nel nuovo nr. di Lavoro Politico di ottobre, dedicato al nuovo umanesimo marxista, un articolo di Gramsci (dai Quaderni) su relazione pedagogica ed egemonia
Nota
La costruzione egemonica richiede, per Gramsci, una relazione pedagogica. Si tratta di formare le coscienze ed egli utilizza, nei Quaderni,
- il rapporto scolaro-maestro inteso in maniera contrapposta all’"atto" gentiliano che aveva informato tutta la riforma scolastica del fascismo; Gramsci si dimostra attento alle eco delle teorizzazioni pedagogiche attivistiche originate dal pensiero di J.Dewey (non sappiamo esattamente quanto conoscesse di quelle pratiche), ma soprattutto alla sua concezione dialettica dell’educazione e della formazione scolastica e intellettuale, che avrebbe dovuto avere come obiettivo l’"uomo onnilaterale" di Marx, sostanziato con un’emancipazione culturale delle classi subalterne.
- La concezione del partito come "intellettuale collettivo". Il moderno Principe forgia i suoi militanti, quadri e dirigenti nella lotta comune e nella discussione partecipata, nell’elaborazione che nasce dal continuo confronto con la finalità di ri-orientare il senso comune. Il partito che emancipa culturalmente è il partito comunista, che cura la formazione interna perché i ‘nuovi intellettuali’ possano svolgere il loro ruolo come ‘organici’ alla classe nelle fitte trame della società civile, dove, appunto, si costruisce l’egemonia. I diretti diventano dirigenti, prima della presa del potere, nello stesso processo rivoluzionario.
RELAZIONE PEDAGOGICA ED EGEMONIA
"(..) ogni atto storico non può non essere compiuto dall’"uomo collettivo", cioè presuppone il raggiungimento di una unità "culturale-sociale" per cui una molteplicità di poteri disgregati, con eterogeneità di fini, si saldano insieme per uno stesso fine, sulla base di una (uguale) e comune concezione del mondo (generale e particolare, transitoriamente operante – per via emozionale – o permanente, per cui la base intellettuale è così radicata, assimilata, vissuta, che può diventare passione). Poiché così avviene, appare l’importanza della quistione linguistica generale, cioè del raggiungimento collettivo di uno stesso "clima" culturale. Questo problema può e deve essere avvicinato all’impostazione moderna della dottrina e della pratica pedagogica, secondo cui il rapporto tra maestro e scolaro è un rapporto attivo, di relazioni reciproche e pertanto ogni maestro è sempre scolaro e ogni scolaro maestro. Ma il rapporto pedagogico non può essere limitato ai rapporti specificatamente "scolastici", per i quali le nuove generazioni entrano in contatto con le anziane e ne assorbono le esperienze e i valori storicamente necessari "maturando" e sviluppando una propria personalità storicamente e culturalmente superiore. Questo rapporto esiste in tutta la società nel suo complesso e per ogni individuo rispetto ad altri individui, tra ceti intellettuali e non intellettuali, tra governanti e governati, tra élites e seguaci, tra dirigenti e diretti, tra avanguardie e corpi di esercito. Ogni rapporto di "egemonia" è necessariamente un rapporto pedagogico e si verifica non solo nell’interno di una nazione, tra le diverse forze che la compongono, ma nell’intero campo internazionale e mondiale, tra complessi di civiltà nazionali e continentali." (..)
Cit. da Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, II, ed.critica a cura di Valentino Gerratana, Einaudi, 1975, pag. 1331
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