Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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martedì 2 luglio 2024

I sogni non possono comprare il tempo - la peggio gioventù di Morucci

 

Adriana Faranda e Valerio Morucci

Valerio Morucci - Ritratto di un terrorista da giovane - Piemme, 1999

I sogni non possono comprare il tempo. Solo vivere per il battito di ciglia che gli è concesso. (..) Agire per conquistare il mondo, l’universo. Si sapeva. Si è sempre saputo. Ma non serve a niente sapere.

Valerio Morucci, Ritratto di un terrorista da giovane, Piemme, 1999

Un tentativo per riavere indietro i colori di un mosaico ricoperto dal grigio bitume del rimpianto. La contraddittoria verità della gioia e delle lacrime. Della ragione e della passione. Soprattutto della passione. Ciò che cercavo era il senno di prima. Il ragazzo che era trent’anni fa e di cui avevo dimenticato l’irriverente sorriso e la rettilinea confusione. Non volevo lenire il dolore dello smarrimento ma, semmai, liberarmi della zavorra del presente per andare a ritrovare l’esultanza dell’esserci. La sua realtà e la sua verità. Quelli in cui, o per cui, aveva agito e vissuto.

[p.7]

“Dio, quegli occhi! Non è solo che erano turchini, che già basterebbe, ma erano come vellutati: non una superficie liscia, se capite cosa voglio dire, ma spessa e soffice. Ci si poteva perdere dentro, ammaliati da quella sofficità. Ma non è che il mio giudizio potesse valere più di tanto. E anche dopo non è che di donne io abbia mai capito granchè. Sia come sia, guardare dentro quegli occhi è stata un’esperienza traumatica di cui porto ancora i segni.” [V.M.]

[p.65]

Aria di "golpe"

"non c'erano solo i partiti a premere per una svolta autoritaria. Loro erano solo la faccia scoperta. Dietro si agitava tutto il mondo delle organizzazioni paramilitari fasciste, di spezzoni dei servizi segreti italiani, della CIA e chissà chi altri. Si scoprirà dopo che, da febbraio, molte caserme erano state messe in allarme dai generali, in attesa degli esiti del referendum sul divorzio di maggio '74. Ad aprile una bomba fa saltare un pezzo di binario e il rapido Parigi-Roma evita il deragliamento solo per il blocco automatico dei treni in caso di interruzione delle rotaie. Sarebbe stata un'altra strage. L'organizzazione fascista MAR, capeggiata da Marco Fumagalli, aveva in progetto, per le 48 ore precedenti il referendum, attentati in tutto il paese, da addossare all'estrema sinistra in modo da forzare un intervento dei militari. Fumagalli viene arrestato e il piano salta, ma non del tutto. Ordine Nero piazza in quei giorni bombe in tutto il paese: Milano, Bologna, Ancona. Soltanto a Savona, quattro bombe in poco più di dieci giorni: su un binario mentre stava arrivando un treno di pendolari, in una scuola media, un ufficio pubblico e un condominio di cinque piani. Bilancio: due morti e decine di feriti.

Ma a progettare colpi di stato c'era un sacco di altra brava gente. Sembrava fosse il passatempo degli aficionados della guerra fredda. C'era stata la Rosa dei Venti, un'associazione segreta interna all'esercito scoperta alla fine del '73. L'organizzazione era segreta nel senso che non ne sapevano nulla i politici, mentre ne sapevano tutto i generali, i servizi segreti italiani e della NATO che l'avevano messa in piedi, sicuramente in base alle clausole anticomuniste, anche queste segrete, del Patto Atlantico. La vicenda portò all'arresto, da parte di un coraggioso giudice padovano, del generale Miceli, capo del SID. Ma la Cassazione gli tolse l'inchiesta portandola a Roma.

Poi viene scoperto un altro complotto, capeggiato da Sogno e Pacciardi con l'appoggio degli americani e del comandante della X MAS Valerio Borghese., graziato da Togliatti, ministro della Giustizia, nel '46. Al convegno del PLI, Sogno aveva inneggiato a "un colpo di stato liberale". C'era un'atmosfera talmente demenziale che lui ebbe la faccia tosta di dirlo in un convegno pubblico. A luglio Andreotti, ministro della Difesa, deve destituire una bella manciata di generali e ammiragli: "per prevenire un colpo di stato", dirà. Erano soprassalti di spirito democratico? O lo facevano per mostrare a noi, e al PCI, quanto fossero cattivi e pericolosi i cani da guardia del potere capitalistico?

[pp.166-168]

Conclusione

Parlavo, sentivo, facevo. Ma mi sentivo altrove, come sospeso dietro quello che parlava, sentiva, faceva. Sospeso in un oblìo prostrato e fluttuante, legato all'altro da un sottile laccio di malessere. (..) Mi trovavo in quel particolare stato d'animo in cui il malessere incalza l'abulia per trascinarla sul fondo. Consumare tutto il dolore, e poi, ma solo poi, riemergere. E nel vortice uno sconquasso di sentimenti, seni di colpa, rimpianti. Strappavo una ad una le parole alle pagine ingiallite, sotto la fioca luce della lampadina impolverata tre metri sopra la branda. E ogni parola mi penetrava velenosa nell'anima come mille aghi di afflizione. (..) Fuggiaschi anche da un sè troppo umiliato per essere l'uno rifugio dell'altra. L'angoscia di quella totale, remissiva, impossibilità di speranza, scatenò una frenesia di emozioni che dissolse la scansione del tempo. Tutto il dolore che la coscienza, a sua cautela, poteva diluire, centellinandolo nella cronologia degli avvenimenti, si ammassò come una bufera. I ricordi, i volti, i fatti, erano solo veicoli attraverso cui il dolore veniva a presentare il suo conto. Non sono quelli momenti in cui si ha la forza, o la volontà, di cercare attenuanti, di aggrapparsi alla compassione di sè. Quel dolore assoluto e senza parole, non conosceva la compassione e non conosceva la scusante dei mali del mondo: conosceva solo il male di sè. E ogni ricordo positivo, ogni gesto d’amore, diveniva un aggravante. Isola subito risucchiata nel mare dell’avvilimento.

Il poi arrivò, come arriva sempre. Una benevolenza del tempo che rende stazionaria una grave malattia.” [V.M.] fine (pag.230)



vedi anche su questo blog:

IL CIELO IN UNA GABBIA: il volo della Faranda



Presentazione:







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