Nell'estate 1945 è nato a Firenze questo periodico che non è in origine diretta emanazione del PCI quanto piuttosto pubblicazione che vuole esprimere le idee degli intellettuali che hanno inteso "assumere le posizioni del proletariato". Animatore dell'operazione è Ranuccio Bianchi Bandinelli che nel suo scritto "Il Diario di un borghese" ha ricostruito il suo travagliato passaggio dal crocianesimo al marxismo. Il diario apparirà pubblicato, a puntate, su "Società" ed essenzialmente rappresenta una separazione, dolorosa e progressiva, da una cultura intesa, fino ad allora, con spirito di "casta". Sta nascendo una nuova cultura ma è necessario, per Bianchi Bandinelli, che ciò non accada recidendo tutto il patrimonio che abbiamo alle spalle. È anzi indispensabile che trasmigri, nella nuova cultura, tutto il meglio della vecchia cultura. A ciò dovranno tendere, con le loro azioni e le loro opere, gli intellettuali che hanno deciso di fare la scelta in direzione del rinnovamento democratico. Nessuna rivista, se si eccettua "Il Politecnico" mostrerà, almeno per tutta la prima fase della sua vita, tanta e tale attenzione al problema, dirimente, degli intellettuali. Croce stesso si esprimerà in termini lusinghieri su "Società", prima serie, definendola "Una rivista di cultura, la quale per più riguardi si leva sulle altre comunistiche che vengono comparendo in Italia" [1].
Il fascismo comincia ad essere esaminato non nell'accezione
crociana dell"accidente della storia" quanto piuttosto come un
fenomeno che ha potuto attecchire e svilupparsi nel nostro paese proprio in
quanto già da tempo preesistevano tutte le precondizioni perché ciò avvenisse
"In questo lavoro che è ricchezza comune si inserisce come elemento...vitale
l'attività degli intellettuali. Essi sono il sale della terra: tuttavia non
costituiscono una classe a sé. E guai a loro, per la loro vocazione, se tendono
a costituire casta o categoria. Un cielo di metafisica quiete o di metafisica
purezza...non è aperto e non sarà mai aperto .ad alcun intellettuale"[2].
In tutta la prima parte della vita della rivista notevole è
l'attenzione rivolta alla letteratura italiana (Montale, Luzi) e straniera
(Eluard, Aragon, Majakovskij, Essenin etc.). Luporini, con Romano Bilenchi e
Bianchi Bandinelli, saranno i primi, principali animatori della rivista. Quando
la rivista dimostrerà di voler dare attenzione particolare a quanto avviene
anche all'interno delle pieghe del movimento operaio americano, proponendo osservazioni
e suggerimenti provenienti da quella sponda, si registrerà un primo ed
esplicito richiamo di Togliatti a ritornare organicamente nei tracciati della
storia nazionale e della diffusione esclusiva del marxismo. Ne deriverà un
cambiamento, ed anzi un parziale snaturamento, nel passaggio della rivista
dalla prima alla seconda serie, caratterizzata, più chiaramente, da
un'impostazione più sintonica alle impostazioni di partito. La seconda serie di
"Società" durerà fino al 1952. "Società", dopo il 1952, subisce
comunque un'evoluzione. Cambia lo stesso comitato di redazione e, dal primo
numero del 1953. la rivista sarà firmata, come curatori, da Carlo Muscetta e
Gastone Manacorda, introducendo, con queste nuove presenze redazionali, un
nuovo e diverso stile nel senso di un maggiore affrancamento dalla diretta
dipendenza dal PCI ed acquisendo una fisionomia ed un'identità più
caratterizzata da elementi di autonomia progettuale ed operativa. Va segnalato
il fatto che sulle pagine di "Società" Renato Zangheri aveva curato[3],
una rassegna di Storia del Movimento Operaio italiano dal 1944 al 1950. Sarà
questo (1945-1960) essenzialmente il quindicennio nel quale si snoderà l'azione
di "Società" ed in particolare il tentativo di definire identità e
ruolo dell'impegno degli intellettuali di netta estrazione marxista nella
cultura e nella società italiana.
"Società" nasce per diretta iniziativa di un gruppo di
intellettuali fiorentini come Ranuccio Bianchi Bandinelli, Romano Bilenchi,
Maria Bianca Gallinaro, Cesare Luporini etc. Verranno sistematicamente discussi
in essa esperienza i temi in relazione alla scelta di alcuni principali settori
di intervento come la Storia, la Letteratura, la Filosofia. La rivista tenderà
ad aggiornare e rendere di volta in volta più organico ed attuale il proprio
impegno mantenendo, fino alla fine, anche coi contributi della direzione di
uomini come Cesare Luporini, Carlo Muscetta, Gastone Manacorda, nei suoi
diversi periodi di vita e di lavoro, un tratto di costante ricerca e
convergenza con le scelte e le opzioni principali della politica del PCI.
Progressiva confluenza ed infine quasi identità tra fondatori della rivista e
dirigenti del PCI. La loro comune esigenza appare quella della ricostruzione
intellettuale, oltre che materiale e politica, la scelta di agire all'interno
della linea del "rinnovare conservando". È da questi uomini che, non
casualmente, partirà l'azione di contrasto e di polemica – anche aspra ed acuta
- "contro la nuova cultura, intesa come una sorta di metanoia
evangelica". È questo uno dei tratti distintivi della fisionomia di
"Società" e della non casuale affinità di vedute e convergenze tra
Luporini e Togliatti. È stato il Convegno di Firenze del 9-10 Gennaio 1981[4]
ad avere più efficacemente riflettuto su un'esperienza singolare ed importante,
non sempre proceduta all'interno di rapporti di continua linearità.
Il costante ancoraggio alla situazione politica, economica,
sociale non consentiva d'altronde rassicuranti rifugi nell'indistinto campo di
una presunta ed estranea impermeabilità dell'arte e della letteratura. Il
carattere militante delle scelte degli ispiratori e dei fondatori della
rivista, la loro indubbia acutezza analitica e versatilità produrranno momenti
di forte ed indiscutibile vivacità nella produzione culturale specifica.
È Manacorda a scandire un distinto periodare dei caratteri della
rivista. È lui che, ricostruendo la storia di questa esperienza, proporrà una
distinzione temporale tra un primo periodo fiorentino (1945-1946), un secondo
periodo fiorentino (1947-1949), il primo periodo romano (1950-1952), il secondo
periodo romano (1953- 1956), il periodo milanese (1957-1961).
NOTE
1. BENEDETTO CROCE, Aspetti di Storia recente, in Nuove pagine sparse, Ed. Laterza, Bari 1966, pp. 265-266.
2. In: "Situazione", "Società", a. I, gennaio-giugno 1945: art. redatto, probabilmente, da Cesare Luporini.
3. Giugno 1951 pp. 308-347
4. Con le belle relazioni di Badaloni: "Cultura e Socialismo nelle pagine di "Società", di Romagnoli: "Società" nella cultura contemporanea", di Ciliberto: Tradizioni culturali e ideale filosofico in "Società", di Mari "Temi e forme del marxismo teorico", di Maggi "L'etica dell'intellettuale e i campi di ricerca in "Società" e di Mangoni "Storia e Storiografia in 'Società".
da Piero Lucia, Intellettuali italiani del secondo dopoguerra - Impegno, crisi, speranza, ed. Guida, 2003, pp.93-95
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