTO" PER FARE CASSA DA PARTE DEI COMUNI

02/07/2011 14:02 | ECONOMIA - ITALIA

Il governo taglia ed i Comuni si rifanno con le multe, questo il senso del reportage pubblicato oggi da adn kronos. I numeri complessivi sono inequivocabili: nel 2010 sono state staccate 14 mln di multe, 1.600 all'ora e 27 al minuto. In media 91 euro per ogni patentato. In prospettiva, dice sempre adn kronos il fenomeno è destinato a crescere ancora. Le entrate per le infrazioni degli automobilisti sono infatti una voce irrinunciabile per far quadrare i conti e le amministrazioni comunali indicano in bella evidenza il gettito previsto per i prossimi esercizi nei bilanci di previsione. Ma ha senso fare cassa con le multe in un contesto di crisi? Qual'è il fine ultimo di questo meccanismo ridurre gli incidenti o costruire un sistema di tassazione alternativa e profondamente ingiusto dal punto di vista sociale per far fronte all'austerity?

venerdì 1 luglio 2011

E' incredibile che....

E’ incredibile, infatti, che, in una fase in cui le sinistre hanno vinto, laddove hanno rilanciato partecipazione, democrazia, iniziativa unitaria dal basso, l’accordo fra sindacato e Confindustria incida proprio sull’abbattimento della partecipazione, della decisionalità di ogni lavoratrice e di ogni lavoratore con il proprio voto, sulla limitazione del diritto di sciopero. E’ un punto di non ritorno, che ci parla delle modalità stesse del conflitto, di una decisionalità affidata a delegati non eletti ma nominati; di natura stessa quindi delle organizazzioni sindacali, che diventano parti integranti dello Stato allargato, gestori corporativi del mercato del lavoro delle precarizzazioni.
Giovanni Russo Spena, dall'editoriale su Liberazione del 1 luglio c.a.

lunedì 13 giugno 2011

UN RISULTATO STORICO! TRASFORMIAMOLO IN UNA SVOLTA EPOCALE

“Dall’esito del voto che si è delineato arrivano due messaggi forti e chiari. Il primo è che i cittadini bocciano in massa quattro norme di legge approvate dal governo Berlusconi.
Una sonora bocciatura che, dopo quella delle recenti elezioni, dovrebbe indurre il premier a trarre le dovute conseguenze: tornare a casa e ridare la parola al popolo italiano.
Il secondo messaggio, ancora più importante, arriva in particolare dai referendum sull’acqua ed è diretto agli schieramenti di centrosinistra e centrodestra, che in questi anni hanno entrambi fatto a gara per privatizzare, liberalizzare ed assecondare le pretese della grande imprenditoria confindustriale.
Dopo oltre un ventennio di incontrastato “pensiero unico” liberista, il popolo italiano dice forte e chiaro che non si fida del mercato e dell’invadenza del privato, con le sue logiche del massimo profitto ad ogni costo.
Le ragioni della grande impresa non sono le ragioni del Paese.
I cittadini chiedono garanzie, giustizia sociale e diritti per tutti. Lo chiedono alla politica, al sistema pubblico; e chiedono a gran voce di poter contare, cambiare la politica, dire la propria, come in questo caso, ben oltre l’espressione del voto elettorale.”


Taranto li, 13-06-2011

La segreteria provinciale PdCI-FdS Taranto

sabato 11 giugno 2011

Referendum del 12-13 giugno: votare è ancora un tuo diritto

Ora tocca a noi. Nucleare, acqua, legittimo impedimento: andiamo a votare in massa quattro volte SI ai referendum del 12-13 giugno 2011.
Il 12 giugno io andrò a votare ai referendum. Sono in gioco questioni fondamentali per la democrazia e per affermare un'altra idea di sviluppo. Saremo in tanti a non cadere nell'inganno del Governo e delle sue manovre dilatorie per impedire al popolo sovrano di pronunciarsi. Il Governo fa finta di annullare le leggi oggetto del referendum, ma poi, con l'improntitudine che lo caratterizza, il presidente del consiglio rassicura i potentati economici e finanziari interessati al business del nucleare e della privatizzazione dell'acqua che è solo un rinvio per far fallire il referendum.

Ma cosa crede che abbiamo l'anello al naso e ci beviamo qualunque panzana ci rifili?

lunedì 6 giugno 2011

Anche a Taranto "Il sovversivo" di Massafra

Presentazione del libro
“Angelo Antonicelli, il Sovversivo”
Martedì 7 giugno 2011
Ore 17.30

Salone degli Specchi Palazzo di città
Taranto




Coordina i lavori
Silvana Pasanisi

Saluto delle Autorità
Dr. Ezio Stefano – Sindaco di Taranto

Presentazione
Eva Santoro – segretaria provinciale Spi Cgil

RELATORI

Giancarlo Girardi
Curatore dell’opera

Rappresentane dell’ANPI
Emanuele Palmisano

Sergio Maglio
Studioso del movimento contadino

Ferdinando Dubla
Storico del movimento operaio

Dibattito e Conclusioni

Gianni Forte
Segretario generale Cgil Puglia

martedì 17 maggio 2011

ALLE PROVINCIALI I COMUNISTI RAGGIUNGONO IL QUORUM. SONDAGGI SBUGIARDATI

60.000 voti complessivi, superiore di poco al 4%, questo il dato che esce dalle elezioni provinciali che si sono tenute in Italia nelle recenti amministrative. Un risultato enorme se si considera che SEL di voti ne ha presi pochi di più, circa 61.000. Sotto censura mediatica, sotto una campagna denigratoria senza precedenti condotta da tutti i media un dato del genere fa riflettere, soprattutto perchè a differenza delle elezioni comunali - dove il voto è sbilanciato dalle preferenze personali - le provinciale esprimono un voto politico. Ma c'è un altro elemento, queste elezioni confermano come l'uso dei sondaggi sia anch'esso uno strumento di comunicazione politica più che un servizio alla politica. Gli ultimi dati davano la federazione della Sinistra allo 0.8%... quasi a voler dire, compagni è finita cercate sponda in altre formazioni politiche. Evidentemente qualcuno ha fatto male i conti con i comunisti, meglio che cambi lavoro come sondaggista, o cambi padrone come servo.

Il mondo dopo Manhattan -- i comunisti di fronte alla guerra

Nulla è più come prima?: no, è peggio.

Il mondo dopo Manhattan. I comunisti di fronte alla guerra. Atti del Convegno (Napoli, 20-21 ottobre 2001)
a cura di S. Manes, La Città del Sole, 2002.

Si tratta degli atti del convegno di Napoli del 20 e 21 ottobre 2001, organizzato da Sergio Manes, editore de 'La città del Sole', dopo gli attentati alle Torri gemelle dell'11 settembre 2001. Gli studiosi partecipanti, che trascriviamo in calce, di orientamento marxista, vengono invitati a riflettere sulle strategie e forme di lotta nella nuova fase che si è aperta, in chiave di riattualizzazione non dogmatica della lezione leninista sulla natura dell'imperialismo e della guerra. Rileggerlo oggi, dopo l'assassinio mirato dell'autore di quelle stragi a Manhattan, sembra offrire più di una ragione all'analisi marxista e leninista: qual'è il grimaldello per una radicale trasformazione sociale per la fuoriscita dalle contraddizioni planetarie del capitalismo?
Indice del libro:
Presentazione
> Sergio Manes:
Unirsi sulla base del leninismo
> Raffaele Picarelli:
Capitale monetario, sovrapproduzione, indebitamento e
guerra nel versante USA della crisi
< Sergio Cararo:
Union Sacree "contro il terrorismo" o nuova forma delle
contraddizioni interimperialistiche?
> Raffaella Coletti:
L'Ottavo corridoio e la scacchiera eurasiatica
> Salvatore d'Albergo:
La crisi del diritto e delle istituzioni nella fase
dell'imperialismo transnazionale
> Andrea Catone:
Il Mondo dopo Manhattan. Discontinuita' e mutamenti
nei rapporti mondiali
> Gianfranco Pala:
Tutto sara' come prima. La lunga crisi: il crollo
dell'economia mondiale prima del crollo delle Torri
> Osvaldo Coggiola:
Economia politica della crisi latino-americana
> Andrea Martocchia:
L'espansione della NATO ad Est. Il caso dei Balcani
> Stefano Azzara':
Il movimento "no global" di fronte alla guerra.
Un pericolo ed una chance
> Orietta Lunghi:
Il Mondo dopo Manhattan. I comunisti di fronte alla guerra
> Claudio Moffa:
11 settembre, Palestina radice della guerra. La co-regia
israeliana dello "scontro fra civilta'"
> Domenico Losurdo:
Dinanzi al processo di globalizzazione. Marxismo o populismo?
> Giuseppe Amata:
Le lotte di classe all'inizio del XXI secolo
> Massimiliano Desiante:
La guerra di Bush. Strategie e forme di lotta dei comunisti
> Ferdinando Dubla:
Tutto e di piu' e' come prima. La guerra imperialista
di lunga durata e il "miracoloso talismano"
> Carla Francone:
Guerra alla guerra imperialista
> Giovanni Fresu:
La "sinistra critica" e le nuove utopie sociali
> Stefano Garroni
(intervento)
> Alexander Hoebel:
I comunisti e la New War di Bush Jr. Strategie e
forme di lotta nella nuova fase
> Fausto Sorini:
Globalizzazione imperialista e lotta per la pace.
Da dove nasce il pericolo della guerra nel XXI secolo?
> Fulvio Grimaldi:
Tute e guerre
> Angelo Ruggeri:
Marxismo, fondamentalismo e guerre

domenica 8 maggio 2011

Ricostruire il partito comunista, appunti per una discussione



È alle stampe in questi giorni un poderoso volume che per temi, profondità analitica e questioni politiche poste, è destinato ad incidere profondamente sul dibattito politico delle comuniste e dei comunisti nei prossimi mesi. E chi ha sottoscritto o semplicemente condiviso l’appello per la Ricostruzione del Partito Comunista ma non solo, non potrà non apprezzare questo ulteriore passo in avanti dato da un contributo teorico, oggi tanto necessario. Il titolo parla da sé: Ricostruire il partito comunista, appunti per una discussione.
E' edito dalla Simple, a cura e per conto di Marx 21: l'Associazione politico-culturale presieduta dal filosofo e storico Domenico Losurdo, che coinvolge buona parte dei principali intellettuali marxisti italiani e si propone, oltre al lavoro di ricerca teorica, di riunire in un solo partito i comunisti che in Italia, oggi frazionati e dispersi, non rinnegano il patrimonio migliore del movimento comunista italiano ed internazionale.
Gli autori che si sono cimentati con questo importante lavoro sono noti e stimati nel loro campo e quasi non ci sarebbe bisogno di alcuna presentazione. Si tratta di: Oliviero Diliberto, segretario nazionale del Partito dei Comunisti Italiani (Pdci), già dirigente del PCI, più volte deputato al Parlamento, oltre che famoso ed apprezzato docente di Diritto Romano all’Università La Sapienza di Roma. Vladimiro Giacchè, economista marxista ed esponente di un'area vasta di “comunisti senza partito”, è autore di volumi e saggi filosofici ed economici, editorialista del Fatto Quotidiano e vicepresidente dell’Associazione Marx XXI. Fausto Sorini, tra gli animatori della componente leninista ed internazionalista che negli anni '80 contrasta la mutazione genetica del PCI, è tra i giovani fondatori di Rifondazione Comunista, dirigente del settore esteri, animatore de l'Ernesto (rivista e area-politico culturale), tra i fondatori dell'Associazione Marx XXI. Al lavoro collettivo ha partecipato anche Andrea Catone, saggista e storico del movimento operaio, che gli autori ringraziano per il “contributo inestimabile”.



Proprio nelle prossime settimane sono in cantiere tantissime presentazioni del libro in tutta Italia. Non è solo un modo per pubblicizzarne l’uscita, quanto l’occasione per aprire una discussione tanto necessaria quanto stringente ed alla quale questo testo fornisce un originale contributo. Ed è l’occasione per riavvicinare all’impegno ed al confronto tante compagne e compagni che, in questi anni, hanno abbandonato la militanza e si sono allontanati dalla politica, o ancora i tanti giovani che guardano a questo mondo ingiusto con l’ambizione e la speranza di poterlo cambiare.
Pertanto vi invitiamo non solo ad acquistare e leggere questo libro, ma anche ad organizzarne la presentazione (con gli autori ma non solo) nella vostra città. Anche questa semplice attività diventa un piccolo mattoncino utile nella titanica, quanto indispensabile, impresa della Ricostruzione del Partito Comunista.

venerdì 29 aprile 2011

Convegno a Bari su PCI e movimenti contadini e bracciantili in Puglia

A 90 anni dalla fondazione del partito comunista


PCI e
movimenti contadini e bracciantili in Puglia




MERCOLEDÌ 4 MAGGIO – ORE 16.30
BARI, VIA BORRELLI 32


Saluto ai convegnisti di Azmi Jarawi, segretario della CGIL della provincia di Bari

INTERVENGONO:


Pietro Mita
Il Pci in Puglia tra opposizione
al fascismo e lotte bracciantili
del secondo dopoguerra

Gianni Sardaro
Il Pci in terra di Capitanata

Sen. Onofrio Petrara
Le lotte per la terra
nella Murgia barese


Lucia Motolese
Comunisti e lotte contadine nel tarantino

Giancarlo Girardi
Vita e militanza di Angelo Antonicelli ne
“Il sovversivo. Memorie di un contadino di Massafra” (LiberEtà editore, Roma 2011)

Ferdinando Dubla
La speranza tradita.
Contadini e sovversivi nel Mezzogiorno


COORDINA Andrea Catone (Associazione Marx XXI)

mercoledì 27 aprile 2011

Sciagurata decisione di Berlusconi di bombardare la Libia

CESSATE IL FUOCO!
Prodigarsi solo per fornire assistenza, solidarietà e supporto umanitario alla popolazione civile
Rimangiandosi quanto detto appena dieci giorni fa, e rinnegando quanto affermato in occasione del voto parlamentare sulla missione in Libia, Berlusconi ha deciso di far bombardare la Libia dai nostri caccia.
- Ciò avviene ancora una volta in violazione della legalità e in spregio della Costituzione, che all’art. 11 recita: "l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali"
- La decisione golpista è stata presa da Berlusconi senza un preventivo confronto e un voto in Parlamento. Solo il Capo dello Stato, previa deliberazione delle Camere, può decidere una dichiarazione di guerra e solo per mere ragioni difensive. Berlusconi e il centrodestra dimostrano di rifiutare ogni regola di democrazia per paura di non avere i numeri in Parlamento e perché le liti si moltiplicano al loro interno.
- Bombardare una nazione non può essere considerato uno “sviluppo naturale delle decisioni Onu” né “costituzionalmente corretto” come invece afferma Napolitano. Tutto ciò non è mai stato autorizzato o avallato dalle Nazioni Unite, né il nostro Parlamento ha mai approvato alcun documento in cui è scritto di fare guerra ad un’altra nazione.
- Berlusconi si è assunto la grave responsabilita' politica, morale e istituzionale di trasformare una missione che sulla carta doveva essere solo umanitaria in una dichiarazione di guerra con conseguenze nefaste per i civili libici
- Il rischio per l’Italia è quello di trovarsi impigliati in Libia come è già successo in Afghanistan.
- È evidente la subalternità del nostro Paese ai capricci e ai sogni egemonici del presidente Sarkozy, mentre Frattini sembra farsi dettare la nostra politica estera dal Consiglio nazionale transitorio Libico.
- In Libia c’è una guerra civile e pertanto l`Italia non dovrebbe interferire nelle decisioni interne di un altro Stato indipendente e sovrano, ma solo prodigarsi per fornire assistenza, solidarietà e supporto umanitario alla popolazione civile.
IL VIA LIBERA AI BOMBARDAMENTI IN LIBIA COSTITUISCE UNA DECISIONE GRAVISSIMA E INACCETTABILE
BASTA CON GUERRA IN LIBIA!
MANDIAMO A CASA IL GOVERNO BERLUSCONI!

LINEA ROSSA-PER LA RICOSTRUZIONE DEL PARTITO COMUNISTA D'ITALIA (M-L)

Iscrizione al gruppo su http://it.groups.yahoo.com/group/Linea-Rossa

lunedì 18 aprile 2011

COMUNICATO STAMPA Oggetto: gestione del campo migranti di Manduria

La segreteria del PdCi-FdS esprime una posizione nettamente contraria all'attuale gestione del campo di Manduria.
Non possiamo tollerare che si passi da un opposto all'altro e cioè da un campo profughi aperto strumentalmente che ha permesso la fuga e una scarsissima capacità di sostentamento degli ospiti ad un vero e proprio carcere-tendopoli. Il primo tempo a bassa soglia di attenzione strumentale ha peraltro allarmato la popolazione del nostro territorio alimentando anche in una minutaglia di squadristi rigurgiti fascisti persecutori; ora al contrario si chiude il campo, ufficialmente per le operazioni di schedatura degli ospiti ma evidentemente anche per tenere lontane le associazioni e i partiti come il nostro che cercano di umanizzare al massimo la permanenza dei giovani tunisini nel nostro territorio.
L'approccio strumentale della Lega Nord ha poi scatenato i risentimenti dei maggiorenti del Pdl tanto da portare alle dimissioni il sottosegretario Mantovano e del locale sindaco di Manduria in odore di campagna elettorale, mascherate, le dimissioni, da una formale protesta per favorire un approccio, da parte del governo, più serio e civile al problema dei migranti tunisini.
Cosa che però non è avvenuta o se si sono cambiate le modalità di approccio è stato fatto solo per la contingenza e l'urgenza.
Il PdCI-FdS insieme alle altre forze della sinistra e di opposizione ha proposto da subito una accoglienza dei giovani migranti migliore possibile proprio per evitare strumentalizzazioni e limitazioni delle libertà sacrosante di chi ha dovuto lasciare il proprio paese rivolgendosi all'Europa e all'Italia come sponda per una nuova possibile vita. Anche i numeri dei migranti che hanno raggiunto le nostre coste non sono da emergenza, come più volte da parte del governo si è voluto far intendere; cioè 20.000 persone per un territorio come l'Italia non può essere considerato emergenza. E allora perché ciò è avvenuto?
E' solo mal governo?
Approssimazione organizzativa?
Era necessario rivolgersi alla Comunità europea elemosinando aiuti e interventi che puntualmente ci sono stati negati?
Il PdCI-FdS si attiva per mantenere alta l'attenzione e l'informazione sulla situazione migranti, in particolare nel nostro territorio; coinvolgeremo i nostri concittadini, che hanno mostrato tanta solidarietà e sensibilità verso i giovani tunisini, per renderli partecipi e interpreti del modo migliore per dare soluzione alle esigenze dei migranti e sgomberare e smascherare tutti i tentativi del governo per strumentalizzare questo grave problema.

Taranto li, 16-04-2011

La segreteria provinciale Partito dei Comunisti-Federazione della Sinistra - Taranto

venerdì 15 aprile 2011

In memoria del compagno Vittorio Arrigoni






scarica dall'album "Salvamm' o' munno" di Avitabile-Bottari del 2004 questo meraviglioso canto per la Palestina

avitabile.zip

(formato zippato in wma di 3.466 kb)

mercoledì 13 aprile 2011

Alcune foto della presentazione del memoriale di Angelo Antonicelli

iniziativa a Massafra, cine-teatro Spataro, 11 aprile 2011

da sx: Giancarlo Girardi, Ferdinando Dubla, Silvano Trevisani. In primo piano il dipinto di Filippo Girardi "Il sovversivo"

intervento di Ferdinando Dubla, storico del movimento operaio nativo di Massafra

Ferdinando Dubla con Nicola Ambruoso, figura storica del PCI di Massafra






COMUNICATO STAMPA sul CROCIFISSO ALLA REGIONE PUGLIA

Il crocifisso trasversale
In prossimità della Pasqua i consiglieri della Regione Puglia sentono evidentemente il bisogno di una particolare protezione divina per la loro attività istituzionale, visto che il Presidente del Consiglio Introna ha disposto l’acquisto di uno stock di crocifissi e immagini di San Nicola e di Padre Pio. Evidentemente sono tutti e tutte cattolici praticanti e osservanti.
Ma c’è di più: per soli due voti in Consiglio non passò la mozione del consigliere Cassano, del PdL, che chiedeva perentoriamente di esporre il crocifisso nell’aula del Consiglio. Due soli voti, dunque evidentemente la mozione Cassano ebbe voti anche di cattolicissimi consiglieri di maggioranza.
La mozione sarà riproposta e messa ai voti martedì 12.
Non bastò l’inaugurazione della 1a legislatura della “Puglia migliore”, nel 2005, con l’intitolazione dell’aeroporto di Bari al papa Wojtyla, né la recente intitolazione a Giovanni Paolo II dell’Ospedale Oncologico di Bari, non bastano le laute sovvenzioni al San Raffaele di Don Verzè a Taranto, a discapito della malandata sanità pubblica pugliese…
La “Puglia migliore” deve essere benedetta mentre legifera.
Proprio quando arrivano sulle nostre coste donne e uomini migranti di religione musulmana, la Regione Puglia si blinda col simbolo cattolico.
Noi, laici e laiche, protestiamo contro questa visione integralista, dogmatica e confessionale delle religioni e chiediamo ai consiglieri di avere a cuore la laicità delle istituzioni, il rispetto della Costituzione e, soprattutto, il rispetto dell’aula consiliare, che è pubblica e quindi di tutti, credenti e non credenti.
Bari, 10 aprile 2011 Imma Barbarossa, Dipartimento nazi.le Laicità e Nuovi Diritti
Nicola Cesaria, Segretario PRC Puglia

lunedì 11 aprile 2011

L’insegnamento lasciatoci da Angelo Antonicelli, “Il Sovversivo” di Massafra

Il sovversivo è la storia raccontata da un altro punto di vista – non quello ufficiale ed istituzionale, la storia scritta dai governi – dai dominatori del popolo.
Il sovversivo è la storia raccontata da chi la storia l’ha vissuta e sofferta, in silenzio, vilipeso, ignorato. E’ la storia del popolo, o, in altri termini, più semplicemente è la storia della realtà contestuale che è stata tramandata di padre in figlio.
Il sovversivo è la vita di due protagonisti – Angelo Antonicelli e della sua compagna di vita e di lotte – Maria Scala che grazie ad un memoriale, 65 pagine di quaderno, è venuta alla luce.

Oggi possiamo leggere e conoscere questa storia di “crisi e riscatto” come l’ha definita Ferdinando Dubla, in un ‘opera che ora è stata pubblicata grazie al nipote di Angelo Antonicelli, Giancarlo Girardi (curatore dell’opera) e grazie alla casa editrice Liberetà.

Il sovversivo è la testimonianza della vita di un contadino di Massafra che all’età di settant’anni decide di scrivere le sue memorie – memorie che hanno avuto un peso nella sua vita, ma soprattutto nella vita della sua famiglia, e nella vita politica e sindacale di Massafra e non solo.

Lunedì 11 aprile la presentazione del Libro è avvenuta al cineteatro Spadaro di Massafra (TA) dalle ore 18.00.

Hanno partecipato: Eva Santoro (segr. prov. Spi-Cgil), Gianni Forte (Seg.generale Cgil-Puglia), Ferdinando Dubla (Storico del movimento operaio) Giancarlo Girardi (curatore dell’opera letteraria). Coordinamento di Silvano Trevisani (Corriere del Giorno).


Antonietta Podda -- servizio di Radio Popolare Salento

domenica 10 aprile 2011

link__postfazione a memoriale Antonicelli

Contadini e sovversivi in terra jonica

di Ferdinando Dubla

presentazione oggi a Massafra -- cineteatro Spadaro h.18,30

martedì 5 aprile 2011

Pubblicato il memoriale di Angelo Antonicelli



ANGELO ANTONICELLI: Il sovversivo -- Memorie di un contadino di Massafra
index:
Presentazione di Eva Santoro
Introduzione di Giancarlo Girardi
Prefazione di Giovanni Forte
Il memoriale di Angelo Antonicelli
La famiglia di Antonio e Juccio Antonicelli
Contadini e sovversivi in terra jonica di Ferdinando Dubla
Documenti e immagini
edizioni LiberEtà CGIL -- Collana "Passatofuturo", 2011
http://www.libereta.it/ e-mail: segreteria@libereta.it
IV di cop.: A Massafra, paese della Bassa Murgia, Angelo Antonicelli, al compimento dei settant'anni, scrive le sue memorie. Racconta la sua vita di contadino semianalfabeta, lo sfruttamento e le lotte per conquistare una vita dignitosa. A soli nove anni deve lasciare la scuola per lavorare, ma presto si accorge che "avere una cultura" è fondamentale se si vuole davvero uscire dallo stato di sfruttamento. Nel giro di pochi anni la sua formazione è completa: dopo il servizio militare di nuovo a lavorare la terra, poi l'emigrazione in Germania, e poi a combattere nella prima guerra mondiale. Al ritorno la decisione è presa: bisogna impegnarsi per cambiare la situazione. La lotta è durissima, gli avvenimenti si susseguono incalzanti e la scrittura si fa drammatica: le vittorie elettorali, le vertenze, l'avvento del fascismo, le contraddizioni dei partiti antifascisti. E la resistenza è pagata a carissimo prezzo... Ma in questa storia non c'è un solo protagonista: ad affiancare Angelo nella fatica di vivere "in un'epoca di duro lavoro e miseria" c'è la sua compagna, Maria Scala, formidabile eroina il cui racconto è riportato dal figlio Juccio. Due personaggi, Angelo e Maria, ciascuno a suo modo portatore di una grande passione civile e di un grande esempio per le giovani generazioni.

giovedì 31 marzo 2011

segnalazioni librarie

Sergio Natale Maglio: Bagliori di lotta di classe (1943-1952) -- Edizioni dal Sud, 2010More about Bagliori di lotta di classe. Castellaneta, Ginosa, Laterza, Mottola e Palagianello (1943-1952)

lunedì 28 marzo 2011

Precari, sentenza shock nella scuola. maxi risarcimento a 15 prof. E ora...

Il Tribunale del Lavoro di Genova ha condannato il Ministero a versare 500 mila euro a 15 lavoratori in contratto a termine. Solo in Liguria altri 450 ricorsi. E in Italia potrebbero essere decine di migliaia per una cifra di oltre 4 miliardi
26/03/2011
la Repubblica
Salvo Intravaia

Maxirisarcimento a 15 precari della scuola. La sentenza è a Genova, ma a questo punto il ministero dell'Istruzione rischia di rimanere travolto dalle richieste degli altri supplenti. Quello comminato dal giudice del lavoro del capoluogo ligure è il risarcimento più elevato mai disposto in Italia per il contenzioso riguardante i precari della scuola: quasi mezzo milione di euro. E basta fare due calcoli per comprendere che viale Trastevere rischia una vera e propria emorragia. Ad ognuno dei 15 lavoratori in questione il giudice, patrocinati dalla Uil scuola, ha riconosciuto un risarcimento di circa 30 mila euro, pari a 15 mensilità.

La questione della stabilizzazione dei precari e del riconoscimento agli stessi degli scatti di anzianità riguarda tutti i lavoratori a tempo determinato, in qualche modo discriminati dalle normative italiane. Ma è nella scuola che il fenomeno raggiunge proporzioni consistenti. I precari della scuola in servizio da oltre tre anni sono diverse decine di migliaia. Alcune recenti norme comunitarie prevedono per i precari il diritto agli scatti stipendiali in vigore per il personale di ruolo e la trasformazione, dopo tre anni, del rapporto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato.

Nella scuola, nonostante i tagli agli organici operati dal governo Berlusconi, sono 150 mila i precari con contratti fino al 30 giugno e al 31 agosto. E la maggior parte di questi è in servizio da oltre tre anni, perché a saltare sono stati ovviamente i più giovani. Se tutti

si rivolgessero al giudice del lavoro il ministero potrebbe sborsare 4 miliardi e mezzo di euro: una cifra che vanificherebbe metà dei tagli effettuati dalla coppia Tremonti-Gelmini nel triennio 2009/2011. Per tamponare la situazione, alcuni mesi fa, il governo è intervenuto con una norma ad hoc che pone un limite temporale alle richieste di risarcimento danni: il prossimo 31 dicembre.

Ma forse proprio questa manovra ha spinto migliaia di precari della scuola a rivolgersi ai giudici per paura di rimanere tagliato fuori dagli eventuali indennizzi e dalla possibilità di vedersi convertito il contratto a tempo indeterminato. "Per fare ricorso c'è ancora tempo fino al 31 dicembre - spiega - Corrado Artale, segretario generale Uil Scuola della Liguria -. L'unico requisito necessario è essere precari da almeno 3 anni". "E' una sentenza fondamentale nel panorama del contenzioso sui precari della scuola - aggiunge l'avvocato Massimo Pistilli - Se questa misura fosse ripetuta, determinerebbe infatti la fine del precariato, perché il ministero non potrà pagare risarcimenti del danno così alti per tutti i circa centomila precari del comparto".

sabato 26 marzo 2011

Le farneticazioni del vice-Presidente del CNR

Da V.F. Polcaro ricevo e inoltro. Questi sono i personaggi che la borghesia contemporanea, bigotta e irrazionalista, pone a dirigere il sistema della ricerca scientifica!


il vice-presidente del CNR, già noto per le sue posizioni anti-evoluzionistiche (vi ho segnalato in passato il suo convegno, organizzato con i fondi del CNR nel quale ha cercato di dimostrare che il mondo ha 4000 anni o giù di lì) e per il fatto di essere il promotore della “Fondazione Lepanto” per la difesa del valori della civiltà europea, la ha fatta proprio grossa: in una trasmissione radio, ha dichiarato che il terremoto e lo tsunami in Giappone sono stati un "castigo di Dio". Vi allego il documento preparato a riguardo dall'FLC-CGIL.
Questo è il testo di una lettera che chi è stata preparata da alcuni colleghi da inviare al presidente del CNR Maiani per protestare contro la permanenza di questo signore alla vicepresidenza del principale ente di ricerca italiano.:
______________________
Gentile Presidente,
mi unisco allo sconcerto di quanti hanno saputo delle parole
pronunciate per radio dal Prof. De Mattei riguardo al castigo divino
come origine della catastrofe naturale avvenuta in Giappone
(riascoltabili al link allegato).

Ritengo che il Prof. De Mattei abbia offeso la memoria di migliaia
di morti e oltraggiato migliaia di sopravvissuti alla tragedia che ha
colpito il Giappone.

Il Prof. De Mattei è' il vicepresidente del più importante ente di ricerca italiano, ha
un ruolo pubblico, le sue parole assumono dunque inevitabilmente peso nel dibattito
pubblico.

Come ricercatore italiano, in continuo contatto con colleghi europei e provenienti da
tutti i contenenti, incluso il Giappone, avverto con forza la necessità che il Suo Ente
si dissoci ufficialmente e tempestivamente dalle parole del Prof. De Mattei.

Per questo motivo, mi rivolgo a Lei con fiducia.
Cordiali saluti.
________________________________
Si può poi anche firmare questa petizione.

http://www.petizionionline.it/petizione/dimissioni-del-vicepresidente-del-cnr-roberto-de-mattei/3730


FLC-CGIL
Federazione Lavoratori della Conoscenza

CLAMOROSO!!!
Ora ci è finalmente chiaro perché, seguendo le indicazioni del Governo e ignorando sia l’art. 33 della Costituzione che la Carta Europea dei Ricercatori il nuovo Statuto esclude la partecipazione attiva del personale nella designazione degli organismi di vertice del CNR:
si potrebbe parlare di Scienza!
Infatti solo con una nomina ministeriale, si poteva portare nel CdA del principale Ente di Ricerca italiano il Professor Roberto De Mattei! E solo questo CdA, che peraltro sta partorendo l’ultima riforma dell’Ente, poteva nominarlo vice presidente.
Apprendiamo che l’illustre studioso, non pago del clamore suscitato per aver organizzato al CNR un convegno sul creazionismo nel novembre 2009, si è ripetuto in questi giorni affermando, a Radio Maria a proposito del terremoto del Giappone, che all’origine del disastro vi sia la volontà di Dio!
( http://www.youtube.com/watch?v=iIm9E76-jtA&feature=player_embedded#at=29 )
Riusciranno la Ministra Gelmini e il gruppo di esperti da lei nominati ad individuare altre personalità di così alto valore scientifico per i nuovi vertici del nostro Ente?
Riteniamo che, pur nel rispetto delle credenze di ognuno, esistano dei limiti alle esternazioni, imposti dalle cariche pubbliche che si ricoprono, e che il Professor De Mattei li abbia oramai superati abbondantemente. L’intervista rilasciata gira sul web e il CNR sta diventando una barzelletta.
Al fine di garantire la credibilità dell’Ente ed il rispetto della Rete Scientifica, il cui lavoro permette la collocazione dell’Ente nei primi posti delle classifiche internazionali, la FLC- CGIL chiede le dimissioni del Vice Presidente e che siano resi pubblici criteri e valutazioni alla base della selezione dei prossimi vertici dell’Ente nonché i nominativi di coloro che compongono i comitati di selezione.

p. FLC CGIL
Rosa Ruscitti

martedì 22 marzo 2011

domenica 20 marzo 2011

Non accettiamo un altro sfregio alla Costituzione

DILIBERTO: Siamo in guerra con la Libia

Non accettiamo un altro sfregio alla Costituzione

"Non ha insegnato nulla la guerra infinita - e persa - in Afghanistan, che ha avuto come unico risultato la morte di migliaia e migliaia di civili innocenti e di militari". Lo dichiara Oliviero Diliberto, segretario del Pdci e portavoce nazionale della Federazione della Sinistra. "L'Onu fa una risoluzione in cui nei fatti dichiara
guerra alla Libia e l'Italia, priva di ogni autonomia politica e di qualunque autorevolezza, oscillando tra il baciamano e le bombe, chiude immediatamente l'ambasciata italiana a Tripoli. Siamo in guerra con la Libia. Ancora una volta - aggiunge Diliberto - in sfregio alla Costituzione italiana (e non possiamo accettarlo visto che pochi giorni fa siamo scesi in piazza in sua difesa) ed ancora una volta mossi solo da biechi interessi sul petrolio. Noi non abbiamo interessi - conclude Diliberto - e non facciamo il baciamano a nessuno: la nostra unica bussola è la pace".

mercoledì 16 marzo 2011

Le bugie della Gelmini

Mimmo Pantaleo, segretario nazionale FLC-CGIL, su Liberazione del 15 marzo. Condividiamo e rilanciamo:

Le bugie di Gelmini, ospite della trasmissione di Fazio
Domenica sera la ministra Gelmini è stata ospite di una nota trasmissione televisiva. Siamo di fronte all'ennesimo tentativo di ribaltare la realtà. Siamo senza parole. Una ministra senza credibilità e senza pudore, da un lato difende il presidente del Consiglio quando attacca gli insegnanti e dall'altro si fa promotrice del miglioramento della qualità della scuola pubblica. Ma di quale qualità sta parlando Gelmini? I dati la smentiscono clamorosamente.
Dal prossimo anno ci saranno meno 19mila 700 docenti e 14mila 500 Ata che si aggiungono ai clamorosi tagli degli ultimi due anni. Altro che contenimento della pianta organica, come affermato dalla ministra ieri sera!
La tristezza di questi numeri ci dice che le scelte politiche del governo di centro destra, in carica pressoché ininterrottamente da 11 anni, hanno messo alle corde la scuola pubblica, impoverendola di fondi, insegnanti e personale ausiliario, tecnico e amministrativo (130 mila posti in meno in tre anni). Alla ministra chiediamo invece di dare una risposta alle migliaia di precari che da anni lavorano nelle scuole, nelle università e negli istituti di ricerca pubblici e che per colpa delle scellerate riforme del governo sono stati privati di qualsiasi speranza e prospettiva.
I dati Ocse 2010, poi, ci raccontano una realtà diversa: l'Italia investe meno nella scuola il 4,5 per cento in rapporto al Pil contro una media del 5,7 per cento. Ma disinveste anche in ricerca e università pubblica perché ritenute un puro costo e non una straordinaria opportunità per rivitalizzare la qualità economica e sociale del Paese. Questo ha significato il progressivo impoverimento dei comparti della conoscenza. Le scuole sono in rosso e sono costrette a fare affidamento sui contributi volontari delle famiglie (aumentati in alcuni casi fino al 300 per cento). Mentre la scuola pubblica languiva, la scuola privata godeva dei finanziamenti statali pressocché inalterati. Le università non sono più in grado di garantire la prosecuzione dei contratti a termine e a progetto, di fare i concorsi, di investire in ricerca. Vengono ridimensionati importanti progetti negli istituti di ricerca pubblica. Questa è la verita' che solo la ministra non vede o finge di non vedere perche è lei la responsabile principale, insieme a Tremonti, della crisi dei settori della conoscenza che è lo specchio della assenza di una visione di futuro del governo Berlusconi.
Fa specie inoltre che candidamente la ministra affermi che le retribuzioni del personale sono tra le più basse d'Europa quando è stato proprio il governo di cui fa parte che ha bloccato qualche mese fa i contratti in tutto il pubblico impiego e gli scatti di anzianità del personale della scuola.
Infine è gravissimo che Gelmini affermi con leggerezza che non si appassiona al dibattito tra scuola pubblica e privata. Le vogliamo ricordare, insieme alle centinaia di migliaia di persone scese in piazza sabato scorso, che è un ministro della Repubblica e che la Costituzione sulla quale ha giurato garantisce l'istruzione pubblica a tutti i cittadini. Se non si appassiona cambi mestiere!
La migliore risposta alle favole e alle manipolazioni della ministra è lo sciopero generale che la Cgil ha indetto per il 6 maggio. Chiediamo un'adesione massiccia di tutti i lavoratori per la difesa della scuola, dell'università e della ricerca pubblica.

sabato 5 marzo 2011

Lavoro Politico nr. marzo 2011

150° Unità d'Italia
PCI 90°

Antonio Gramsci e l'interpretazione del Risorgimento
(Diego Fusaro)
I giovani e la "svolta" del 1929-30. Come fare politica nonostante il fascismo
Intervento di Ferdinando Dubla al Convegno di Roma del 18 e 19 febbraio 2011: Nodi strategici, continuità e svolte nella storia del Pci - convegno organizzato dall'Assoc. Marx XXI all'Università La Sapienza

sabato 26 febbraio 2011

album fotografico Convegno 90° PCI -Roma

clicca su album fotografico -- Convegno 90° PCI -Roma, Università La Sapienza, 18 e 19 febbraio 2011

giovedì 24 febbraio 2011

Video Convegno 90° PCI-Università La Sapienza di Roma

Università di Roma "La Sapienza" - Facoltà di Lettere | venerdì 18 - sabato 19 febbraio
ALCUNI SPUNTI DEL DIBATTITO "NODI STRATEGICI, CONTINUITA' E SVOLTE NELLA STORIA DEL PCI


video

domenica 6 febbraio 2011

Ricostruire il partito comunista -- Appello dei mille

UN MANIFESTO POLITICO CON LE PRIME 1000 ADESIONI

per aderire inviare una email all'indirizzo
ricostruireilpartitocomunista@gmail.com

La grande crisi capitalistica irrisolta, destinata a durare a lungo, spinge le classi dominanti verso soluzioni di destra sia sul versante economico-sociale che su quello politico-istituzionale.
Nella debolezza strutturale del capitalismo italiano, caratterizzato dalla distruzione del settore pubblico dell’economia, dalla esiguità della grande industria, dalla prevalenza della piccola impresa basata su bassi salari, super-sfruttamento, lavoro sempre più precario, le classi proprietarie scelgono l’arroccamento a difesa dei propri privilegi.
La manovra di Tremonti colpisce gli interessi popolari, non intacca rendite e redditi elevati.
Il modello Marchionne richiede piena libertà di manovra, totale potere sull’uso della forza-lavoro, annullando il contratto nazionale collettivo e le tutele previste dallo Statuto dei lavoratori. Contro la Fiom, che ha colto il significato politico dell’attacco padronale, è schierato un blocco proprietario che va ben al di là della compagine berlusconiana e comprende, oltre i sindacati filo padronali, anche un’ampia area del PD.
L’attacco alla Costituzione intende smantellarne, insieme con gli elementi portanti della forma di repubblica parlamentare fondata su un sistema elettorale proporzionale puro, i capisaldi economico-sociali.
L’aggressione alla magistratura e all’autonomia dei diversi poteri dello Stato, la controriforma dell’Università, i tagli all’istruzione e alla formazione, la destrutturazione più in generale del mercato del lavoro, configurano un progetto di società antidemocratica, basata sempre più sulla precarietà sociale e civile.

Le resistenze e le lotte sociali, che dalle fabbriche alle scuole, dalle periferie all’Università, si sviluppano in Italia sono in gran parte prive di una sponda politica, e del Partito comunista quale intellettuale e organizzatore collettivo in grado di elaborare e realizzare una strategia democratica e progressiva, volta al socialismo, quale unica reale alternativa alla crisi attuale del sistema. Ciò implica una radicale inversione di rotta nel nostro Paese, facendo della difesa e rilancio integrale della Costituzione la base del programma politico, con la ripresa dell’intervento pubblico in economia e della programmazione democratica sotto controllo operaio e popolare.
I comunisti, che nei decenni seguiti alla lotta di Liberazione hanno espresso una grande forza politica, sociale, culturale, determinando alcune fondamentali conquiste sociali, vivono oggi una situazione di estrema difficoltà, in crisi di militanza, di partecipazione, di progetto strategico, privi anche di rappresentanti nel parlamento italiano ed europeo.
L'esigenza di ricostruzione di un partito comunista nel nostro paese si impone a tutte le avanguardie più coscienti delle lotte operaie, popolari, studentesche per dare direzione, organizzazione e prospettive ai conflitti sociali e politici.
Diciamo partito comunista, che è cosa diversa da una generica forza di sinistra anti-capitalistica, perché un partito di comunisti, tra le altre cose, avverte l'esigenza di una teoria rivoluzionaria costruita con rigore e scientificità (e come tale mai dogmatica, ma in continuo sviluppo); perché una coscienza comunista e di aspirazione al socialismo non si forma spontaneamente nei movimenti sociali di lotta, per quanto radicali, ma ha bisogno del partito come suo intellettuale collettivo; perché, tanto più in una fase di crisi profonda del sistema capitalistico su scala planetaria, vanno esplicitate le finalità generali e la dimensione internazionale della lotta per il socialismo e il comunismo. Perché questa prospettiva può vivere nell'Italia e nell'Europa di oggi solo se le avanguardie dei movimenti sociali in lotta diventano consapevoli del carattere sistemico della crisi e maturano una visione mondiale della lotta per il socialismo.

Alle comuniste e ai comunisti comunque collocati - a quelli che come noi sono o sono stati in vario modo militanti, dirigenti, sostenitori dell'esperienza ventennale di Rifondazione, o che ad essa hanno guardato con interesse - la condizione drammatica in cui si trova il movimento comunista in Italia, a rischio di dissoluzione, richiede di esprimersi senza reticenze: il progetto originario di Rifondazione è giunto al capolinea. Dopo lo scioglimento del Pci non sono state gettate le fondamenta adeguate su cui ricostruire un nuovo partito comunista all’altezza dei tempi.
La maggioranza del gruppo dirigente bertinottiano, nel corso degli anni, ha demolito l’impianto teorico e strategico comunista. Il congresso di Chianciano del PRC (2008) aveva alimentato molte speranze e, tra chi sottoscrive questo documento, vi è anche chi è stato determinante per aprire una nuova stagione, chiedendo un significativo cambio di rotta. Non solo questa discontinuità non c’è stata, ma a pochi anni di distanza ritroviamo un partito ancora più debole, incerto ed in piena crisi di identità.
Prendiamo atto che la fragilità e l'eterogeneità delle basi strategiche originarie di Rifondazione hanno dato vita a fratture e scissioni ed ora, a vent’anni di distanza, quel che rimane è un assemblaggio eclettico, dove gli scontri e le battaglie correntizie hanno prodotto un grave degenerazione della vita interna. L'assenza di un pensiero forte condiviso e di un collante ideologico sufficientemente solido, ha impedito a questo partito di reggere alle pressioni determinate dai grandi tornanti della storia. A fronte di reiterate richieste di un’inversione di rotta, il gruppo dirigente sembra voler ripercorrere gli stessi, micidiali, errori.
Per tutte queste ragioni, anche se sappiamo bene che in Rifondazione continuano a militare molte compagne e compagni che sentiamo idealmente vicini e con cui vogliamo tenere aperta l'interlocuzione, non riconosciamo più in questa esperienza politica un fattore propulsivo per la ricostruzione del partito comunista in Italia.
Negli ultimi tre anni, molti tra i firmatari di questo documento, hanno lavorato per questo obiettivo ed hanno chiesto, o sperato, che anche il PRC nel suo insieme se ne facesse carico. La risposta è stata sconfortante: chi non ha manifestato aperta ed ostile contrarietà, ha semplicemente rimosso il tema dall’agenda e dal dibattito politico. Si sono così ignorati appelli di singoli iscritti, interi circoli o ex militanti e si è rimosso il fatto che su questa questione sono state promosse, dal basso, decine e decine di iniziative in tutto il territorio nazionale. Anche quando c’è stato un timido richiamo di alcuni all’unità dei comunisti, questo veniva vissuto più come un problema di natura organizzativa che politica, e, comunque, alle dichiarazioni non è mai seguito un singolo atto concreto.
Centinaia di migliaia di compagne/i sono passati attraverso l’esperienza di Rifondazione per poi uscirne; molti di essi vivono una condizione di “diaspora”, da potenziali militanti senza organizzazione. E’ tempo di offrire anche a loro una sponda.
Se non si compiono i primi passi concreti in questa direzione, rompendo ogni indugio e tatticismo e avviando una prima fase aggregativa, l'ulteriore deriva e lo smarrimento di migliaia di militanti comunisti diventa inevitabile.

Siamo consapevoli che la crisi è complessiva e che non ci sono “isole felici”. Limiti ed errori hanno segnato pure l’esperienza del PdCI, ma essi sono oggetto di un ripensamento, come nel caso della riflessione autocritica sulla partecipazione al governo della guerra contro la Jugoslavia. Il suo gruppo dirigente ritiene che non esistano oggi le condizioni e i rapporti di forza per governare col centrosinistra e prende atto dell’involuzione reazionaria dell'Unione europea, valutando che ciò non era scontato in altre fasi. E non è privo di significato che esso non abbia ripudiato la storia del movimento comunista del ‘900, né condotto campagne ostili verso altri partiti comunisti o paesi ad orientamento socialista, nè abbia sostenuto il progetto della “Sinistra Europea” (che ha gravemente diviso i comunisti in Europa) e, diversamente da altri, abbia respinto l’idea di un partito organizzato in correnti.
Sappiamo che il PdCI non rappresenta la soluzione della questione comunista in Italia. Sono i suoi dirigenti per primi a riconoscerlo. Ma il fatto che il suo gruppo dirigente abbia assunto il progetto della ricostruzione di una nuova forza comunista unita ed unitaria, e oggi avanzi la proposta di avviare, nei prossimi mesi, una fase congressuale aperta - capace di dare vita ad un vero e proprio cantiere per la “ricostruzione del partito comunista” - determina una situazione nuova.
Facciamo appello a tutti i lavoratori, gli studenti, i disoccupati - consapevoli della gravità della crisi e dell'urgente necessità del partito comunista - a sostenere in tutti i modi possibili questo processo, nelle forme che ognuno riterrà più opportune.

Ci impegniamo a che si promuova una riflessione aperta sul significato della costruzione del Partito, stante l'attuale sviluppo dei rapporti di classe ed internazionali, lavorando per recuperare il ritardo di questi ultimi venti anni. Ineludibile per noi è il tema del radicamento sociale e di classe dei comunisti, e dunque di una organizzazione strutturata a tal fine. Ci proponiamo di innovare e rivoluzionare il nostro modo di agire e pensare per affrontare così, finalmente, nodi politici essenziali, prima di tutto quello della linea politica e della strategia di transizione al socialismo nelle condizioni dell’attuale assetto imperialistico mondiale; la forma partito più adeguata; il modello organizzativo; l'autofinanziamento; la comunicazione; il ruolo dei comunisti nei sindacati e nella riorganizzazione di un sindacalismo di classe.
Ci vorrà tempo, pazienza ed una grande capacità di ascolto, ma siamo consapevoli che se eludessimo questa discussione, troppo precarie si rivelerebbero le fondamenta della ricostruzione.

Questo impegno non contraddice l’esigenza giusta e sentita di una più vasta unità d’azione di tutte le forze della sinistra che non rinunciano al cambiamento, dentro e fuori la Federazione della Sinistra. Né esclude la ricerca di convergenze utili per arginare l’avanzata delle forze più apertamente reazionarie. E' dentro questa esigenza di unità d'azione a sinistra, non certo contro di essa, che può progredire e affermarsi il processo di ricostruzione di una forza comunista unitaria e indipendente. Anzi: tale sforzo unitario avrà tanto più successo, quanto più incisivo sarà il processo di ricostruzione del partito comunista.

A soli vent'anni dalla fine dell'Unione Sovietica, quando poteva sembrare a molti che la storia fosse finita e che solo dei visionari potessero riproporre credibilmente la questione del socialismo, oggi avvertiamo non solo che la dinamica storica ha ripreso a fluire, ma che essa si è messa a correre. Il mondo è segnato da una crisi del sistema capitalistico e del primato delle grandi potenze imperialiste che non ha precedenti.
Nuovi paesi e continenti emergono come i protagonisti del mondo di domani. Tra pochi decenni essi esprimeranno i due terzi dell'economia mondiale e per molti di essi si ripropone in vario modo il tema di una alternativa possibile di tipo socialista ed antimperialista.
E’ lo sfruttamento neo-coloniale attuato dalle potenze imperialiste, attraverso multinazionali le cui dimensioni economiche superano quelle di interi Stati, la causa prima della povertà che attanaglia la maggior parte dell’umanità, principalmente in Asia, Africa e America Latina.
E’ il tentativo delle potenze imperialiste – in primo luogo gli Stati Uniti – di mantenere la supremazia, la causa prima della guerra. Sono queste potenze le principali responsabili della crescente corsa agli armamenti – compresi quelli nucleari – e del conseguente aumento della spesa militare mondiale, che sottrae risorse ai bisogni vitali dell’umanità.
Per opporsi a tale sistema che porta il mondo alla catastrofe, vanno intrecciate lotta all’ingiustizia sociale e lotta contro la guerra, che in Italia significa anzitutto opporsi alla presenza delle basi Usa/Nato e alla partecipazione alle guerre, come quella in Afghanistan.

Sappiamo che la ricostruzione di un partito comunista in Italia è un processo arduo e complesso, di cui dobbiamo saper individuare fasi e tappe intermedie.
Abbiamo come riferimento i punti alti dell'esperienza e della elaborazione del movimento comunista italiano e internazionale, nell’ispirazione leninista e gramsciana, che va attualizzata.
Pensiamo che nella fase attuale sia possibile e necessario ricostruire un partito di quadri e di militanti con una influenza di massa; che pur non essendo da subito grande in termini di iscritti, sappia organizzare una presenza efficace dei suoi militanti nella società, nel sindacato, negli organismi popolari, nei comitati di lotta che vanno nascendo; e quindi sia capace, in questo senso, di esercitarvi una influenza di massa. Che sappia caratterizzare la sua presenza nelle istituzioni in stretto legame con le lotte popolari. Che si lasci alle spalle la degenerazione correntizia e sia gestito in modo collegiale e unitario.
Non è facile, ma è indispensabile.
Non ci nascondiamo le difficoltà dell'impresa, ma non vogliamo arrenderci e siamo convinti che troveremo migliaia di compagne/i pronti a sostenerla.
Lavoriamo perché essa si arricchisca del contributo delle giovani generazioni, che non hanno vissuto gli errori e le sconfitte del passato: ad esse appartiene il futuro.

SEGUONO MILLE FIRME