la 1a parte post blog 17 giugno 2022
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I SUBALTERNI E CAVALLARO - PROGRAMMA RIVOLUZIONARIO E REAZIONE - SCRIVEMMO - LA BIOGRAFIA DI CAVALLARO - CEDERE A UN CAFONE
SCRIVEMMO
“Scrivemmo per la sola gioia di
parlare di una civiltà, quella contadina, che stava per scomparire e della
quale noi volevamo che rimanessero delle tracce; molta ingenuità, si può
osservare, perché le tracce (e che tracce!) sarebbero rimaste anche senza il
nostro piccolo contributo. Solo che eravamo giovanissimi e letteralmente
affascinati, quasi abbagliati, da quel mondo ricco di umanità intensa. Quel
mondo ha operato in noi come un grande mito travolgendoci totalmente.”
Biblio: Ammendolia I., Frammartino
N., La Repubblica rossa di Caulonia . Il
Sud tra brigantaggio e rivoluzione, Casa del libro di Reggio Calabria, 1975
Era il 1975, un periodo di grandi
mutamenti, segnato da una modernizzazione veloce quanto incompiuta, ma anche da
una riscoperta del passato e della tradizione che scatenava nostalgie ed
entusiasmi. In quegli anni, la concezione del folklore come cultura di
contestazione era incarnata da Luigi Maria Lombardi Satriani e da altri giovani
studiosi, che lavoravano sulla lezione di Antonio Gramsci ed Ernesto De
Martino. Il mondo popolare tornava al centro del dibattito culturale e politico
grazie anche a una rilettura degli intellettuali meridionalisti degli anni
Cinquanta, allo studio di comunità e paesi del Sud, ispirato dal Cristo si è
fermato ad Eboli di Carlo Levi, all’esperienza di Umberto Zanotti Bianco e ai
testi di Danilo Dolci, Rocco Scotellaro e Giovanni Russo. Sullo sfondo, il
post-strutturalismo francese e l’antropologia americana permettevano di mettere
meglio a fuoco gli oggetti d’analisi delle nuove forme di un nuovo folklore di
cui diventavano protagonisti i giovani figli acculturati di emigrati e
appartenenti ai ceti popolari. La memoria delle lotte contadine fu un aspetto
centrale di quel processo: alimentata da personaggi come Enzo Misefari e Paolo
Cinanni, eccezionali protagonisti delle occupazioni delle terre e dirigenti del
PCI, che ho avuto il privilegio, in quegli anni, di registrare e accompagnare
nei loro viaggi di “ritorno” nei latifondi occupati, poi messi a coltura, e
adesso abbandonati. (..) Nel Sessantotto e negli anni Settanta la rivolta di
Caulonia, ma soprattutto le lotte contadine per le terre, rappresentarono un
elemento reale e mitico della contestazione giovanile.
Vito Teti, op.cit., ivi
LA BIOGRAFIA DI CAVALLARO
- referre
La biografia di Pasquale Cavallaro, a cura dell' Istituto Calabrese per la Storia dell'Antifascismo e dell'Italia Contemporanea, pubblicato il 25 febbraio 2020 in
https://www.icsaicstoria.it/cavallaro-pasquale/
CEDERE A UN CAFONE
Quella giornata così ricca di eventi, che avevano trasformato una manifestazione in una rivolta, si concluse la sera con un paese sotto assedio. Nessuno poteva più entrare o uscire liberamente e per farlo occorreva un regolare permesso di circolazione, necessario come lasciapassare da mostrare alle varie squadre addette al controllo. in una di queste squadre si imbattè un tal rappresentante della locale aristocrazia terriera , tristemente famoso per l'uso spregiudicato che aveva fatto del potere nei confronti della povera gente. Egli scendeva nei pressi della porta Sant'Antonio, ostentando indifferenza, quando lo fermò un giovane, chiamato "Nandu 'i Muzza", un popolano che più volte aveva dovuto sopportare, senza potersi difendere, le angherie e i soprusi di costui e, nonostante ardesse dal desiderio di fargli pagare tutte in una volta le sue malefatte, si limitò soltanto, visto che non aveva il permesso di circolazione , a invitarlo a tornare indietro, ma quello, sicuro di sè e del timore che di solito incuteva all'umile gente, continuò per la sua strada. Non si rese conto che là, in una situazione straordinaria che si proponeva di sconvolgere i canoni tradizionali dei rapporti di classe, egli non faceva più paura e, allora, la mano profana del volgo si alzò minacciosa sul volto gentile del "signurinu", che, allibito, non credeva ai propri occhi. Scornato e gonfio d'ira, non gli restò che tornarsene a casa, avendo dovuto, per la prima volta in vita sua, cedere a un cafone.
Alessandro Cavallaro, ivi, pp.104-105.
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