- su ‘general intellect’, individuo sociale e intelletto collettivo -
Il secolo del PCI nel gennaio 2021 potrebbe essere occasione di riflessione collettiva, con l’intento di unire comunisti e sinistra e per un’efficace azione politica, senza la quale ogni riflessione, seppur elevata, diventa sterile.
Il FRAMMENTO sulle macchine degli appunti per “Il Capitale” di Marx, noti come Grundrisse (Lineamenti fondamentali di critica dell’economia politica, composti tra il 1857 e il 1858) ha avuto diverse interpretazioni (ermeneutiche) in chiave di riattualizzazione, che, come nel caso di Antonio Negri (già a partire da “Marx oltre Marx. Quaderno di lavoro sui Grundrisse”, Feltrinelli, Milano 1979) lo hanno pregiudizialmente collocato nel versante cripto-critico del marxismo, tra ribellismo indistinto, slancio utopico e pensiero oscuro. In realtà quel frammento contiene due categorie importantissime per l’analisi delle strutturali contraddizioni del sistema capitalista: il “general intellect” e l’individuo sociale. Se il complessivo sapere dell’intelligenza sociale (non solo i mezzi di produzione, ma la conoscenza ad essi connessi, la cultura, l’arte e la scienza, capitale fisso dell’intera umanità) non viene condiviso, l’appropriazione privata del “general intellect” colliderà con gli strumenti stessi di quella intelligenza. E’ l’unica traduzione possibile, in termini politici (e gramsciani) di una fondamentale contraddizione di sistema, strutturale e sovrastrutturale. Coniugata con l’elaborazione dell’”intellettuale collettivo” nella riflessione di Gramsci, essa squaderna tutta la sua attualità oggi, nell’era pandemica, dove la proprietà privata della scienza e della tecnica, nei sistemi capitalistici, si scontra con il benessere sociale. ~ fe.d.
Nessun commento:
Posta un commento