Rosario
Migale e Mao Tse Tung
Rosario Migale +: Nel 1963, in disaccordo con la gestione della giunta
comunale e della federazione provinciale del partito,
abbandona il Pci e costituisce un suo partito a Cutro, il Movimento
comunista cutrese, che avrà un'ottima affermazione nelle amministrative
del 1964.
Nel frattempo, arrivava con forza il vento della politica cinese di Mao
Tse-tung, e Migale si lasciò catturare dalla figura rivoluzionaria di Mao,
cominciando a stringere significativi legami politici con i calabresi
filocinesi.
Proprio in quel periodo si rafforzò un'amicizia importante tra lui e
l'intellettuale Pier Paolo Pasolini, tanto da avere una parte nel film “Il
Vangelo secondo Matteo” (1964), l’apostolo Tommaso.
Il "cinese" Migale fece confluire il suo Movimento comunista cutrese nel nuovo partito marxista-leninista, fondato a Livorno il 16 ottobre 1966, il PCd’I, divenendone un esponente importante per l'Italia meridionale.
Novembre 1967: lotte di
classe in Calabria
Nel 1967 scoppiarono rivolte contadine a
Cutro e ad Isola Capo Rizzuto
Cutro, 8 novembre 1967 - corteo davanti il
Comune ⬇
Nel novembre 1967 un gruppo di braccianti ha occupato le terre demaniali
per protestare contro la disoccupazione crescente, la riduzione del prezzo del
grano (in esecuzione degli accordi MEC) e la distribuzione di terre demaniali
che il comune ha fatto in base a criteri esclusivamente clientelistici.
Contemporaneamente a Cutro, un gruppo di vecchi militanti contadini (espulsi
dal partito Comunista nel 1963) ha iniziato una lotta chiedendo l’integrazione
del prezzo del grano, la riapertura dei cantieri di rimboschimento, i lavori di
irrigazione…Il 3 novembre la polizia di Isola Capo Rizzuto interviene per
espellere i braccianti dalle terre occupate, il 6 esplodono disordini, il 7 a
Cutro un corteo contadino dà alle fiamme il municipio. Si rinnovano, in entrambe
le località, gli scontri con la polizia. La repressione è dura. Quando le prime
notizie delle lotte si diffondono a Trento, Curcio prende la macchina e con
altri due compagni corre in Calabria. A Capo Rizzuto si incontra e discute con
i compagni del PCd’I- che nelle lotte di Cutro ha svolto un ruolo importante,
peraltro in seguito assai criticato (calato dall’alto e ideologico in senso
generale, ndr) - e con quelli del
“Fronte proletario” di Castrovillari. Questi in seguito pubblicheranno un
documento che, prendendo spunto dalle lotte di Cutro e di Isola Capo Rizzuto,
affronterà il tema più largo dei metodi di lotta nel Mezzogiorno. È un
documento che ancora oggi (1977, ndr)
conserva notevole interesse, non solo nei suoi aspetti di analisi delle
condizioni del proletariato nel Mezzogiorno, ma anche per il modo insolitamente
lucido (quando lo si paragoni ad altri documenti della sinistra rivoluzionaria
di quel periodo) con il quale tratta il problema di una strategia
rivoluzionaria (nella quale radicamento nelle masse, lavoro ideologico e lavoro
organizzativo non possono andare disgiunti) nelle sue varie articolazioni. [in
nota: ampi stralci del documento sono riprodotti su “Quaderni
Piacentini”, nr.34, maggio 1968]. https://www.bibliotecaginobianco.it/?e=flip&id=37
da Alessandro Silj, “mai più senza fucile!” - alle origini dei NAP e delle BR,
prefazione di Pio Baldelli, Vallecchi, 1977, pag.62.
+ la
biografia dettagliata di Rosario Migale [Cutro (Crotone), 31 gennaio 1920 - 9
aprile 2010]
può
essere letta qui: https://www.icsaicstoria.it/dizionario/migale-rosario/
qui sotto il link all’intervista
raccolta nel corso del 2007 nell’abitazione di Migale a Cutro e si riferisce in
particolare al periodo 1967-1972, dall’assalto e incendio del comune (per il
quale fu costretto alla latitanza prima, al carcere poi, difeso dagli avvocati
Gracci, Baccioli e Guidetti Serra) all’occupazione di oliveti ad Isola Capo
Rizzuto. Migale condivise il proprio percorso politico con Angiolo Gracci
(Gracco), già comandante partigiano fiorentino, avvocato ed esponente di primo
piano del movimento marxista-leninista italiano.
1 aprile 1971 - comizio
di Rosario Migale e Angiolo Gracci (a dx.) a Cutro ⬇
Su Zapruder nr. 16-
04.2017, a cura di Pino Fabiano
http://storieinmovimento.org/wp-content/uploads/2017/04/Zap16_10-Voci1.pdf
La voce su Angiolo
Gracci curata da noi su Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Angiolo_Gracci
su questo blog:
http://ferdinandodubla.blogspot.com/2012/04/angiolo-gracci-un-comunista-testa-alta.html
Pasolini e il premio Crotone
QUEL PREMIO NON S’HA DA DARE
foto Pasolini con i giovani del PCI a Cutro (1959) ⬇
-Il PREMIO CROTONE 1959 va a PIER PAOLO
PASOLINI, per il suo docu-romanzo “Una vita violenta”. Non senza polemiche,
critiche, querele e recriminazioni, pre e post, di cui dà conto l’Unità il 7 e
l’8 novembre di quell’anno. Era accaduto che, quell’estate del 1959, Pasolini
nel suo primo peregrinare in terra calabra, aveva colto soprattutto la
desolante bellezza della costa ionica e l‘aveva immortalata in un reportage
intitolato “La lunga strada di sabbia“ pubblicato dal mensile milanese
“Successo” diretta da Arturo Tofanelli. C’erano espressioni rivolte agli abitanti
di Cutro
(“È, veramente, il paese dei banditi
come si vede in certi film western”) che avevano infastidito gli amministratori
comunali democristiani del paese del crotonese, tanto da spingerli a una
querela, rimasta però senza conseguenze giudiziarie. Mentre tutta questa
polemica infuriava, accadde che nello stesso periodo (autunno 1959) una giuria
composta, fra l’altro, da Giacomo Debenedetti, Alberto Moravia, Giuseppe
Ungaretti, Leonida Repaci, Carlo Emilio Gadda e Giorgio Bassani decise di
assegnare il “Premio Crotone” (istituito il 4 aprile 1952 da una delibera
dell’Amministrazione comunale guidata dal Pci di Silvio Messinetti che aveva
ricevuto indicazioni in tal senso dal segretario regionale Mario Alicata) a
Pier Paolo Pasolini per il suo romanzo “Una vita violenta“ pubblicato dalla
casa editrice Garzanti nella primavera del 1959. La vigilia dell’assegnazione
del riconoscimento (consistente anche in un premio da un milione di lire) fu
preceduta dunque da roventi considerazioni, e da parte degli amministratori
cutresi, come detto, e da parte dei democristiani crotonesi. Si criticava,
infatti, l’indicazione di Pier Paolo Pasolini a vincitore del “Premio Crotone”,
innanzitutto, perché unica candidatura all’edizione e poi, per la vicinanza
dello scrittore al Pci. Il poeta friulano, in quell’anno, era stato escluso dal
Premio Viareggio e dallo Strega. Una parte del Pci premeva allora per un
riconoscimento altro che potesse restituire dignità all’intellettuale di
Casarsa. Per inciso, quello di Crotone fu un premio davvero straordinario. Si
pensi che al secondo posto si classificarono ex aequo Ernesto de Martino con il
suo “Sud e magia” ed Elemire Zola con “L’eclisse
dell’intellettuale”.
Bellocchio e il maoismo
QUANDO A SERVIRE IL POPOLO ERA IL MAOISTA BELLOCCHIO
Marco Bellocchio durante le riprese del lungometraggio “Paola, il popolo
calabrese ha rialzato la testa”, girato nel 1969 ⬇
nella sezione ‘Subalternist’ e ‘Movie Subaltern’ del canale video di
Subaltern studies Italia il docufilm di Marco Bellocchio “Il popolo calabrese ha
rialzato la testa” del 1969 (link in fondo al post). In collaborazione con
Mauro Francesco Minervino (I calabresi.it) e Archivio audiovisivo del Movimento
Operaio e Democratico.
Dopo il successo all'esordio sul grande
schermo con I pugni in tasca, il regista Marco Bellocchio si trasferì sul
Tirreno cosentino con Lou Castel per documentare le lotte di "Servire il
popolo", movimento comunista che sognava di portare la rivoluzione cinese
nel profondo Sud dominato dalla DC. Ne nacque un film semidimenticato che ci
mostra una miseria lontana anni luce dal Boom economico che interessava il
resto del Paese.
Non si sono ancora spente le polemiche
per Marco Bellocchio, autore della dibattuta serie Tv “Esterno notte“ che ha
toccato un nervo scoperto della recente storia d’Italia come il “caso Moro”.
Bellocchio, originale e sempre controverso cineasta, oggi è per tutti l’autore
della pellicola sull’oscuro rapimento e la morte di Moro, ribadito nella
sequela ipnotica e spiazzante della recente serie TV.
Quasi nessuno, invece, ricorda un suo lontano
film politico, documento dal vero su povertà e sottosviluppo del “popolo
meridionale”.
Eppure si tratta di un film di
Bellocchio appena consecutivo al suo esordio di successo nel grande cinema, che
riporta alla vicenda giovanile del cineasta e ad un periodo – mai rinnegato –
di impegno politico militante e fortemente ideologizzato, in cui egli
incontrava la realtà marginale del Sud e della Calabria, a Paola.
Bellocchio e la rivoluzione
Accadde quando Bellocchio era già al suo
terzo film, dopo gli anni da studente del Centro Sperimentale di
Cinematografia. In questo film-documento girato in Calabria, a Paola e a
Cetraro, con mezzi di fortuna, emergono l’impegno politico e la vena sociale di
Bellocchio. Da militante rivoluzionario maoista, racconta con il suo occhio di
cineasta e in presa diretta, il Sud arretrato e povero e le lotte per
l’occupazione delle case popolari nella Calabria di fine anni ‘60. Il
lungometraggio “Paola, il popolo calabrese ha rialzato la testa”, girato nel
1969, arriva quattro anni dopo “I pugni in tasca“ e appena due anni dopo “La
Cina è vicina“ del 1967. Il lungometraggio fu ideato e realizzato con le
finalità di un prodotto di propaganda e di azione della “Associazione Marxisti
Leninisti Italiani”, meglio conosciuta come Servire il popolo. Dopo un lungo periodo
passato nel dimenticatoio, la pellicola è stata ripresentata per la prima volta
al Festival di Locarno del 1998, all’interno di una retrospettiva dedicata al
cinema di Bellocchio. La fine del Sessantotto vide Bellocchio impegnato in
prima persona nel movimento di estrema sinistra della Unione dei Comunisti
Italiani (marxisti-leninisti). Testimonianza di questo periodo di militanza
rivoluzionaria fu la sua diretta partecipazione nel 1969 alle azioni per
l’occupazione di case popolari organizzata dai militanti di Servire il Popolo,
che in quegli anni aveva una sua forte base politica e organizzativa proprio
nella cittadina calabrese. (..)
- Un’occupazione in 100 minuti
Per me che ero ragazzino negli anni in
cui questo accadeva nel mio paese (sono nato a Paola e lì, in quegli stessi
luoghi e tra quelle persone, ho vissuto i mei anni più giovani), quella
stagione rappresenta i ricordi di una realtà umanamente complessa, fonte di
incontri e di conoscenze successive, e di un insieme di riflessioni politiche e
sociali che non hanno smesso ancora, a distanza di anni, di interrogarmi e di
farmi problema.
“Il popolo calabrese ha rialzato la
testa” di Bellocchio è in fondo la storia in 100 minuti, esemplarmente triste
ed esaltante, di un’occupazione di case organizzata e guidata da un gruppetto
di militanti dell’allora “partito maoista”, una formazione politica
rivoluzionaria che ebbe in quegli anni forti basi organizzative e individualità
costitutive del movimento in questa piccola città calabrese.
Mauro Francesco Minervino - estratto,
leggi tutto
Maoisti su Paola: Bellocchio e la
Calabria del ’69
Il link al docufilm, “Il popolo
calabrese ha alzato la testa” durata 2h01’
https://www.youtube.com/watch?v=L0yaEMsZYd8
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