giovedì 16 luglio 2015
COALIZIONE SOCIALE, NUOVO SOGGETTO POLITICO A SINISTRA, COSTITUENTE COMUNISTA
I processi convergenti/divergenti per uno spazio politico di
rappresentanza
Ciò che si muove a sinistra del
PD in Italia, partito che dopo il Jobs Act e la controriforma autoritaria della
scuola si pone in continuità con la destra berlusconiana e con i programmi dei poteri
forti confindustriali e della troika europea ad egemonia tedesca, è
attraversato da processi politico-sociali che possono incontrarsi e creare un
reale polo di alternativa occupando uno spazio politico di rappresentanza delle
classi subalterne e del mondo del lavoro, o divergere e lasciare quello spazio
all’eclettismo protestatario del Mov5stelle, che in una sua parte adotta
programmi e contenuti di interesse sensibile per il popolo di sinistra.
La coalizione sociale guidata dal
leader della Fiom, Landini, si propone di porre un argine alla frantumazione
del mondo del lavoro che più ha subito i colpi della crisi capitalistica e
ricentralizzarlo attraverso la composizione di vertenzialità diffuse sia nei
luoghi di lavoro che nei territori. Questa riunificazione, però, non oltrepassa
i limiti della sindacalizzazione dal basso, e, da quel che è possibile
comprendere, non si pone il problema della rappresentanza politica se non come
sponda di classe a un soggetto organizzato a sinistra del PD, di cui al momento
non intende far parte.
Il nuovo soggetto politico a
sinistra è finalità invece del ceto politico che fa capo ai fuoriusciti del PD (Civati, Fassina, ecc..), all’ex-SEL di
Vendola, al PRC di Ferrero, ai fuoriusciti dal PRC (Sinistra/Lavoro di Grassi),
che però pongono la condizione ineludibile di “abbandonare i partiti così come
concepiti sinora”, sposando le stesse discriminanti della lista Tsipras,
proprio per importare in Italia il modello Syriza (pur attualmente in crisi) e
di Podemos spagnolo. Un progetto che pur si vuole inclusivo, ma di movimenti e
gruppi e non di partiti organizzati.
Sia nella coalizione sociale di
Landini sia nel nuovo soggetto politico a sinistra, è presente purtroppo un’architrave
del senso comune e della retorica di questi anni della crisi dei poteri
dominanti: l’antipolitica (quella di cui è imbevuto il Mov5stelle, a cui
proprio per questo arride fortuna elettorale) e l’antipartitismo tout-court. Su
questa strada continuerà a riprodursi la ricerca di una leadership egemonica
che copra la reale carenza di rappresentanza, sociale e politica.
La Costituente comunista parte
dal rifuggire il senso comune e la retorica: non è ancora il tempo del
superamento dei partiti organizzati che si pongono la questione della
rappresentanza politica del conflitto sociale. Il nucleo del processo
costituente è il PCd’I, che è animato dalla constatazione dell’insufficienza
propria e altrui per costruirsi come forza organizzata di massa, superando
quelle barriere dell’autoritarismo di leggi elettorali capestro e
antidemocratiche e l’ostracismo mediatico che o lusinga il potere occultando
con sempre maggior fatica i processi reali della società o costruisce
continuamente luoghi comuni in chiave antipolitica e antipartitica, utilizzando
molte volte i colpi di un altro potere forte quale la magistratura.
La Costituente ha come obiettivo
preciso la ricostruzione del PCI, ma capace di aderire alle pieghe della
società e rendendosi funzionale ad una politica di alleanze (e dunque non va
confusa con una ricucitura impossibile di assemblaggio di sette e gruppi e
gruppetti autoreferenziali). Ma qui sta il punto: il processo convergente della
Costituente colliderà o meno con i processi divergenti-escludenti dei necessari
interlocutori a sinistra?
La tradizione del PCI è
costituita da un patrimonio straordinario che ha insegnato alla sinistra che nelle
situazioni di “guerra di posizione” si può e si deve partire dalla propria
irrinunciabile identità e nello stesso tempo tessere la trama delle necessarie
alleanze funzionali al riscatto delle classi subalterne. E’ l’ultimo Berlinguer
(1979-84) che ha insistito su questo. Pochi lo rivendicano, molti lo rimuovono.
Ma nel periglioso cammino della sinistra italiana, la sua teorizzazione del
socialismo del futuro ritornerà attuale. E imprescindibile.
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