Ovverosia: l’ordinamento della scuola e la sua struttura, hanno o non hanno alcun legame, organico con l’organizzazione, l’ordinamento e la struttura sociale ed economica della società?
La scuola, è scuola senza accezioni, o è scuola borghese, capitalistica, neocapitalista, liberista …?
Forse ci sono delle isole nel mare neoliberista, delle isole di resistenza di lotta, quali nel passato abbiamo potuto conoscere ed imparare, da Don Milani a Paulo Freire.
In effetti, dobbiamo sottolineare come la richiesta di democratizzazione degli studi, in regime capitalistico opera in maniera contraddittoria.
Oggi la formazione generalizzata non corrisponde ad una analoga e corrispondenti richiesta di maggiori e migliori quadri, da parte dell’economia (come avvenne invece per la democratizzazione degli studi negli anni 60 e 70 del secolo scorso).
Anzi:
1) la democratizzazione produce giovani pluri-laureati, che restano senza lavoro e si ritrovano magari a guidare il taxi;
2) il valore formativo e culturale dei giovani laureati disoccupati è considerato come uno spreco per la società;
3) la disoccupazione intellettuale contribuisce a gestire e calmierare il mercato della disoccupazione, sviluppando il precariato che risulta così essere un fattore di equilibrazione sociale del mercato (tutti lavorano un po’);
4) favorisce la competizione interna fra categorie, il servilismo e mantiene bassi i costi del lavoro.
È borghese nei contenuti e nel metodo, che:
1) evitano accuratamente di porre i problemi sociali al centro dei processi d’insegnamento,
2) separano i contenuti reali dalle discipline, contrapponendo insegnamento e ricerca.
3) propongono precoci specializzazioni formative (la scelta a15 anni).
E’ capitalista nelle fondamenta, perché il diritto allo studio è sempre subordinato alle necessità finanziarie ed economiche del paese in primis, ma specialmente e molto concretamente è subordinato ad un salario.
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