IL PENSIERO DI GRAMSCI NEI SUBALTERN STUDIES
MARIANNA SCARFONE
Le
circostanze politiche ed accademiche della ricezione
La
ricezione del pensiero di Gramsci nel mondo anglofono ha inizio alla fine degli
anni Cinquanta, con la traduzione di una parte dei suoi scritti, raccolti
nell’antologia The modern Prince and
other writings (1) .
E
nell’ambiente dello History Group di Londra e i dei rappresentanti della New
Left britannica che matura un primo interesse “internazionale” verso la figura
di Gramsci: il pensiero del comunista sardo influenza e trasforma la cultura
del marxismo inglese, alimenta in esso nuove prospettive - la history
from below, lo studio della storia delle
classi subalterne e delle ribellioni e il culturalism
- suggerisce nuove strategie - la terza via e le alleanze
sociali - e introduce l’analisi dell’ideologia, del discorso e del senso
comune.
Anche la
ricezione indiana del pensiero di Gramsci pone l’accento sull’approccio teorico
gramsciano che va al di la del determinismo legato al dato economico, compiendo
uno sforzo di analisi delle sovrastrutture, della dimensione culturale ed
egemonica delle relazioni di potere. L’attenzione degli intellettuali
indiani si
rivolge in particolare al concetto di egemonia, alla categoria di gruppi subalterni,
al rapporto tra classi subalterne e classi dominanti e alle rappresentazioni che
queste ultime e gli intellettuali tradizionali che le supportano forniscono dei
subalterni.
Prima di
considerare l’influenza che la lettura di alcuni passaggi dei Quaderni
del carcere ha avuto per la nascita e lo
sviluppo del collettivo dei Subaltern Studies,
prima di analizzare l’uso che gli storici indiani hanno
fatto di alcuni concetti gramsciani
e le rielaborazioni originali che ne hanno proposto al pubblico internazionale,
è opportuno tracciare brevemente le condizioni e le tappe
della comparsa e dell’ingresso di Gramsci nel Subcontinente indiano. Non va
dimenticato che
si tratta di un “ingresso” circoscritto alla formazione culturale e alla cultura
politica di un milieu ristretto
e geograficamente situato, e limitato in particolare all’universo
accademico (2),
anche se, evidentemente, radicale, critico verso la cultura
dominante.
In India
Bhabani Sen, importante leader del Partito Comunista indiano, offre una
recensione in bengalese di The Modern Prince and
Other Writings, sulla rivista della sinistra
indiana ≪Parichay≫. Susobhan Chandra Sarkar, storico impegnato politicamente,
detentore di “una posizione centrale nella diffusione di idee progressiste” (3) e nella loro “vernacolizzazione
intellettuale” (4) nell’ambiente universitario di
Calcutta, è il primo ad analizzare e a diffondere a livello accademico il
pensiero di Gramsci. Alla fine degli anni Cinquanta inizia a discutere l’opera
del filosofo italiano nelle sue lezioni al Presidency
College di Calcutta (Ranajit Guha, “fondatore”
dei Subaltern Studies,
e tra i suoi studenti (5), prosegue lo studio delle elaborazioni
gramsciane durante il decennio successivo, giungendo a pubblicare nel 1968 sul
periodico di Delhi ≪Mainstream≫ The Thought of Gramsci (6), “il primo resoconto esauriente
prodotto in India del pensiero di Gramsci” (7),
pensiero che, nelle parole di Sarkar, “ha senza dubbio arricchito l’arsenale
del marxismo e merita perciò oggi lo studio piu serio”(8).
E in
seguito alla pubblicazione di quest’articolo - e grazie alla traduzione in
inglese di altre opere gramsciane, sempre piu intensa a partire dagli anni
Settanta (9)
- che anche nel dibattito intellettuale indiano va
consolidandosi la presenza di Gramsci: diversi contributi vengono pubblicati in
riviste di argomento politico e seminari e workshop vengono organizzati intorno
alla figura del filosofo italiano (10).
In questo
processo di ricezione, che si fa dunque piu sostenuto nel corso degli anni
Settanta, per maturare nel decennio successivo, il ruolo giocato dal Collettivo
dei Subaltern Studies è senza dubbio significativo. Il Collettivo si costituisce sul finire degli anni
Settanta, per iniziativa di studiosi afferenti a diverse discipline (soprattutto
storici), residenti in parte in India ed in parte nel Regno Unito e raccolti attorno
alla figura di Ranajit Guha, di una generazione piu anziano rispetto agli altri
componenti del gruppo. A partire dal 1982 pubblicano una serie di volumi (sino
ad oggi dodici) dal titolo
Subaltern Studies. Writings on South Asian
History and
Society.
Se il
titolo e l’obiettivo del progetto storiografico sono esplicitati nella
prefazione al primo volume, non bisogna dimenticare le circostanze politiche
concrete che i protagonisti di quest’avventura editoriale, intellettuale e
politica collettiva si trovarono a sperimentare in quegli anni, a fianco di
migliaia di “subalterni in rivolta”.
note
1. L. MARKS,
The
Modern Prince and Other Writings, Lawrence and Wishart, London 1957.
2. I due partiti comunisti infatti, autonomi in seguito alla scissione del 1964, uno legato all’URSS (Partito Comunista Indiano) e l’altro alla Cina (Partito Comunista Indiano Marxista), restarono piuttosto indifferenti alle suggestioni del comunista sardo.
3. B. DE, “Susobhan Chandra Sarkar”, in Essays in Honour of Professor S. C. Sarkar, People’s Publishers House, Delhi 1976, pp. xvii-l (p. xvii).
4. Ibidem,
p. xxx.
5. Proprio a Susobhan Sarkar, Guha dedichera la sua prima importante monografia: R. GUHA, A Rule of Property for Bengal: an Essay on the Idea of Permanent Settlement, Mouton, Paris 1963.
6. S.C. SARKAR, “The Thought of Gramsci”, in Mainstream, 2 novembre 1968, pp. 17-26.
7. B. DE,
“Susobhan Chandra Sarkar”, cit., p. xlviii.
8. S.C. SARKAR, “The Thought of Gramsci”, cit., p. 26.
9. A. GRAMSCI, Letters from Prison (a cura di L. LAWNER), Harper & Row, New York 1973; A. GRAMSCI, Selections from Political Writings, Lawrence and Wishart, London 1977-1978; A.GRAMSCI, Selections from Cultural Writings (a cura di D. FORGACS e G. N. SMITH), Lawrence and Wishart, London 1985.
10. S. DUTTA GUPTA, “Gramsci’s presence in India”, in International Gramsci Society Newsletter, n.3, marzo 1994, pp. 18-21.
da Gramsci in Asia e in Africa
a cura
di Annamaria Baldussi e Patrizia Manduchi
AIPSA
ed. Anno: 2010
pag.208/210
Nessun commento:
Posta un commento