“le stelle sono lacrime che piangono la mia rabbia - pagherete caro pagherete tutto.
Poi un lungo canto indiano che parlava di appartenenza alla terra, di diritti inviolabili, di libertà.
Zoraima si assopì leggermente, come sul bordo del mare, lambita dalle onde gelide dell'inquietudine. In quel luogo di transizione, di non appartenenza, tra un passato d'acqua ed un futuro di sabbia, ritrovò il silenzio.”
“Un silenzio di limbo, evanescente e compatto come la nebbia. Zoraima se ne lasciò avvolgere, e galleggiò nel tempo. A distanza, dalle brume della memoria, emergevano come fantasmi sottili altri silenzi dell'anima, altre sospensioni di vita. Momenti accecanti ed interminabili dove la forza della volontà aveva prevaricato i dubbi, azzerato la potenza dei sentimenti per poter irrompere violentemente nell'esistenza di altri. Nel nome della guerra. Quando era necessario indossare uno sguardo privo di emozioni, rendere imperscrutabili i gesti, convivere con la paura. Temere il silenzio.
C'è un confine non ben definito tra la paura e il silenzio.”
“Nel corridoio deserto cominciavano ad inclinarsi i raggi della sera. Una macchia sul muro aveva la forma di un ulivo. Ne rivide l'argento, appena scapigliato dalla brezza lieve del mare. Ne riascoltò il mormorio di saggezza, la solitudine austera fra le pietre. Riconobbe il flusso lento della nostalgia, il desiderio struggente di ritrovare i profumi delle erbe selvatiche nell'alito ancora caldo della terra. Rimase immobile, il suo respiro leggero segnava piccole orme sul percorso del tempo. Una tenue malinconia si sparse e galleggiò nell'aria, posando le mani sulle cose.”
“Una farfalla senza colore passò nello spettro della finestra, come nella penombra della sera passa, incerto, un ricordo. Senza meta. Senza confusione di orizzonti. Errabonda, scolorita e lontana.
In quello smarrimento di valori e di affetti, provò il bisogno di librarsi nell’aria e di volare via, e il suo rifugio tornò ad essere il sogno.”
“Scesero in cortile all’ultimo quarto d’ora, in un nitore gelido di venti. Zoraima indagò il cielo, che splendeva di un azzurro intenso, solcato a tratti dai gabbiani. Le sembrò di vedere la propria anima che svolazzava. Come una farfalla. Tirò un respiro profondo, chiuse gli occhi e si inondò di luce.”
“E tu, perché non ci hai avvertiti, Calcante, della potenza che si sprigiona dall’uomo disarmato? Avremmo potuto affilare il pensiero, e non le spade. Saremmo stati più forti. Perché la guerra sottrae. Sottrae all’ingegno l’arte della vita. E nella guerra era finita per sempre.”
“Ma quella zona d’anni, nella penombra ventosa della sua anima, sarebbe rimasta per sempre. Perché la terra insieme alla quale hai avuto freddo, quella, non potrai mai più fare a meno d’amarla.
E forse, dietro di lei, silenziose farfalle si levavano ancora verso il cielo. Dal buio delle finestre e dai cortili invisibili, silenziose e leggere. In cerca di sguardi… Forse.”
Passi di
Il volo della farfalla
Adriana Faranda
https://itunes.apple.com/WebObjects/MZStore.woa/wa/viewBook?id=0
Adriana
Faranda, Il volo della farfalla,
Rizzoli, 2006
citazioni
da e.book formato Apple iPad per Blurb
https://it.blurb.com/b/7363450-il-volo-della-farfalla
dalla prefazione di Silvana Mazzocchi a Nell’anno
della tigre - Storia di Adriana Faranda, Feltrinelli, 2015, cit. da e.book
Ogni giorno io
riattraverso la mia vita, volente o nolente, e ciò che sono stata preme come un
aculeo doloroso dentro di me. Emergono nuovi frammenti di senso e la memoria
riprende anima e corpo, di nuovo viva, in un processo che non conosce fine.
Adriana Faranda, 2015 cit., ivi,
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