Ancora “Intorno” a una storia del mondo popolare subalterno di de Martino / la discussione critica
di Luigi M.
Lombardi Satriani
[post
precedenti cfr. 28 e 29 giugno 2021- - in Subaltern studies Italia, https://www.facebook.com/Subaltern-studies-Italia-102006355428935]
- - - Luigi
Lombardi Satriani, Antropologia culturale
e analisi della cultura subalterna, Rizzoli, 1980, nota 34, pp.76/77
extract. dal blog
(..) il
lavoro conserva valore, non solo all’interno della storia degli studi
etno-antropologici, rispetto alla critica dei processi di “patrimonializzazione
dell’immateriale”, rivelandosi ancora utile, e in certi casi addirittura
profetico. Ad esempio, mettendo in luce aspetti legati alla
“commercializzazione” delle culture locali, destinata a consolidarsi come
prassi progressivamente più invadente e vessatoria. In questo senso, appare
particolarmente significativa la scrupolosa indagine, condotta nel capitolo
“Tecniche di etnocidio”, sul “folk market”, cioè sulle strategie pubblicitarie
con cui grandi aziende capitalistiche incorporano e sfruttano temi del
“folklore” per promuovere merci di largo consumo, riportando una serie di casi
emblematici, (..) Segue la critica del rapporto fra “cultura tradizionale” e
turismo, poggiando lo sguardo su quelle destinazioni marginali e
“conservative”, che cominciavano proprio allora ad essere proposte a gente di
città in cerca di evasione dalla realtà urbana e di esperienze alternative: al
già affermato “esotico esterno”, oltre i confini nazionali, si giustappone
dunque un “esotico interno”. Emergono le prassi di quel “marketing
territoriale”, che sottopone le culture locali a una sorta di “plasmazione
merceologica” – da alcuni perfino auspicata come antidoto alla scomparsa delle
“tradizioni” – che continuano ad essere particolarmente controverse per ragioni
di diversa natura, non da ultima il protagonismo assunto dalle amministrazioni
locali. Infine, mi paiono ulteriormente stimolanti i passaggi riferiti a quello
snodo cruciale dei primi anni ’70, sul ruolo svolto da intellettuali
“progressisti” rispetto al “folklore”, che spesso sfociava (e sfocia) in
atteggiamenti meramente paternalistici, e su come in breve tempo l’industria
culturale (e in particolare i discografici e le televisioni) avesse riassorbito
anche le istanze più radicali della “contestazione” in logiche di tipo
eminentemente commerciale. (..) per Lombardi Satriani, senza un cambiamento
radicale – e dunque rivoluzionario – dei rapporti sociali, la tradizione e il
folklore siano inevitabilmente destinati ad “illanguidire”, fino a sparire, facendo
eco alla visione pasoliniana di una “società dei consumi” che omologa e
cancella le culture locali. Anche senza condividere la radicalità dell’analisi,
occorre riconoscere come gran parte degli esiti paventati si siano
successivamente realizzati, con l’ampia diffusione di percorsi di
valorizzazione di patrimoni immateriali – spesso fortemente sostenuti anche
economicamente dalle amministrazioni locali – in cui le finalità turistiche e
commerciali hanno gradualmente prevalso (processo in qualche modo accelerato
anche dalla corsa alle “nomine Unesco”). Da questo punto di vista, esemplare di
come sia difficile sfuggire a un certo destino, anche per operazioni
inizialmente promosse “dal basso” e con le migliori intenzioni, è la sorte del
movimento salentino della “pizzica”, ormai in gran parte assorbito in dinamiche
di sempre più spregiudicato marketing turistico e – in particolare col mega
evento “identitario” della Notte della taranta – in logiche di
spettacolarizzazione estrema banalizzanti e mercificatorie. fine extract.
recensione-saggio integrale qui:
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