Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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martedì 22 giugno 2021

L’ APPELLO di de Martino per la ricerca collettiva sugli studi subalterni (1952)


Quello del collettivo di ricerca non è solo metodologia di lavoro per lo studio e l’analisi, è soprattutto la utilizzazione dell’intelletto collettivo per la trasformazione sociale, che colloca l’intellettuale engagé (di matrice sartriana) in un collettivo organizzato più esteso, l’intellettuale collettivo organico alle classi subalterne. Il ‘general intellect’, che Marx intende come necessità di riproduzione dei rapporti di produzione capitalistici, come forma e necessità, ma anche come possibilità del superamento stesso del sistema delle relazioni economiche e sociali dominati dal capitale ‘sociale’ nell’involucro di una sua forma antitetica (la proprietà privata dei mezzi di produzione), incontra l’intellettuale collettivo organico alle classi subalterne. Infatti, se il complessivo sapere dell’”intelligenza sociale” (non solo i mezzi di produzione, ma la conoscenza ad essi connessi) non viene condiviso, l’appropriazione privata del ‘general intellect’, colliderà con le esigenze e i bisogni di natura sociale.
- L’APPELLO DI DE MARTINO alla ricerca collettiva sugli studi subalterni (1952), la mobilitazione dei diversi specialismi intorno “a queste spedizioni” in equipe, è, nella sua metodologia e riflessione epistemologica, oltremodo marxiano e gramsciano (dichiarato ed esplicito, l’intellettuale ‘sente’ prima di ‘comprendere’ e ‘comprende’ il suo soggetto di ricerca con la passione implicita nel suo sforzo conoscitivo) nel suo intento e lo pone come ‘subalternist‘ integrale già negli anni ‘50 in Italia. 

-Spedizioni scientifiche in Lucania - San Costantino Albanese: immagine molto significativa che esemplifica il lavoro della spedizione documentaria condotta dal 15 maggio al 4 giugno 1957 in Lucania da Ernesto de Martino e la sua équipe, poi descritta nel libro Sud e magia. La maciara racconta la sua esperienza e gli studiosi prendono nota, chi registra e chi scrive, secondo il proprio interesse scientifico (medico, psicologico, antropologico). Fotografia di Ando Gilardi #andogilardi, fotografo dell’équipe. Lucania, 1957 (Fototeca Gilardi).

“È da qualche tempo che sto organizzando in Lucania spedizioni scientifiche per lo studio della vita dei contadini lucani e del loro mondo culturale […]. Abbiamo il nostro programma, i nostri itinerari, i nostri questionari. Incideremo i canti popolari e sorprenderemo nell’obiettivo fotografico ambienti, situazioni e persone […]. E di ritorno in città comunicheremo a tutti ciò che abbiamo visto e ascoltato: in una serie di conferenze sceneggiate, di articoli per quotidiani e periodici, in opuscoli a carattere divulgativo e in un’opera a carattere scientifico renderemo pubblico questo dimenticato regno degli stracci, faremo conoscere a tutti le storie che si consumano senza orizzonte di memoria storica nel segreto dei focolari domestici […]. Io penso che intorno a queste spedizioni organizzate dovrebbero raccogliersi gli intellettuali italiani, a qualunque categoria essi appartengono, narratori, pittori, soggettisti, registi, folcloristi, storici, medici, maestri ecc. Il nuovo realismo, il nuovo umanesimo, manca, per quel che mi sembra, di questa esperienza in profondità, e spedizioni di questo genere costituiscono un’occasione unica per formarsela, e per colmare quella distanza tra popolo e intellettuali che Gramsci segnalava come uno dei caratteri salienti della nostra cultura nazionale” (E. de Martino, Una spedizione etnologica studierà scientificamente la vita delle popolazioni contadine del Mezzogiorno. Importanti sviluppi della iniziativa Zavattini, “Il Rinnovamento d’Italia”, 1 settembre 1952; ora in Id., L’opera a cui lavoro. Apparato critico e documentario alla spedizione etnologica in Lucania, a cura di C. Gallini, Argo, Lecce 1996).



- L’incrocio degli sguardi degli intellettuali “meridionalisti” come ‘organici’ alle classi subalterne. E’ il tracciato comune tra Gramsci, Scotellaro ed Ernesto de Martino, il cui confronto, più e prima che con l’acribia filologica, deve ‘sentirsi’ per comprendersi. L’antropologia filosofica sente la poesia e il canto dei senza storia, così come la stessa arte storico-politica si sente come razionalità di quei margini del mondo ‘grande e terribile’.

- Come scrive Ranajit Guha, compulsando Hegel sulla filosofia della storia (del mondo),: “La prosa del mondo in cui gli esseri umani si rendono intelligibili gli uni agli altri nel corso della loro lotta quotidiana per il riconoscimento reciproco si impregna quindi di storicità.”, R.Guha, La storia ai limiti della storia del mondo, Sansoni, 2002, pag.38.
~ fe.d.





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