UN SAGGIO SULLE ANNALES sul sito Treccani (autore non
reperito) può essere spunto di comparazione con contenuti e metodologie dei
Subaltern studies.
Il decentramento del soggetto 4.
La storiografia delle Annales e l’opera di Fernand
Braudel
L’histoire-bataille,
il bersaglio delle Annales
- I
fondatori delle Annales, sia quelli della prima generazione, come Lucien Febvre
e Marc Bloch, sia soprattutto quelli della seconda generazione, come Fernand
Braudel, hanno costantemente individuato come proprio bersaglio un tipo di
storiografia che in lingua francese assume diverse definizioni:
histoire-bataille, histoire historisante, histoire événementielle. Si tratta,
in sintesi, della storia politica modellata sui grandi individui (sovrani,
principi, pontefici), sulle azioni che li contraddistinguono (battaglie, regni,
trattati, conquiste), sulla dimensione temporale che vi corrisponde
(avvenimenti, periodi brevi, vittorie e sconfitte) e sulla forma espositiva che
inevitabilmente ne discende (il racconto, inteso come biografia o intreccio di
biografie).
Questo
modello storiografico – e qui è soprattutto Braudel a far sentire la propria
voce – implica una definizione dell’“oggetto storico” che conduce a fondare la
storia sull’antropologismo. Per l’histoire-bataille è, infatti, storico solo
ciò che può essere ricondotto a un’origine umana. La storicità deriva quindi
dalla possibilità di attribuire eventi, reperti o documenti a un soggetto umano
agente. Il documento storico, in questa prospettiva, va essenzialmente
interpretato, cioè pazientemente decifrato alla ricerca della intenzionalità
umana che contiene o dovrebbe contenere e che gli conferisce senso.
La posizione di Marc Bloch
Le Annales
hanno inizialmente opposto all’histoire événementielle la posizione di Marc
Bloch, secondo cui lo storico deve compiere, nel suo lavoro, una specie di
oscillazione continua in grado di ricongiungere le coscienze umane e una storia
intesa come “scienza del diverso” (Apologia della storia, Torino, Einaudi,
1969, p. 41). Bloch pensa, quindi, a un oggetto storico fondamentalmente
costituito dall’uomo (“Il buono storico somiglia all’orco della fiaba: là dove
fiuta carne umana, là sa che è la sua preda” – Apologia della storia, p. 41),
ma ritiene che la dimensione umana non consista nella psicologia o nelle gesta
dei grandi individui.
La storia va
invece costruita connettendo il piano individuale ai contesti che lo
circondano: l’economia, la società, la religione.
La posizione di Fernand Braudel
Laddove
Bloch individuava unità, rimandi e legami, Braudel non vede più possibilità di
conciliazione e mostra una serie di rotture. La prima, la più celebre, riguarda
la differenziazione degli strati temporali. Non vi è un’unica temporalità,
ricalcata spesso sulla scala del racconto di vite individuali, ma la
compresenza di tre ritmi o durate.
In primo
luogo: “una storia quasi immobile, quella dell’uomo nei suoi rapporti con
l’ambiente: una storia di lento svolgimento e di lente trasformazioni, fatta
spesso di ritorni insistenti e di lente trasformazioni, di cicli
incessantemente ricominciati [...]
storia,
quasi fuori del tempo, a contatto con le cose inanimate [...] Al disopra di
questa storia immobile, una storia lentamente ritmata [...] una storia sociale,
quella dei gruppi e degli aggruppamenti [...] le economie e gli stati, le
società, le civiltà [...] La terza parte, infine, è quella della storia
tradizionale, se si vuole della storia secondo la dimensione non dell’uomo, ma
dell’individuo, la storia ‘événementielle’ [...] un’agitazione di superficie,
le onde che le maree sollevano sul loro potente movimento. Una storia dalle
oscillazioni brevi, rapide, nervose” (Civiltà e imperi del Mediterraneo
nell’età di Filippo II, Torino, Einaudi, 1986, vol. I, p. XXVII).
- Dimensione temporale e oggetto storico
La presenza
di dimensioni temporali di lunga durata fa sorgere oggetti storici di natura
differente. La serie di temperature che costituisce un clima, le linee e la
conformazione degli spazi, le oscillazioni demografiche o dei valori economici
sono oggetti storici che non ricevono senso da azioni o intenzioni umane, ma
dalla serie che li collega. Disponendo alcuni dati in una serie di lunga
durata, appaiono eventi che i contemporanei non hanno percepito come tali: si
vedono apparire tendenze, curve, andamenti, che costituiscono condizioni di
possibilità o di impossibilità storica. Il principio fondamentale della
tripartizione proposta da Braudel consiste nell’affermare che ogni durata
genera un proprio tipo di eventi. Evento, di conseguenza, non è tanto tutto ciò
che conserva tracce umane e tende ad apparire mobile e mutevole, ma il prodotto
della serie di elementi che appartengono a uno stesso tipo di durata. Il tempo
storico, se ancora si vuole usare una definizione unitaria, è quindi costituito
dal rapporto fra gli strati temporali; rapporto stridente e discorde, dato che
essi non scorrono armonicamente, ma si trovano quasi sempre in disequilibrio
reciproco.
- Il posto dell’uomo
L’uomo come
agente storico perde ogni privilegio, perché il suo posto è di volta in volta
definito dal rapporto tra la temporalità dell’esistenza umana e altre forme di
durata anonime e impersonali. Se l’uomo non è più l’origine e il fulcro della
storia, riportare ogni dato storico a un’esistenza umana può costruire un racconto
letterariamente vivido ed emozionante, ma epistemologicamente pericoloso.
La storia
dell’individuo “è la più appassionante, la più ricca di umanità, anche la più
pericolosa. Diffidiamo di questa storia ancora rovente, come l’hanno sentita,
descritta, vista i contemporanei, al ritmo della loro vita, breve come la
nostra. Essa ha la dimensione delle loro collere, dei loro sogni e delle loro
illusioni” (Civiltà e imperi del Mediterraneo, p. XXVIII). Braudel associa
ripetutamente, nella Prefazione a Civiltà e imperi del Mediterraneo, la nozione
di pericolo, o di sortilegio, o di maleficio, alla visione antropologizzata dei
processi storici. Come nei sortilegi, appare qualcosa che, occupando tutto il
campo visivo, in realtà impedisce di vedere.
“Gli
avvenimenti risonanti spesso sono soltanto degli istanti, delle manifestazioni
di ampi destini, e si spiegano soltanto per mezzo di questi”. (ibidem, p.
XXVIII).
- Tempo: durate, movimenti, velocità
Decomporre
il tempo in durate multiple, in movimenti a velocità diverse implica, e di
questo Braudel è ben cosciente, frantumare il posto centrale riservato
all’uomo: “siamo giunti a decomporre la storia in piani sovrapposti [...] O, se
si preferisce ancora, a decomporre l’uomo” (ibidem, p. XXVIII). La storia, dice
alla fine Braudel, non è sviluppo armonioso dell’umano, ma limite, condizione,
differenza: “Davanti a un uomo sono sempre tentato di vederlo chiuso in un
destino ch’egli fabbrica a stento, in un paesaggio che disegna dietro e davanti
a lui la prospettiva infinita della ‘lunga durata’” (ibidem, vol. II, p. 1337).
/ fine
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