Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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mercoledì 23 febbraio 2022

IL DOMINIO SENZA EGEMONIA. GRAMSCI e GUHA

 

1. ANTONIO GRAMSCI

 

- La distinzione fra direzione – egemonia intellettuale e morale – e dominio – esercizio della forza repressiva - è così indicata da Gramsci:

«La supremazia di un gruppo sociale si manifesta in due modi, come dominio e come direzione intellettuale e morale. Un gruppo sociale è dominante dei gruppi avversari che tende a liquidare o a sottomettere anche con la forza armata, ed è dirigente dei gruppi affini e alleati. Un gruppo sociale può e anzi deve essere dirigente già prima di conquistare il potere governativo (è questa una delle condizioni principali per la stessa conquista del potere); dopo, quando esercita il potere ed anche se lo tiene fortemente in pugno, diventa dominante ma deve continuare ad essere anche dirigente».


Cfr. Quaderno 19 (1934-1935) (XIV), pp.2010/2011 (ed.Gerratana, Einaudi, 1975), § 24. Il problema della direzione politica nella formazione e nello sviluppo della nazione e dello Stato moderno in Italia.

- Comprendere come nella storia di ciascun paese si è raggiunta l'egemonia significa comprendere lo sviluppo della società di quel determinato paese e individuare le forze sociali che in essa agiscono.

Come si conquista l'egemonia, così essa può essere perduta: la crisi dell'egemonia si manifesta quando, anche mantenendo il proprio dominio, le classi sociali politicamente dominanti non riescono più a essere dirigenti di tutte quante le classi sociali, ossia non riescono a risolvere i problemi di tutta la collettività e a imporre a tutta la società la propria complessiva concezione del mondo.

 

2. RANAJIT GUHA


- Secondo l’analisi della storiografia indiana fatta da Guha, i caratteri assunti dalla conflittualità politica dei subalterni sono conseguenza degli espedienti con cui le élites nazionali hanno prima ottenuto l'Indipendenza grazie alla mobilitazione delle masse popolari e poi le hanno rigettate. In particolare, Guha, rielaborando la lettura del Risorgimento italiano offerta da Gramsci, mette in risalto questo rapporto confrontando gli atteggiamenti di Nehru, primo ministro dell’India indipendente, e Gandhi, leader spirituale della mobilitazione popolare, con quelli di Cavour e Mazzini. Nehru, infatti, come Cavour, ha condotto una «guerra di posizione» sfruttando le capacità di mobilitazione dei maggiori esponenti del partito più vicino al popolo. La logica che ha segnato la sorte di Gandhi e dei contadini indiani, inoltre, è la stessa di cui sono stati vittima Mazzini e i contadini italiani come massa di manovra. La stessa logica di emarginazione dei subalterni ha favorito in India il ripristino dei rapporti di subordinazione precedenti alla mobilitazione, garantendo un miglioramento effettivo solo ad una parte minoritaria della popolazione e alle élites che si sono sostituite al governo coloniale realizzando, di fatto, la transizione all'imperialismo. La politica nazionale dell’India dopo l’Indipendenza è, infatti, un riflesso delle decisioni prese nei centri del potere globale, un’applicazione di regole simili trasferite alla competenza delle élites locali. Guha, inoltre, definisce questo passaggio dal colonialismo all’imperialismo sulla falsariga della «rivoluzione passiva» pensata da Gramsci, come «dominio senza egemonia» ovvero «dittatura senza egemonia».


Gennaro Cosentino, tesi LA NOZIONE DI EGEMONIA. LA CONCETTUALIZZAZIONE DI ANTONIO GRAMSCI E ALCUNI SVILUPPI PIÙ RECENTI, Università degli studi di Firenze, Corso di laurea in Scienze Filosofiche, a.a. 2010/2011, pp.227-228

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Ranajit Guha, Dominance Without Hegemony: History and Power in Colonial India, Harvard Univ Pr (15 gennaio 1998), ed. inglese

 

dalla scheda tradotta [IT.]

- Cos'è il colonialismo e cos'è uno stato coloniale? Ranajit Guha sottolinea che lo stato coloniale dell'Asia meridionale era fondamentalmente diverso dallo stato borghese metropolitano che lo generò. Lo stato metropolitano aveva un carattere egemonico e la sua pretesa di dominio si basava su una relazione di potere in cui la persuasione superava la coercizione. Al contrario, lo stato coloniale non era egemonico e nella sua struttura di dominio la coercizione era fondamentale. In effetti, l'originalità dello Stato coloniale dell'Asia meridionale risiede proprio in questa differenza: un paradosso storico, si trattava di un'autocrazia costituita e sostenuta in Oriente dalla massima democrazia del mondo occidentale. Non era possibile per quello Stato non egemonico assimilare a sé la società civile dei colonizzati. Quindi lo stato coloniale, come lo definisce Guha in quest'opera molto argomentata, era un paradosso: un dominio senza egemonia.

 

a cura di Subaltern studies Italia






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