Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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sabato 7 settembre 2013

STOP AI TAGLI ALLA SCUOLA, BASTA CON IL PRECARIATO: lo conferma una ricerca di Save the children


In aumento i contributi richiesti alle famiglie, che finanziano l’acquisto dei materiali per la didattica (78%), ma concorrono anche a sostenere l’insegnamento delle materie curricolari (31%) ed extra (44%)

All’avvio dell’anno scolastico, l’Organizzazione lancia un ritratto della scuola italiana: per circa il 40% dei genitori il livello della scuola italiana rimane elevato, ma 1 ragazzo su 4 lo ritiene appena accettabile. Il precariato degli insegnanti è un ostacolo per il percorso scolastico dei ragazzi per il 87% dei genitori, mentre per 84% la motivazione dei docenti influisce sul livello di insegnamento.

Quale fotografia della scuola emerge dalle considerazioni di genitori e ragazzi italiani? La visione dei genitori scattando l’istantanea sulla scuola, è un peggioramento più o meno grave (87%, 1 genitore su 4 ritiene il peggioramento molto grave, con picchi del 37% in Sardegna e 33% in Lazio), che viene imputato a carenza di fondi (35%, con picchi del 41% in Piemonte e Lombardia), depauperamento di strutture e dei servizi (27%, che tocca il 33% in Veneto e Puglia).

Questi alcuni dei dati inediti della ricerca “Il ruolo e le condizioni del sistema educativo italiano” 1 realizzata da Ipsos per Save the Children all’avvio dell’anno scolastico, che traccia un ritratto in chiaroscuro della scuola italiana.

Nonostante tutto però, il 40% dei rispondenti trova di qualità elevata la scuola italiana (51% in Sicilia e 45% in Piemonte) e l’insegnamento impartito (l’8% dei genitori è completamente d’accordo con questa affermazione, il 32% abbastanza d’accordo), mentre lo stato di inadeguatezza (se non di fatiscenza vera e propria) delle strutture ospitanti è rilevato da 9 su 10 intervistati (90%), dato che arriva alla quasi totalità del campione in Sicilia (96%) e Lazio (94%)

“I dati di questa indagine ci dimostrano che il nostro Paese si caratterizza sempre di più per le forti disuguaglianze educative. Nel percorso scolastico dei bambini hanno sempre più peso i divari di tipo economico, sociale e culturale delle famiglie e dei territori di provenienza”, dichiara Raffaela Milano Direttore Programmi italia – EU di Save the Children. “L’anno scolastico si apre in uno scenario allarmante: meno tempo scuola, scarse opportunità di formazione dei docenti, edifici insicuri, classi affollate, taglio delle attività extrascolastiche, discriminazione nei servizi di refezione, offerta insufficiente di servizi per la prima infanzia: tutto questo colpisce i minori, in particolare quelli dei contesti più svantaggiati, e compromette le loro opportunità di crescita.”

La famiglia gioca un ruolo chiave nel sostegno economico delle attività scolastiche, provvedendo molto spesso (78% di adulti) all’acquisto o al finanziamento dell’acquisto di materiali destinati alla didattica, come carta, e fotocopie (valori che salgono all’86% in Puglia e Piemonte e all’81% in Toscana e Emilia, ma anche di altre necessità di carattere più generale (tipicamente, la carta igienica – 51% tra i genitori, che arriva al 61% in Puglia e 60% in Piemonte).

I genitori concorrono anche a sostenere l’insegnamento di alcune materie, più spesso in aggiunta al corso di studi (44%, 52% in Piemonte e 48% in Lazio), ma anche materie previste dal curriculum studiorum (31%, che diventa 40% in Campania e 39% in Lazio).

Anche i ragazzi confermano questi dati: il 70% di loro dice che la famiglia contribuisce all’acquisto di materiale didattico, il 26% parla del materiale igienico-sanitario, 24% dei costi sostenuti per le materie extra curricolari e il 17% per quelle curricolari.

Secondo la stragrande maggioranza dei genitori italiani, questi costi sono nettamente aumentati nell’ultimo periodo: ben l’81% dice di aver dovuto contribuire in misura maggiore all’acquisto del materiale didattico nell’ultimo periodo (carta, fotocopie etc.), dato che arriva al 92% in Lombardia e 86% in Liguria. Per il 78%, gli aumenti hanno riguardato il contributo per l’insegnamento di materie curricolari (il dato arriva a ben il 93% in Campania), mentre il 76% dice di aver subito l’impennata dei costi del servizio mensa (con picchi dell’84% in Lombardia e 82% in Veneto) e i contributi per il materiale non didattico (che arriva all’84% in Sardegna e all’83% in Lombardia).

I genitori italiani, inoltre, riconoscono che le precarie condizioni in cui gli insegnanti si trovano a lavorare agisce da barriera in due sensi, da un lato perché di fatto essa ostacola un percorso scolastico organico e fluido per i ragazzi (87%, che arriva al 91 e 90% rispettivamente in Sicilia ed Emilia Romagna), dall’altro perché la motivazione dei docenti influisce sul livello di insegnamento (84%, che tocca il 90 e 88% rispettivamente in Sicilia e Toscana) e sul riconoscimento della figura del docente come adulto di riferimento (79%, con picchi dell’86 e 84% in Puglia e Campania).

Anche i ragazzi hanno una chiara percezione delle difficoltà finanziarie del sistema scolastico italiano (33%), e della scarsa qualità delle strutture scolastiche (21%). 1 ragazzo su 4 ritiene che la condizione della scuola sia appena accettabile, il 12% di essi la ritiene bassa, mentre 1 ragazzo su 10 la reputa molto buona.

Gli studenti intervistati concordano con gli adulti che la misura più urgente per migliorare ulteriormente la loro scuola prevede la garanzia di un corpo insegnanti stabile, al fine di garantire un corretto percorso di studi (51%), ma vada altresì garantita la formazione dei docenti (25%), gli interventi sulla struttura che ospita la scuola (16%), come la lotta alla precarietà come leva motivazionale (9%).

“Il governo ha assunto alcuni impegni importanti sul fronte scolastico, come lo stanziamento dei fondi per l’edilizia scolastica o il rilancio dei programmi di contrasto alla dispersione nelle regioni del Sud. È indispensabile rafforzare questo impegno, invertire decisamente la rotta rispetto alla stagione dei tagli degli investimenti per l’istruzione (nel periodo 2008-2011 la scuola ha subito tagli per 8,4 miliardi di euro e l’Italia spende per la scuola il 4,7% del PIL rispetto al 6,3% della media OCSE). Non possiamo lasciare solo sulle spalle degli studenti, delle famiglie e dei docenti questo enorme problema. E’ indispensabile rimettere concretamente la scuola al centro dell’attenzione delle istituzioni e della opinione pubblica”, conclude Raffaela Milano.
Per scaricare l’intera ricerca “ Il ruolo e le condizioni del sistema educativo italiano 

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