appunti su:
-il pensiero ecologico di F.Engels -
- Dialettica della natura e natura della dialettica -
Engels,
dopo il suo trasferimento a Londra nel 1870, meno oberato da compiti lavorativi
e da affari, si impegnò nello studio assiduo e sistematico delle scienze.
L’opera risultante da quello studio, “Dialettica della natura” (1883), e’ una
serie dunque di saggi stilati in quel periodo storico ed è tra le più
controverse all’interno stesso del marxismo, in quanto in essa si potrebbe
intravedere la pretesa della concezione materialistica della storia di
trasformarsi in concezione materialistica della natura, tramite la dialettica,
che, da dialettica storica di lotta di classe, si estenderebbe a dialettica,
appunto, della natura. Complice fu la vulgata del DIAMAT, la lettura
metastorica e dogmatica che negli anni ‘30 fu, su indicazioni di Lyssenko,
predominante in URSS.
Ma
se si pensa che tutto ciò che è nella storia è inevitabilmente nella
natura degli umani e del loro rapporto con la natura esterna, può
comprendersi che il movimento dialettico non sia “legge” della natura, non sia
di essa interpretazione meccanicista (contro Dühring e la sua ‘imago mundi’),
determinista e dogmatica di “rispecchiamento” tra struttura e sovrastruttura,
ma sia il modo di intenderla a partire dalle reali e materiali condizioni di
esistenza degli esseri umani e della loro intelligenza collettiva trasformatrice.
Nella Dialettica
della natura Engels scrive che «tanto la scienza che la filosofia
hanno finora trascurato completamente l'influsso dell'attività umana sul suo
pensiero: esse conoscono soltanto la natura da una parte e il pensiero
dall'altra. Ma il fondamento più essenziale e immediato del pensiero umano è
proprio la modificazione della natura a opera dell'uomo, non già la natura in
quanto tale e l'intelligenza dell'uomo crebbe nella misura in cui l'uomo
apprese a modificare la natura».
Ad
ogni passo ci vien ricordato che noi non dominiamo la natura come un
conquistatore domina un popolo straniero soggiogato, che non la dominiamo come
chi è estraneo ad essa, ma che noi le apparteniamo con carne e sangue e
cervello e viviamo nel suo grembo: tutto il nostro dominio sulla natura
consiste nella capacità, che ci eleva al di sopra delle altre creature, di
conoscere le sue leggi e di impiegarle nel modo più appropriato.
Friedrich
Engels, Dialettica della natura.
Più
si conosce la natura e si diradano i misteri degli universi, più è necessaria
la socializzazione delle conoscenze e la riappropriazione collettiva di tutte
le sue applicazioni.
-
L’interesse di Friedrich Engels per le scoperte scientifiche della sua epoca fu
appassionato, innanzitutto per il primo principio della termodinamica e il
principio della selezione naturale nell’origine delle specie darwiniana.
Costante la ricerca dei nessi intercorrenti tra filosofia e scienza, tra
elaborazione filosofica ed epistemologia, tra teoria e metodo. Lontano dallo
speculativismo astratto autosussistente così come del mero empirismo solo
induttivo, concepì la natura come svolgimento dialettico, non però in base a
deduzioni e schemi teoretici da ricercare in essa (un a posteriori che
diverrebbe a priori), semmai “cerca di cogliere i tratti specifici della
dialettica della natura (..) si sforza di enucleare la dialettica propria di
questo o quel processo naturale. “, (..) non si trattava di costruire le leggi
dialettiche introducendole nella natura, ma di rintracciarle in essa e di
svilupparla da essa”, Lucio Lombardo-Radice, Prefazione a F.E.,
“Dialettica della natura”, Ed.Riuniti, IV ed. 1978, pag.18.
Sia
la natura esterna (ambiente) sia la realizzazione della natura umana attraverso
il lavoro, sono un costante processo dialettico, che, proprio perché nella
natura (esterna-interna e il loro rapporto trasformativo), si esprimono nella
storia.
fe.d., per i 200 anni di Engels
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