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L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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lunedì 20 settembre 2021

ERNESTO DE MARTINO: NATURALISMO E STORICISMO NELL’ ETNOLOGIA edizione Laterza 1941/ Il libro disponibile su Academia / recensione di Carla Pasquinelli

 

Carla Pasquinelli

Così quando Ernesto De Martino, pubblicando nel 1941 Naturalismo e storicismo nell’etnologia [ed.Laterza], introduceva, attraverso il progetto di una etnologia storicista, le tematiche antropologiche, non si trovava ad avere alle spalle alcuna tradizione di studi se non proprio quella filosofia crociana che maggiormente aveva contribuito a ritardarne la nascita e lo sviluppo. E’ proprio in questa intelaiatura concettuale e metodologica che De Martino troverà i fondamenti originari di quella etnologia storicista che gli permetterà dapprima di prendere le distanze dalla antropologia statunitense e britannica e in seguito di allontanarsi dallo stesso Croce. Ancora largamente partecipe in quest’opera della critica idealistica della scienza, De Martino riconduce l’etnologia in seno alla storia, essendo per lui “la storia l’unica scienza” (pag. 203). Fare rientrare in seno alla storia le cosiddette società primitive, condannate dalle diverse scuole antropologiche a rimanere in bilico tra natura e cultura, oggetto e non soggetto di storia, su cui esercitare un sapere naturalistico, rappresenta l’unica maniera per sottrarle all’ambito degli pseudoconcetti, e farle così partecipi di una considerazione scientifica. Questa reintroduzione nella storia può avvenire solo se si stabilisce un rapporto con la cultura occidentale, dal momento che “il mondo primitivo si apre e si dichiara solo nel rapporto con la nostra civiltà, senza di che l’etnologia resta al grado di sapere più o meno ozioso e non attinge la storicità” (pag.202). Ma la reciprocità implicita in tale affermazione non sarà senza conseguenze importanti. Infatti la scelta storicistica prefigura sì il riscatto di queste società “dalla passività della metodologia naturalistica” (pag.10), ma si configura innanzitutto come “un incremento di autocoscienza” (pag.12) per la stessa civiltà occidentale. (..) Storicizzare il primitivo significa dunque spingersi molto più in là di quanto consenta la metodologia crociana, significa in altre parole negare l’assunto secondo cui sarebbero le élite a fare la storia. Per Croce infatti - non dimentichiamolo - la storia è sempre storia dei gruppi dirigenti e come tale espunge tutto ciò che si configura come subalterno. De Martino fa oggetto di considerazione storica, anzi fa soggetto di storia propria quei popoli e più tardi quelle classi escluse o emarginate dalla strada maestra della civiltà occidentale.

da C.Pasquinelli, Antropologia culturale e questione meridionale, La Nuova Italia, 1977, pp.3-5 (stralcio)

 

il libro disponibile su Academia.edu al link 

https://www.academia.edu/53008889/Ernesto_De_Martino_Naturalismo_e_Storicismo_nelletnologia_ed_Laterza_1941




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