giovedì 17 gennaio 2013
Il voto “Futile". Ma il bluff del Pd non ha più mercato
Nelle acque torbide di questa campagna elettorale, il Pd prova a ricorrere, una volta ancora, al ricatto del “voto utile", pessimo argomento di propaganda politica che ha tuttavia bisogno, per essere alimentato, di qualche preliminare condizione.
Bersani e i suoi colonnelli tornano a sventolare il tema della paura. Ma paura di che? E di chi? Paura di non riuscire ad ottenere la maggioranza assoluta anche al Senato, dove i Democrat e i loro compagni di cordata non possono contare su quella legge elettorale, il famigerato “porcellum", che hanno tiepidamente contrastato nella legislatura trascorsa per l'ottima ragione che pensavano - nascondendo la mano - di trarne vantaggio nell'imminente consultazione elettorale.
Quanto allo spauracchio di un possibile ritorno del Caimano, ognuno può capire che si tratta di un argomento frusto e di un'arma spuntata. Non solo in virtù dei sondaggi, ma per il ben più significativo motivo - questo sì squisitamente politico - che l'alleanza fra il centrosinistra e i liberali delle liste che si stringono intorno a Monti, è cosa da tempo assodata. Loro governeranno, avvinti come l'edera, quale che sia l'esito del voto al Senato. Si tratterà solo di sapere come si spartiranno governo, ministeri e cariche istituzionali, quali equilibri troveranno per formare la “bolla di componenda" del potere. Attenti, dunque, mai perdere di vista la sostanza: la strategia è già tracciata. E il programma di governo di quella coalizione, pure.
Solo un'acuta vertigine da successo annunciato può ancora spingere Bersani a chiedere che gli si conceda una sorta di asso pigliatutto, per fare di sè il dominus incontrastato, con Vendola in funzione “ornamentale", di tutta la politica italiana. L'improntitudine con cui Bersani chiede alla sinistra di Rivoluzione civile di “desistere", cioè di ritirarsi dal gioco al Senato, è davvero stupefacente.
Il Pd ha rotto con la sinistra (e non passa giorno che non lo ricordi), recidendo ogni possibilità di costruire con essa un'intesa programmatica. Lo ha fatto perché la cultura politica di cui quel partito è espressione aderisce, con marginali varianti, al progetto dell'europa liberista e monetarista forgiato nei santuari del capitalismo finanziario. Il Pd ha cioè scelto consapevolmente di percorrere questa strada che sta portando il paese - e in esso le classi subalterne - a sfracellarsi.
Questa linea, e il governo che se ne renderà interprete, saranno da noi combattuti, con tutta la necessaria determinazione e con l'intelligenza che è richiesta ad una forza realmente alternativa e consapevole dei propri compiti.
Spiacenti, signori, il bluff del “voto utile" questa volta non ha mercato. Prosit.
Fonte: liberazione.it
Autore: Dino Greco
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