venerdì 7 agosto 2020
ANTROPOLOGIA della STORIA
Il capitalismo modifica incessantemente l’essere umano, ne determina una mutazione antropologica: nella sua forma industrialista, che connota una fase della “formazione economico-sociale” (Luporini) tende alla mercificazione, che si allarga alle relazioni umane. Il feticismo delle merci diventa simbolo (feticcio) dell’alienazione stessa, conseguenza di una reificazione globale. Il solo sguardo economico e “”scientifico”, non basta, e un materialismo ‘volgare’ degrada nell’economicismo e nel positivismo, feticismo ‘rovesciato’. E’ necessario un doppio sguardo per svelarne la natura, quello relazionale, psicologico, emotivo. Una fenomenologia dell’”utilizzabile”, per usare una terminologia demartiniana.
La coppia progresso/regresso non
è unilineare (storicismo idealistico) ma dipende dalle materiali condizioni di
vita, dalle relazioni umane e dalla loro qualità
(storicismo dialettico). Le civiltà non vanno giudicate, ma vanno apprese. Non
ogni passaggio da una società ad un’altra è un passaggio di civiltà, ma la
transizione da una civiltà ad un’altra provoca sempre una mutazione
antropologica. Sono le forme storiche di questa mutazione che definiscono la
natura umana permanente, anch’essa, però, inevitabilmente transeunte se
rapportata alla temporalità. Ma, lungi dall’essere una contraddizione, è la
dialettica tra natura, storia e cultura.
fe.d.
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