Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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sabato 14 dicembre 2019

Tra cattiva coscienza e strumentalità


verso il centenario del PCI
- Tra cattiva coscienza e strumentalità
di Mauro Alboresi, Segretario nazionale del PCI

In data odierna (12dicembre 2019,ndr), il quotidiano Il Messaggero, con il titolo “Soldi al PCI, festa dimezzata: il centenario accende le faide”, a firma Mario Ajello, dà conto della levata di scudi della destra contro un emendamento a firma Errani-Manca-Verducci, parlamentare di LEU il primo, del Pd gli altri, volto a far sì che nella legge di bilancio dello stato, che a breve sarà sottoposta al dibattito parlamentare, sia prevista la cifra di 200000 euro per il 2020 ed altrettanti per il 2021, a sostegno della ricorrenza del centenario della fondazione del PCI avvenuta a Livorno nel 1921.
Sul chi sarà chiamato a gestire tali eventuali fondi, come sottolineato dall’autore dell’articolo, si rincorrono diverse ipotesi.
Che la destra italiana insorga contro tale previsione non può meravigliare, anche se si tratta della stessa destra che ha recentemente approvato, sia sul piano nazionale che locale, analoghi finanziamenti volti a celebrare ricorrenze di altro segno, né può meravigliare il tono sguaiato e volgare dalla stessa utilizzato in quanto ne è largamente rappresentativo.
Non può meravigliare che sia soprattutto il PD a sostenere tale proposta, né che tra i vari soggetti potenzialmente chiamati a gestire tale ricorrenza molti siano riconducibili, direttamente o indirettamente, ad esso.
Da tempo, infatti, tale soggetto politico, così come prima di lui i DS ed il PDS, è impegnato in un’azione volta a rappresentare, nei confronti di tanta parte della sua base, una sorta di continuità con tale storia, con la storia dei comunisti in Italia (emblematiche le dichiarazioni che vengono raccolte in occasione della festa dell’unità) mentre dall’altra le sue scelte politiche, quelle che contano, nulla hanno avuto ed hanno a che vedere con essa (emblematico il voto recentemente espresso dai rappresentanti del PD, unitamente alla destra, al parlamento europeo “sull’importanza della memoria” che omettendo e stravolgendo la storia ha messo sullo stesso piano nazismo e comunismo).
La realtà è che con il congresso di Rimini del 1991, si è scelto di chiudere una grande storia politica, largamente coincidente con la parte migliore della storia del Paese, di disperdere una grande comunità politica ed umana, in nome di una prospettiva il cui esito fallimentare è sotto gli occhi di tutti ed evidenzia un PD assai lontano dal concetto stesso di sinistra.

Noi, con l’Assemblea Costituente di San Lazzaro di Savena (Bologna) del Luglio 2016, abbiamo scelto di ricostruire il PCI, attualizzando una storia che rivendichiamo, nella convinzione che oggi più che mai vi è bisogno di un soggetto capace di tenere aperta la prospettiva di un’alternativa di sistema, di ridare voce al mondo del lavoro, ai ceti popolari, che si batta contro quel pensiero unico che da tanto tempo sostanzia le politiche del centrosinistra, nel quale al più può ascriversi il PD, e del centrodestra, che ha già dato pessima prova di sé quando è stato al governo.
Anche per questo abbiamo deciso di promuovere, a nostre spese, diverse iniziative in occasione del centenario della fondazione del PCI, iniziative nelle quali evidenziando quella storia, sottolineando l’attualità di quel pensiero, emerga con chiarezza che le scelte fatte seguire da altri al suo scioglimento nulla hanno avuto a che vedere con essa.
Noi siamo favorevoli a qualificate iniziative, anche promosse e sostenute dallo Stato, aventi per oggetto, in coerenza con il dettato costituzionale, l’approfondimento di fatti che hanno segnato la storia del nostro Paese.
Ciò che ci preme è che il tutto non sia riconducibile a letture di parte, strumentali.
La storia del PCI è la storia della forza politica e culturale che meglio e con più forza ha dato voce al dolore del Paese ed all’aspirazione all’emancipazione delle classi subalterne.
Chi ha deciso di non essere e chiamarsi più comunista, non può oggi suggerire una linea di continuità con una storia che ieri come oggi mantiene quale proprio orizzonte la trasformazione socialista.
La storia non si cancella, quella del PCI è stata e vuole tornare ad essere una grande storia.

fonte: https://www.ilpartitocomunistaitaliano.it/


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