L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla
L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla
La pedagogia come rapporto tra felicità e futuro
Se l’intento educativo è intenzionalità pedagogica, esso ha a che fare con i concetti di felicità e di futuro. Entrambi si trovano nel limbo del dover-essere; la felicità è un’aspirazione che nel momento in cui si attua non produce piena consapevolezza di sé: per cui si è stati felici e mai si è felici. Il futuro non c’è mai, si progetta, ma quando viene si concretizza come presente. La pedagogia è progetto di vita, di istruzione, di formazione, che ricerca felicità e futuro. La scommessa della pedagogia di ispirazione marxista è una felicità sociale collettiva e un futuro costruito con le proprie mani e nell’autodeterminazione di soggetti a cui sono stati forniti gli strumenti culturali emancipativi, che si pensano e agiscono come totalità sociale che, affermava il Lukacs di Storia e coscienza di classe (1923), rompono il dilemma dell’impotenza: “il dilemma tra il fatalismo delle leggi pure e l’etica della pura intenzione”.
Già docente di scienze umane e filosofia presso i licei delle scienze umane di Manduria e Taranto, è ora condirettore del Centro Studi di Filosofia “Giulio Cesare Vanini” del centro messapico e ricercatore Subaltern Studies Italia
STELLE PARTIGIANE: la "pasta nera" dei bimbi durante e dopo la
Resistenza antifascista
"(..)importantissimo il ruolo delle cosiddette staffette che, durante quegli anni, riuscirono spesso a scampare ai controlli tedeschi, e a portare lo stretto necessario ai partigiani. In genere erano per lo più bambine, come la signora Ferraro, che, a modo suo, visse in una famiglia sviscerata dalla guerra, e che tentava in ogni modo di aiutare chi stava combattendo per la vera causa comune: la liberazione." (da LA VOCE DEI BAMBINI E LA RESISTENZA, caratteriliberi.eu).
Ma la storia dei bambini nella Resistenza e' indisgiungibile dalla storia dei bambini che nel dopoguerra, grazie all'iniziativa di Teresa Noce, dell'UDI e del PCI, raggiunsero, per la loro cura e il loro sostentamento, famiglie emiliane. Come racconta Miriam Mafai, che partecipò ad organizzare questa attività di accoglienza, «La risposta fu al di là di ogni legittima speranza. Tanto generosa che si decise di estenderla e radicarla nel Mezzogiorno (…) Furono trasferiti così, nei due inverni immediatamente successivi alla fine del conflitto, alcune decine di migliaia di bambini che lasciarono le loro famiglie per essere ospitati da altrettante famiglie contadine, nei paesi del reggiano, del modenese, del bolognese. Lì vennero rivestiti, mandati a scuola, curati». Dal 1945 al 1952, anni duri per tutto il Paese, furono ospitati nel centro-nord ben 70.000 bambini, grazie anche all’appoggio del PCI, dei CLN locali, delle sezioni ANPI, delle amministrazioni e della popolazione in genere. Da qui il docu-film di Alessandro Piva del 2011, "Pasta nera", presentato in diversi festival e con la consulenza di Giovanni Rinaldi, autore de "I treni della felicità - storie di bambini in viaggio tra due Italie", del 2009, con la prefazione della Mafai, cit. Ediesse ed.
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