venerdì 11 dicembre 2015
Tina Tomasi: i teorici dell'educazione marxista (1)
I teorici dell'educazione marxista (1)
di Tina Tomasi
I
grandi teorici del marxismo, occupati in altre più pressanti questioni, non
approfondiscono il problema educativo, pur comprendendone l'enorme portata.
C.Marx (1818-1883) e F.Engels (1820-1895) e più tardi N.Lenin (1870-1924) accusano
la scuola di essere strumento di dominio borghese, di conservare inalterate, nonostante
le pretese riforme , la struttura e la funzione classista, di contribuire
all'alienazione della persona, di formare i giovani secondo un'astratta
concezione intellettualistica chiusa ai vivi problemi sociali in particolare
quelli produttivi ; ed auspicano un'educazione nuova capace di dare a tutti la
possibilità di svolgere le proprie doti personali , e di agire razionalmente
così da contribuire alla eliminazione dell'antica schiavitù dell'uomo sull'uomo
, necessaria per l'edificazione di un mondo nuovo. Le prime generazioni di
marxisti, persuasi che il rinnovamento scolastico debba seguire quello delle
strutture sociali, si limitano a lottare per una migliore educazione della
classe operaia ed a denunciare l'atteggiamento incerto e contraddittorio della
borghesia, da un lato bisognosa di mano d'opera qualificata e dal'altra parte
paurosa di qualunque azione educativa; la loro fondamentale aspirazione è una
scuola primaria pubblica e gratuita, formativa e professionale insieme. (1)
Nè
Marx nè Engels nè Lenin, pur facendo colpa alla
società borghese dell'ignoranza
popolare e pur criticandone la scuola perchè astratta evasiva
enciclopedica, ne respingono completamente il patrimonio culturale e quindi il
programma di studi in cui si traduce; lo vogliono però sottoposto ad una
profonda rielaborazione sia per eliminare ogni forma di dogmatismo , sia per renderlo più attuale ; si propongono
di dare maggior peso alle lingue viventi, alle materie scientifiche,
all'educazione fisica e sopratutto al lavoro produttivo quale strumento di
formazione e liberazione. Il loro ideale è una istruzione “politecnica” capace
di offrire il fondamento scientifico indispensabile per qualunque processo
produttivo, di superare l'antitesi tra teoria e pratica, tra studio e attività
manuale, tra dirigenti ed esecutori e di valersi di metodi didattici nuovi,
fondati sul lavoro produttivo.
Fin
dal primo incontro con l'attivismo, la pedagogia marxista si dichiara d'accordo
su alcun punti fondamentali: la difesa della dignità umana, la salvezza
dall'alienazione mediante la formazione di personalità autonome , lo stretto
collegamento tra scuola e vita, il valore dell'attività manuale . Molte e gravi
sono però le riserve o i motivi contrastanti: anzitutto il rinnovamento
dell'educazione non è una faccenda puramente pedagogico-didattica che si possa
trattare da sè , nella ristretta visuale di un individuo o di un gruppo, e nell'ambito
delle vigenti istituzioni scolastiche. ma un complesso problema
politico-sociale che non può essere risolto isolatamente prescindendo da una
data prospettiva . L'attivismo è inoltre accusato di essere prigioniero
di alcuni miti romantici esasperati ed ingigantiti: postula infatti la libertà
e la spontaneità senza tener conto del condizionamento dell'ambiente e
la “superiorità” della fanciullezza sull'età adulta, pregiudizio quest'ultimo
pericoloso, perchè elude il più grave problema dell'educazione, verso quale
tipo di uomo lo sviluppo del fanciullo deve essere orientato. Lo stesso
concetto di attività, esaltato come valido strumento per combattere antichi
mali e per rendere la vita scolastica più viva e stimolante, è incerto e
suscettibile di interpretazioni errate quando non dà all'azione individuale o
collettiva un preciso fine; ed anche il lavoro, se concepito ed attuato con
mentalità retriva ossia come strumento fine a se stesso o utile a pochi , perde
qualunque potere liberatore. Analogamente la ricerca personale o di gruppo
spesso è ridotta a disordinata ed inconcludente dispersione di energie invece
di essere via consapevole per riconquistare con mezzi propri ciò che altri ha
già conquistato e per prepararsi ad una proficua opera collettiva.
Note:
1) Marx apprezzò l’opera di R.Owen al punto da giudicarla, nonostante i
limiti, “l’embrione dell’educazione delle epoche future”. Owen (1771-1858) era
convinto che l’ambiente, e quindi l’educazione, hanno un peso fondamentale
nella formazione dell’uomo; che è compito essenziale dello stato dare a tutti
una scuola uniforme e aconfessionale. Si adoperò, ed efficacemente, per la
diffusione degli asili infantili; nella scuola da lui fondata a Lanark adottò
il metodo del mutuo insegnamento.
Dall’opera
di Tina Tomasi, Il metodo nella storia dell’educazione, Loescher, 1965,
pp.288-90
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