Situazione davvero complicata oggi per i partiti. Diminuiscono i soldi e diminuisce il capitale umano, la militanza volontaria su sui si basavano i grandi partiti di massa del secolo scorso, sopra tutto a sinistra. L’abolizione del finanziamento pubblico non è bastata a recuperare credibilità e fiducia, dal momento che l’astensionismo è aumentato. Non solo. Ma senza risorse pubbliche, con il finanziamento tramite donazioni fiscalmente assistite, aumentano i sospetti di collusione con chi i soldi può permettersi di darli, e i ricchi si sa sono meno generosi dei poveri. Quando danno si aspettano sempre di ricevere. Non solo. La mancanza di risorse per finanziare le attività, rischia di spostare sempre di più il baricentro dei partiti verso gli eletti e le istituzioni. Agli organismi dirigenti partecipa in genere chi è già sul posto e chi il treno o l’aereo non lo paga. Con difficoltà si muovono i giovani dei circoli e i militanti, quelli che anche dentro la crisi provano a tenere aperte le sedi, a cui al massimo è concesso di sfogarsi in rete. E sempre più spesso le iniziative dei circoli sono possibili se c’è qualche deputato nazionale o regionale che le finanzia, aspettandosi qualche ritorno in proprio, in termini di consenso e magari, dove ci sono, di preferenze. Succede che è più facile trovare i soldi per un dibattito sulla caccia e la pesca, piuttosto che sulla pace e sulla guerra. Del resto le campagne elettorali sono sempre più personali e sempre meno di partito. I manifesti e gli spot ci propongono sempre più spesso le facce di chi ci mette la faccia- l’espressione più in voga e più di tutte rivelatrice della perdita di progetto e di agire collettivo- e sempre meno le idee con cui il partito si presenta agli elettori. Manifesti e spot che richiedono soldi, e i soldi bisognerà comunque riportarli a casa.
Sarebbe stato meglio, invece che pensare di rifarsi la verginità irrimediabilmente perduta, inseguendo l’antipolitica sul suo terreno, mantenere una quota di finanziamento pubblico, gestita secondo regole certe e in trasparenza, e affrontare le ragioni di fondo che sono alla base della perdita della risorsa più preziosa, gli uomini e le donne che fanno politica con gratuità e generosità, come una forma di dono alla collettività. E invertire la rotta rispetto alla deriva che più li allontana. Con la ricostruzione di una chiara alternativa di interessi e di valori, la riapertura dei luoghi di confronto collettivo, per i propri militanti ma anche per i tanti, i tantissimi, che in questi anni la politica hanno imparato a farla fuori e oltre i partiti.
Andrea Ranieri
Una delle ragioni per la rifondazione di un'etica sociale
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