L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla
L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla
La pedagogia come rapporto tra felicità e futuro
Se l’intento educativo è intenzionalità pedagogica, esso ha a che fare con i concetti di felicità e di futuro. Entrambi si trovano nel limbo del dover-essere; la felicità è un’aspirazione che nel momento in cui si attua non produce piena consapevolezza di sé: per cui si è stati felici e mai si è felici. Il futuro non c’è mai, si progetta, ma quando viene si concretizza come presente. La pedagogia è progetto di vita, di istruzione, di formazione, che ricerca felicità e futuro. La scommessa della pedagogia di ispirazione marxista è una felicità sociale collettiva e un futuro costruito con le proprie mani e nell’autodeterminazione di soggetti a cui sono stati forniti gli strumenti culturali emancipativi, che si pensano e agiscono come totalità sociale che, affermava il Lukacs di Storia e coscienza di classe (1923), rompono il dilemma dell’impotenza: “il dilemma tra il fatalismo delle leggi pure e l’etica della pura intenzione”.
Già docente di scienze umane e filosofia presso i licei delle scienze umane di Manduria e Taranto, è ora condirettore del Centro Studi di Filosofia “Giulio Cesare Vanini” del centro messapico e ricercatore Subaltern Studies Italia
In questo contesto [gli anni dell'edificazione del socialismo, anni '20 e '30 in URSS, prima RFSS, ndr] ebbe una grande fortuna (a discapito delle idee di Vygotskij, che furono marginalizzate e combattute, per poi emergere solo in un periodo successivo) l’approccio pedagogico peculiare di Anton S. Makarenko (1888 –1939), dapprima legato alle medesime istanze di rinnovamento espresse, tra gli altri, anche da Lenin e Lunaciarskij, e quindi alla “pedologia”, e che poi mutò radicalmente negli anni Trenta con un deciso rifiuto di tale prospettive, pur cercando di mantenere stabile un legame tra l’esperienza rivoluzionaria dell’ottobre e alcune istanze delle “scuole nuove”, in un contesto di profondi cambiamenti sociali. Il pensiero pedagogico di Makarenko muove da basi sperimentali e ha un carattere tutt’altro che dogmatico (mancano principi pedagogici assoluti, e in particolare vi è nel pedagogista sovietico una critica serrata a tre grandi errori della teoria pedagogica, ovvero il “giudizio deduttivo”, il “feticismo etico” e “L’esaltazione di strumenti isolati”), poiché è stato elaborato all’interno di concrete esperienze educative, in particolare all’interno dell colonia Gorkij; e, soprattutto, si impernia attorno al “collettivo”, un vero e proprio organismo sociale che è mezzo e fine dell’educazione al contempo, e in cui ogni individuo assume compiti e responsabilità, in base a norme disciplinari di cui egli stesso è garante, e collegando il collettivo alla più vasta realtà sociale (in una certa fase della teorizzazione pedagogica e della prassi educativa di Makarenko infatti, è presente il ruolo fondamentale del lavoro produttivo e socialmente rilevante).
- La disciplina ricopre un ruolo rilevante all’interno del collettivo, che arriva per fasi ad una regolazione sempre più autonoma e socialmente connotata delle norme interne tanto ai collettivi “di base” (caratterizzati da rapporti più intimi e da collaborazione più assidua) quanto al complesso dei collettivi, che pur dando un’importanza determinante all’organizzazione sociale, attraverso la cosiddetta “azione pedagogica parallela” fa in modo che ogni studente abbia coscienza di essere un uomo “vivo” all’interno di un processo formativo, e non un semplice “fenomeno” pedagogico. Parallelamente alla disciplina, rilevanza è attribuita agli aspetti “sostanziali” di un’estetica militare che rafforzi l’identità e l’ordine del collettivo, oltre che la precisione e la “regolatezza”, che penetri anche nell’organizzazione dei collettivi e nel loro funzionamento.
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