La critica di Guha alla filosofia di Hegel
Ranajit Guha - Il pathos della
storicità
La complicità tra l’imperialismo e la storia del mondo, (..), non rappresenta solo una questione di espropriazione del passato dei colonizzati da parte dei colonizzatori. Essa equivale anche alla globalizzazione di uno sviluppo locale specifico dell’Europa moderna, ovvero il superamento della prosa del mondo da parte della prosa della storia. 64.
il nostro esame richiede di porre la narratologia della storia del mondo in una prospettiva che consenta ad altri modelli narrativi, quelli che si trovano dall’altra parte del limite, di comparire e parlare nel passaggio successivo del nostro cammino argomentativo. 65
Gli esclusi non sono astrazioni etniche o geografiche: formano la parte prevalente dell’umanità con le sue culture, letterature, religioni, filosofie e così via. Il filosofo osserva sistematicamente la moltitudine per scovarli uno a uno e depositarli nella terra desolata della preistoria. Non solo sono eliminati i passati a cui è improntata la vita quotidiana dei cosiddetti “popoli senza storia”, ma anche gli stili adottati nei loro linguaggi per includere tali passati nella prosa dei loro rispettivi mondi. In questo modo, la storia del mondo ha favorito la supremazia di un particolare genere di narrazione storica su tutti gli altri. Il fatto che sia riuscita in questo intento dimostra molto bene l’intelligente mescolanza di forza e persuasione grazie alla quale il colonialismo ha imperato tanto a lungo in vari continenti. 67.
l’esperienza, che porta il mondo nella narrazione, mantiene la narrazione in una condizione di forte tributarietà nei confronti del mondo.84.
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I numeri si riferiscono alle pagine relative da cui sono tratte le citazioni, cfr. Ranajit Guha, La storia ai limiti della storia del mondo, Sansoni, 2003 (con introduzione di Massimiliano Guareschi), traduzione it. (Rosanna Stanga) di Id., History at the Limit of World-History, Columbia Univ Pr. (2002)
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- Accanto
alle civiltà orientali ci sono i cosiddetti “popoli senza storia” che vivono in
uno “stato di natura”, incapaci di costruire raffinate istituzioni politiche.
Per descrivere la vita di questi popoli, Hegel usa il termine “prosa del mondo”
alla quale contrappone la “prosa della storia”. La prosa della storia, la
storiografia, è quella scandita dagli Stati che si evolvono con la loro dialettica
interna e attraverso i rapporti e gli scontri con gli altri Stati, mentre la
prosa del mondo è quella che descrive l’empirica varietà delle esistenze
individuali e sociali incapaci di farsi Storia e di mettere in moto la
dialettica che conduce alla costruzione dello Stato. (..)
La
demarcazione concettuale della storia hegeliana esclude sia le civiltà
orientali, prive di capacità evolutive, di vera dialettica storica, sia, a
maggiore ragione, i “popoli senza storia” (+) , che conducono un’esistenza sempre
uguale entro un tempo ciclico naturale. Questa linea di demarcazione, che
distingue vari livelli dell’esperienza temporale dei quali soltanto uno è
forgiatore di storia, assume anche un preciso profilo geografico perchè la
storia così intesa si sviluppa in un percorso che dalla Grecia classica conduce
alla riflessione filosofica dell’idealismo tedesco passando attraverso la
reinterpretazione cristiana della filosofia antica: questo è il modello
classico dell’interpretazione della genealogia della modernità.
+ Eric R.
Wolf, L’Europa e i popoli senza storia, Il Mulino, 1990
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Paolo Capuzzo, La critica postcoloniale e i paradigmi della storia del mondo, sta in Saperi in polvere - Una introduzione agli studi culturali e postcoloniali, ombre corte, 2012, pp. 17-18-19
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