I teorici
dell'educazione marxista (2)
di Tina Tomasi
I marxisti rimproverano a
gran parte degli indirizzi attivi di dare indebitamente credito e dottrine
pseudo-scientifiche o a presupposti scientifici superati a od uno
sperimentalismo poco attendibile; e soprattutto, per quanto riguarda la
psicologia dell'età evolutiva, di soffermarsi troppo sugli aspetti irrazionali.
Essi attribuiscono poi un
valore molto relativo alle tecniche didattiche, considerate come semplici strumenti
utili per semplificare ed accelerate l'opera educativa; e si avvicinano agli
idealisti dell'identificazione del metodo didattico con quello scientifico, pur
preoccupandosi che sia adeguato all'età dell'alunno.
I primi studiosi italiani
di orientamento marxista che si sono occupati di problemi educativi, ed in
particolare A. Labriola (1843-1904)
mettono in luce le deficienze della pedagogia positivistica; ma sono molto
cauti nelle proposte di rinnovamento. In tempi a noi più vicini la figura di
maggiore rilievo è A. Gramsci
(1891-1937) acuto critico delle nostre istituzioni scolastiche e della
tradizione culturale di cui sono l'espressione (1). Nell'attesa di radicali
cambiamenti che potranno avvenire soltanto in relazione all'instaurazione di
nuove strutture sociali, egli addita come primo dovere per gli educatori
impegnati nella realizzazione di un'autentica democrazia, la lotta contro molti
anacronismi, fra i quali la precoce ingiustificata ed ingiusta separazione
scolastica tra futuri ”dirigenti“ e “governati”, tra cultura umanistica e
preparazione tecnica, e la netta scissione tra la scuola e la vita.
“L'efficacia educativa della vecchia scuola media italiana, quale
l'aveva organizzata la vecchia legge Casati, non era da ricercare... nella
volontà espressa di essere o no scuola educativa, ma nel fatto che il suo
organamento ed i suoi programmi erano l'espressione di un clima culturale
diffuso in tutta la società italiana per antichissima tradizione. Che un tale
clima ed un tale modo di vivere siano entrati in agonia e che la scuola si sia
staccata dalla vita ha determinato la crisi della scuola. Criticare i programmi
e l'organamento disciplinare della scuola, vuol dire meno che niente, se non si
tien conto di tali condizioni. Così si ritorna alla partecipazione realmente
attiva dell'allievo alla scuola, che può esistere solo se la scuola è legata
alla vita.”(1)
Ogni uomo deve infatti
ricevere da una scuola unica di base statale e gratuita, prima della
preparazione professionale, una formazione umana che lo metta in grado di
raggiungere una visione critica del mondo, di agire responsabilmente, di
superare il condizionamento dell'ambiente. Questa scuola necessita di programmi
e di metodi nuovi; ed a questo proposito bisogna tener conto degli errori
dell'attivismo per cui il cervello dell'alunno è come un
gomitolo che il maestro aiuta a sgomitolare in quanto ritiene il fanciullo
dotato originariamente di spontaneità
e di libertà, trascurando del tutto
l'influenza dell'ambiente e s'illude che la formazione dell'uomo possa avvenire
senza sforzo mentre invece implica sempre disciplina e spesso coercizione.
Queste idee costituiscono
il punto di partenza dei marxisti italiani, oggi impegnati a svolgerle in
relazione alla presente situazione storica.(2)
Tutti concordano nel
ritenere che il problema del rinnovamento delle strutture e del contenuto
dell'insegnamento è più importante di quello metodologico didattico; ma mentre
alcuni spingono a fondo la critica verso l'attivismo, riaffermando
polemicamente la funzione dell'autorità del maestro o della necessità delle
lezioni giustificata dall'incapacità di autogoverno e della insufficienza
dell'attività libera e personale dell'alunno tanto più grave quanto minore è la
sua età; altri riconoscono meriti non indifferenti all'attivismo e si sforzano
di arricchirlo di più vive e vaste istanze sociali, e convinti pur senza essere
individualisti che l'individuo è un valore che va rispettato e potenziato
proprio a vantaggio della collettività, si sforzano di evitare i pericoli
dell'indottrinamento e della costrizione.
(1) A.Gramsci, Gli intellettuali
e l’organizzazione della cultura, Einaudi, Torino,1949, pp.110-111
(2) Un gruppo molto attivo si raccoglie intorno al periodico La riforma della scuola diretta da L.Lombardo
Radice e D.Bertoni Jovine
Dall’opera di Tina Tomasi, Il metodo nella
storia dell’educazione, Loescher, 1965, pp.290-92
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