Il 47% degli italiani vive una preoccupante condizione di analfabetismo funzionale, in difficoltà nel compilare una modulistica o nella comprensione di un testo in prosa.
La “casalinga di Voghera” sa perfettamente che voterà SÌ perché il messaggio renziano le sarà stato veicolato, in modo più o meno subliminale, dalla trasmissione di intrattenimento di cucina, oppure perché un attore famoso, che aveva letto in TV la Costituzione, si è schierato per il SÌ in ossequio alle posizioni governative, rendendole credibili.
Il messaggio referendario dunque dovrà essere veicolato, decodificandolo dal linguaggio tecnico e giuridico, ancorandolo a ciò che potrà essere comprensibile per coloro che, nella indecisione, sono già astensionisti.
Bisognerà dire che opporsi alla modifica costituzionale significherà dire NO ad una sanità per i ricchi e una sanità per i poveri; significherà dire NO ad una scuola differenziata per fasce socialmente elevate e fasce disagiate; significherà dire NO ad un precariato mortificante per tutti, significherà dire NO alla guerra.
Le attuali storture della società, pur con la Costituzione non ancora modificata, in effetti sono la conseguenza di una classe politica che ha deflagrato la rappresentanza con il porcellum, e tuttavia la modifica costituzionale renziana renderà permanente, per i prossimi decenni, ciò che la legge elettorale ha già anticipato, ovvero un modello di società nel quale l’ascensore sociale è bloccato e la povertà economica di molti è diventata la diretta conseguenza della ricchezza di pochi.
Con il referendum possiamo riprenderci la nostra democrazia partecipativa, rispedire al mittente le intromissioni antidemocratiche del mondo finanziario di cui il progetto renziano è spudorata espressione, e dimostrare a noi stessi che non siamo bocche all’amo.
La Segreteria Nazionale di Democrazia Atea
www.democrazia-atea.it
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