Iain
Chambers lo pone nel varcare “la soglia del mondo” nella modernità, focus
ermeneutico degli studi subalterni e della critica postcoloniale e con i volti
e le culture della migrazione disperata che inserisce l’”altrove” nelle
appartenenze identitarie. - fe.d.
Registrare la volubile contestualizzazione del tempo, apprezzare la costruzione culturale di come viene rappresentato il tempo: i linguaggi e i limiti di ciò che normalmente definiamo storia. Se tutto ciò che trapassa è destinato a far parte della storia, è ugualmente vero che la storia non registra tutto ciò che passa. La storia del “tempo” è anche la “storia” del tempo. Concezioni differenti della temporalità, nonchè contestualizzazioni differenti dell’organizzazione sociale e semantica, si sono ritrovate storicamente sottomesse alla modernità occidentale. (..) Noi non facciamo la storia secondo modalità che scegliamo liberamente, come giustamente ci ricorda Karl Marx. La storia stessa deriva dall’atto di incorporazione che forse è possibile comprendere meglio come atto di interpretazione. (..) La denuncia di Marx contiene un annuncio critico, filosofico. (..)
Questo tipo di conoscenza del passato, nonchè del presente, data l'egemonia di cui gode al momento, e malgrado i tentativi subalterni di contrastarla, non si può cancellare con un colpo di spugna. E' tuttavia possibile riconoscerne i limiti, ciò che la "storia" istituzionale stessa rappresenta e reprime, e inscriverli in ulteriori e contrastanti contestualizzazioni del tempo. Ciò vorrebbe dire sottrarre la modernità alla tirannia di una razionalità onnipotente e all'universalismo di un punto di vista unico e lineare, al fine di impostarne i termini, i linguaggi, le comprensioni e i desideri su un terreno più aperto, e quindi spostarsi in un mondo che non si può ricondurre alla sua identità (Wellmer, Endspiele Die Unversöhnliche Moderne: Essays Und Vorträge, Suhrkamp Verlag,1993). (..)
Si tratta invece, di ritoccare il senso della narrazione, la testimonianza del tempo, della vita, contro i poteri strutturali che ci incasellano in maniera diversa e diseguale.(..)
- L’edificio fondato dalla storiografia occidentale non viene spazzato via, persiste e sopravvive, ma ora viene assillato da una serie di interrogativi; la sua struttura viene frantumata da un movimento culturale imprevisto e scossa dalla presenza di nuovi abitanti storici cui precedentemente non si prestava attenzione. La storia che scaturisce da questo edificio non offre più la rivelazione di un destino astratto, né corrisponde perfettamente all’articolazione di strutture socioeconomiche verificabili: adesso ospita una temporalità più sregolata creata dalla produzione sociale di una posizione nel tempo. (..) il passato irrompe nel presente non soltanto per annunciare l’altro lato della modernità, quello represso, ma anche per piantare le radici di un turbamento più sregolato. La modernità non diviene semplicemente più complessa a causa dell’aggiunta di quanto non era stato riconosciuto, risulta irrimediabilmente disfatta da tematiche che non è più in grado di contenere. L’arcaico, dato come perso nella nebbia dei tempi, fa la sua comparsa nel bel mezzo della modernità, apportando un senso diverso, una diversa direzione. Sorprendentemente si ripropone l’assenza, “la perdita” del mondo del passato rispetto al quale il presente misura il proprio “progresso”, per tormentare la modernità”.
Ian
Chambers, Sulla soglia del mondo.
L'altrove dell'Occidente, Meltemi, 2003 (1.ed.or. 2001), pp.23-24, 28-29
Iain Michael Chambers (
1949)
è un antropologo, sociologo ed esperto di studi culturali britannico.
Membro del gruppo diretto da Stuart Hall all'Università di Birmingham, Chambers è stato uno dei principali esponenti del celebre Centro per gli Studi della Cultura Contemporanea ivi fondato, che ha dato vita a una fiorente branca della sociologia anglosassone contemporanea. Successivamente si è trasferito in Italia dove insegna Studi culturali e postcoloniali all'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" ed ha fondato il Centro per gli Studi Postcoloniali.
"Sin
dai primi anni Ottanta, il postcolonialismo ha sviluppato un corpus di scritti
il cui obiettivo principale è cambiare i modi dominanti di pensare i rapporti
tra mondo occidentale e non occidentale. Ma che cosa significa questa
affermazione? Prima di tutto rovesciare l’immagine del mondo così come ci
appare oggi. Significa guardare dall’altra parte della fotografia, provare a
capire come sia diversa la percezione del mondo."
ROBERT J. C.
YOUNG , Introduzione al postcolonialismo,
Meltemi, 2005 (ed.or.2003) pag. 8
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