Una
nota “didattica” di Gramsci che, attraverso una metafora efficace e semplice,
spiega un concetto fondamentale del marxismo, il nesso dialettico tra struttura
e sovrastruttura, un legame affatto meccanico su cui costruire automatismi di
‘riflesso’, ma intreccio indissolubile interno ai sistemi sociali di cui si
vogliono ‘svelare’ le apparenze fenomeniche, come il sistema originato
dall’accumulazione capitalista e dalla proprietà privata dei mezzi della
produzione e la ricerca dell’egemonia (categoria che diventerà centrale
dell’analisi di Gramsci) attraverso forme e istituzioni sovrastrutturali. /
fe.d.
STRUTTURA
E SOVRASTRUTTURA - lo scheletro e la pelle
“Se gli uomini prendono
coscienza del loro compito nel terreno delle superstrutture, ciò significa che
tra struttura e superstrutture c’è un nesso necessario e vitale, cosí come nel
corpo umano tra la pelle e lo scheletro: si direbbe uno sproposito se si
affermasse che l’uomo si mantiene eretto sulla pelle e non sullo scheletro, e
tuttavia ciò non significa che la pelle sia una cosa apparente e illusoria,
tanto vero che non è molto gradevole la situazione dell’uomo scorticato. Cosí
sarebbe uno sproposito dire che il colore delle guance sia la causa della
salute e non viceversa ecc. (Il paragone del corpo umano può servire per
rendere popolari questi concetti, come metafora appropriata). Non ci si
innamora di una donna per la forma dello scheletro e tuttavia anche questa
forma contribuendo all’armonia generale delle forme esterne e persino alla
disposizione della pelle, è un elemento di attrazione sessuale. Semplice
metafora perché mentre la storia registra mutamenti radicali di strutture
sociali, nel regno animale si può parlare solo, caso mai, di lentissime
evoluzioni.”
Antonio Gramsci,
Quaderno 4 §8, 1930-1932, ed. Einaudi (a cura di) Valentino Gerratana 1975, ed.
dig., pag. 506
Il pensiero gramsciano
ha attraversato diverse sfide, riuscendo
non solo a sopravvivere alle macerie del 1989, ma addirittura ad uscirne
rafforzato. Si è assistito, infatti, al moltiplicarsi di letture che,
‘liberate’ dai vincoli ideologici imposti dalla storia novecentesca, hanno
incominciato un lavoro di “restauro” – come lo definisce Gerratana – capace di
donare ancora più vigore all’opera di Gramsci.
Accanto a questa linea
‘filologica’ di interesse, ve n’è stata un’altra dettata da alcuni autori, i
quali, interpretando il pensiero di Gramsci in modo originale, hanno tratto da
esso tali spunti di riflessione e critici da influenzare profondamente i contesti
nazionali in cui operavano.
Tra questi, di
particolare importanza è il lavoro svolto da Esward Said per gli Stati Uniti;
Ranajit Ghua per l’India; José Aricó, Juan Carlos Portantiero e il gruppo
formatosi attorno alla rivista «Pasado y Presente» e «La Città futura», che
influenzarono significativamente non solo l’Argentina, ma anche tutta l’America
latina; Dora Kanoussi per il Messico; Carlos Nelson Coutinho in Brasile; Robert
Cox e Stephen Gill per il Canada; Eisude Takemura e Hiroshi Matsuda in
Giappone; Choi Jang-jip in Corea del Sud e Tian Shigang e Mao Yunze in Cina.
Cfr. V. Gerratana, Gramsci. Problemi di metodo, Roma, Editori
Riuniti, 1997.
da Diego Lazzarich, Gramsci nella prospettiva di Stuart Hall,
in Comunicazioni Sociali. Rivista Di Media, Spettacolo E Studi Culturali, Anno
XXX, N. 2 (Maggio agosto),Vita E Pensiero, Milano 2008, Pp. 140 149.
a cura di Ferdinando Dubla
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