Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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giovedì 12 dicembre 2024

ESEGESI E SINOSSI del Quaderno 25 di Gramsci “Ai margini della storia - (Storia dei gruppi sociali subalterni)” (1)

 


Per esegesi di un testo intendiamo la sua spiegazione didattica in un’interpretazione (ermeneutica); per “sinossi” un’esposizione sintetica e schematica, un compendio della critica che lo riguarda. Rimandiamo anche a SINOSSI DELLA LOTTA DELLE CLASSI - da Domenico Losurdo,

http://ferdinandodubla.blogspot.com/2024/10/sinossi-della-lotta-delle-classi-da.html

 

Difesa “allarmata” e “vittoria permanente”

 

“Criteri metodologici. La storia dei gruppi sociali subalterni è necessariamente disgregata ed episodica. È indubbio che nell’attività storica di questi gruppi c’è la tendenza all’unificazione sia pure su piani provvisori, ma questa tendenza è continuamente spezzata dall’iniziativa dei gruppi dominanti, e pertanto può essere dimostrata solo a ciclo storico compiuto, se esso si conchiude con un successo. I gruppi subalterni subiscono sempre l’iniziativa dei gruppi dominanti, anche quando si ribellano e insorgono: solo la vittoria «permanente» spezza, e non immediatamente, la subordinazione. In realtà, anche quando paiono trionfanti, i gruppi subalterni sono solo in istato di difesa allarmata (questa verità si può dimostrare con la storia della Rivoluzione francese fino al 1830 almeno). Ogni traccia di iniziativa autonoma da parte dei gruppi subalterni dovrebbe perciò essere di valore inestimabile per lo storico integrale; da ciò risulta che una tale storia non può essere trattata che per monografie e che ogni monografia domanda un cumulo molto grande di materiali spesso difficili da raccogliere.”

Antonio Gramsci, Q.25, §2, Ai margini della storia, 1934, pag. 2841. È uno sviluppo della nota 14 presente nel Quaderno 3 (1930):

Ҥ 14. Storia della classe dominante e storia delle classi subalterne.

La storia delle classi subalterne è necessariamente disgregata ed episodica: c’è nell’attività di queste classi una tendenza all’unificazione sia pure su piani provvisori, ma essa è la parte meno appariscente e che si dimostra solo a vittoria ottenuta. Le classi subalterne subiscono l’iniziativa della classe dominante, anche quando si ribellano; sono in istato di difesa allarmata. Ogni traccia di iniziativa autonoma è perciò di inestimabile valore. In ogni modo la monografia è la forma piú adatta di questa storia, che domanda un cumulo molto grande di materiali parziali.”

Ivi, pag. 365.

In Gramsci non c’è una teoria della subalternità, ma un legame stretto tra classe/classi, autonomia ed egemonia. Nel corso di sviluppo del suo pensiero, la centralità della classe operaia si deve all’”americanismo e fordismo” nel ciclo capitalista (Q.22), pervasivo in fabbrica e fuori della fabbrica, nella società, dove operano i fattori sovrastrutturali per rendere permanente il primato degli assetti produttivi che alimentano la riproduzione e accumulazione di capitale. La “vittoria permanente”, in questo, si definisce come tale per le classi dominanti. Ma “permanente” non può essere, per le ricorrenti crisi di sistema che attraversano i rapporti sociali capitalisti (è qui che si inserisce anche la “rivoluzione passiva”, una trasformazione-superamento dei cicli attraverso la ‘passivizzazione delle masse”) che si rende funzionale alla ripresa nella contesa egemonica del dominio della borghesia e delle sue frazioni anche in lotta tra loro, direttamente impegnate nella produzione o nelle istituzioni sovrastrutturali.

Le crisi cicliche permettono potenzialmente l’iniziativa autonoma delle classi subalterne. Il soggetto che unifica i gruppi subalterni ‘frammentati’ si costituisce politicamente come soggetto della trasformazione rivoluzionaria.

“Gramsci, infatti, non è un teorico della subalternità ma, al contrario, del superamento della condizione subalterna, della costruzione storica di un soggetto sociale e politico post-subalterno, cioè autonomo e, quindi, dotato di poteri e capace di contestare ed esercitare l’egemonia”, Modonesi, 47

Le classi inferiori, essendo storicamente sulla difensiva, non possono acquistare coscienza di sé che per negazioni, attraverso la coscienza della personalità e dei limiti di classe dell’avversario,

Antonio Gramsci, Q.3, 46,  pag. 323-324

 

Massimo Modonesi, Gramsci e il soggetto politico, Bordeaux, 2024

Le citazioni dai "Quaderni dal carcere" di Gramsci sono tratte dall'edizione Einaudi, 1975, a cura di Valentino Gerratana, nell'ed.digitale.

 

sul Quaderno 25 vedi anche, in questo blog:

 

CRISTO SI E' FERMATO AD ARCIDOSSO: IL LAZZARETTI DI GRAMSCI

 

 

IL PARAGRAFO 5 del QUADERNO 25

 

 

I QUADERNI DI SUBALTERN STUDIES ITALIA - il primo numero 





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