Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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mercoledì 26 gennaio 2022

LA PROSA DELLA CONTRO-INSURREZIONE

 

di Luca Cangemi


- Dall’appassionata ricerca storiografica del collettivo dei subalternist, tra documenti e testimonianze, come petizioni, costituzioni di delegazioni, dichiarazioni e richieste scritte che precedevano molteplici insurrezioni contadine e operaie, differenti tra loro sia per il contesto che per le caratteristiche dei partecipanti -dal dining+1 di Rangpur verso Deby Sinha, al bidroha+2 di Barasat, dallo hooligan+3 dei Santal, alla “rivolta blu“ dei coltivatori che estraevano il colore indaco - emerge una presa di coscienza consapevole e motivata. Tutte le forme di lotta venivano “inaugurate da lunghe e intense consultazioni tra le rappresentanze delle masse contadine locali” +4, a riprova del fatto che non si trattava di “una sorta di riflesso automatico, ossia una risposta istintiva e sconsiderata a sofferenze fisiche di vario tipo” +5, come la fame, le torture o il lavoro forzato: l’insurrezione era un’iniziativa politica.

L’accento sulla parola <politica> evidenzia la tensione creativa degli storici subalternist tra analisi marxista e critica della modernità indiana, coloniale e postcoloniale; respingere lo storicismo e la categoria di <pre-politico>, sotto cui anche la storiografia marxista aveva classificato le ribellioni contadine, è un atto di denuncia verso ogni narrazione universalista. L’utilizzo delle categorie analitiche eurocentriche ha, dunque, impedito di ri/scrivere la storia indiana: “come ha potuto la storiografia inoltrarsi in questo vicolo cieco senza mai riuscire a trovare una via d’uscita? Per articolare una risposta bisognerebbe iniziare analizzandone nello specifico gli elementi costitutivi, esaminando le sue cesure, giunture e cuciture, quelle che potremmo definire le sue cicatrici, che ci indicano la materia di cui la storiografia dell’India coloniale è fatta e le modalità con cui essa è stata assorbita nella fabbrica della scrittura.” +6.

 

+1Dhing: rivolta.

+2Bidroha: sollevazione.

+3Hool: ribellione

+4 R.GUHA, La prosa della contro-insurrezione, in Id.e Spivak, Subaltern Studies, Modernità e (post) colonialismo, Ombre Corte, 2002

+5Ibidem.

+6Ibidem.

cit. in Luca Cangemi, L’elefante e la metropoli - L'India tra storia e globalizzazione, Dedalo, 2012, pag.55

 

 

SAID, L'ORIENTALISMO e LA PROSA di GUHA

Dov’è  l’altrove?

La filologia, per usare il lessico gramsciano, è espressione metodologica dell'inconfondibile «individualità» dei fatti; come Gramsci trasforma l'astrazione della filologia, isolata dalle dinamiche della realtà, in «filologia vivente», come adesione empatica alla vita della collettività, così Said costruisce, attraverso una metodologia filologica, una critica radicale di ogni fondamentalismo, dall'orientalismo costruito dalla modernità europea, fino al pensiero unico del capitale globale. Una definizione volutamente politica, proprio perché di attività e forze di natura politica è frutto l'orientalismo, scuola di interpretazione il cui oggetto «per caso» l'oriente, le sue civiltà e i suoi popoli, vera e propria «dottrina politica», imposta dal farsi della modernità occidentale, per cancellare ogni irriducibilità di «altri» mondi e culture.                     Luca Cangemi




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