MISTICO Apofatico (2) e il laicismo quietista
la lettura laica del molinosismo o quietismo
— è possibile la lettura laica della “Guida spirituale” (1675) di Miguel de Molinos (1628/1696), utile alla psicologia olistica. Considerato il fondatore della corrente mistica religiosa chiamata quietismo, fu accusato di eresia dall'Inquisizione romana, costretto ad abiurare e condannato al carcere a vita. Cosa conteneva di eretico la guida? Un rapporto non più mediato con la propria via interiore alla spiritualità, lo spostamento della spiritualità stessa dal piano mediato e trascendente a quello dell’interiorità mistica.
«...il silenzio nel tumulto, la solitudine nella folla, la luce nelle tenebre, l'oblio nell'ingiuria, il vigore nella codardia, il coraggio nel terrore, la resistenza nella tentazione, la pace nella guerra e la quiete nel tormento»
(M. de Molinos, dalla Guida spirituale)
la lettura laica è questa: quietismo, detto anche molinosismo, è una
dottrina mistica che ha lo scopo di indicare la strada verso l’infinito e la natura, consistente in uno stato di quiete passiva e fiduciosa dell'
anima. Attraverso questo stato continuo di serenità e di unione panteistica, l'
anima raggiunge una specie di indifferenza mistica, fino ad arrivare a negare le pratiche e le
liturgie comuni della religione tradizionale.
Il quietismo si focalizza quindi sulla interiorità spirituale, raggiungibile solo grazie alla contemplazione; il percorso quietista è caratterizzato da un profondo e continuo "desiderio” di pace interiore, di tranquillità stoica e di unione con l’infinito universo, che porta alla fine del percorso mistico e alla cessazione delle pratiche che hanno permesso il percorso stesso (quindi i vincoli dell'ascesi e la liturgia). Per il quietismo, la pace interiore, che deve portare alla relazione pacifica con gli altri, è l'unico obiettivo realmente perseguibile della vita.
- il silenzio mistico (e apofatico)
“Tre sono le modalità per il silenzio interiore: la prima è di parole, la seconda di desideri e la terza di pensieri. Nella prima, di parole, si raggiunge la virtù; nella seconda si consegue la quiete e nella terza l'interiore raccoglimento. Non parlando, non desiderando, non pensando, si giunge al vero e perfetto silenzio mistico”
Brani tratti dalla Guida Spirituale di Miguel de Molinos
lettura laica:
se le parole e i gesti aprono al dialogo e alla relazione, necessari per una piena e soddisfacente vita sociale, l’interiore raccoglimento è necessario per comprendere con l’anima, oltre che con il raziocinio, se stessi e la stessa vita sociale. Il silenzio mistico non è dunque l’afasia sociale, ma il suo contrario, non è il silenzio dell’incomunicabilità, ma una comunicazione sempre a due vie.
- Il libro non costituì soltanto un successo editoriale ma fece dei proseliti, che seguirono le indicazioni della Guida sul modo di giungere alla pace con se stessi e alla concordia con gli altri, non attraverso la meditazione e i ragionamenti, ma con la pura esercitazione spirituale e la contemplazione. Valido per la spiritualita’ religiosa e per quella laica, che sostituisce dio e “la perfezione cristiana” con l’infinità bruniana e il “furore eroico“ naturalistico, panteistico, che acquieta i tormenti.
Il fenomeno fu denunciato pubblicamente nel
1682 dall'arcivescovo
Iñigo Caracciolo, nel regno di Napoli, che in quell'occasione sembra aver utilizzato, per la prima volta, il termine quietismo.
Dalla Guida spirituale furono estratte 68 tesi considerate eretiche: in esecuzione della sentenza emessa il 3 settembre
96 anni prima, il 17 febbraio, era stato arso al rogo in Campo dei Fiori, a Roma, il grande Giordano Bruno. E quella orribile brace, ardeva ancora. ~
GIORDANO BRUNO (citazioni)
CONTRO IL SENSO COMUNE e l’ELOGIO del DUBBIO
“Per ciò che si riferisce alle discipline intellettuali possa io tener lontano da me non solo la consuetudine di credere, instillata da maestri e genitori, ma anche quel senso comune che in molti casi e luoghi (per quanto ho potuto
giudicare io stesso) appare colpevole di inganno e di raggiro; possa io tenerli lontani in maniera da non affermare mai nulla, nel campo della filosofia, sconsideratamente e senza ragione; e siano per me ugualmente dubbie tutte le cose, tanto quelle che sono reputate astrusissime e assurde, quanto quelle che sono considerate le più certe ed evidenti, tutte le volte che vengono messe in discussione”
Dall'Epistola dedicatoria a Rodolfo II
TUTTO è INFINITO, la natura è infinito, e nel pensiero dell'anima, il furore eroico, l’uomo è l’infinito che assurge all’infinità del mondo (dublicius)
“Io dico Dio tutto Infinito, perché da sé esclude ogni termine ed ogni suo attributo è uno e infinito; e dico Dio totalmente infinito, perché lui è in tutto il mondo, ed in ciascuna sua parte infinitamente e totalmente: al contrario dell'infinità de l'universo, la quale è totalmente in tutto, e non in queste parti (se pur, referendosi all'infinito, possono esse chiamate parti) che noi possiamo comprendere in quello”
da De infinito, universo e mondi
ASINITA’ (Santa)
O sant'asinità, sant'ignoranza, | Santa stolticia e pia divozione, | Qual sola puoi far l'anime sí buone, | Ch'uman ingegno e studio non l'avanza; | [...] | La santa asinità di ciò non cura; | Ma con man gionte e 'n ginocchion vuol stare, | Aspettando da Dio la sua ventura. | Nessuna cosa dura, | Eccetto il frutto de l'eterna requie, | La qual ne done Dio dopo l'essequie.
(dal sonetto anteposto alla declamazione, In lode dell'asino, in Cabala del cavallo Pegaseo)
IN GINOCCHIO
Avete più paura voi ad emanare questa sentenza che non io nel riceverla.
Certamente voi proferite questa sentenza contro me con più timore di quello che io provo nell'accoglierla.
Il timore che provate voi a infliggermi questa pena è superiore a quello che provo io a subirla.
(Giordano Bruno rivolto ai giudici dell'Inquisizione.
Citato in Caspar Schoppe, Epistola a Konrad Rittershausen, in Vincenzo Spampanato, Vita di Giordano Bruno.
È la frase che Bruno pronunciò, costretto in ginocchio, dopo aver ascoltata la sentenza di condanna l'8 febbraio del 1600.)
Pugnavi, multum est; me vincere posse putavi [...]. Est aliquid prodisse tenus [...]. Non timuisse mori, [...] praelatam mortem animosam imbelli vitae
Ho lottato, e molto; ho creduto nella mia vittoria [...]. È già qualcosa essere arrivati fin qui [...]. Non aver temuto di morire, [...] aver preferito coraggiosa morte a vita imbelle.
Da De Monade, numero et figura
- Dopo aver rifiutato i conforti religiosi e il crocefisso, il 17 febbraio 1600, con la lingua in giova – serrata da una mordacchia perché non possa parlare – viene condotto in piazza Campo de' Fiori, denudato, legato a un palo e arso vivo. Le sue ceneri saranno gettate nel Tevere.
Ma la sua filosofia sopravvisse alla sua morte, portò all'abbattimento delle barriere tolemaiche, rivelò un universo molteplice e non centralizzato e aprì la strada alla Rivoluzione scientifica: per il suo pensiero Bruno è quindi ritenuto un precursore di alcune idee della cosmologia moderna, come il multiverso; per la sua morte, è considerato un martire del libero pensiero.
“E chi mi impenna, e chi mi scalda il core? | Chi non mi fa temer fortuna o morte? | Chi le catene ruppe e quelle porte, | Onde rari son sciolti ed escon fore? | L'etadi, gli anni, i mesi, i giorni e l'ore | Figlie ed armi del tempo, e quella corte | A cui né ferro, né diamante è forte, | Assicurato m'han dal suo furore. | Quindi l'ali sicure a l'aria porgo; | Né temo intoppo di cristallo o vetro, | Ma fendo i cieli e a l'infinito m'ergo. | E mentre dal mio globo a gli altri sorgo, | E per l'eterio campo oltre penetro: | Quel ch'altri lungi vede, lascio al tergo. (dall'epistola, De infinito, universo e mondi)
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Chi mi fa sognare, e chi mi scalda il cuore? / Chi non mi fa temere né il destino né la morte? / chi riuscì a rompere le catene e aprir le porte/ da cui pure assai rari son liberati o escon fuori? / Le epoche, anni giorni ed ore, le figlie e le armi del tempo, questo mi ha assicurato dal furor di quella corte/ a cui non resiste né ferro né diamante/ Quindi io porgo all’aria ali sicure/ né temo intoppi di cristallo o vetro, / Ma fendo i cieli e mi ergo nell’ infinito./ E mentre dal mio mondo altri ne vedo sorgere,/ per l’etereo spazio penetro oltre: / e lascio dietro di me / chi mi vede da lontano /
G.Bruno, De l'infinito, universo e mondi
[traslitterazione ferdinando dubla]
- Così si esprime Giordano Bruno in uno dei tre sonetti premessi al dialogo italiano De infinito, universo e mondi del 1584. E con parole simili si esprimerà all'inizio del poema latino De immenso, pubblicato sette anni dopo.
“Così io sorgo impavido a solcare con le ali l'immensità dello spazio, senza che il pregiudizio mi faccia arrestare contro le sfere celesti, la cui esistenza fu erroneamente dedotta da un falso principio [...] Mentre mi sollevo da questo mondo verso altri lucenti e percorro da ogni parte l'etereo spazio, lascio dietro le spalle, lontano, lo stupore degli attoniti.”
admin.: prof. Ferdinando Dubla
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