SAID, L’IMPERIALISMO E L’OCCIDENTE
- alla voce ORIENTALISMO
- Gramsci, Said e i Subaltern studies
- Note
- Video
- What is
Postcolonial Studies? L’approccio ‘subalternista’
Dipesh
Chakrabarty, Paolo Capuzzo, I.Chambers, Piero Onida, Robert JC Young,
G.C.Spivak, Subaltern studies Italia
Gli studi
subalterni fanno propria la visione post-coloniale, legata alla critica
dell'orientalismo di Edward Said, così come all'analisi del discorso di Homi
Bhabha e alle idee di Gayatri Spivak. Fin dal suo inizio, il collettivo
Subaltern Studies ha posto domande sui metodi di scrittura della storia e si è
inevitabilmente separato dal tradizionale metodo marxista inglese di cronaca
della storia della classe operaia (l’autore si riferisce ad Eric Hobsbawm,
Edward Palmer Thompson, Arnold Toynbee, principalmente, ndr).
Mentre gli
studi subalterni discendono effettivamente da questa tradizione, sono diventati
rapidamente una critica al campo accademico della storia.
Dipesh Chakrabarty Subaltern Studies
and Postcolonial Historiography
su Journal for Historical Studies -
Issue 3 / gennaio 2016
/Subaltern
studies Italia/
- alla voce ORIENTALISMO
L’opera di Said “Orientalismo” [Edward W.Said, Orientalismo. L’immagine europea dell’oriente, Feltrinelli, 1999 (1978)], che per molti aspetti ha aperto il campo degli studi postcoloniali, offre elementi significativi (..) assumendo la svolta tra Settecento e Ottocento come periodizzante per la costruzione di un’immagine di inferiorità dell’oriente che serve all’occidente per definire indirettamente se stesso come incarnazione di una serie di valori positivi. La costruzione di un sapere storiografico che vede l’occidente come il vertice della storia universale non è scindibile da un progetto di dominio che l’Europa mette in campo nel corso dell’Ottocento nei confronti degli altri continenti, sebbene esso vada considerato, così come fa Said per l’orientalistica, nella sua dimensione autonoma, non come epifenomeno di processi economici o politici. Il parallelismo tra imperialismo e immagine storiografica dell’occidente raggiunge il suo apice negli ultimi anni dell’Ottocento e nel primo Novecento. (..) Il declino sarà tuttavia repentino: questa indiscussa egemonia europea era destinata a inabissarsi nel pantano delle trincee della prima guerra mondiale.
Paolo
Capuzzo, La critica postcoloniale e i
paradigmi della storia del mondo, sta in Saperi in polvere - Una introduzione agli studi culturali e
postcoloniali, ombre corte, 2012, pp.21-22
sul testo
vedi post 12 ottobre 2021
👇
#subalternstudiesitalia, #EdwardSaid, #postcolonialism
Il grande salto effettuato nel
pensiero critico occidentale da Gramsci e poi rielaborato da Said, è stato
quello di capire che la lotta politica, culturale e storica non consiste nel
rapporto tra la tradizione e la modernità, ma tra la parte subalterna e la
parte egemonica del mondo.
[I. Chambers, Il Sud, il subalterno e la sfida critica, sta in I.Chambers, Esercizi di potere, Gramsci, Said e il
postcoloniale, Meltemi, 2006, IV di cop.]
- GRAMSCI, SAID e i SUBALTERN
STUDIES
di Piero Onida
- Nel
Quaderno 8, il discorso relativo alla subalternità diviene tra i prediletti
nelle analisi del pensatore sardo. Proprio in queste pagine non è difficile
riconoscere una nuova impostazione storiografica da lui proposta: una
narrazione storica delle classi e delle popolazioni subalterne (particolarmente
in Q8 §66, 70) (1), tematica che, come vedremo in seguito, sarà di importanza
centrale all’interno dei Subaltern studies. Successivamente,nel Q25, Gramsci
affronta in maniera più decisa il ruolo del subalterno nella storia italiana,
con particolare riferimento al Risorgimento, ove le classi subalterne divengono
“ forze innovatrici[…]gruppi dirigenti e dominanti” (2), mostrando in tal modo
un esempio di ribaltamento sociale da parte delle classi sottoposte. È
particolarmente interessante, alla luce dello studio che segue, l’analisi di
percezione della cultura egemone rispetto alle manifestazioni sociali di massa
dei subalterni, che Gramsci delinea nel Q25,nota su Lazzaretti :“[…] questo era
il costume culturale del tempo: invece di studiare le origini di un avvenimento
collettivo, e le ragioni del suo diffondersi, del suo essere collettivo, si
isolava il protagonista e ci si limitava a farne la biografia patologica,
troppo spesso prendendo le mosse da motivi non accertati o interpretabili in
modo diverso: per una élite sociale, gli elementi dei gruppi subalterni hanno
sempre alcunché di barbarico e di patologico." (3)
In questo
frammento di discorso, Gramsci propone una visione sull’analisi superficiale
svolta dagli egemoni sulla manifestazione di eventi collegata ai sottoposti: la
profondità del disagio sociale subalterno viene mascherata ed occultata come
evento violento ed animalesco nella concezione egemone. (4)
Vi è dunque
una orientalizzazione del subalterno, impossibilitato a rendere le proprie
ragioni evidenti dal muro pregiudiziale costruito dalla classe dominante. Il
concetto di subalterno orientalizzato in senso proprio, fu sviluppato in
maniera organica da Edward W. Said nel suo celeberrimo saggio Orientalismo. (5)
Said
ottempera alla necessità di applicare il concetto gramsciano al suo lavoro,
collegando la condizione di sottoposizione del proletariato a quella delle
culture non europee, in un connubio senza dubbio riuscito. Il subalterno in
Said è,dunque, l’orientale ritenuto inferiore, nonché barbaro, dalla lettura
culturale eurocentrica. Gramsci e Said risulteranno fondamentali nei Subaltern
studies, ove il lavoro dei due viene costantemente utilizzato tanto per
questioni di ricerca ed analisi metodologica quanto per l’affinità degli studi
subalterni alle categorie concettuali elaborate dai due autori. La concezione
di subalterno già vista in Said, è un collegamento ideale molto forte tra il
concetto gramsciano e quello elaborato da Gayatri Chakravorty Spivak, filosofa
americana di origine bengalese, studiosa di primissima importanza nel campo dei
Subaltern studies. Il subalterno della Spivak è il proletario del mondo,
incapace perfino di comunicare la sua situazione:
“[…]
subalterno non è semplicemente un termine aulico per dire “oppresso”, per
l’Altro, per colui che non riceve la sua fetta di torta […] In termini
post-coloniali, chiunque abbia accesso parziale o non abbia accesso
all’imperialismo culturale è subalterno. Ora, chi direbbe che stiamo parlando
degli oppressi? Il proletariato è oppresso. Non è subalterno […] In tanti
vogliono appropriarsi della
subalternità.
Chi se ne appropria è dannoso e poco interessante. Voglio dire, essere solo una
minoranza
discriminata in un campus universitario; questa non è “subalternità” […]
Costoro possono vedere quali siano i meccanismi della discriminazione. Sono
parte del discorso egemonico, anche se vogliono un pezzo di torta e non possono
averlo, hanno la possibilità di parlare, di utilizzare il discorso egemonico.
Non dovrebbero autoproclamarsi subalterni.” (6)
Gayatri
Spivak, pur sfruttando il lemma gramsciano, ne critica l’utilizzo nella sua
accezione più strettamente vicina agli studi di Antonio Gramsci: il subalterno
della Spivak è al gradino più basso
della scala
sociale mondiale; orientalizzato, sottoposto ed incapace di lamentarsi. I
Subaltern studies tentano di costruire la storia di “questi” subalterni e non
di coloro che reclamano la subalternità,
con tutte le
difficoltà legate al dare voce e dignità storica a chi non l’ha mai avuta.
- Note
1) GERRATANA Valentino (a cura di) GRAMSCI
Antonio, Quaderni del carcere, 4
voll., Einaudi, Torino 1975, Q8, §66 e §70 pag.980 e pag.982
2) Ibidem,
Q25, §48, pag.332
3) Ibidem, Q25, I, pag. 2279
4) BUTTIGIEG Joseph A., subalterno, subalterni in
LIGUORI Guido / VOZA Pasquale (a cura di), Dizionario
Gramsciano, 1926-1937, Carocci Editore, 2009, Roma, pag. 830
5) SAID Edward, Orientalismo, Feltrinelli, 1999 Milano
6) DE KOCK Leon, Interview With Gayatri Chakravorty Spivak:
New Nation Writers Conference in South Africa, in ARIEL: A Review of
International English Literature, 23:3, July 1992
da Piero
Onida, Subalternità e Subaltern studies,
Relazione finale del corso Storia del colonialismo e della decolonizzazione,
Università degli studi di Cagliari, su Academia.edu, 2014
Piero Onida
- Google scholar https://scholar.google.it/citations?user=LpfqfoAAAAAJ&hl=it
·
Video
- Riascoltare
oggi la voce di Said, l’autore di ”Orientalismo”, rivedere foto e filmati della
sua vita (1935-2003), intervistato in qualita’ di docente della Columbia
University, e’ un’esperienza resa possibile sul canale di Subaltern studies
Italia.
EDWARD SAID - Palestinian Academic [ENG]
video, 54’11”
- What is Postcolonial Studies? L’approccio
‘subalternista’
- La teoria
postcoloniale non riguarda tanto idee e pratiche statiche quanto il rapporto
tra idee e pratiche: rapporti di armonia, rapporti conflittuali, rapporti
creativi tra le diverse società e le loro culture. Il postcolonialismo esprime
un mondo in continuo mutamento, anche grazie alle lotte dei popoli, e i suoi
promotori non cercano che di cambiarlo ulteriormente.
Ciò che
propongo è un approccio dal basso al postcolonialismo. Un postcolonialismo dal
basso, sicuramente la sua prospettiva più consona, dato che si propone come la
“voce” politica dei subalterni e cioè delle classi e dei popoli oppressi.(..)
[da Introduzione al postcolonialismo di
Robert JC Young, Meltemi, 2005, pag. 14/15]
- Quando
abbiamo iniziato a insegnare la “marginalità”, abbiamo cominciato con i testi
chiave dello studio contemporaneo della politica culturale del colonialismo e
delle sue conseguenze: con i “grandi” testi del mondo arabo, il più delle volte
con quelli di Frantz Fanon, uno psichiatra cristiano della Martinica… È in
questo contesto generale che abbiamo trovato il testo chiave della nostra
disciplina: Orientalismo di Edward Said… Questo lavoro di Said non era uno
studio della “marginalità”, nè della marginalizzazione. Era lo studio della
costruzione di un oggetto, per indagarlo e controllarlo. Lo studio del discorso
coloniale, derivato direttamente da lavori come quello di Said, è, tuttavia,
fiorito in un giardino dove il marginale può parlare ed essere parlato, anche
interpretato (Spivak, Outside in the
Teaching Machine, New York, Routledge, 1993).
/Subaltern studies Italia/, per un approccio ’subalternista’ degli studi
postcoloniali, 16 novembre 2021
Cfr. anche Carla
Pasquinelli e lo sguardo dell'Occidente
Said,
l’orientalismo e la costruzione discorsiva dell’Altro
Blog Subaltern studies Italia, 6 ottobre 2021, 👇
http://ferdinandodubla.blogspot.com/2021/10/carla-pasquinelli-e-lo-sguardo.html
compilato da compiled by द्वारा संकलित [dvaara sankalit]
- prof.
Ferdinando Dubla, in Academia edu - https://independent.academia.edu/FerdinandoDubla
promotore
nella forma del collettivo di ricerca, in Italia, dei Subaltern studies
internazionali fondati dallo storico indiano Ranajit Guha nel 1982 e che hanno
sviluppato l’imprinting, con la studiosa di origini bengalesi Gayatri
Chakravorty Spivak, Columbia University, degli studi cosiddetti post-coloniali
o critica postcoloniale, di cui può
essere considerato caposcuola il compianto Edward Said
[in arabo: إدوارد وديع سعيد, Idwārd
Wadīʿ Saʿīd, (Gerusalemme, 1935 – New York, 2003)]
lo studioso
palestinese anch’egli della Columbia University, autore del fondamentale
“Orientalism”, pubblicato nel 1978.
BIOGRAPHY
https://ferdinandodubla.academia.edu/
Edward Said [in arabo: إدوارد وديع سعيد, Idwārd Wadīʿ Saʿīd, (Gerusalemme, 1935 – New York, 2003)]
Nessun commento:
Posta un commento