Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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giovedì 13 novembre 2025

A GUARDIA DELLA RIVOLUZIONE

 

uno dei momenti più emblematici della rivoluzione culturale proletaria cinese (1966-1968) promossa da Mao


La conclusione è ed è sempre la stessa: ‘Il nostro futuro è luminoso, ma la strada davanti a noi è tortuosa’ 

(lettera di Mao a Jiang Qing, luglio 1966)



La celebre foto che ritrae Mao Zedong e la studentessa Song Binbin al primo grande raduno di Guardie rosse a Piazza Tienanmen il 18 agosto 1966. La studentessa, figlia di un alto quadro del Partito, mise la fascia 红卫 al braccio di Mao. Il suggerimento di Mao di "essere violenta" (cambiando il significato del suo nome da "gentile" a un'esortazione alla violenza) è un episodio storicamente documentato e simboleggia l'incoraggiamento ufficiale alla lotta e alla “durezza rivoluzionaria” delle Guardie rosse. Ma di lì a non molto ci sarà l’inversione di tendenza della ‘rivoluzione culturale’, la rivoluzione interrotta dallo stesso Mao, che pose fine agli eccessi di infantilismo estremistico e lotte di fazioni violente di molti gruppi delle Guardie rosse.

 

Il 5 agosto [1966], Mao vergò un vero e proprio dazibao significativamente intitolato Bombardare il Quartier Generale, nel quale si lodava il poster di BeiDa (nota) e si indicava che "alcuni compagni dirigenti dal Centro alla periferia [...] hanno schiacciato negli ultimi cinquanta giorni il sorgente movimento della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria". (..) il giorno 8, nel corso dell'undicesimo plenum del Comitato Centrale (svoltosi dal 1° al 12 agosto), fu approvata la famosa Decisione del Comitato Centrale sulla Grande Rivoluzione Culturale Proletaria (nota anche come Decisione in 16 punti, vedi Appendice, ndr), che rafforzava il giudizio espresso da Mao poch giorni prima.

Guido Samarani, Mao Zedong. Il Grande Timoniere che guidò la Cina dalla rivoluzione al socialismoSalerno ed., 2024, pp.193-194.

(nota) Il manifesto a cui Mao si riferisce fu scritto da Nie Yuanzi (聂元梓), una docente e segretaria di sezione del Partito all'Università di Pechino, e da altri sei colleghi. Cos'è successo all'Università di Pechino?, noto anche come il primo dazibao nazionale, 25 maggio 1966. Il manifesto accusava i dirigenti del Partito all'Università di Pechino, in particolare il Presidente Lu Ping, di essere "revisionisti" e di aver tentato di sopprimere la Rivoluzione Culturale nascente. In sostanza, li accusava di utilizzare l'autorità del Partito per agire contro gli obiettivi rivoluzionari del proletariato. Il 1° giugno 1966, Mao ordinò la trasmissione del manifesto via radio in tutta la Cina, elevandolo a modello per tutti i movimenti rivoluzionari. [ndr]

 

MAO FERMA LA VIOLENZA 



Nel 1967 la Cina precipitò in una fase di grave disordine. Gruppi di Guardie Rosse e fazioni rivali occuparono sedi partitiche e amministrative, scuole e università, e in numerose città si verificarono scontri armati tra fazioni studentesche, gruppi operaî e componenti militari locali. Vi furono anche episodi di violenza contro simboli stranieri e manifestazioni anti‑occidentali (le tensioni e i tumulti di Hong Kong nell’estate del 1967 ne costituiscono un chiaro esempio), e non mancavano segnalazioni di aggressioni a uffici e consolati stranieri in varie località. Il conflitto sfociò in casi in cui vennero impiegate armi da fuoco e, in alcune province e città, si registrarono gravi perdite umane e danni, con episodi locali di straordinaria intensità.

Quando la situazione degenerò in una conflittualità diffusa e il potere centrale rischiò di perdere il controllo, la direzione politica del Partito — con Mao in posizione centrale — prese misure decise per ricomporre “l’ordine”, che in quel caso era “l’ordine“ della “rivoluzione di lunga durata”, avendo, la rivoluzione interrotta, raggiunto lo scopo di aver rialimentato lo spirito rivoluzionario della fase della “guerra di movimento” del periodo 1921-1949, sia della sostituzione o marginalizzazione dei quadri politici dirigenti della “restaurazione capitalistica”.

- Dalla fine del 1967 e soprattutto nel corso del 1968 l’Esercito di Liberazione intervenne in molte aree per ripristinare l’autorità, le «squadre di massa» (composte da operai, contadini e militari) furono impiegate per riportare la calma nelle università e nelle città, e si avviarono provvedimenti per smobilitare le Guardie Rosse più intransigenti. Parallelamente vennero creati «comitati rivoluzionari» che ristrutturarono, sotto controllo più stabile, molte amministrazioni locali.

Un’altra risposta centrale fu la dispersione forzata delle masse giovanili urbane: a partire dalla fine del 1968 e poi negli anni successivi si sviluppò in grande scala la politica di invio dei giovani in campagna (la cosiddetta «messa in pratica» del movimento “Pinyin: shàng shān xià xiāng”, - «movimento “salire le montagne e scendere nelle campagne”», misura volta a spegnere le convulsioni urbane e a riformare politicamente la gioventù.

- Le "squadre di diffusione del pensiero di Mao", costituite da soldati, operai e contadini, occuparono pacificamente le università per riportare l'ordine con lo slogan "Usate la ragione, non la violenza".

Il movimento delle Guardie rosse ebbe ufficialmente termine col mese di luglio del 1968.

 

Mao e il vertice del Partito, pur avendo promosso e alimentato in fase iniziale la mobilitazione di massa, dimostrarono poi la capacità di intervenire con l’esercito e con misure organizzative per reprimere gli eccessi e riportare il controllo politico quando la rivoluzione di massa minacciò la stessa edificazione del socialismo in Cina.

 

 

APPENDICE

 

L’INIZIO DELLA RIVOLUZIONE CULTURALE: LA CIRCOLARE DEL COMITATO CENTRALE - 16 maggio 1966

 

 

Lettera circolare del Comitato centrale del Partito comunista cinese, 16 maggio 1966

 

- Lo “Schema di rapporto” sul dibattito accademico era stato predisposto sotto la supervisione di Peng Zhen. 

- Peng Zhen era un dirigente di lungo corso del PCC, membro del Politburo, allora a capo della guida politica municipale di Pechino e figura di primo piano nel settore politico-amministrativo. La sua posizione lo collocava tra i quadri “anziani” che cercavano di contenere e regolare il dibattito culturale sul piano istituzionale.

 

Il “Gruppo dei Cinque” (五人小)

- Il “Gruppo dei Cinque” era un organismo collegiale incaricato di seguire il dibattito culturale e di redigere lo schema di rapporto; era guidato da Peng Zhen e comprendeva dirigenti responsabili della cultura, della propaganda e della pubblica sicurezza a vario titolo. I nomi più frequentemente collegati alle funzioni svolte dal gruppo includevano figure come Lu Dingyi (legato agli apparati della propaganda) e intellettuali o responsabili culturali (esponenti del fronte culturale e dell’informazione/formazione); il gruppo fu percepito a Pechino e a livello centrale come una formazione che tendeva a regolare e imbrigliare la mobilitazione culturale più conseguentemente rivoluzionaria. Per intendersi, lo ‘spirito rivoluzionario’ da rialimentare in particolare per le giovani generazioni, che non lo avevano vissuto, era quello che aveva portato all’epica ‘lunga marcia’ del 1934-1935, alle repubbliche sovietiche cinesi, alle grotte di Yen’an, all’eroica resistenza all’aggressione giapponese nel 1937, alla controffensiva ai nazionalisti del Kuomintang massacratori di comunisti.

Il cambiamento che dispone la Circolare del 16 maggio rispetto al Gruppo dei Cinque:

la revoca del Rapporto e lo scioglimento del Gruppo stesso, un gesto politico che segnala lo scarso credito delle soluzioni moderate nella contesa politica che era in corso.

 

Il nuovo organismo istituito è il “Gruppo per la Rivoluzione culturale” centrale:

- il Comitato centrale ordina la costituzione di un nuovo Gruppo del CC  per la Rivoluzione culturale, posto alle dirette dipendenze del Comitato permanente dell’Ufficio politico.

  Questo nuovo organismo è il nucleo che porterà alla formazione del “Gruppo per la Rivoluzione culturale”  (中央文革小). Nei primi assetti ufficiali il ruolo di direzione venne assunto da Chen Boda (intellettuale e stretto collaboratore politico di Mao) come figura di riferimento per la formazione politico-ideologica; ma il gruppo ebbe fin da subito il sostegno e la tutela di figure militari e politiche di grande peso, in particolare Lin Piao (vicepresidente e maresciallo dell’Esercito popolare di liberazione), che divenne il principale organizzatore militare-politico della campagna. 

- Altri nomi che compariranno con forza nel corso della creazione e gestione della campagna includono Jiang Qing e Kang Sheng, che diventeranno componenti centrali della successiva fase più radicale della Rivoluzione culturale.

 

- In termini pratici, la decisione legittimò la pressione sulle strutture locali e accademiche e accelerò la formazione delle Guardie Rosse e di comitati rivoluzionari sul territorio.

 

‘Nella lotta tra il proletariato e la borghesia, tra la verità del marxismo e i fallaci sofismi della borghesia e di tutte le altre classi sfruttatrici, o il vento dell’est prevale sul vento dell’ovest o il vento dell’ovest prevale sul vento dell’est e non si può assolutamente parlare di uguaglianza. Si può forse ammettere una qualche equidistanza in questioni così basilari come la lotta del proletariato contro la borghesia, la dittatura del proletariato sulla borghesia, la dittatura del proletariato nella sovrastruttura, ivi compresi tutti i settori della cultura e i continui sforzi del proletariato di eliminare i rappresentanti della borghesia che si sono infiltrati nel partito comunista e agitano la “bandiera rossa” per opporsi alla bandiera rossa?”

 

“Riassumendo, lo schema si oppone all’idea di portare fino in fondo la rivoluzione socialista, si oppone alla linea stabilita per la Rivoluzione culturale dal Comitato centrale del partito con alla testa il compagno Mao Tse-tung, attacca la sinistra proletaria e protegge la destra borghese, preparando così l’opinione pubblica alla restaurazione del capitalismo. Esso è il riflesso dell’ideologia borghese in seno al partito ed è assolutamente revisionista. La lotta contro questa linea revisionista è tutt’altro che trascurabile, è anzi di capitale importanza; da essa dipende infatti il destino e il futuro del nostro partito e del nostro paese, il loro assetto futuro e il destino e il futuro della rivoluzione mondiale.”

circolare del 16 maggio 1966, Mao Tse Tung, Opere, vol.23, Edizioni Rapporti Sociali, 1994, pag. 59  e 62.

 

 

 

Verbale di riunione di un Comitato Rivoluzionario di contea (estratto) 

Data: 12 marzo 1967; Località: Contea di Heping (Provincia di Sichuan) 

 

Il verbale registra una riunione del Comitato Rivoluzionario locale tenuta nel 1967. Apertura della seduta con lettura dei documenti centrali e condivisione di direttive sul “controllo delle forze controrivoluzionarie”. I membri discutono la formazione di commissioni per la “riconciliazione” e, nello stesso tempo, segnalano individui sospetti (ex funzionari, docenti universitari locali, intellettuali). Il verbale annota raccomandazioni concrete: organizzare sedute di denuncia pubblica, istituire gruppi di studio per educazione ideologica, procedere all’allontanamento temporaneo di certi funzionari dalle loro posizioni “per permettere la rieducazione”. Vengono prese decisioni su azioni di mobilitazione della gioventù nella città e nelle scuole e su rapporti da inviare agli organi superiori che documentino “progresso” e “successi” nella lotta ideologica.

Il tono è amministrativo ma permeato da urgenza politica: i compiti quotidiani dell’amministrazione sono subordinati alle esigenze della lotta politica; la burocrazia locale deve trasformarsi e dimostrare di seguire la linea rivoluzionaria. Il verbale evidenzia anche conflitti interni su come trattare i sospettati (misure più dure vs. misure “educative”), mostrando come le pratiche locali possano variare e come la mobilitazione incoraggi iniziative autonome.

 

Fonte di riferimento [verbale (1.) e verbali simili (2.) pubblicati]: 

1.- Yiching Wu, The Cultural Revolution at the Margins: Chinese Socialism in Crisis. Cambridge, MA: Harvard University Press, 2014. 

2.- R. MacFarquhar & M. Schoenhals, Mao’s Last Revolution. Cambridge, MA: Belknap/Harvard University Press, 2006.

 

 



su questo blog leggi:

 

E LA RIVOLUZIONE FU INTERROTTA

Il nodo storico critico della “rivoluzione culturale” o GRCP (“Grande Rivoluzione Culturale Proletaria”) - in cinese: "产阶级文化大革命\" (Wúchǎn Jiējí Wénhuà Dàgémìng)





Mao Tse Tung e sua  moglie Jiang Quing

 

Jiang Qing (nota anche con il nome d’arte Lan Ping) incontrò Mao durante il periodo di Yan’an e divenne la sua quarta moglie proprio in quegli anni.

Era un’attrice e militante culturale; si trasferì a Yan’an nel 1937 come parte di troupe teatrali legate all’area rivoluzionaria.  Il matrimonio con Mao fu formalizzato nel 1938 (anni di permanenza e attività politiche e culturali a Yan’an).

- A Yan’an Mao stava consolidando il suo ruolo centrale nel Partito e l’ambiente era quello delle istituzioni rivoluzionarie, dell’attività culturale e della formazione di quadri; l’incontro con Jiang Qing avvenne in questo contesto. 

- Jiang Qing riemerse poi come figura politica di rilievo durante la Rivoluzione culturale.

 

Sul periodo di Yan'an su questo blog:

LE GROTTE DI YAN'AN

 

Il 6 ottobre 1976, a poche settimane dalla morte di Mao, Jiang Qing e altri collaboratori furono arrestati con l'accusa di aver organizzato milizie armate a Pechino e Shanghai per rovesciare il governo; Jiang venne trasferita al carcere di Qincheng, dove rimase cinque anni. Il suo gruppo politico fu sconfitto durante l'XI Congresso del Partito nel 1977. Tra il 1981 e il 1982 si tenne il processo contro la “Banda dei Quattro” (oltre lei, Zhang Chunqiao, Yao Wenyuan, Wang Hongwen): la corte la ritenne responsabile degli eccessi della Rivoluzione Culturale. Jiang rifiutò l'assistenza legale, si difese da sola sostenendo la legittimità delle sue azioni e accusando Deng Xiaoping di restaurare i “revisionisti”. Nel 1981 fu condannata a morte, sentenza poi commutata nel 1983 in ergastolo. Dal carcere criticò il modello del “socialismo di mercato” e in seguito le fu diagnosticato un cancro alla gola; nel maggio 1991 fu trasferita in ospedale e il governo annunciò che si era suicidata il 14, impiccandosi. Alcuni movimenti maoisti la considerarono dopo la morte come l’ultimo dirigente rivoluzionario.



scheda redatta da Ferdinando Dubla, web Maoismo critico

 

 

foto di repertorio

 



BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE FONTI MAOISMO CRITICO

 

Maoismo critico è la pagina di supporto della rivista storica on line Lavoro Politico e di Subaltern studies Italia

https://www.facebook.com/people/Maoismo-critico/61578791308175/ 

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