Contro ogni autonomia differenziata.
L’autonomia differenziata si integra perfettamente nelle politiche neo-liberiste
e imperialiste di rimozione di ogni ostacolo, istituzionale e sociale, al pieno
dispiegamento dello sfruttamento .
La fame di valore che caratterizza la crisi strutturale del modo di produzione
capitalistica come già nei casi della Jugoslavia, della Siria, dell’Ucraina,
considera gli stati nazionali come un ostacolo da abbattere.
La tendenza , in Italia, alla concentrazione di risorse finanziarie e intellettuali
al Nord e nelle aree forti , con ulteriore desertificazione strutturale al Sud,
può preludere a una rottura anche formale dell’unità nazionale. Si tratta del
modello neoliberista di accumulazione che pratica la polarizzazione tra un
centro ‘virtuoso’ (ovviamente dal punto di vista della accumulazione) che
concentra investimenti, ricerca, produzioni avanzate e una periferia da
utilizzare come serbatoio di manodopera anche qualificata a basso costo .
In questo senso questo progetto è una ripetizione , su scala nazionale, del
modello ordoliberista sul quale si fondano i trattati europei e il progetto
imperialista della U.E.
La differenziazione strutturale tra territori comporta una differenziazione
anche nella composizione del lavoro, con una divergenza di interessi tra
lavoratori su base territoriale.
I progetti neocorporativi, ben incarnati dalla prima Lega di Bossi e di Miglio e
aggiornati dalla ‘lega nazionale’ di Salvini, che ha cooptato frazioni di
borghesia stracciona meridionale sono in atto da anni.
Il progetto è arrivato a uno snodo, ma da anni e grazie alla complicità dei
maggiori sindacati, la desertificazione industriale del Sud prosegue senza
freno.
Di fronte all’arroganza delle multinazionali che investono (con lauti
finanziamenti statali) al Sud e poi chiudono alla ricerca di situazioni di
maggior profitto, i sindacati hanno accettato la logica perdente del ‘minor
danno’, isolando le lotte a livello aziendale e evitando una vertenza generale
sul lavoro e sulla produzione.
Contratti d’area, zone speciali, salari differenziati sulla base della produttività
preludono a una riedizione moderna delle gabbie salariali.
La ristrutturazione provocata dalla crisi del 2008 ha rimodellato le strategie
delle aziende competitive del Nord : da produttrici di beni di consumo di
massa anche per il Sud a produttrici di componentistica per la locomotiva
(ultimamente un po’ spompata) tedesca e nord-europea.
Questa divisione strutturale può preludere a una spaccatura-divergenza di
interessi tra lavoratori del Sud e del Nord, a partire da progetti neocorporativi
ben incarnati dalla Lega di Salvini.
Come Partito Comunista Italiano proponiamo:
• Il
rilancio del conflitto sui temi del salario minimo e egualitario, sui diritti
sociali (scuola – salute – casa - trasporti ) è la base necessaria per una
efficace opposizione.
• Lo
strumento dell’inchiesta territoriale , sulla struttura produttiva e sui
bisogni sociali , sempre più diventa necessario per poter articolare
programmi di lotta incisivi .
• L’opposizione
alle ulteriori, prevedibili privatizzazioni di servizi sociali
essenziali, deve prendere la forma di una lotta generalizzata per la difesa
dei diritti sociali e della loro gestione pubblica con controllo popolare.
• La
lotta per le nazionalizzazioni e per la pianificazione delle risorse
nazionali costituisce la premessa fondamentale: forti investimenti statali,
finalizzati alla crescita strutturale e sociale dei territori, basata sulle effettiv
esigenze popolari e non sulle esigenze di profitto dei monopoli e delle
lobbies affaristiche private.
• Rilanciare
la questione della devastazione ambientale, provocata dal
capitalismo ultraliberista e della gestione e manutenzione del territorio
naturale.
• Rivendicare
le pari opportunità, su tutto il territorio nazionale, per quanto
riguarda le offerte formative pubbliche e la ricerca.
Tutti questi punti hanno una premessa fondamentale : la rottura dei vincoli di
bilancio imposti dalla Unione Europea e la dislocazione geopolitica
alternativa, che ne deriva necessariamente.
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