una delle opere più belle di tutti i tempi di Edoardo Scarpetta, immortalata poi al cinema dal grande Toto’, è MISERIA e NOBILTA’ che contiene uno scambio di battute caustico: “in questa casa si mangia pane e veleno”, “no”, risponde Felice Sciosciammocca, “solo veleno”.
- a Taranto si diceva che lo scambio “ineguale” fosse quello tra salute ambiente e il lavoro. Ora lo scenario è cambiato: danni alla salute all’ambiente e non-lavoro. (fe.d.)
- a Taranto si diceva che lo scambio “ineguale” fosse quello tra salute ambiente e il lavoro. Ora lo scenario è cambiato: danni alla salute all’ambiente e non-lavoro. (fe.d.)
la vignetta è di Biani su Il Manifesto del 7/06/2019
“E' il mercato bellezza!!!” ci verrebbe da dire se non ci trovassimo dinanzi ad una ulteriore svolta drammatica della “questione” ex Ilva ora ArcelorMittal, con i 1400 lavoratori in cassa integrazione per alcuni mesi oltre gli esclusi prima dal ciclo produttivo...poi si vedrà.
“E' il mercato bellezza!!!” ci verrebbe da dire se non ci trovassimo dinanzi ad una ulteriore svolta drammatica della “questione” ex Ilva ora ArcelorMittal, con i 1400 lavoratori in cassa integrazione per alcuni mesi oltre gli esclusi prima dal ciclo produttivo...poi si vedrà.
I padroni e i loro sodali
parlano di crisi cicliche di sovrapproduzione di acciaio ma non
aggiungono la elementare considerazione che si sospendono salari e
stipendi per conservare i margini di profitto programmati per
giustificare qui la loro presenza. Vogliamo ricordare che la crisi i
comunisti la seguono sin dagli anni 80 ed è ancora lì. La crescita
tumultuosa della gestione “Riva” fu in concorrenza sleale in Europa per i
bassi salari italiani e la produzione di acciaio senza alcun vincolo
sui parametri fondamentali dell'inquinamento altrove, invece, presenti
per leggi nazionali. L'Italia fu costretta in ritardo ad adattarli e fu
“normalizzata”. Oggi i magazzini sono pieni di prodotto non consegnato,
mentre l'inquinamento viene regolarmente prodotto perché l'area a caldo
produce in modo costante. Ciò era, per noi, regolarmente prevedibile.
Altra cosa sarebbe stata se (come proponevamo da oltre un decennio) si
fosse reso pubblico tale settore strategico e si fosse programmata una
riconversione ed ambientalizzazione, proprio prevedendo le inevitabili
crisi cicliche di rallentamento delle produzioni e l'uso di manodopera
eccedente per esso. Quell'accordo è stato un suicidio, lo ribadiamo da
alcuni anni, e siamo rammaricati per i limiti di chiusura localistica e
rassegnazione dei maggiori sindacati.
Il presente è difficile e
il futuro drammatico per la fabbrica ed il territorio tarantino.A
Taranto si diceva che lo scambio “ineguale” fosse quello tra salute
ambiente e il lavoro. Ora lo scenario è cambiato: danni alla salute
all’ambiente e non-lavoro.
Comitato Cittadino PCI Taranto, 7 giugno 2019
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