Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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giovedì 9 novembre 2023

I NUMERI DI LAVORO POLITICO: LAVORO POLITICO 1 e 2 (1967)

 

 




di Roberto Niccolai

 

Nel primo numero di “Lavoro Politico”, pubblicato nell’ottobre del 1967, emergevano già gli elementi che avrebbero caratterizzato la rivista: veniva sottolineato il carattere di “organo marxista-leninista” della pubblicazione e inoltre veniva rivolta una critica agli ‘spontaneisti’, con un articolo non firmato intitolato Senza teoria niente rivoluzione, evidente richiamo al pensiero maoista. Questo articolo presentava alcune valutazioni che sarebbero rimaste patrimonio politico della rivista: anzitutto si sottolineava come la Rivoluzione Culturale dovesse essere assunta in maniera “criticamente intesa”, rapportandola alle esigenze del nostro paese. Seguiva una valutazione della stessa Rivoluzione Culturale: si affermava che

essa subentra a un lungo periodo di stagnazione rivoluzionaria, rinnova la lotta intrapresa oltre cento anni fa da Marx contro la dottrina e le organizzazioni del socialismo utopista, e che doveva portare alla affermazione del materialismo scientifico. Essa rinnova la lotta intrapresa oltre 50 anni fa da Lenin contro la dottrina e la pratica opportunistica dei partiti della seconda internazionale, e che doveva portare alla vittoria della rivoluzione bolscevica e alla diffusione del comunismo in tutto il mondo.

Infine - e questo è l’aspetto che più si avvicina alle classiche valutazioni m-l- criticava i trotzkisti quando interpretavano il pensiero di Mao come rivincita contro lo stalinismo. Secondo la redazione di “Lavoro Politico”, trotzkismo e castrismo erano accumulabili nella “fede extrascientifica di far scaturire un’azione rivoluzionaria dalla pratica e dalle cose, anche senza una precisa teoria rivoluzionaria”. Nello stesso numero era pubblicato Fuoco sul quartier generale (il mio tazebao) di Mao-Tse-Tung.




 

Nel numero 2 del novembre del 1967, la rivista sosteneva che il maoismo fosse il marxismo-leninismo della nostra epoca. Pubblicava poi degli articoli relativi ai documenti prodotti dai vari atenei studenteschi. In merito alle tesi dell’Università di Pisa, la rivista individuava un collegamento con Mao relativamente al “criterio della verità [che] può essere sollecitato con la pratica sociale”. Era proprio con questo metodo di analisi che tendeva a dimostrare che le accuse di dogmatismo poste da altri non potevano essere valide, in quanto il marxismo è una teoria scientifica scaturita da un approfondito esame dei fenomeni materiali, spirituali, ideologici ed economici che coinvolgono l’intera storia umana. Quindi o la si accettava o la si rifiutava, specificando che per esperienze che formano la teoria scientifica si intendeva non solo quelle passate ma anche quelle nuove che sarebbero scaturite dall’analisi. Secondo “Lavoro Politico” il pensiero di Mao rappresentava lo sviluppo del marxismo-leninismo attraverso il quale sconfiggere il revisionismo e il vero dogmatismo.

 

da Roberto Niccolai, "Quando la Cina era vicina - La rivoluzione culturale e la sinistra extraparlamentare italiana negli anni '60 e '70”, BFS e CDP, 1998, pp.90-91

 


Lavoro Politico web_serie dal 2001 (novembre 1996-dicembre 2000 solo Il Partito-Linearossa) storicamente ha origini dalla confluenza della redazione della rivista Lavoro Politico nel PCd'I linea rossa fondato da Angiolo Gracci

cfr. Scheda storica di presentazione


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