Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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mercoledì 5 ottobre 2022

CRITICA DELLA RAGIONE POLITICA (Murray Bookchin)

 

E oggi, la critica della ragione politica, diventa critica della ragione democratica.

 

Oggi, quel che chiamiamo «politica» è in realtà governo dello Stato. Essa è professionismo, non controllo popolare; monopolio del potere da parte di pochi, non potere dei molti; delega a un gruppo «eletto», non processo democratico diretto che comprenda il popolo nella sua totalità; rappresentazione, non partecipazione. Oggi, la «politica» è una cruda tecnica strumentale per mobilitare elettori al fine di ottenere obiettivi pre-selezionati, non mezzo per istruire la popolazione alla cittadinanza, con i suoi ideali di autogestione civica, oppure per formare forti personalità. I politici trattano la gente da elettorato passivo il cui compito politico è quello di votare ritualmente per candidati di scelta partitica, non per delegati il cui unico mandato è di gestire le politiche formulate e deliberate dai cittadini. I professionisti della gestione statuale vogliono obbedienza, non impegno, distorcendone persino il significato fino a ridurlo a un atteggiamento di pura passività, da spettatore, nel quale il singolo è smarrito nella massa e le masse stesse sono frammentate in atomi isolati, frustrati e impotenti.

Murray Bookchin, filosofo anarchico (1921-2006)

da Democrazia diretta, Eleuthera, Milano 1993, cit. da formato e.book, pos.266/1462

 

- - Oggi, al Communalism di Bookchin si ispira il confederalismo democratico del Rojava (Kurdistan siriano) per il tramite della lettura datane da Abdullah Öcalan, rinchiuso nelle carceri turche. «Il Communalism rappresenta una critica della società gerarchica e capitalista nel suo insieme», Murray Bookchin, The Next Revolution. Popular Assemblies and the Promise of Direct Democracy, a cura di Debbie Bookchin e Blair Taylor, Verso, London-New York, 2015, pag.19.

Anche nell’Occidente capitalista, per l’incompatibilità tra profitto privato e benessere collettivo, dunque tra democrazia e capitalismo, la democrazia formale si svuota di contenuti e tende a regimi oligarchici di fatto. Inserire istituti di democrazia diretta con potere deliberativo, all’interno di un’architettura democratica realmente rappresentativa, è la ricerca dunque necessaria per alimentare continuamente la democrazia politica con la democrazia sociale. La critica della ragione politica diventa critica della ragione democratica. Per la “guerra di posizione” diventa transizione verso la società autoregolata perchè autodeterminata (il Marx di Gramsci) con la soggettività antagonista dell’’intellettuale collettivo’.

 

#MurrayBookchin, #Communalism, #criticadellaragionepolitica



Murray Bookchin (New York 1921-Burlington 2006)






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