Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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sabato 25 dicembre 2010

L'avvenire non viene da solo

L'AVVENIRE NON VIENE DA SOLO

L'avvenire non viene da solo.
Agguantalo per le ali, o giovane.
Agguantalo per la coda, o pioniere!
La Comune non è una principessa di fiaba
che si debba sognare di notte.
Calcola, rifletti, mira.
Il Comunismo non è soltanto
nel sudore delle fabbriche e dei campi.
E' anche in casa davanti al tavolino,
nelle relazioni, nella famiglia,
nella vita monotona di tutti i giorni.
Mitragliatrici che cantano al fronte:
non solo in questo consiste la guerra!
Come una pelliccia anche il tempo futuro
è divorato dalla tarma della vita meschina.
Scuotete l'abito dei giorni stantii,
voi giovani!
(Vladimir Majakovski)


01.01.2011 .../... 31.12.2011
per un altro anno di studio,
per un altro anno di lotta,
per un altro anno d'impegno.

da me a voi tutti

mercoledì 15 dicembre 2010

La vittoria di Pirro del novello Caligola


La vittoria ottenuta dal governo Berlusconi è una vittoria di Pirro.
Il becchino di Berlusconi e del berlusconismo è già in piazza, ed è quel grandioso movimento di giovani che non si vogliono far scippare la vita dai corrotti che ci governano.
Un movimento che trae dai mercanteggiamenti un motivo in più per opporsi a questo governo.
Le manovre di palazzo di Fini si sono rivelate del tutto inefficaci.
Adesso Berlusconi con quei numeri non può governare ed in più quei numeri sono unicamente il frutto della corruzione di una casta di cui si vergogna anche chi l'ha votata.
Il governo ha quindi i giorni contati e noi continuiamo a chiedere le elezioni anticipate lavorando alla crescita del movimento di lotta.
Paolo Ferrero, segretario del Prc

domenica 5 dicembre 2010

Martedì 7 dicembre, ore 21
Caffé Letterario - Fermo
(Piazza del Popolo, sotto l’orologio)

Pietro Secchia
attualità di una proposta di lotta per la democrazia progressiva


Interverranno:
prof. Ferdinando Dubla
storico del movimento operaio

prof. Ruggero Giacomini
storico del movimento operaio
Ass. Politico-Culturale Marx XXI

www.marx21.it
Noi sappiamo che sino a quando la Costituzione repubblicana
non sarà applicata in tutte le sue parti non potremo considerare
realizzato il programma della Resistenza.
Per questo possiamo ben affermare che la Resistenza continua!

P. Secchia

In collaborazione con la Federazione Provinciale di Fermo del Partito dei Comunisti Italiani
www.comunisti-fermano.it

giovedì 2 dicembre 2010

«La svolta» del silenzio interrotto: «Donne contro l'Ilva» di Taranto

Un articolo da Il Manifesto

«La svolta» del silenzio interrotto: «Donne contro l'Ilva» di Taranto
Il film documentario di Valentina D'Amico tratto dal libro di Francesca Caliolo racconta la rabbia di chi impotente ha assistito agli "omicidi"
di Michele Fumagallo

Bisognerebbe far fare un corso di cinema (o altra arte) indipendente al ministro Bondi e alla misera classe dirigente che ci ritroviamo. Così forse imparerebbero cosa è la libertà, cos'è la produzione vera, fatta di passione e impegno, oltre che sudore. Imparerebbero forse qual è la strada vera del nuovo sviluppo delle arti. In questo caso parliamo del film documentario di Valentina D’Amico, “La svolta. Donne contro l’Ilva”, già presentato allo scorso festival di Venezia e adesso in giro per altri festival e m,manifestazioni di aiuto e supporto alle vere protagoniste del film, le donne che hanno visto morire i loro uomini e ammalarsi di inquinamento un’infinità di persone in una delle città più importanti d’Italia, Taranto, sede dell’Ilva, lo stabilimento di acciaieria più grande del nostro paese. La svolta sta per silenzio interrotto, la rabbia che prende il mondo subalterno quando si calpestano i diritti fondamentali come quello alla vita e alla salute. Ed è soprattutto la rabbia indomabile delle donne che viene fuori da questo documentario. Con sicurezza e ragionamenti che sono un implacabile atto d’ accusa contro i padroni dell’ acciaio. Contro “ omicidi” derubricati a fisiologia della fabbrica e del lavoro, come racconta padron Riva con una sfrontatezza oppure semplicemente insensibilità di chi ha svenduto la propria umanità al denaro, alle cose. Un film, ritmato dalla colonna sonora degli Yo Yo Mundi, che denuncia sicuramente ma soprattutto commuove. E, sempre frutto dell’indipendenza di questo lavoro, sostenuto soltanto ormai gli appuntamenti8 che discutono attorno al film di questa vicenda che, nonostante l’ importanza della fabbrica, fatica molto a uscire dai confini regionali, anzi spesso locali. Tratto dal libro <<>> di Francesca Caliolo, il film sarà giovedì 26 novembre a Leverano (Lecce), dove le associazioni Mujmunè e Atlantide hanno organizzato la serata (ore 21). Ma sentiamo Valentina D’amico: "l’ilva ha il primato delle morti sul lavoro in Italia, e non solo. Negli ultimi 15 anni sono morti 43 operai, tre all’anno. Il problema è che sono morti lente, difficili quindi da far uscire dall’anonimato, a differenza di quanto è’ accaduto, ad esempio, per i 7 morti della Tyssen Krupp. Tieni presente, poi, che per la prevenzione si fa poco o nulla, ed è facile comprare il silenzio degli operai." A Taranto l’Ilva ha giocato con la vita e la morte delle persone. Con la vita perché, già da quando fu annunciato l’ investimento e poi quando fu messa la prima pietra dell’acciaieria (1961), ci fu un entusiasmo non da poco: per l’emigrazione che poteva essere bloccata, oltre che per la speranza in una certa autonomia. Con la morte perché la città ha cominciato a veder moltiplicati i suoi morti sul lavoro, oltre a subire un inquinamento pazzesco, causa di nuove molteplici malattie, tra cui l’autismo, e le malattie mentali, in uno stabilimento che usava la palazzina Laf come un vero e proprio leger per operai ribelli (sono le scene più terribili del documentario).Il film inizia con documentari d’epoca che magnificano le sorti della nascita dell’Italsider (si chiamava così allora) che avrebbe portato progresso e sostituito il passato povero e agricolo della città. Ma subito entriamo nel merito, e parlano le donne. Vita, Anna, Caterina,Francesca e tutte le altre. Francesca Caliolo, moglie di Antonio Mingolla, morto all’Ilva, la racconta così : <<>>. Invece la città del mare e delle vestigia della Magna Grecia non offre più sogni di questo tipo.
Da Il Manifesto del 25/11/2010

mercoledì 10 novembre 2010

Anche a Taranto il Congresso fondativo della Federazione della Sinistra


Il primo Congresso Territoriale della Federazione della Sinistra si svolgerà sabato 13 novembre 2010.

La Federazione della Sinistra nasce per iniziativa di quattro Soggetti promotori (PRC, PdCI, Socialismo 2000 e Lavoro e Solidarietà), ma è aperta alla adesione e partecipazione di Movimenti ed Associazioni, donne e uomini che, pur non aderendo a nessuno dei promotori, condividono obiettivi politici e finalità di questo nuovo Soggetto unitario.

La Federazione della Sinistra nasce ricercando le ragioni dell'unità sui contenuti, nel rispetto delle diverse identità: la Sinistra che continuava a dividersi, torna a riunirsi.

Anche a Taranto sarà un Congresso fondativo, "numero zero" della nostra storia, indispensabile per dare alla Federazione della Sinistra la piattaforma politica e programmatica, e la struttura organizzativa per svolgere il compito che ci siamo prefissi: innanzitutto rappresentare nella politica italiana i lavoratori, quegli stessi lavoratori che hanno invaso Roma lo scorso 16 Ottobre, che lottano per salvare il loro posto di lavoro, le loro Università, la Conoscenza e la Ricerca quali Beni Comuni. Quei lavoratori ai quali pensavano i nostri Costituenti scrivendo le parole fondamentali della nostra Democrazia.

Il Congresso si svolgerà sabato 13 novembre 2010 con inizio alle ore 08.30 presso la Provincia di Taranto (via Anfiteatro, 4) 4° piano ex sala giunta.
Terminerà entro le ore 14,00 con l’elezione del primo Coordinamento cittadino della FdS di Taranto.

domenica 7 novembre 2010

7 novembre

Per noi comunisti questa non è una data qualsiasi..........
Vi propongo una semplice, chiara, breve ed efficace riflessione del compagno Rozza di Napoli
fe.d.


Viva la rivoluzione d'Ottobre

di Francesco Rozza

su altre testate del 07/11/2010

Il 7 novembre di 93 anni fa il popolo russo guidato dal partito comunista con alla testa il grande Lenin apriva un'esaltante prospettiva: la costruzione di un nuovo tipo di stato e di una nuova organizzazione sociale. L'obbiettivo era quello di rovesciare il regime capitalistico, liberare le forze proletarie e popolari e incamminarsi lungo la strada del socialismo seguendo la teoria rivoluzionaria elaborata da Marx ed Engels. Si cercava così di superare le contraddizioni (sfruttati e sfruttatori, uomini e donne, città e campagna, natura e progresso, ecc...) che bloccavano il cammino della civiltà e mettevano in forse l'avvenire umano. Quel grande assalto al cielo del 1917 ha rappresentato un vero e proprio salto qualitativo nella storia dell'umanità in quanto non solo ha indicato al proletariato mondiale il percorso per liberarsi dalle catene del capitalismo, ma ha dato un fenomenale impulso alle lotte di liberazione nazionale che nel secolo scorso hanno mobilitato centinaia e centinaia di milioni di persone contro l'oppressione colonialista e imperialista.
Nessun secolo più del Novecento ha vissuto fasi storiche tanto esaltanti dal punto di vista delle masse operaie e popolari: innanzitutto la Rivoluzione bolscevica, in seguito, dopo la II Guerra mondiale, le democrazie popolari europee; in Asia la Rivoluzione cinese, quella coreana e quella vietnamita; in America la Rivoluzione cubana.
Circa un terzo della popolazione mondiale aveva scelto la strada del socialismo.
Purtroppo, però, in Europa il socialismo ha subito negli ultimi decenni una dura sconfitta. Negli ex paesi dell'URSS, nella Germania orientale,in Polonia, in Ungheria, in Romania, in Cecoslovacchia, in Bulgaria, in Albania e poi in Jugoslavia il socialismo ha perso la guerra contro il capitalismo.
Gli USA, insieme agli alleati occidentali, hanno rovesciato il socialismo in Europa ricorrendo a tutti i mezzi possibili.
Da marxisti sappiamo che la storia non procede in maniera rettilinea se non in alcune fasi. Spesso, infatti,si registrano delle battute d'arresto, a volte addirittura degli indietreggiamenti.
Ma, in ultima analisi, il cammino delle sterminate masse di donne e di uomini di tutti i paesi della terra verso l'emancipazione è inarrestabile.
Il cammino verso il socialismo è inarrestabile.
Il capitalismo e l'imperialismo non hanno vinto né in maniera definitiva, né dappertutto.
Ci sono importantissimi stati nel mondo attuale governati dai comunisti - in primo luogo la Cina - che non solo hanno respinto e continuano a respingere l'offensiva sempre furibonda condotta soprattutto dagli Stati Uniti, ma stanno dimostrando la superiorità dell'organizzazione e del modo di produzione socialista.
E c'è un continente intero, l'America latina, impegnato in una rivoluzione antimperialista che si profila vittoriosa.
In Europa la situazione politica non è entusiasmante; però non dobbiamo sottovalutare che ci sono importanti partiti comunisti che influenzano notevolmente la lotta di classe nei rispettivi paesi e non solo. Per fare l'esempio a noi più vicino, al di là del mare Ionio, c'è il Partito Comunista Greco che sta guidando l'impegnativa e determinata lotta del popolo ellenico che non vuole pagare il prezzo della crisi (bellissimo ed estremamente significativo a tal proposito è stato il gigantesco striscione del KKE -Partito Comunista Greco-, che avvolgeva tutto il Partenone e chiamava i popoli europei alla sollevazione contro il capitalismo).
Al contrario qui da noi, in Italia, l'opzione comunista sembra abbia perso la grande forza attrattiva che l'aveva caratterizzata a partire dal secondo dopoguerra.
Le due principali organizzazioni comuniste, infatti, il PRC e il PdCI stanno vivendo una profonda crisi.
I marxisti sanno che il partito comunista è uno strumento necessario per vincere lo scontro di classe. Senza partito rivoluzionario non può esserci rivoluzione, diceva Lenin.
E proprio pensando a Lenin e alla grande rivoluzione di ottobre, della quale oggi ricorre il 93° anniversario, dobbiamo , proprio in quanto comunisti, perseguire con maggiore determinazione ed apertura quello che per noi deve essere l'obbiettivo principale: la costruzione del partito cominciando ad unire tutti i comunisti disponibili.

lunedì 1 novembre 2010

giovedì 28 ottobre 2010

l’ANM sulla vicenda Sarah Scazzi

Riproduco comunicato dell' Associazione Nazionale Magistrati - Sottosezione di Taranto sui riflessi mediatici dell' omicidio di Sarah Scazzi.
L'associazione "Libera" condivide pienamente il comunicato e ritiene doveroso portarlo a conoscenza dei suoi soci.

La sottosezione di Taranto dell’Associazione Nazionale Magistrati, in relazione ai recenti avvenimenti relativi alla diffusione mediatica degli esiti delle indagini nel procedimento penale concernente l’omicidio in danno di Sarah Scazzi, intende affermare con la massima chiarezza i seguenti principi.
L’esercizio del diritto di cronaca giudiziaria e della libertà di informazione costituisce momento essenziale ed imprescindibile della vita democratica.
Tuttavia, esso deve svolgersi nell’assoluto rispetto della legge, della memoria delle vittime, della dignità degli imputati, della presunzione costituzionale di non colpevolezza e della riservatezza di tutti i soggetti coinvolti.
Appare evidente agli occhi di tutti come ciò non stia accadendo nella vicenda in esame; in particolare, desta stupore e preoccupazione l’avvenuta pubblicazione, su numerosi quotidiani locali e nazionali, degli originali del decreto di fermo di un’indagata e della successiva ordinanza di custodia cautelare, ed ancor più sconcertante appare l’avvenuta messa in onda, in numerose trasmissioni televisive e vari telegiornali nazionali, addirittura dell’audio degli interrogatori degli indagati.
Va ricordato a questo proposito che tali atti, pur essendo stati doverosamente messi a disposizione delle parti dall’autorità giudiziaria (in base all’art. 116 del codice di procedura penale), in quanto non più coperti dal segreto investigativo, e pur potendo essere descritti indirettamente nel loro contenuto, non potevano essere pubblicati nella loro veste originale, né integralmente né parzialmente, a mezzo televisione, carta stampata o siti Internet, né tantomeno poteva essere data diffusione alle registrazioni audio degli interrogatori.
È utile evidenziare che tutto ciò sta avvenendo in aperta violazione di norme già esistenti, essendo espressamente vietato dall’art. 114 del codice di procedura penale ed integrando specifica ipotesi di reato (art. 684 codice penale), oltre a costituire illecito disciplinare; ma, soprattutto, non appare in alcun modo funzionale ad un corretto esercizio del diritto di cronaca giudiziaria, nulla aggiungendo ad un esaustivo resoconto dello svolgimento delle indagini, sembrando invece voler soltanto solleticare un senso di morbosa curiosità nella pubblica opinione.
L’ANM, nell’esprimere il proprio apprezzamento per l’equilibrio e la riservatezza dimostrati dai magistrati degli uffici giudiziari di Taranto, auspica che altrettanto facciano tutti gli altri soggetti partecipi del procedimento o chiamati a renderne notizia, ripristinando un clima di doverosa sobrietà, serietà e rispetto della legge, a garanzia degli importantissimi valori sopra enunciati.

Il Presidente Il Segretario
Dr. Maurizio Carbone Dr. Pompeo Carriere

Taranto, 26.10.2010

martedì 26 ottobre 2010

LA TARANTATA



La gogna mediatica per Sabrina da Avetrana


Il clamore mediatico che si è sviluppato intorno al caso di Sarah Scazzi ad Avetrana, si presta a più di qualche utile riflessione. Non è una semplice “arma di distrazione di massa” che i poteri forti utilizzano per distogliere da temi scomodi la popolazione e dettare quindi una diversa agenda di priorità rispetto alle reali emergenze del paese. C’è sicuramente questo aspetto, ma non è il solo e forse non è il prevalente. L’ossessione ripetuta nelle tante ricostruzioni televisive e articoli, saggi di esperti e non della stampa quotidiana e periodica, è invece, a mio avviso, un tentativo, non nuovo per i media tradizionali, di condizionare gli eventi stessi e dunque una prova che è possibile costruire quello che Gramsci chiamava senso comune (categoria più universale della generica pubblica opinione) interagendo in tempo reale, come solo la rete Internet può realizzare, con i fatti.
Un vero e proprio passaggio, dunque, dal talk-show, programma di approfondimento e riflessione, al reality show, una fiction non più costruita con personaggi comunque consapevoli, ma presi dalla vita vera.
E’ stata una progressione spettacolare: la confessione dello zio-orco costruiva un’immagine troppo stereotipata, in cui si sprofondava freudianamente nelle libidinose pulsioni dell’eros che si fa morte, fino al vilipendio del corpo di una innocente creatura appartenente alla propria famiglia. Un abisso che l’immaginario collettivo fa fatica finanche a scorgere, troppo grande per un’unica proiezione della propria coscienza e di torbidi istinti dell’inconscio. Allora, quando gli inquirenti hanno perseguito una pista parallela e convergente e ottenuto un’ennesima versione del delitto con chiamata in correità di Sabrina, cugina e amica della piccola Sarah, i mass-media hanno dato tutto quello che era in loro potere per costruire una gogna ben oltre l’ipotesi investigativa. Appesantendo la responsabilità di Sabrina, oltre la rinnovata spettacolarizzazione dell’evento che garantisce un altissimo “audience”, contribuiscono ad alleggerire il peso di quella pressione sulle coscienze di tutti noi.
Noi naturalmente non sappiamo se Sabrina sia colpevole o innocente: lo decideranno gli inquirenti e successivamente il processo. Ma abbiamo assistito a una sua fustigazione precoce, in un paese, come il nostro, in cui per i potenti la presunzione d’ innocenza è sacra fino al terzo grado di giudizio! La figura di Sabrina Misseri si prestava ottimamente: una strega moderna nella terra delle tarantate invasate da furori sublimati da un misticismo che nasconde invece uno sfrenato spirito dionisiaco (La Repubblica ha scomodato nei suoi titoli di prima pagina la celebre opera di Ernesto De Martino “La terra del rimorso”), una strega capace di liberarci dall’oppressione di quelle pulsioni inconfessabili che piegano la razionalità alle più torbide passioni.
Se ne sono sentite e se ne sentono di tutti i colori: dalla fisiognomica (le espressioni del volto, i pianti e i sorrisi) che molti criminologi e psichiatri hanno spacciato per studio moderno per la caratterizzazione psicologica e che invece risalgono alla pseudo-scienza razzista di Cesare Lombroso, fino alla trasformazione dell’unico, per ora, carnefice reo-confesso, in vittima di una sorta di matriarcato in salsa pugliese. Si dirà che c’è una bella differenza tra la caccia alle streghe del Medioevo e la moderna caccia al colpevole di un efferato delitto che la ricercata ma impossibile interattività del mezzo televisivo ha posto morbosamente sotto gli occhi di tutti. Ma attenzione, perché il metodo, pur nelle moderne modalità, rimane pur quello dello spostamento del capro espiatorio, da un fardello che chiama in causa peculiari tratti della nostra civiltà ad un restringimento verso una diatriba solo interpersonale, in cui le responsabilità collettive si diluiscono ed evaporano.
Se proprio dal nostro territorio vogliamo rendere gli onori a quella dolce vita spezzata, a quell’incantevole sorriso che ritroviamo ogni giorno tra gli adolescenti che frequentano le nostre scuole, che attraversano le nostre contrade, non è di un capro espiatorio che ci liberi dalle nostre responsabilità che abbiamo bisogno, ma di un intervento attivo, educativo e intenzionalmente pedagogico, che sappia ascoltare le giovani generazioni, i loro bisogni e aspettative, senza vergognarsi di mettere sotto accusa la falsità e l’ipocrisia di un solo retorico valore familistico, dando loro voce e coraggio nella denuncia di tanti piccoli e grandi soprusi che si consumano a loro danno, in una società che laicamente costruisca la liberazione di tutti dalle oppressioni materiali e della coscienza.

martedì 12 ottobre 2010

Dalla parte dei lavoratori, per una vita dignitosa

Tu da che parte stai?

noi dalla parte

delle lavoratrici e dei lavoratori
delle e dei migranti
delle studentesse e degli studenti
dei soggetti Lgbt
delle e dei docenti precari


La Fiom ha lanciato la prima mobilitazione d'autunno promuovendo una manifestazione nazionale per sabato 16 ottobre "per il lavoro, i diritti, la democrazia e la riconquista di un vero Contratto nazionale". La federmeccanica, l’unione degli industriali metalmeccanici, vuole smantellare il contratto collettivo nazionale al fine di mettere in competizione i lavoratori delle diverse aziende e ritornare alle gabbie salariali. Analogamente i ministri dell’istruzione dal 1990 in poi (Ruberti, Berlinguer, Moratti, Gelmini) hanno introdotto l’autonomia finanziaria e didattica degli atenei incentivando la competizione fra di essi. Bisogna resistere a queste linee politiche che sostengono l’egoismo, l’individualismo e la competizione sfrenata. La manifestazione, organizzata dalla fiom, sarà "aperta alla partecipazione sociale e dell’opinione pubblica".
Tale manifestazione deve inserirsi in un percorso di unione delle lotte settoriali e isolate che sono tante in tutto il paese. Per noi studenti universitari è necessario lottare affianco ai metalmeccanici, con i docenti precari e con tutti i lavoratori, confluendo in maniera unitaria il 16 ottobre a Roma. Abbiamo un unico avversario: questo sistema capitalista, che da una parte vuole privatizzare l’istruzione pubblica per far profitti e aumentare l’accumulazione di capitale, dall’altra vuole imporre ai lavoratori salari più bassi e condizioni di lavoro più frenetiche, sempre in nome di una maggiore profittabilità. La lotta di classe dei capitalisti è evidente. Purtroppo è la classe degli oppressi, dei lavoratori, dei precari che è debole e disgregata; tuttavia resiste caparbiamente come dimostrano le tante lotte locali. La manifestazione della fiom del 16 ottobre è una occasione per unirsi e costruire relazioni con i lavoratori, che bisognerà coltivare a livello locale mantenendo sempre una prospettiva di lotta nazionale e internazionale.

AteneInRivolta - Bari

lunedì 11 ottobre 2010

editoriali di ottobre di Lavoro Politico

due articoli_- per riflettere sulla estrema urgenza dell'unità dei comunisti di fronte alla crisi di sistema che attanaglia il nostro popolo:

Chiudere l'era degli Orazi e Curiazi. Per l’unità dei comunisti. Per l’unità della sinistra
Vladimiro Giacchè

e il ricordo di un maestro dell'antifascismo e della cultura marxista:

In memoria di Raffaele De Grada
Sergio Ricaldone

vai al sito di Lavoro Politico
http://www.lavoropolitico.it

lunedì 6 settembre 2010

IL CAOS NELLE SCUOLE: ECCO LA “RIFORMA” DELLA GELMINI, UNA MACELLERIA SOCIALE CHE DISTRUGGERA’ LA QUALITA’ DELL’ISTRUZIONE PUBBLICA!

Le scuole riaprono e la cosiddetta “riforma” della Gelmini appare in tutta la sua vera essenza: tagli indiscriminati e una macelleria sociale per il personale docente, gli ATA e i tecnici e amministrativi. La battaglia di queste categorie per il posto di lavoro è sacrosanta ma non è l'unico motivo delle mobilitazioni: è un modo per alzare la testa in un paese dove non si parla più di cose importanti. La propaganda sulla pelle delle istituzioni pubbliche è la sola arte di questo governo al tramonto e travolto dalle sue stesse contraddizioni interne, e la scuola è l’emblema significativo del fallimento di una politica che vuole escludere le classi popolari dalla cultura, dal sapere e dalla conoscenza. Togliere insegnanti, ridurre le cattedre, affollare all'inverosimile le classi, tagliare i fondi, esplicita un piano scientifico di rinsecchimento della scuola pubblica, fino a devitalizzarla, riducendone le funzioni vitali. Per questo governo il nemico è la scuola pubblica, il suo compito di fornire sapere e conoscenza per «non uno di meno». Il nemico è la scuola che costruisce uguaglianza e futuro. Il nemico è la fabbrica di cultura che ancora resiste, sopravvive nella riserva indiana della scuola, tiene vivo quello che è stato il suo ruolo negli ultimi 60 anni, fra mille contraddizioni: formare i cittadini della Repubblica.
Basta venire qui a Taranto e rendersi conto in questi giorni delle difficoltà enormi in cui versa l’Ufficio scolastico provinciale: le nomine dei docenti con contratto a tempo determinato, docenti che formalmente prendono servizio dal 1 settembre e vanno ad occupare i posti vacanti senza dei quali la scuola non può iniziare, sono in un ritardo ormai inammissibile; le nomine a t.d. del personale ATA bloccate in attesa di decreto ministeriale: ma anche senza bidelli e personale tecnico-amministrativo le scuole non possono funzionare!! Il taglio di 8 miliardi in tre anni della famigerata legge 133/2008, sta producendo i suoi nefasti effetti: sono migliaia e migliaia in tutta Italia gli incarichi non rinnovati, ma la questione, contrariamente a quanto dichiara sorridente l’incompetente ministro che straparla di impossibilità di assunzioni e di “carità sociale”, non riguarda solo i professori; riguarda la complessiva qualità della scuola pubblica. Perché se le classi si formano stipando un numero oltre i 25 alunni nelle nostre fatiscenti strutture, se ne vanno a farsi benedire sia la sicurezza che l’insegnamento di qualità necessario a tutti i nostri figli per superare le difficoltà di apprendimento o per valorizzare pienamente le loro risorse intellettive. Quando si formano classi da trenta e passa alunni si obbliga l'insegnante a non ascoltare più il bisogno formativo, legato sempre al contesto sociale. E invece i nostri studenti vanno ascoltati perché ogni allievo è un mondo con una propria storia, famiglia e quartiere, quindi ha potenzialità e caratteristiche diverse da tutti gli altri.
Siamo di fronte al licenziamento di migliaia di persone, a 10mila insegnanti dichiarati in soprannumero, a scuole elementari che non possono garantire più i tempi scuola richiesti dalle famiglie, a classi più affollate e insicure, all'impossibilità di assicurare risposte adeguate d'integrazione per gli alunni disabili. Mentre tutti i paesi evoluti investono in formazione, in Italia si approfitta della crisi per smantellare scuole, università e enti di ricerca. La Gelmini non è quella delle mille immaginette portate in processione nei cortei, né la giovane laureata costretta a riparare in Calabria per conseguire la sospirata abilitazione. È quella che si vanta di aver impostato una «riforma epocale» della scuola, rivendicando con una certa sfrontatezza la coerenza della sua azione attuale con quelle dei suoi predecessori.
Per lei e questo governo va tutto bene. Le proteste dei precari sono solo politica, e per questo è ben decisa a non incontrarli. Gli investimenti ci sono, ed anzi aumentano, salvo specificare come e dove. Il tempo pieno non è diminuito, forse è aumentata la domanda, vedremo. E altre facezie. Il capo del governo fa scuola, naturalmente, nel creare una realtà virtuale perfetta. La realtà che le famiglie incontrano ogni giorno narra di un mondo diverso. I tagli non stanno incidendo solo a livello economico, stanno ferendo profondamente le vite degli altri.

Si moltiplicano le iniziative e le mobilitazioni, si ricorre anche a forme estreme di lotta come lo sciopero della fame, ma tutto ciò non può avvenire nell’indifferenza generale e nel sordido silenzio dei media asserviti ai voleri del capo del governo e della sua corte di distruttori delle prerogative costituzionali. La cosiddetta ‘riforma’, che per igiene linguistica va chiamata con il suo nome, ‘macelleria’, è stata fatta dal ministero dell'Economia e non ha nessun senso pedagogico. Ecco perché chiediamo il ritiro dei tagli, le dimissioni del ministro dell'Istruzione ma anche dell'intero governo.
I docenti e tutto il personale della scuola non vogliono l’elemosina, vogliono la scuola per cui abbiamo lottato negli anni ’60 e ‘70, non quella che è costretta a rinunciare a tutto, al tempo pieno, alle ore di insegnamento e anche alla carta igienica.
I comunisti italiani sono al fianco dei lavoratori della scuola e si impegnano a diffondere le loro sacrosante rivendicazioni, in primis la restituzione degli 8 miliardi di tagli decisi con la legge 133. E l’assunzione dei precari già in graduatoria.
I ragazzi e le famiglie devono dimostrare che non sono spettatori di una corrida, ministra contro precari, ma protagonisti: occorre stendere intorno alla scuola un cordone forte, ampio, unitario di solidarietà. E sollecitare l'impegno di forze politiche e sindacali per la crescita e lo sviluppo della scuola pubblica.
Siamo per la costruzione di un fronte comune della società che non si arrende e non si arrenderà mai allo scempio della scuola della Repubblica. La scuola sopravviverà alla Gelmini.


Ferdinando Dubla, segreteria prov. PdCI – Federazione di Taranto

giovedì 5 agosto 2010

Il mondo di Gramsci

A Roma il 27 e il 28 aprile del 2007, a Palazzo Baldassini, nella Sala Perin del Vaga, in Via delle Coppelle 35 si tenne il convegno internazionale di studi “Gramsci, le culture e il mondo” organizzato dalla Fondazione Istituto Gramsci in collaborazione con l’International Gramsci Society-Italia, diretto allora dal compianto Giorgio Baratta e con il contributo della Regione Lazio e dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Roma. Le principali relazioni a quel convegno hanno visto la luce della pubblicazione nel 2009 a cura di Giancarlo Schirru, docente di Glottologia e linguistica presso l’Università di Cassino. E’ stato un momento importante della riflessione intorno alla portata internazionale degli studi gramsciani e sull’attualità del suo pensiero che, nella sostanza e metodologicamente, viene ripreso per interpretare le contraddizioni del nostro tempo storico. Pur mancando il contributo dei latinoamericani, che più di tutti hanno rafforzato il respiro internazionalista (da intellettuale ‘cosmopolita’) della riflessione di Gramsci, il convegno e dunque questo libro, ha dimostrato la straordinaria influenza del filosofo marxista sardo di livello mondiale e in particolare:
- Sui ‘Subaltern Studies’ , che ha in India in Ranajt Guha, il suo rappresentante più significativo;
- Sui Cultural Studies, che ha in Inghilterra in Stuart Hall, il suo rappresentante più significativo;
- Sui Post Colonial Studies, e dunque negli Stati Uniti con la figura del noto studioso Edward Said.
Se si pensa che si deve all’oggi scomparso studioso statunitense John Cammet, l’inizio di una seria e rigorosa bibliografia gramsciana internazionale, vien da pensare come purtroppo sia proprio l’Italia il paese dove il lavoro su Gramsci presenta le maggiori difficoltà e addirittura ostracismo quando se ne rivendica l’impegno comunista militante. Segno di un clima culturale (e politico) regressivo o, peggio, del ripudio sostanziale della sua eredità. Ma Gramsci continuerà ad essere, siamo sicuri, il compagno di strada affidabile e arguto di tutti i viandanti che vogliono trasformare radicalmente questo mondo ‘grande e terribile’.

Gramsci, le culture e il mondo
A cura di Giancarlo Schirru
collana I libri di Viella, 102
dicembre 2009, 15x21 cm, 280 p., bross.
ISBN 978-88-8334-419-0 € 29,00

Quarta di copertina:
La diffusione degli scritti di Antonio Gramsci ha raggiunto, negli ultimi tre decenni, una vasta dimensione internazionale. La sua figura rappresenta un caposaldo della cultura italiana che attira l’attenzione nel mondo.
Il pensiero di Gramsci circola ampiamente in Europa, nelle Americhe, nel mondo islamico, in India e in Estremo Oriente. Per celebrare i settant’anni della sua morte si sono riuniti alcuni degli studiosi stranieri che più hanno contribuito allo sviluppo recente delle ricerche gramsciane, confrontandosi con alcuni specialisti italiani.
In questo volume sono presentati i risultati di quell’incontro, in cui tra l’altro è ricostruita in modo serrato la parabola della rivoluzione neoconservatrice negli Stati Uniti, e viene tracciato un bilancio di alcuni recenti indirizzi di ricerca che, fin dalla loro fondazione, si sono richiamati all’eredità gramsciana: gli studi culturali britannnici, gli studi post-coloniali statunitensi e i Subaltern Studies indiani.

Giancarlo Schirru insegna Linguistica generale e Glottologia all’Università di Cassino. È membro del comitato scientifico della Fondazione Istituto Gramsci.

Indice:

Giuseppe Vacca, Prefazione (p. 9-15)
Giorgio Baratta, Prefazione (p. 17-23)
Stuart Hall in dialogo con Giorgio Baratta e Derek Boothman. Dal nazionale all’inter-nazionale-popolare (p. 25-28)
L’uso di Gramsci nei Subaltern Studies indiani
Ranajit Guha, Omaggio a un maestro (p. 31-40).
Paolo Capuzzo, I subalterni da Gramsci a Guha (p. 41-51).
Marcus E. Green, Subalternità, questione meridionale e funzione degli intellettuali (p. 53-70).
Gramsci negli studi culturali britannici
Anne Showstack Sassoon, Raymond Williams, Stuart Hall, Gramsci e noi (p. 73-87).
Ursula Apitzsch, Antonio Gramsci e i problemi del multiculturalismo (p. 89-97).
Elisabetta Gallo, Antonio Gramsci, Stuart Hall e Raymond Williams. Un contributo alla discussione (p. 99-102).
La presenza di Gramsci negli studi culturali e postcoloniali americani
Joseph A. Buttigieg, Leggere Gramsci dopo Edward W. Said (p. 105-121).
Renate Holub, Dagli studi culturali allo studio delle culture americane: 1977-2007 (p. 123-147).
Ronald A.T. Judy, Gramsci e il «concio» della società civile globale (p. 149-161).
Benedetto Fontana, Egemonia e pluralismo. Usi e abusi di Gramsci negli Stati Uniti (p. 163-179).
Giancarlo Schirru, La diffusione del pensiero di Gramsci nella linguistica americana (p. 181-188).
Gramsci e Said nel mondo islamico e mediterraneo
Abdesselam Cheddadi, Traduzione e cultura nel mondo arabo: una prospettiva storica (p. 191-208).
Peter Mayo, Gramsci, la «quistione meridionale» e il Mediterraneo (p. 209-224).
Derek Boothman, Islam e mondializzazione nei Quaderni del carcere (p. 225-245).
Iain Chambers, La sfida postcoloniale (p. 247-251).
Michele Brondino, «La quistione del linguaggio e delle lingue»: una chiave di lettura per il Mediterraneo (p. 253-264).
Massimo Campanini, Gramsci e la crisi degli intellettuali arabi: verso un nuovo concetto di politico nell’Islam? (p. 265-270).
Indice dei nomi (p. 271)
Gli autori (p. 277)
Il report del Convegno di Elisabetta Gallo
http://www.gramscitalia.it/Gramsci,le%20culture%20e%20il%20mondo.htm
Gramsci e le culture del mondo di Luca Cangemi
http://www.circologramsciriposto.it/gramsci_e_le_culture_del_mondo.htm
La celebre pagina dell’antropologo Alberto Cirese sul concetto di folklore in Gramsci
http://www.isresardegna.it/documenti/16_186_20081015182034.pdf

mercoledì 14 luglio 2010

LE CRICCHE DEI POTERI FORTI DI SOSTEGNO AL REGIME DEI PADRONI

Un sistema ignobile di corruttele e favoritismi illeciti che configurano una vera e propria P3, di sostegno al governo del secessionismo leghista e delle destre imprenditoriali, che ha il mandato di mantenere i privilegi di classe e colpire i diritti e le tutele del mondo del lavoro. Ma i padroni sono alla ricerca di un assetto simile ma senza più l'ingombrante figura del cavaliere.

A questo proposito un post di Luigi De Magistris e di Oliviero Diliberto

http://www.lavoropolitico.it/ultimeorco.htm

martedì 6 luglio 2010

Report Assemblea pubblica a Taranto sulla conoscenza come bene comune

Report assemblea pubblica:
In difesa della scuola e Università pubblica, contro le riforme del governo Berlusconi e per la conoscenza come bene comune,
svoltasi lunedì 5 luglio Taranto – p.zza della Vittoria – ore 19,30—22
organizzata dalla Federazione della Sinistra [PRC-PdCI-Circolo operaio jonico]

In piazza della Vittoria si è parlato di scuola, di sapere e conoscenza, di Università, un argomento che fuori dalle aule scolastiche e degli addetti ai lavori, stenta ad imporsi come priorità dell’agenda politica e sociale del paese. Per questo la Federazione della Sinistra di terra jonica (che raggruppa qui a Taranto, Partito della Rifondazione Comunista, Partito dei Comunisti italiani e Circolo operaio jonico) ha deciso questa iniziativa, perché il grido disperato della scuola pubblica venga sentito da tutti e prima che sia irrimediabilmente tardi.
Ha introdotto i lavori Tito Anzolin, segretario prov. di Rifondazione, il quale, dati alla mano e in qualità a sua volta di dirigente scolastico, ha denunciato che la politica dei tagli operati dal duo Gelmini-Tremonti, con l’approvazione della legge 133 del 2008, ha inginocchiato le scuole già alle prese con ristrezze e carenze strutturali. Il diritto allo studio, conquista costituzionale del nostro paese, rischia di essere vanificata a favore della privatizzazione dell’istruzione.
La serie degli interventi previsti è stata aperta da Anna Santoro, segr.prov. della FLC-CGIL, la quale ha ricordato le parole di Pietro Calamandrei del 1953 a strenua difesa del carattere pubblico della scuola, sottolineando come i diversi contesti storici aggravano la attuale responsabilità delle forze politico-sindacali verso le nuove generazioni: da soli potremmo non farcela, ha argomentato la sindacalista, se la questione non delle cosiddette riforme, ma della destrutturazione dei fondamenti pubblici dell’istruzione che il governo Berlusconi sta pervicacemente attuando, non diventa questione centrale del dibattito e delle lotte e mobilitazioni del paese tutto.
Marinella Marescotti, a nome dei Cobas-scuola, ha denunciato che il lavoro di destrutturazione è stato perseguito anche in passato dai governi di centro-sinistra, segno evidente che la conoscenza, non è considerata più da tempo come investimento, ma come costo che i poteri forti non sono più disposti a sopportare. L’unica risposta sarebbe una mobilitazione permanente e massiccia per opporsi a questo disegno reazionario.
Remo Pezzuto, portavoce del sindacato studentesco universitario Link di Taranto, ha letto una vera e propria denuncia dello stato delle facoltà universitarie del territorio jonico, polo universitario mai veramente decollato e che con il taglio degli indirizzi rischia addirittura di scomparire e chiedendo quindi al neo-assessore regionale della giunta Vendola un impegno preciso al riguardo. Intervento che sarà ripreso successivamente da una rappresentante del Cloro Rosso.
La voce dei precari storici della scuola è stato portato da Elena La Gioia, del Comitato Insegnanti Precari, il soggetto che sarà più colpito dalla macelleria sociale messa in atto contro l’istruzione pubblica: se non si fermerà la mannaia, ha detto, la perdita ulteriore dei posti di lavoro per la nostra città sarà insostenibile. E questo, ha rimarcato successivamente Tonia Guerra, resp regionale scuola di Rifondazione Comunista, porterà inevitabilmente, oltre l’inaccettabile disoccupazione, un inevitabile abbassamento della qualità didattica.
Dopo aver ascoltato anche un accorato intervento di uno studente-lavoratore che ha legato la questione della conoscenza alla condizione operaia, l’assessore regionale al Diritto allo studio, Alba Sasso, ha assicurato che la Regione Puglia, come ha già fatto in passato con il decreto salva-precari, e nonostante i tagli di Tremonti alle concrete e reali possibilità delle Regioni (e dei Comuni e delle Province) continuerà ad essere vicino alle istanze degli operatori della scuola per una razionalizzazione che colpisca gli sprechi effettivi, non gli investimenti.
Ha concluso i lavori Piergiorgio Bergonzi, responsabile nazionale del PdCI per le politiche scolastiche e a nome della Federazione della Sinistra. Il disegno di smantellamento della scuola pubblica, ha detto con forza l’esponente politico, fa parte di un disegno più complessivo delle destre e delle forze reazionarie di questo paese. L’istruzione non più come diritto, ma come privilegio di classe. Con una sfrontatezza senza pari, questo governo mira alla privatizzazione dell’istruzione, in modo che i ceti meno abbienti non possano più scalare la piramide sociale: i ricchi con i ricchi e con l’arroganza e protervia dei ricchi, i poveri con i poveri, a cui verrà progressivamente precluso l’accesso all’istruzione qualificata e diminuito l’obbligo formativo. Una restaurazione di classe, che avvicina la battaglia delle autentiche forze di sinistra di oggi alle lotte dei socialisti dell’Ottocento contro l’analfabetismo. E’ in questa direzione che la manovra economica deve essere piegata, o meglio capovolta.
Con tre provvedimenti facilmente realizzabili.
A) Tassare almeno di un ulteriore 5% i capitali di coloro che avendoli illegalmente esportati all’estero con grave danno per tutta la comunità, hanno potuto rimpatriarli e ripulirli alcuni mesi fa a costi irrisori grazie allo scudo fiscale. Il prelievo sarebbe possibile con un semplice “automatismo” visto che gli elenchi nominativi sono noti sicuramente alle banche. B) Elevare la tassazione delle rendite finanziarie ( di cui sono titolari in primo luogo grandi gruppi e grandi speculatori finanziari corresponsabili se non artefici della crisi attuale!) dal 12,5% attuale al 20%. Nella consapevolezza che la tassazione di uno stipendio da lavoro di 1300 euro è del 25% e che in tutti i paesi europei le rendite finanziarie sono tassate al 19-20%! C) Tassare le rendite e le grandi ricchezze del 10% di ricchissimi che possiede il 50% della ricchezza nazionale.
Si tratterebbe finalmente di fatti e non di demagogici proclami contro l’evasione fiscale!
Questi tre provvedimenti produrrebbero entrate tra i 15 e i 20 miliardi sul totale di 24 della manovra. L’entrata di risorse sarebbe ancora maggiore se, come doveroso, si rinunciasse ad inviare altri mille soldati in Afghanistan e si ritirassero quelli ivi presenti.
L’importo mancante per completare la manovra finanziaria dovrebbe essere coperto dal restante novanta per cento dei cittadini, proporzionalmente ai loro redditi.
Contro la scelta praticata da chi vuole realizzare la società della disuguaglianza e senza democrazia, una società possibile solo se basata sull’ignoranza di massa, l’appello di Bergonzi è stato quello di unire la sinistra, porre fine alle divisioni e frantumazioni, per ridare fiducia e speranza al nostro popolo.
(a cura di Ferdinando Dubla, resp. Prov. PdCI – Scuola e politiche della formazione)

venerdì 2 luglio 2010

per la Conoscenza come Bene Comune

LUNEDI’ 5 LUGLIO - ORE 19:00

PIAZZA DELLA VITTORIA – TARANTO

Assemblea pubblica

"In difesa della Scuola e Università Pubblica,
contro le riforme del governo Berlusconi
e per la Conoscenza come Bene Comune”

Introduce:

Preneste Anzolin - Segretario prov. Prc Taranto

Intervengono:

Alba Sasso - Ass. Diritto allo studio della Regione Puglia
Piergiorgio Bergonzi - Responsabile. naz. Scuola Pdci
Anna Santoro - Segraria Prov. FLC -CGIL Taranto
Marinella Marescotti - Segretaria Prov. Cobas Scuola Taranto
Elena Lagioia - Coordinamento Insegnanti Precari Taranto
Remo Pezzuto - Portavoce Sindacato Studentesco LINK Taranto
Vincenzo Vestita - delegato FIOM CGIL Taranto - Libera Taranto

Conclude: Gennaro Loffredo - Coordinamento naz .Federazione della Sinistra

mercoledì 23 giugno 2010

Pomigliano, il vero volto del capitale

Molti, ingenuamente, credono che la sparizione dei diritti e delle tutele dei lavoratori di Pomigliano, accettata sotto l’ignobile e spregevole ricatto della conservazione del posto di lavoro, possa rimanere un fatto “isolato”. Sbagliano e grossolanamente pure, forse ingannano anche loro stessi. Pomigliano è una prova di forza che mette a nudo il vero volto del capitale: un nuovo, moderno schiavismo per aumentare la produttività e massimizzare i profitti. Cercano naturalmente sponda nei deteriori luoghi comuni che propalano anche grazie ai compiacenti e correi mass-media: troppo assenteismo, troppe malattie, con questo andazzo ce ne andiamo in Polonia dove la merce forza-lavoro costa meno, il comunismo è stato sconfitto e le maestranze si accontentano di poco, quasi nulla. Ma i padroni, e i loro amministratori alla Marchionne, che, grazie al sudore degli operai, guadagnano in un giorno salari di un anno, sono in conclusione anche penosi e sciocchi: la contraddizione della società capitalista è sempre più stridente. Chi comprerà infatti le loro merci se diminuisce a vista d’occhio il potere d’acquisto dei salariati e dei percettori a reddito fisso? E’ la stessa, pericolossissima contraddizione in cui s’è trovato il governo-regime del cavaliere e del tagliagole Tremonti: colpire i redditi fissi e di per sé già miserabili, non farà ripartire l’economia, ma la affosserà ulteriormente. Si credono forti e saldi abbarbicati ai loro parassitari privilegi, ma stanno lavorando per porre fine ad un sistema iniquo e impossibile da sostenere. Possono circondarsi quanto vogliono di servi e paggi che li ossequiano e amplificano le loro stoltezze (comprese le forze sindacali e politiche che dovrebbero opporsi con vigoria e determinazione), non servirà a nulla. Pomigliano è il loro vero volto.

martedì 15 giugno 2010

LAVORO POLITICO

"Il documento della Fiat è un golpe ai diritti dei lavoratori. Il governo, Costituzione alla mano, non solo può ma deve intervenire a difesa dei lavoratori e dei sindacati.
L'azienda non può pensare di cancellare il diritto alla malattia o allo sciopero, annullare il ruolo dei sindacati e stravolgere le regole costituzionalmente garantite. Porre ricatti, infine, con la minaccia di delocalizzare la produzione è roba da Medioevo. La Fiat, con tutti i soldi pubblici che ha preso, farebbe bene a portare più rispetto per i lavoratori italiani". E' quanto afferma Oliviero Diliberto, segretario nazionale del PdCI.

Tutta l'attualità e il nostro punto di vista in
http://www.lavoropolitico.it/ultimeorco.htm

martedì 18 maggio 2010

Il tramonto di Asor

"Il grande silenzio"
di Alberto Asor Rosa
Laterza, 181 pagine,
12 euro

“(..) Si è esaurita l’intelligenza critica..). Il giudizio critico non si fonda su verità assolute ma sul senso del relativo. (..) L’«intellettuale legislatore» non è dunque quello che elargisce pensiero assoluto, ma quello che formula e propone pensiero critico.”, pp.110-111

Nel libro-intervista curato da Simonetta Fiori, il tramonto dell’intellettuale coscienza critica della società, coincide con il tramonto del ruolo di “maitre à penser” della sinistra dello stesso Asor Rosa. Questo libro ha il pregio di accorgersi di questo tramonto, con una disamina attenta e spietata delle tante contraddizioni sociali nell’epoca del ‘berlusconismo’ imperante, che deteriora il tessuto democratico del paese e corrompe quello civile. Ma il cessato ruolo dell’intellettuale ‘legislatore’ nella ‘civiltà montante’ si deve solo in parte alla degenerazione populistica e mediatica che alimenta il personalismo e il leaderismo nonché il dominio della cultura futile, evanescente e dannosa delle TV monopolio del padrone. In realtà, questo ruolo è divenuto secondario, non è cessato e comunque è fuori delle aule universitarie che Asor Rosa ha contribuito ad innovare. Egli cita poco Gramsci e la categoria di ‘intellettuale collettivo’, che invece diventa centrale oggi nell’epoca della Rete e delle connessioni infotelematiche. Sembra, a leggere nelle parole di Asor, non ci sia piena consapevolezza delle possibilità concrete di circolarità di un sapere diffuso e costruito in tempo reale senza stereotipata erudizione accademica, simboleggiati ad esempio nelle modalità dei progetti Wiki. O nelle recensioni a libri come questo, per il tramite di Anoobi, che a conti fatti ha più lettori della recensione scritta da Pigi Battista sul ‘Corriere della Sera’. O no?

giovedì 13 maggio 2010

Report incontro su Gramsci militante comunista-Bari,10 maggio 2010

Moderato da Andrea Catone, direttore de “L’Ernesto” e responsabile regionale PRC per la Formazione, l’incontro ha avuto al centro le relazioni introduttive di Dubla e Fresu.
Secondo Dubla, la traccia di lavoro feconda per una attualizzazione del pensiero e dell’opera di Gramsci va rintracciata nella categoria di ‘intellettuale collettivo’. Se la sinistra di classe del nostro paese si trova in grave difficoltà è anche perché non è riuscita a dar vita ad un progetto di ‘intellettuale collettivo’, categoria gramsciana tra le più feconde, perché richiede non solo una lettura marxista degli avvenimenti, storici e del presente, ma la costruzione realistica di un’organizzazione capace di riarticolare le lotte sociali e renderle egemoni nella costruzione di un processo avanzato di emancipazione. In Italia Gramsci è poco studiato e gli indirizzi prevalenti, come quelli della Fondazione Gramsci, sono senza una finalità concreta di forgiare strumenti per la trasformazione strutturale delle società capitalistiche. Ricorda Giorgio Baratta, presidente dell’International Gramsci Society, morto recentemente, e la sua passione, nonché il suo entusiasmo per un Gramsci vivo e straordinario compagno da non rinchiudere nella torre eburnea dell’accademia erudita (e per lo più sterile). Gramsci assegna al partito e ai suoi intellettuali organici una funzione pedagogica, non calata dall’alto, ma autoformativa perché contribuisce all’organizzazione di un lavoro politico collettivo efficace, in cui viene esercitata una direzione consapevole e dove si struttura la sfida per l’egemonia. Una sfida che oggi, per esempio, ha la conoscenza come bene comune, da assolutizzare come bene primario, da rivendicare come diritto inalienabile: la nuova frontiera delle tecnologie informatiche e telematiche, della rete, offrono possibilità concrete di circolarità di un sapere diffuso e costruito in tempo reale senza stereotipata erudizione accademica, simboleggiati ad esempio nelle modalità dei progetti Wiki.
I nuovi intellettuali ‘organici’ , nella traccia di lavoro e nella ricerca continua gramsciana, sono organici ad un progetto di classe e alla ricostruzione di un intellettuale collettivo, che combatta, nelle file della sinistra, i germi devastanti del leaderismo e dei ‘capi carismatici’, dell’individualismo e lo scimmiottamento deteriore dei valori che sono propri della destra e della sua egemonia culturale.
Fresu ha ripreso un’immagine suggestiva del Gramsci ordinovista, quella del partito come ‘barriera corallina’, che fa resistenza nei confronti del dominio capitalista e imperialista e ai suoi valori deteriori e organizza una controffensiva per una costruzione collettiva della società socialista. E il trait d’union con l’elaborazione dei ‘Quaderni dal carcere’, sta proprio nel fatto che secondo il marxismo di Gramsci, è dal luogo di produzione che si forma la coscienza di classe e dunque la sola, reale possibilità della costruzione di un processo rivoluzionario. Fresu ha emblematizzato nella stagione ‘bertinottiana’ del Partito della Rifondazione Comunista, l’abbandono di importanti categorie gramsciane e dunque il fallimento politico-culturale di una diversa identità rispetto a quella leninista, comunista, che ha portato oggi ad una situazione in cui è difficile persino parlare di unità dei comunisti nel nostro paese e dunque di agire conseguentemente. Un grande tema non solo dei ‘Quaderni’, ma dell'intera attività politica e teorica di Antonio Gramsci è stato il rapporto tra dirigenti e diretti nella scienza politica, l'utilizzo strumentale e interessato delle grandi masse da parte di ristretti gruppi che controllano oligarchicamente partiti politici, organizzazioni sociali, istituzioni rappresentative. Un tema di assoluta attualità, in un tempo nel quale con sempre più insistenza si discute della cosiddetta "casta" e si impone all'attenzione generale la crisi del rapporto di rappresentanza, la distanza della politica dai reali interessi popolari. La stessa preoccupazione è presente, nelle note dedicate al Generale Cadorna, che a suo modo costituisce una figura rappresentativa della mentalità delle classi dirigenti italiane e un emblema della contraddizione tra governanti e governati. In politica come in caserma, per i gruppi dirigenti, una volta individuata la direttiva essa va applicata con obbedienza, senza discutere, senza sentire l'esigenza di spiegarne la necessità e la razionalità. Il "cadornismo" consiste nella persuasione che una determinata cosa sarà fatta perché il dirigente la ritiene giusta e razionale, e per questa ragione viene affermata come dato di fatto indiscutibile. Esso per molti versi è la metafora di un problema storico irrisolto: l'utilizzo strumentale delle masse, il fatto che esse finiscano per essere un materiale grezzo nelle mani del "capo carismatico" di turno. Il superamento del "cadornismo", per Gramsci sarebbe dovuto avvenire attraverso il sostituirsi nella funzione direttiva di organismi politici collettivi e diffusi ai singoli individui, ai "capi carismatici", fino a sconvolgere i vecchi schemi "naturalistici" dell'arte politica.
L'antidoto al capo carismatico sarebbe stato l'intellettuale collettivo.

L’incontro si è concluso con un vivace e partecipato dibattito e con l’appello di Andrea Catone a lavorare sulle solide fondamenta del Gramsci ‘militante comunista’ e con l’analisi teorica mai disgiunta dal lavoro politico concreto per la trasformazione dello ‘stato di cose presenti’.

martedì 11 maggio 2010

Video lectio magistralis sulla Resistenza -- Manduria

Dall'evento Facebook:

La città di Manduria ricorda i valorosi partigiani che salvarono il Paese dagli orrori del nazifascismo. Il Pd, SeL e Federazione della Sinistra organizzano per il 25 aprile una manifestazione in cui c'è stata musica, buon vino e cultura storica. Nella spaziosa cornice del Corso XX Settembre il compagno ed autorevole storico Ferdinando Dubla ha tenuto una lectio magistralis dal titolo "L'attualità dei valori della Resistenza antifascista".
A seguire si è esibito un gruppo pop-folk di pizzica: i Malarazza trio. Riprese di Francesco Pasanisi, Anselmo Dimitri e Roberta Giuliano. Montaggio di Francesco Pasanisi.

http://www.vimeo.com/11557844

http://www.vimeo.com/11574729

http://www.vimeo.com/11559294

venerdì 7 maggio 2010

incontro su Gramsci militante comunista

Via Borrelli 32 - Bari
di fronte al Piccolo teatro, a pochi minuti dalla stazione ferroviaria e dal parcheggio ex Rossani

Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza.
Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo.
Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza.

lunedì 10 maggio
ore 18.30

2° incontro su Gramsci militante comunista
intervengono
Ferdinando Dubla, autore, tra l’altro, di
Gramsci e la fabbrica
Il Gramsci di Turi
Gianni Fresu, università di Cagliari, autore, tra l’altro, di
“Il diavolo nell’ampolla - Antonio Gramsci, gli intellettuali e il partito
Oltre la parentesi - Fascismo e storia d'Italia nell'interpretazione gramsciana

ore 20.30 – Proiezione video:
Gramsci l’ho visto così (1988)
di Giorgio Baratta e Gianni Amico

martedì 20 aprile 2010

Dichiarazione da sottoscrivere in difesa di Cuba

A proposito della risoluzione dell’11 marzo del Parlamento Europeo su Cuba, noi, intellettuali, accademici, che lottiamo per la società, pensatori critici e artisti della Rete In Difesa dell'Umanità dichiariamo:
1.Che condividiamo la sensibilità mostrata dai parlamentari europei circa i prigionieri politici. Come loro, ci pronunciamo per l'immediata e incondizionata liberazione di tutti i prigionieri politici, in tutti i paesi del mondo, compresi quelli dell'Unione Europea.
2. Che ci rammarichiamo profondamente, come loro, per il decesso del prigioniero comune Orlando Zapata, ma non ammettiamo che la sua morte, la prima "… in quasi quarant’anni", secondo lo stesso Parlamento, sia travisata a fini politici molto diversi e contrari a quelli della difesa dei diritti umani.
3. Che sollecitare "... le istituzioni europee affinché diano appoggio incondizionato e incoraggino senza riserve l'inizio di un processo pacifico di transizione politica verso una democrazia pluripartitica a Cuba" non è solo un atto di ingerenza che disapproviamo in virtù del nostro impegno sui principi di non intervento e di autodeterminazione dei popoli - difesi anche dall'ONU -, e contro la colonizzazione, ma presuppone anche un modello unico di democrazia che, di sicuro, si mostra ogni volta di più insufficiente e discutibile. La ricerca e l’approfondimento della democrazia implica, tra le altre cose, di superare i suoi livelli formali e di inventare nuove forme autenticamente rappresentative che non necessariamente sono ristrette al pluripartitismo che, come ben si sa, frequentemente cela il fatto che le decisioni sui grandi problemi mondiali sono prese unilateralmente da piccoli gruppi d’interesse con immenso potere, al di sopra del regime di partiti.
4. Che pretendere di giustificare un'intromissione negli affari politici interni del popolo cubano manipolando mediaticamente il caso di Orlando Zapata - delinquente comune e in nessun modo prigioniero politico -, coincide con le politiche anti-ribellione che si stanno applicando in America Latina per fermare o distorcere i processi di trasformazione emancipatrice che sono in corso, e si somma al criminale blocco al quale è stato sottoposto il popolo cubano, per il semplice fatto di non accettare imposizioni e di difendere il suo diritto a decidere il proprio destino con dignità e indipendenza.
5. Che condividiamo la preoccupazione mostrata dai parlamentari sul rispetto dei diritti umani a Cuba ma la estendiamo al mondo nella sua totalità. Così come li preoccupa il caso del delinquente morto (che non ha nessun antecedente simile in 40 anni), li invitiamo ad esigere la fine dell'occupazione di Gaza e della vessazione del popolo Palestinese, che ha provocato non uno ma migliaia di morti; dell'intervento in Iraq e in Afghanistan seminando morte e terrore in paesi e città; dei bombardamenti in quei luoghi con il pretesto di difendere la democrazia; la fine della doppia occupazione di Haiti; la chiusura della prigione di Guantanamo e la consegna di quel territorio a Cuba a cui appartiene; la restituzione delle isole Malvinas all'Argentina; e, ovviamente, la fine di un blocco che viola i diritti umani del popolo cubano e che può mettere in dubbio la qualità morale di chi esige un trattamento umano per un delinquente quando lo si nega a un popolo intero.
L'assillo economico e mediatico al quale è sottoposta Cuba, anche da prima del decesso del prigioniero comune Orlando Zapata, costituisce un attentato contro i diritti umani e politici di un popolo che ha deciso di percorrere una strada diversa.
Esigiamo rispetto per i processi interni del popolo cubano per definire ed esercitare la sua democrazia, e coerenza con i principi universali di non intervento accordati dalle Nazioni Unite
Red En defensa de la Humanidad
Per firmare questo appello:
entrare nel sito web En defensa de Cuba www.porcuba.org

sabato 10 aprile 2010

venerdì 2 aprile 2010

QUELL'ITALIA TRADITA

Come è difficile commentare il voto delle regionali 2010!
Siamo infatti avvolti da una grancassa mediatico-propagandistica che cerca di celebrare trionfi laddove ci sarebbe invece bisogno di un’analisi attenta e pacata, nonché molto, moltissimo preoccupata.
E’ andato in secondo piano il dato più rilevante di tutti: l’alto tasso di astensionismo, ormai quasi il 40% dell’elettorato avente diritto, che dimostra una crisi grave della politica del nostro paese, una disaffezione che sta crescendo sempre di più, una risposta certamente sbagliata, ma rimarchevole, che diminuisce i già angusti spazi della nostra democrazia che sta assomigliando sempre più ad un regime soffocante e autoritario.
Il PDL sta cantando la vittoria del suo duce, quando, in voti assoluti, rispetto alle europee, ha perso 2 milioni e mezzo di elettorato!!
E il PD, che ne ha perso un milione, minimizza per non riflettere a fondo sui tanti, troppi errori commessi, in specie in Piemonte, Lazio, Campania e Calabria. E si sarebbe aggiunta anche la Puglia, se non ci fosse stata la fermezza di Nichi Vendola che li ha trascinati obtorto collo alle primarie e alla fine, con la sua vittoria, ha lasciato aperta la porta di una possibile speranza di rinnovamento del quadro politico a sinistra.
I veri vincitori di queste elezioni, purtroppo, oltre gli astensionisti, sono stati i leghisti del nord, senza dei quali la destra sarebbe alle pezze. E c’è davvero da amareggiarsi se si pensa che stiamo andando alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. E’ un’Italia tradita quella del Risorgimento, che tanto costò in vite umane e sacrifici inenarrabili.
Non c’è bisogno della retorica patriottica, di cui la destra è piena solo a parole, ci sarebbe bisogno invece di una rinnovata coesione sociale nelle politiche attive e nella salvaguardia dei nostri principi costituzionali.
I meridionali che votano a destra, si rendono conto che stanno consegnando l’Italia a questa banda di razzisti xenofobi che solleticano i bassi istinti delle loro popolazioni? La Lega si avvantaggia del vuoto di speranze e prospettive: si presenta addirittura come partito anti-sistema, di protesta, quando occupa tutto il potere, al governo e nelle istituzioni: i miracoli all’italiana!
E i migliori alleati dei leghisti sono, qui al Sud, le mafie, le attività della criminalità organizzata, l’ignobile voto di scambio, il clientelismo malato che trasforma il diritto in favoritismo (vedi le denunce circostanziate di Roberto Saviano e di Rifondazione Comunista in Campania).
La sinistra fuori del PD ha difficoltà a radicarsi in una società civile ammalata e corrotta, che non vota secondo ideali, secondo valori, secondo limpide opzioni politiche: la unitaria Federazione della sinistra (Rifondazione con il PdCI come assi portanti) sconta un clima avvelenato, in cui, tra sbarramenti elettorali e discriminazioni inaccettabili, si vede privare di molti consensi tra le fasce più deboli e esposte al ricatto occupazionale. Non basta avere ragione: è necessario anche contare nelle stanze del potere, altrimenti si rischia l’estinzione.
Qualche segnale positivo c’è stato dal responso delle urne: il declino di Cito qui a Taranto, che ha visto l’affermazione di Vendola oltre il 50%, la non elezione del leghista Castelli e del ministro fannullone Brunetta a sindaci di Lecco e Venezia. Bene, ma troppo poco. La battaglia deve continuare, anche (e soprattutto) a urne chiuse.
Che una vera Pasqua di resurrezione sia vicina.

sabato 13 marzo 2010

Hanno marciato verso il loro datore di lavoro, il Ministero della pubblica istruzione. Lo hanno raggiunto e lo hanno “occupato”.

Sono gli insegnanti precari (ma molti anche di ruolo) che ieri 12 marzo hanno partecipato allo sciopero generale indetto dalla Cgil ed hanno ancora una volta posto in primo piano l’emergenza scuola. Una rappresentanza di decine di migliaia di docenti, molti dei quali non più giovanissimi, che il prossimo settembre si accalcheranno in file interminabili di fronte agli ex-Provveditorati agli Studi per avere una cattedra che non troveranno più. Già, perché la “riforma” Gelmini ha provveduto a far scomparire le loro cattedre, come in un gioco di prestigio.

«Una riforma scandalosa e indegna» ha ricordato dal palco il leader dei Cobas Piero Bernocchi, «ancora più scandalosa perché non è ancora legge, non è stata firmata dal Capo dello Stato e non è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale eppure viene applicata da subito, perché l’unico scopo di questo Governo è quello di imporre tagli forsennati al pianeta dell’istruzione pubblica».

Una maggioranza che ha inquadrato nel suo mirino proprio un settore vitale per lo Stato: l’istruzione pubblica. Quella che assicura il progresso economico e culturale delle future generazioni. «Ci ripetono in tutte le salse che non ci sono i soldi per potenziare la scuola ma poi i soldi li trovano per tutto il resto» ha detto ancora Bernocchi ed ha aggiunto: «Lo scandalo della Protezione civile lo dimostra: centinaia di milioni di euro per organizzare il G8, soldi letteralmente buttati dalla finestra e tolti anche alla scuola italiana».

Appena giunti di fronte al Ministero centinaia di insegnanti e studenti si sono messi di fronte alle forze dell’ordine e si sono fatti fotografare. Il clima è gioioso, come sempre in questi casi. La colonna sonora del movimento è lo stesso leit-motiv di questi mesi, oramai diffuso da centinaia di altoparlanti in tutta Italia: “Ma il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano. «Nessuno di noi trent’anni fa avrebbe detto che la canzone di Rino Gaetano sarebbe diventata la nostra colonna sonora» dice sorridendo un insegnante non più giovane e forse anche un po’ preso dai ricordi.

Una docente barese si stende per terra con un cartello: “Il nostro futuro è nel turismo. L’isola dei precari” c’è scritto.

Attorno a Viale Trastevere il traffico viene deviato da decine di vigili. Il comizio volge al termine, mentre gli insegnanti cominciano ad arrotolare le bandiere rosse del sindacato. Un’altra giornata di protesta per chiedere un cambiamento radicale della “riforma”. Forse la ministra Gelmini è ai piani alti dell’edificio e qualcosa delle note di Rino Gaetano le arriva. Forse.

E' nata l' AISUM




L'Associazione per l'Insegnamento delle Scienze Umane è una associazione professionale e culturale, senza scopo di lucro, che raccoglie docenti ed appassionati delle Scienze umane (filosofia, psicologia, sociologia, pedagogia, scienze dell'educazione, teorie e tecniche della comunicazione, etc.).
L'AISUM è un'associazione giovane, nata il 28 febbraio 2010 a partire dal gruppo "Docenti A036" che, da dicembre 2008, ha sviluppato numerose iniziative in favore delle scienze umane, soprattutto difendendo i docenti di queste discipline, elaborando analisi e proposte in relazione alla riforma della scuola superiore, promuovendo raccolte di firme e predisponendo materiali utili per l'orientamento, l'attività didattica e l'autonomia delle scuole.

Quali sono i suoi scopi?
L'AISUM si propone di difendere e valorizzare l'insegnamento delle scienze umane sia all'interno della scuola sia in altri contesti formativi.

Cosa farà?
L'AISUM promuoverà l’aggiornamento didattico dei docenti (anche attraverso convegni, seminari, etc.), organizzerà attività ed eventi culturali e predisporrà materiali e risorse on-line. Si occuperà inoltre di rappresentare le istanze dei docenti e degli studenti presso tutte le sedi istituzionali e non.

Chi si può iscrivere?
Possono iscriversi all'AISUM sia singole persone (docenti, studenti e liberi cittadini) sia soggetti collettivi (scuole, associazioni ed altri enti) che ne condividono scopi ed obiettivi.

Quanto costa?
L'iscrizione per l'anno 2010 è completamente gratuita. Per far parte dell'associazione è quindi sufficiente compilare il modulo d'iscrizione ed inviarlo all'indirizzo indicato.

Come avere maggiori informazioni?
Scrivi a: scienzeumane@hotmail.com

segui il blog: http://aisum.blogspot.com

giovedì 11 marzo 2010

Vedi alla voce Angiolo Gracci su Wikipedia


Abbiamo scritto ex-novo per Wikipedia la voce ANGIOLO GRACCI, il partigiano 'Gracco', la cui conoscenza, amicizia e fraternità personale nella militanza comunista ha costituito un'esperienza indimenticabile. Abbiamo voluto inaugurare la voce nell'anniversario della morte, avvenuta a Firenze il 9 marzo del 2004.
Clicca su
http://it.wikipedia.org/wiki/Angiolo_Gracci

e aiutaci a migliorare questa voce

sabato 27 febbraio 2010

aggiornamenti album fotografico

Visitalo cliccando sul titolo!

http://www.flickr.com/photos/ferdinandodubla/?saved=1

giovedì 11 febbraio 2010

Compagno Nicola Teti, addio!

Ci ha lasciati mercoledì 10 febbraio - improvvisamente, inaspettatamente, dolorosamente – per tutti noi - il compagno Nicola Teti. Ha detto la carissima compagna Nunzia Augeri – segretaria storica della “Teti editrice” : “ Lunedi 8 febbraio era ancora a cena con noi, allegro come sempre, vivace come un grillo. pieno di idee e di progetti di lavoro per il domani”.

Nicola, da oltre 50 anni alla guida de “ Il Calendario del Popolo” – una delle riviste più conseguentemente in lotta contro i vecchi e i nuovi fascismi- è stato, nel campo dell’editoria di sinistra, un vulcano di idee e passerà alla storia dell’editoria italiana sia per la pubblicazione dell’immensa opera in venticinque volumi e di taglio marxista e materialista, “La Storia della Società italiana”, che per la pubblicazione e la divulgazione in Italia dei dieci volumi della “Storia Universale” dell’Accademia delle Scienze dell’URSS.

Nicola Teti, ( editore anche della prestigiosa rivista politico-teorica “Marxismo Oggi”, che proprio nei suoi due ultimi volumi ha dato un contributo importante al progetto dell’unità dei comunisti, attraverso il dispiegamento di una vasta analisi su “ La crisi del capitale e il ruolo dei comunisti”, che ha goduto del contributo di intellettuali provenienti da diverse aree comuniste italiane) secondo la più classica lezione gramsciana ha speso la sua vita e il suo impegno per la divulgazione su larga scala della storia e del pensiero comunista, rivoluzionario, antimperialista e di sinistra.

Come collaboratore de "Il Calendario del Popolo", ringraziandolo per questo immenso lavoro, lo abbraccio forte per il suo ultimo viaggio e mi impegno a continuare nel solco della sua indimenticabile e preziosa traccia di vita.

sabato 23 gennaio 2010

La morte di Giorgio Baratta, studioso di Gramsci

Giorgio Baratta è stato tra i fondatori della International Gramsci society e della Igs Italia, di cui era presidente. Fondatore e presidente del network Immaginare l'Europa, da ultimo aveva collaborato a fondare e dirigere Terra Gramsci, nata in Sardegna in collegamento con la Igs Italia.
Baratta ha insegnato a lungo filosofia nell'Università di Urbino, studiando la filosofia del Rinascimento e dell'Illuminismo, Husserl, Sartre, il marxismo, arrivando infine alla "scoperta" di Gramsci, della cui figura e opera divenne instancabile diffusore, oltre che uno degli studiosi più apprezzati e conosciuti nel mondo.
Tra i suoi ultimi libri (tutti pubblicati da Carocci editore): Le rose e i quaderni (2000 e 2003), Antonio Gramsci in contrappunto (2007), Leonardo tra noi (2007). Ha collaborato al Dizionario gramsciano 1926-1937 , scrivendo molte voci di vario argomento.
Organizzatore culturale creativo e attivissimo e attraversato da una vena artistica che affondava le proprie radici nella sua stessa famiglia, Baratta è stato autore di ricerche e interventi su vari argomenti musicali (Leonardo e la musica; Verdi nella cultura italiana; poesia e musica nella bossa nova; il pensiero musicale di Adorno, ecc.) e ha prodotto e realizzato innumerevoli eventi culturali (molti dei quali dedicati al Brasile: Napoli-Bahia), convegni, rassegne, film (fu ideatore e soggettista di Gramsci l'ho visto così , regia di G. Amico; e realizzò New York e il mistero di Napoli. Viaggio nel mondo di Gramsci raccontato da Dario Fo ).
Le socie e i soci della Igs-Italia

giovedì 21 gennaio 2010

Obbligo scolastico? In officina

Si dice: «l’istruzione fa la differenza», perché permette di aumentare sia la produttività generale che lo stipendio individuale. Quindi, cosa fa questo governo? Permette di trascorrere l’ultimo anno di istruzione obbligatoria (il secondo anno delle superiori, in un percorso regolare) sotto forma di «contratto d’apprendistato». Gli «accordi di Lisbona», nel 2000. avevano fissato l’anno appena iniziato come il traguardo da tagliare per una matura «economia della conoscenza». Ben arrivata, Italia!
La Commissione lavoro del Senato, ieri mattina, ha approvato un emendamento – presentato dalla maggioranza – al disegno di legge sul lavoro, collegato alla Finanziaria. In cui è previsto che l’apprendistato possa valere a tutti gli effetti come assolvimento dell’obbligo dell’istruzione. Avete presente quel che fanno già spontaneamente molti genitori poveri, nei territori più arretrati? Non mandano più i figli a scuola, perché servono le loro braccia per portare a casa qualche euro in più. Si chiama «dispersione scolastica» e viene da decenni combattuta in molte forme. Ora non più. Diventa legalissima, anzi, equivale «quasi» a un titolo di studio, purché avvenga «solo» tra i 15 e i 16 anni di età.

Un ministro incommentabile come Maurizio Sacconi ci ha tenuto a rilasciare il suo personale giudizio su questa misura: «Non si tratta per nulla di anticipare l’età di lavoro, ma di consentire il recupero di un giovanissimo demotivato a seguire gli altri percorsi educativi attraverso una più efficace modalità di apprendimento in un contesto lavorativo. Si tratta in ogni caso di una possibilità in più e del riconoscimento comunque che il lavoro è parte del processo educativo di una persona». C’è da pensare, dunque, che si possa prima o poi essere messi al lavoro anche prima dei 15 anni, tanto sempre «educazione» è. Non a caso, il testo risulta in conflitto con almeno due leggi esistenti da molto tempo: l’obbligo scolastico e l’età minima per poter lavorare, entrambe fissate a 16 anni.

Immediate le reazioni politiche e sindacali, con il Pd che tramite Fioroni – ex ministro dell’istruzione – parla di «inaccettabili salti indietro nella formazione»; l’Idv di «governo ignorante che incita all’ignoranza». La Cgil vi nota «l’abbassamento dei diritti», criticando la becera «propaganda» sui temi del «lavoro per i i giovani e la lotta al sommerso». Critiche senza appello arrivano anche dalle assai più bendisposte (di solito) Cisl e Uil, che parlano di «emendamento da ritirare».

Tra l’allarmato e l’ironico, invece, la reazione dei diretti interessati. Mentre la Fgci invita il presidente Napolitano a non controfirmare il testo (che dovrebbe iniziare il percorso in aula già lunedì prossimo), la Rete degli studenti coglie il nesso tra il testo e i fatti di Rosarno: «e ora tutti a raccogliere le arance!». Complice anche l’altro ministro, Brunetta, che nei giorni scorsi aveva straparlato di una «legge per mettere fuori di casa» chi aveva più di 18 anni di età.

Il decreto lavoro, frutto di mediazioni con il Pd, contiene anche un’unica cosa positiva: il ripristino della gratuità per le cause di lavoro (che era stata cancellata proprio per scoraggiare i lavoratori dal far ricorso contro licenziamenti, ecc). Ma il punto sull’apprendistato «istruttivo» è davvero l’elemento che mette in chiaro l’idea di società che anima questa maggioranza. I giovani in difficoltà con l’assolvimento dell’obbligo scolastico sono, com’è noto, quelli con alle spalle famiglie decisamente povere. Avallare la possibilità di mandarli al lavoro appena un anno dopo la licenza media – a prescindere oltretutto dal merito scolastico – significa, com’è stato osservato subito, «bloccare la possibilità di mobilità sociale».

Peggio ancora, visto che proprio ieri è stato approvato dalla Camera anche il regolamento di riforma delle superiori, che prevede tra l’altro la soprpessione di migliaia di cattedre. Il combinato disposto è quindi chiarissimo: chiudere con l’istruzione «diritto universale» e «risparmiare» sul personale, riducendo la platea dei potenziali «clienti». Persino il senatore Rusconi, del Pd, è stato costretto a riesumare la definizione di «indirizzo classista» per questo schema.

I Cobas, che ieri stavano protestando davanti Montecitorio insieme alla Cgil e altri settori del mondo della scuola, hanno perciò confermato senza esitazioni lo sciopero generale della scuola, proclamato per il prossimo 12 marzo
di Francesco Piccioni su “Il Manifesto

mercoledì 20 gennaio 2010

repressione per i blogger in Internet. Fermiamoli!

Ieri il Senato ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza





(D.d..L. 733) tra gli altri con un emendamento del senatore Gianpiero

D'Alia (UDC) identificato dall'articolo 50-bis: /Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet/;



la prossima settimana Il testo approderà alla Camera diventando l'articolo nr. 60.

Il senatore Gianpiero D'Alia (UDC) non fa parte della maggioranza al Governo e ciò la dice lunga sulla trasversalità del disegno liberticida della"Casta".

In pratica in base a questo emendamento se un qualunque cittadino dovesse invitare

attraverso un blog a disobbedire (o a criticare?) ad una legge che ritiene ingiusta, i /providers/ dovranno bloccare il blog.



Questo provvedimento può far oscurare un sito ovunque si trovi,

anche se all'estero; il Ministro dell'Interno, in seguito a comunicazione

dell'autorità giudiziaria, può infatti disporre con proprio decreto

l'interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine.



L'attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore; la violazione di tale obbligo comporta per i provider una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000.



Per i blogger è invece previsto il carcere da 1 a 5 anni per l'istigazione a delinquere e per

l'apologia di reato oltre ad una pena ulteriore da 6 mesi a 5 anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di

ordine pubblico o all'odio fra le classi sociali.



Con questa legge verrebbero immediatamente ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta!

In pratica il potere si sta dotando delle armi necessarie per bloccare in Italia Facebook, Youtube e *tutti i blog* che al momento rappresentano in Italia l'unica informazione non condizionata e/o censurata.



Vi ricordo che il nostro è l'unico Paese al mondo dove una /media company/ ha citato YouTube per danni chiedendo 500 milioni euro di risarcimento.

Il nome di questa /media company/, guarda caso, è Mediaset



Quindi il Governo interviene per l'ennesima volta, in una materia che, del tutto incidentalmente, vede coinvolta un'impresa del Presidente del Consiglio in un conflitto giudiziario e d'interessi.

Dopo la proposta di legge Cassinelli e l'istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra poco meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al "pacchetto sicurezza" di fatto rende esplicito il progetto del Governo di /normalizzare/ con leggi di repressione internet e tutto il istema di relazioni e informazioni sempre più capillari che non si riesce a dominare.



Tra breve non dovremmo stupirci se la delazione verrà premiata con buoni spesa!

Mentre> negli USA Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet in> Italia il

governo si ispira per quanto riguarda la libertà di stampa alla Cina e alla Birmania.



Oggi gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati il blog Beppe Grillo e la rivista

specializzata Punto Informatico.

Fate girare questa notizia il più possibile per cercare di svegliare le coscienze addormentate degli italiani perché dove non c'è libera informazione e diritto di critica il concetto di democrazia diventa un problema dialettico.



>

> Fate girare questa informazione

martedì 5 gennaio 2010

Luigi De Magistris su Taranto

L'UE NON DIMENTICHI LA LEZIONE DI TARANTO
A Taranto si produce, ma si muore anche. Città fra le più inquinate d'Europa, la condizione ambientale che caratterizza questo centro del Sud Italia pone un problema ancora oggi irrisolto: quello del ricatto inaccettabile che vuole la salute dell'ambiente e dei cittadini sacrificata per garantire il livello occupazionale. Il lavoro è un diritto e va sempre tutelato, ma un diritto altrettanto primario è quello alla vita, che non può essere compromesso dalle sole necessità economiche. Credo fermamente che si possa creare occupazione anche garantendo salute e tutela ambientale, basta praticare politiche economiche compatibili con la natura: lavoro e ambiente possono camminare insieme. Anzi devono farlo. Non è il caso di Taranto, purtroppo, che vede un incremento della mortalità del 20-40% rispetto alla media regionale, come accertato dalla relazione dell'Arpa Puglia (che riprende i dati rilevati dal Centro Europeo Ambiente e Salute dell'Oms), oltre che dall'Atlante comunale delle cause di morte prodotto dall'Osservatorio epidemiologico della Regione. La soluzione dunque è arrivare ad una riconversione delle attività produttive che garantisca un'alternativa di lavoro, mentre si deve sempre cercare di imporre il rispetto dei parametri europei per quel che riguarda l'inquinamento industriale. Un inquinamento che a Taranto è prodotto non esclusivamente dall'Ilva, ma da una serie di industrie dislocate nell'area. Non solo il Governo italiano, ma anche l'Europa devono quindi assumersi la responsabilità di porre fine ad un ingiusto ricatto che grava su Taranto e su tante altre città. Per questo ho presentato un'interrogazione alla Commissione europea in merito al grave ritardo nell'aggiornamento degli standard europei della Brefs sull'impatto ambientale degli impianti industriali. Lo stabilimento siderurgico dell'Ilva ha da tempo avviato una procedura per ricevere l'Aia (Autorizzazione integrata ambientale) dal Ministero dell'Ambiente. Si tratta di un nullaosta che autorizza l'esercizio di un impianto in rispetto degli standard di impatto ambientale stabiliti dalla direttiva europea Ippc. Per ricevere questo via libera è necessaria l'adozione delle Bat europee (Best avaible techniques), come previsto dalle Brefs (Best avaible techniques reference document): sono standard di impatto ambientale stabiliti da un network scientifico internazionale che comprende autorità ambientali dell'Ue, industrie, università, istituti di ricerca. Tutti coordinati dall'Ippc Bureau (Institute for prospective technological studies) della Commissione europea. Attualmente le brefs (gli standard) in vigore per il settore siderurgico (lo stesso dell'Ilva) risalgono alla fine degli anni '90: perciò ho chiesto alla Commissione di spiegare il motivo del ritardo europeo nel varare parametri di riferimento più aggiornati, basilari per tutelare la salute di milioni di cittadini ed evitare 'altre' Taranto.
Dal blog di Luigi De Magistris, 29/12/2009

venerdì 1 gennaio 2010

NOI, LA FOGLIA PERENNE

Capodanno 2010



agli amici, ai compagni

a chi è ancora capace di fremere di indignazione di fronte alle ingiustizie del mondo

a chi non accetta passivamente l’immondo stato di cose presente

a chi vuole ancora camminare eretto e a testa alta

a chi pensa che il mondo così com’è non sia un destino ineluttabile

a chi ritiene che ribellarsi all’ingiustizia, allo sfruttamento, all’oppressione è giusto, e necessario, e possibile

a chi è ancora capace di coltivare il dubbio e non abbocca alle grandi menzogne del sistema massmediatico

agli operai, che, gettati sul lastrico dalla crisi del capitale, si organizzano e lottano

all’altra metà del cielo che insieme con l’oppressione del capitale soffre quella ereditata dai precedenti sistemi di sfruttamento

ai giovani che questo sistema lascia sempre più senza prospettiva di vita autonoma realizzata attraverso la propria attività, e mantiene in uno stato di minorità

agli scrittori, agli artisti, ai registi che non si accontentano di “consolare nelle sofferenze”, ma si propongono di “consolare dalle sofferenze”

ai popoli che soffrono l’oppressione e lo sfruttamento del sistema del capitale e dell’imperialismo, e non si piegano

l’augurio che il nuovo anno consolidi resistenza, solidarietà, unità nella lotta per restituire all’umanità la dignità che questo sistema ogni giorno calpesta.



Ferdinando



Ogni solco ha un nome, vi è una foglia perenne che rimonta sui rami di notte a primavera

A fare il giorno nuovo



dalla poesia “Montescaglioso” (1949-50) di Rocco Scotellaro