Il
femminismo internazionalista guarda alla sperimentazione del confederalismo
democratico del Rojava, all’Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est,
dove centrale è la prassi della parità assoluta di genere, obiettivo del
socialismo. Il femminismo internazionalista guarda, nella prassi e nella
teoria, alla coniugazione della lotta di classe con la parità di genere, nè
patriarcale nè matriarcale, termini dell’antropologia culturale che indicano la
preminenza sociale di un genere sull’altro. L’ottica di classe è fondamentale
anche nelle tesi subalterniste dell’analisi postcoloniale della Gayatry Spivak.
Il femminismo internazionalista non è subalterno alla woke-culture, tipica
delle società occidentali capitalistiche ad egemonia borghese. Generi di tutto
il mondo, unitevi. / fe.d.
- A Roma dicono:
"Famo a chiarisse". Per tutte quelle compagne che hanno salutato
positivamente l'ascesa al "trono" di Presidente del Consiglio Giorgia
Meloni ribadisco che hanno tralignato dalla retta via o, nel caso delle
giovanissime, mancano di una minima conoscenza storica. Per essere sintetica:
l'intersezionalismo,
difeso dai movimenti femministi, nega il carattere classista dell'oppressione
della donna promuovendo una lotta che si dovrebbe intersecare con una serie di
lotte particolari tra le quali anche la lotta di classe. Ma, ahimè,
quest'ultima non è intesa come lotta contro lo Stato, ma semplicemente come
lotta economica e sindacale con la conseguente costruzione di movimenti di
opinioni che non scalfiscono minimamente la classe dominante. Anzi, questi
movimenti consentono a donne borghesi e piccolo borghesi di rompere il soffitto
di cristallo occupando posti di potere nella società civile e nella politica.
Indirizzare la lotta delle donne esclusivamente sul piano rivendicativo, di cui
si riconosce l'importanza, non pone le basi per una reale liberazione ed
emancipazione realizzabile solo con un'organizzazione di massa con orientamento
di classe che miri alla costruzione di un governo socialista, democratico e
popolare.
Le conquiste delle donne italiane, avvenute in un passato molto recente, diritto all'aborto, al divorzio, al voto, nell'Urss erano presenti già dopo la Rivoluzione di Ottobre. Mi si obietterà che alcune di tali conquiste vennero abolite o messe in discussione sotto Stalin. Ma anche qui, alla luce di un'analisi marxista, possiamo individuare le cause di tale regresso. Concludo dicendo che ignorare le contraddizioni di classe e di genere nel nostro sistema capitalistico e di imperialismo straccione, lottare per l'uguaglianza uomo-donna in contrapposizione fra loro, è un errore gravissimo e imperdonabile. L'uguaglianza di genere non è realizzabile nell'attuale sistema senza il suo abbattimento, senza una lotta che accomuni uomini e donne. Questo sistema imperialista e guerrafondaio, basato sul sangue delle classi più povere, per garantirsi la sopravvivenza ci sta spingendo sul precipizio di una terza guerra mondiale. Nello specifico, la Meloni, donna, madre e cristiana, conduce una guerra senza sosta in modo particolare contro le donne degli strati popolari. Care compagne della sedicente sinistra, non basta essere donne per condurre una lotta di liberazione della donna . La Meloni, da post fascista, cresciuta nell'ideologia fascio-razzista, pratica una politica di emarginazione delle donne delle fasce più deboli perchè lei è lei e non non siamo un .... Capito?
CHE
GENERE DI DONNA
Meloni:
una donna contro le donne.
Giorgia Meloni, è stata
eletta Presidente del Consiglio,, paradosso della storia, grazie alle lotte e
al lavoro collettivo di migliaia di donne, fra cui le madri costituenti che si
sono battute per avere il diritto di voto, il diritto di autodeterminazione ,
la parità uomo-donna. Fra queste ultime e Meloni non c’è e non può esserci, per
ragioni anagrafiche e per le sue radici culturali fasciste, nessuna corrispondenza
d’amorosi sensi, anzi è in lei
un’avversione che non riesce a celare e che è presente nelle azioni
politiche. La sua storia ha un filo
conduttore che non si è mai interrotto. Ha fatto politica fra gli uomini
assorbendone un humus razzista che le
impedisce di avere qualsiasi coscienza di genere; appartiene a quella destra
che si caratterizza per la normatività e la rigida separazione dei ruoli del
patriarcato: donne madri e uomini
condottieri con una netta divisione dei compiti e con uno sguardo alla realtà
odierna: tu, donna, puoi lavorare anche fuori
fuori casa, ma non dimenticare mai che la tua missione fondamentale è
fare figli per la patria e a lei si affianca il cognato Lollobrigida con la
proposta di servire la patria nell’agricoltura. Chiede di essere chiamata “il
presidente” rifiutando in tal modo non solo la femminilità, ma veicolando
l’idea che il potere anche quando è esercitato da una donna deve avere una
matrice maschile.
Se anche le parole
definiscono l’individuo e ne rivelano la
storia, quale enorme differenza fra il
discorso della presidentessa del Messico Claudia Sheinbaum e quello
della nostra Presidente del Consiglio! La prima : “Non sono arrivata qui da
sola ma ci siamo arrivate tutte insieme, le nostre eroine che hanno creato la patria,
le nostre antenate, le nostre figlie e le nostre nipoti”; la Meloni cita una
serie di nomi senza cognome, Tina, Teresa, Nilde senza sottolineare che assieme
a tante altre donne hanno lottato contro l’emarginazione e l’oppressione della
donna durante la dittatura fascista di quel Mussolini che, da ragazza, definì
grande statista.
Al di là degli spot
elettorali Dio, Patria e Famiglia ( Su
cui ci sarebbe molto da dire) urlati con occhi fuori dalle orbite ( vi ricorda
qualcuno?), a definirne l’essenza fascista sono i provvedimenti adottati in
questi due anni di governo nero. Infatti, la cara estimatrice della famiglia
tradizionale, ha tagliato il 70% delle risorse per la prevenzione della
violenza contro le donne passando dai 17 milioni di euro stanziati dal governo
Draghi ai 5 milioni del 2023 previsti soprattutto per la repressione.
Prevenzione ed educazione sono state tralasciate contravvenendo alla
convenzione di Istanbul.
A conti fatti la
politica “Dio patria e famiglia” ha peggiorato le condizioni di vita delle
donne italiane registrando un arretramento relativamente a welfare, lavoro,
servizi pubblici. Ha aumentato le tasse sui beni di prima necessità per
l’infanzia e per l’igiene intima ( la
legge di bilancio del 2024 ha aumentato l’Iva dal 5 al 10% per latte in polvere
e pannolini e al 22%per i seggiolini da
installare nelle automobili, riportato l’Iva al 22% sugli assorbenti), ha tolto le facilitazioni
per la pensione ( Opzione donna- Ape
sociale), ha tagliato i fondi del PNNR destinati alla costruzione di
asili nido e centri antiviolenza al sud utilizzando beni confiscati alle mafie.
La Meloni è ossessionata dall’inverno demografico, considera le donne solo in
quanto madri al pari del duce; propone il riconoscimento giuridico dell’embrione,
agisce con lucida violenza obbligando le donne che vogliono abortire ad
ascoltare il battito del cuore, ostacolando l’aborto farmaceutico ed introduce
la presenza dei Pro vita nei consultori stanziando fondi del PNRR.
Le politiche della
Presidente del Consiglio sono quelle che discendono dal MSI neofascista, un
partito costituito dai sostenitori del dittatore Benito Mussolini, salito al
potere grazie all’appoggio di industriali ed agrari.
La Meloni, una donna
contro le donne, chiariamoci: contro le donne proletarie, le donne degli strati
popolari che devono vivere per sfornare figli che siano schiavi del
capitalismo, carne da cannone per le guerre di cui la Presidente è
sostenitrice. Una madre a senso unico, che è incapace di empatie nei confronti
delle madri palestinesi che generano figli che vedranno morire prima degli anni
di Cristo e che oggi vedono la luce della vita e il buio della notte nello
stesso giorno. Sotto il cielo del capitalismo nasce l’oppressione di uomini e
donne proletari, lumpen e piccolo borghesi.
Settimia Martino,
28.09.2024
alcuni link utili per
l'approfondimento in questo blog:
La Rani di Sirmur -
LARANI di SIRMUR e il CANONE OCCIDENTALE
Il Rojava appartiene a noi
ILROJAVA APPARTIENE A NOI
Alexandra Kollontaj
ALEXANDRA,amore e rivoluzione
Femminismo
internazionalista proletario
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