Progresso, civiltà e civilizzazione, ‘la storia siamo noi‘,
inizia con la nazione: l’unilinearità della scrittura dominante colma il senso
comune del pregiudizio e tenta di rendere la subalternità una condizione
’naturale’. L’insorgenza rivoluzionaria rende quella scrittura inerte, ma
bisogna rendere operativa ed egemone nel reale l’impostazione ’subalternist’
degli studi postcoloniali. - fe.d.
La critica allo storicismo è alla
filosofia della storia di Hegel, all’inizio nazionale di una storia con
l’affermarsi culturale della “civiltà”, è, soprattutto, critica-negazione del
determinismo evoluzionistico, della linearità del progresso, dell’etnocentrismo
e del racconto-scrittura delle classi egemoni. Non può dunque essere né critica
né negazione della dialettica nella storia, in cui sono individuati i nessi
causali dei fenomeni sociali, che non “misurano” i livelli di coscienza dei
subalterni, ma la loro formazione ‘molecolare’.
/Subaltern studies Italia/
- La
storiografia di stampo hegeliano, messa a critica dai Subaltern studies, ha da
sempre posto al centro del discorso storico l’Europa e il mondo “occidentale”;
ha teorizzato l’idea di un tempo unico della storia, scandito appunto dalla
civiltà europea e che trova la sua realizzazione ideale nella costruzione dello
Stato. Questa visione della storia ha sostenuto l’Imperialismo europeo
attraverso la concezione dell’esistenza di una civiltà più progredita, in
questa immaginaria linea storica unica e ad un solo senso, la quale aveva la
legittimità di imporsi a popoli definiti per l’appunto “non civilizzati” o
“sotto sviluppati”, che necessitavano di compiere ancora dei passi sulla via
maestra dello sviluppo progressivo fino alla “civilizzazione”.
La storia
universale, che ha avuto la forza di piegare le storie dentro a un senso unico
della storia, viene però messa in crisi dall’esplosione delle lotte
anti-coloniali. La presa di parola di donne e uomini costringe ad interrogarsi
sulla possibilità e la necessità di un’altra interpretazione storica: scrivere
la storia a partire dalle storie delle “periferie del mondo” e dalle storie di
quelle società relegate in un’immaginaria “sala d’aspetto della storia”.
(..)
La domanda
forte che si pongono i postcoloniali e che ci poniamo anche noi è: come
pensiamo il politico nei momenti in cui il contadino, la persona subalterna con
i propri diritti irrompe nella moderna sfera politica senza aver compiuto il
lavoro “preparatorio” necessario a trasformarlo in “borghese-cittadino”? *
Gli studi postcoloniali, mettendo dunque al centro lo studio delle storie ignorate dalla storiografia classica, figlie della colonizzazione e della decolonizzazione, ci parlano delle ex-colonie ma allo stesso tempo ci parlano della dimensione globale della decolonizzazione, della condizione postcoloniale che investe le metropoli europee, dei cambiamenti profondi che sono in atto ormai da decenni attraverso le migrazioni.
*Dipesh
Chakrabarty, Provincializzare l’Europa,
Meltemi, Roma 2004.
da Martina
Martignoni e Simone Addessi (Collettivo Bartleby)
sta in
Introduzione a Saperi in polvere - Una
introduzione agli studi culturali e postcoloniali, ombre corte, 2012, pag.
12-13
What is Postcolonial Studies?
/Subaltern studies Italia/
/scheda di
presentazione alla seconda ed. in lingua inglese e traduzione in italiano /
- Publisher twenty years ago,
Leela Gandhi's Postcolonial Theory was a landmark description of the field of
postcolonial studies in theoretical terms that set its intellectual context
alongside poststructuralism, postmodernism, Marxism, and feminism. Gandhi
examined the contributions of major thinkers such as Edward Said, Gayatri
Spivak, Homi Bhabha, and the subaltern historians. The book pointed to
postcolonialism's relationship with earlier anticolonial thinkers such as
Frantz Fanon, Albert Memmi, Ngu gi wa Thiong'o, and M. K. Gandhi and explained
pertinent concepts and schools of thought-hybridity, Orientalism, humanism,
Marxist dialectics, diaspora, nationalism, gendered subalternity,
globalization, and postcolonial feminism. The revised edition of this classic
work reaffirms its status as a useful starting point for readers new to the
field and as a provocative account that opens up possibilities for debate. It
includes substantial additions: A new preface and epilogue reposition
postcolonial studies within evolving intellectual contexts and take stock of
important critical developments. Gandhi examines recent alliances with critical
race theory and Africanist postcolonialism, considers challenges from
postsecular and postcritical perspectives, and takes into account the
ontological, environmental, affective, and ethical turns in the changed
landscape of critical theory. She describes what is enduring in postcolonial
thinking-as a critical perspective within the academy and as an attitude to the
world that extends beyond the discipline of postcolonial studies.
- Pubblicata
vent'anni fa, Postcolonial Theory di Leela Gandhi è stata una descrizione
fondamentale del campo degli studi postcoloniali in termini teorici che ha
posizionato il contesto intellettuale accanto al poststrutturalismo, al
postmodernismo, al marxismo e al femminismo. Gandhi ha esaminato i contributi
di importanti pensatori come Edward Said, Gayatri Spivak, Homi Bhabha e gli
storici ‘subalternist’. Il libro indicava la relazione del postcolonialismo con
i precedenti pensatori anticoloniali come Frantz Fanon, Albert Memmi, Ngu gi wa
Thiong'o e MK Gandhi e spiegava concetti e scuole di pensiero a loro
pertinenti: ibridazione, orientalismo, umanesimo, dialettica marxista,
diaspora, nazionalismo, subalternità di genere, globalizzazione e femminismo
postcoloniale. L'edizione riveduta di quest'opera classica riafferma il suo
status di utile punto di partenza per i lettori nuovi al campo e di racconto
provocatorio che apre possibilità di dibattito. Include aggiunte sostanziali:
una nuova prefazione ed epilogo riposizionano gli studi postcoloniali
all'interno di contesti intellettuali in evoluzione e fanno il punto su
importanti sviluppi critici. Gandhi esamina le recenti alleanze con la teoria
critica della razza e il postcolonialismo africanista, considera le sfide da
prospettive postsecolari e postcritiche e tiene conto delle svolte ontologiche,
ambientali, affettive ed etiche nel mutato panorama della teoria critica.
Descrive ciò che è duraturo nel pensiero postcoloniale, come una prospettiva
critica all'interno dell'accademia e come un atteggiamento nei confronti del
mondo che si estende oltre la disciplina degli studi postcoloniali.
(a cura di Ferdinando Dubla - Subaltern studies Italia)
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