Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

Powered By Blogger

martedì 5 agosto 2025

Le Repubbliche sovietiche in Cina (1931-1937)

 


L'emblema delle Repubbliche Sovietiche Cinesi (da Wikipedia)

 

Le repubbliche sovietiche cinesi del periodo 1931-1937 rappresentano un capitolo affascinante e cruciale nella storia della Cina e nella lotta rivoluzionaria del Partito Comunista Cinese (PCC). Fondate in un contesto di crescente tensione tra il governo nazionalista del Kuomintang (KMT) e le forze comuniste, queste entità territoriali sono emblematiche degli sforzi del PCC per stabilire basi solide e perseguire obiettivi rivoluzionari.

La più nota tra queste repubbliche fu la Repubblica Sovietica Cinese, proclamata nel novembre 1931 con capitale a Ruijin, nella provincia di Jiangxi. Sotto la guida di figure storiche come Mao Zedong e Zhu De, questa repubblica divenne il nucleo dell'attività comunista durante quel periodo.

Dal punto di vista amministrativo e sociale, le repubbliche sovietiche cinesi adottarono politiche innovative che includevano riforme agrarie, ridistribuzione della terra e promozione dell'istruzione e dell'uguaglianza di genere. Tali misure miravano a guadagnare il sostegno delle masse contadine, cruciali per il successo della rivoluzione.

Tuttavia, il periodo delle repubbliche sovietiche fu segnato da continue minacce militari. Il regime del KMT sotto Chiang Kai-shek lanciò numerose campagne di accerchiamento mirate a distruggere le basi comuniste. Questi attacchi culminarono nella lunga e ardua ritirata che divenne poi nota come la Lunga Marcia, un epico spostamento verso nord che finì per consolidare il potere di Mao Zedong all'interno del PCC.

Questo periodo si concluse nel 1937, quando le forze comuniste e nazionaliste iniziarono a cooperare in seguito all'invasione giapponese della Cina, formando un fronte unito contro il comune nemico esterno. Le repubbliche sovietiche lasciarono un impatto duraturo sulla storia politica del PCC e aprirono la strada a ulteriori sviluppi rivoluzionari nel paese. 



Img generata AI 


LA TERRA AI CONTADINI

Snow squaderna, dentro i confini invisibili delle aree «liberate», una realtà parallela: scuole, accademie, teatri, un’economia che riesce nonostante tutto a stare in piedi, una normalità alternativa che non tradisce le radici di una civiltà antica. Le basi che visita «nello Shensi settentrionale, nel Gansu nordorientale e nel Ningxia sudorientale» si trovano, «per uno strano ricorso storico», nella regione «che fu culla della civiltà cinese: pressappoco in questi luoghi, migliaia di anni fa, i cinesi si evolsero e si unirono a formare una nazione». Non solo: la redistribuzione dei campi sottratti ai latifondisti rende tenace l’attaccamento ai colori rivoluzionari da parte dei contadini, «orgogliosi proprietari di terre che da poco erano state concesse loro». Perché, annota ancora Snow, «solo per la terra qualsiasi contadino in Cina sarebbe pronto a lottare sino alla morte»., dalla Presentazione “Cronache di un viaggio iniziatico” di Marco Del Corona all’edizione 2016 de Il Saggiatore a Edgar Snow, “Stella rossa sulla Cina”, formato digitale, pos.124

Snow, corrispondente statunitense di base a Pechino, era penetrato nelle aree controllate – parole sue – dalla «banda di tisici» di Mao Zedong, rimanendovi per mesi tra il 1936 e il 1937. Concluse la stesura del libro il 20 luglio del 1937; e quasi trent’anni dopo – lo dimostra l’appassionata introduzione di Enrica Collotti Pischel all’edizione italiana – si attingeva alle sue pagine con una devozione che, oggi, pare andare assai al di là del rispetto dovuto a un documento storicamente rilevante. (..) La sua ammirazione per la Lunga marcia, con cui dall’ottobre 1934 all’ottobre 1935 i comunisti sfuggirono alla «campagna d’annientamento» dei nazionalisti di Chiang Kai-shek, diventa tutt’uno con uno dei miti fondanti della Repubblica popolare. (dalla presentazione di Marco Del Corona).

 

Edgar Parks Snow era nato a Kansas City (Missouri) il 17 luglio 1905,  morì a Eysins il 15 febbraio 1972. Altre sue due pubblicazioni rilevanti possono essere lette in italiano:

- L'altra riva del fiume. La Cina oggi, Einaudi, 1968 su ed. or. Gollancz, Londra, 1963

- La lunga rivoluzione, Einaudi, 1973 su ed.or. Random House, 1972

Nell’estate del 1936 il giornalista statunitense Edgar Snow, da qualche anno inviato speciale nella Cina di Chiang Kai-shek, intraprese un viaggio che aveva già allora il sapore dell’epopea. Snow fu il primo occidentale a varcare il confine dei territori controllati dai rivoluzionari di Mao Zedong, incontrandoli da vicino, accolto come un amico nelle loro case-grotta dello Shaanxi settentrionale. Da quei nove formidabili mesi nacque un reportage definito all’epoca «lo scoop del secolo» e destinato a diventare celebre. In Stella rossa sulla Cina parlano dirigenti comunisti e combattenti volontari, contadini beneficiati dalla ridistribuzione delle terre e giovani donne lavoratrici, che rivendicano il diritto all’autogoverno contro l’occupazione giapponese, lottando con uno spirito di comunità e una caparbietà travolgenti. E parla lo stesso Mao, che racconta a Snow le imprese dell’Armata rossa, le peripezie mitiche della «Lunga marcia», la rottura con i nazionalisti del Guomindang e i fraintendimenti con un lontanissimo Stalin, ma anche i drammatici problemi della società cinese, le letture, l’antica fascinazione per i pensatori occidentali, i dettagli della vita privata. Calato nella quotidianità della rivoluzione, ammaliato dalla tempra morale dei suoi protagonisti, Snow riuscì a segnare il primo punto di contatto con una realtà antropologica, prima ancora che ideologica, rimasta fino ad allora misteriosa. Riproposto dal Saggiatore con la preziosa curatela di Enrica Collotti Pischel, Stella rossa sulla Cina è una testimonianza insuperata della genesi della Cina di Mao; un classico della storia contemporanea, capace di illuminare l’essenza dei problemi in una prospettiva umana autentica, con una forza narrativa che ha sedotto intere generazioni.

Il Saggiatore, ed. 2016 su ed. originale “Living China: Modern Chinese Short Stories”, Harrap, Londra, 1936. 




La frase di Mao Tse Tung “Quando il nemico avanza, noi ci ritiriamo!” riflette una tattica militare e strategica adottata dai comunisti cinesi durante il conflitto con il Kuomintang (KMT) nel periodo delle basi rosse. Questo modo di pensare è parte di una strategia più ampiamente conosciuta come \"guerra di movimento\" o \"guerra di guerriglia\", che punta ad evitare scontri frontali diretti con forze nemiche superiori in potenza e numero.

La tattica implica:

1. Evita il confronto diretto: Quando di fronte a un nemico superiore o in fase di avanzata, le truppe comuniste si ritiravano strategicamente, evitando lo scontro diretto per non subire perdite pesanti.

2. Mobilità e flessibilità: Ritirandosi, Mao perseguiva l'obiettivo di mantenere le sue forze mobili e flessibili, pronte a colpire il nemico in momenti più vantaggiosi e in posizioni più favorevoli.

3. Logoramento del nemico: L'intento era di stancare il nemico allungandone le linee di rifornimento e portandolo in territori dove le forze comuniste avevano maggiore conoscenza e supporto locale.

4. Guadagnare tempo e riorganizzare: La ritirata permetteva ai comunisti di riorganizzarsi, raccogliere nuove risorse e reclutare ulteriori forze, aumentando le possibilità di successo in scontri futuri.

Questa strategia riflette una più ampia filosofia di Mao, che sottolineava l'importanza dell'adattabilità e dell'uso di tattiche non convenzionali per superare avversità e nemici apparentemente più forti.

 

(..) dopo il nono Congresso di partito della 4 a armata rossa, svoltosi nel Fukien occidentale nel dicembre del 1929: (..) Questo congresso aprì la via alla costituzione del potere sovietico nel Kiangsi. L’anno dopo registrammo notevoli successi. La regione meridionale del Kiangsi cadde quasi interamente nelle mani dell’Esercito rosso. Così nacque il nucleo della zona sovietica centrale. (..) Il 7 febbraio 1930 si tenne nel Kiangsi meridionale un importante congresso (..) in questa conferenza si decise la creazione del governo sovietico provinciale del Kiangsi. A questo nuovo programma i contadini risposero con una calda, entusiastica adesione che ci aiutò, nei mesi che seguirono, a rendere vane le campagne di annientamento degli eserciti del Kuomintang. (..)  Sul Chingkangshan erano state adottate quattro parole d’ordine che possono dare un’idea dei metodi della guerra partigiana grazie ai quali si sviluppò l’Esercito rosso. Le parole d’ordine erano: 1. Quando il nemico avanza, noi ci ritiriamo! 2. Quando il nemico si ferma e si accampa, noi lo disturbiamo! 3. Quando il nemico cerca di evitare la battaglia, noi attacchiamo! 4. Quando il nemico si ritira, noi lo inseguiamo! (..) e non potevamo sperare nella vittoria se non combinando astutamente la tattica della manovra e quella della guerriglia.

Mao Tse Tung, da “Genesi di un comunista” (estratto Snow 1937), e.book, Gae ed., 2021, pos. 1379-1503. Cfr. Edgar Snow, “Red star over China”, 1937, Victor Gollancz Ltd (London; UK), Random House (New York; US).

 

 (a cura di Ferdinando Dubla)


visita la pagina FB Maoismo critico

 

in questo blog:

MA NON E' UN PRANZO DI GALA - Gramsci e Mao sul concetto di rivoluzione

 

Ogni lunga marcia comincia con un piccolo passo: il primo passo di Chu Teh