Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

Powered By Blogger

martedì 10 ottobre 2023

CALABRESI E FILOCINESI - MAO TSE TUNG A CUTRO

 



Rosario Migale e Mao Tse Tung


Rosario Migale +: Nel 1963,  in disaccordo con la gestione della giunta comunale  e  della federazione provinciale del partito,  abbandona il Pci e costituisce un suo partito a Cutro, il Movimento comunista cutrese, che avrà  un'ottima affermazione nelle amministrative del 1964.
Nel frattempo, arrivava con forza il vento della politica cinese di Mao Tse-tung, e Migale si lasciò catturare dalla figura rivoluzionaria di Mao, cominciando a stringere significativi legami politici con i calabresi filocinesi.
Proprio in quel periodo si rafforzò un'amicizia importante tra lui e l'intellettuale Pier Paolo Pasolini, tanto da avere una parte nel film “Il Vangelo secondo Matteo” (1964), l’apostolo Tommaso.


Il "cinese" Migale fece confluire il suo Movimento comunista cutrese nel nuovo partito marxista-leninista, fondato a Livorno il 16 ottobre 1966, il PCd’I, divenendone un esponente importante per l'Italia meridionale.

Novembre 1967: lotte di classe in Calabria 
Nel 1967 scoppiarono rivolte contadine a Cutro e ad Isola Capo Rizzuto 

 

Cutro, 8 novembre 1967 - corteo davanti il Comune





 Nel novembre 1967 un gruppo di braccianti ha occupato le terre demaniali per protestare contro la disoccupazione crescente, la riduzione del prezzo del grano (in esecuzione degli accordi MEC) e la distribuzione di terre demaniali che il comune ha fatto in base a criteri esclusivamente clientelistici. Contemporaneamente a Cutro, un gruppo di vecchi militanti contadini (espulsi dal partito Comunista nel 1963) ha iniziato una lotta chiedendo l’integrazione del prezzo del grano, la riapertura dei cantieri di rimboschimento, i lavori di irrigazione…Il 3 novembre la polizia di Isola Capo Rizzuto interviene per espellere i braccianti dalle terre occupate, il 6 esplodono disordini, il 7 a Cutro un corteo contadino dà alle fiamme il municipio. Si rinnovano, in entrambe le località, gli scontri con la polizia. La repressione è dura. Quando le prime notizie delle lotte si diffondono a Trento, Curcio prende la macchina e con altri due compagni corre in Calabria. A Capo Rizzuto si incontra e discute con i compagni del PCd’I- che nelle lotte di Cutro ha svolto un ruolo importante, peraltro in seguito assai criticato (calato dall’alto e ideologico in senso generale, ndr) - e con quelli del “Fronte proletario” di Castrovillari. Questi in seguito pubblicheranno un documento che, prendendo spunto dalle lotte di Cutro e di Isola Capo Rizzuto, affronterà il tema più largo dei metodi di lotta nel Mezzogiorno. È un documento che ancora oggi (1977, ndr) conserva notevole interesse, non solo nei suoi aspetti di analisi delle condizioni del proletariato nel Mezzogiorno, ma anche per il modo insolitamente lucido (quando lo si paragoni ad altri documenti della sinistra rivoluzionaria di quel periodo) con il quale tratta il problema di una strategia rivoluzionaria (nella quale radicamento nelle masse, lavoro ideologico e lavoro organizzativo non possono andare disgiunti) nelle sue varie articolazioni. [in nota: ampi stralci del documento sono riprodotti  su “Quaderni Piacentini”, nr.34, maggio 1968]. https://www.bibliotecaginobianco.it/?e=flip&id=37

 

da Alessandro Silj, “mai più senza fucile!” - alle origini dei NAP e delle BR, prefazione di Pio Baldelli, Vallecchi, 1977, pag.62. 


 

+ la biografia dettagliata di Rosario Migale [Cutro (Crotone), 31 gennaio 1920 - 9 aprile 2010]

può essere letta qui: https://www.icsaicstoria.it/dizionario/migale-rosario/

qui sotto il link all’intervista raccolta nel corso del 2007 nell’abitazione di Migale a Cutro e si riferisce in particolare al periodo 1967-1972, dall’assalto e incendio del comune (per il quale fu costretto alla latitanza prima, al carcere poi, difeso dagli avvocati Gracci, Baccioli e Guidetti Serra) all’occupazione di oliveti ad Isola Capo Rizzuto. Migale condivise il proprio percorso politico con Angiolo Gracci (Gracco), già comandante partigiano fiorentino, avvocato ed esponente di primo piano del movimento marxista-leninista italiano.

1 aprile 1971 - comizio di Rosario Migale e Angiolo Gracci (a dx.) a Cutro




Su Zapruder nr. 16- 04.2017, a cura di Pino Fabiano

http://storieinmovimento.org/wp-content/uploads/2017/04/Zap16_10-Voci1.pdf

La voce su Angiolo Gracci curata da noi su Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Angiolo_Gracci

su questo blog: 

http://ferdinandodubla.blogspot.com/2012/04/angiolo-gracci-un-comunista-testa-alta.html


 

Pasolini e il premio Crotone 

QUEL PREMIO NON S’HA DA DARE

 

foto Pasolini con i giovani del PCI a Cutro (1959)




 

-Il PREMIO CROTONE 1959 va a PIER PAOLO PASOLINI, per il suo docu-romanzo “Una vita violenta”. Non senza polemiche, critiche, querele e recriminazioni, pre e post, di cui dà conto l’Unità il 7 e l’8 novembre di quell’anno. Era accaduto che, quell’estate del 1959, Pasolini nel suo primo peregrinare in terra calabra, aveva colto soprattutto la desolante bellezza della costa ionica e l‘aveva immortalata in un reportage intitolato “La lunga strada di sabbia“ pubblicato dal mensile milanese “Successo” diretta da Arturo Tofanelli. C’erano espressioni rivolte agli abitanti di Cutro

(“È, veramente, il paese dei banditi come si vede in certi film western”) che avevano infastidito gli amministratori comunali democristiani del paese del crotonese, tanto da spingerli a una querela, rimasta però senza conseguenze giudiziarie. Mentre tutta questa polemica infuriava, accadde che nello stesso periodo (autunno 1959) una giuria composta, fra l’altro, da Giacomo Debenedetti, Alberto Moravia, Giuseppe Ungaretti, Leonida Repaci, Carlo Emilio Gadda e Giorgio Bassani decise di assegnare il “Premio Crotone” (istituito il 4 aprile 1952 da una delibera dell’Amministrazione comunale guidata dal Pci di Silvio Messinetti che aveva ricevuto indicazioni in tal senso dal segretario regionale Mario Alicata) a Pier Paolo Pasolini per il suo romanzo “Una vita violenta“ pubblicato dalla casa editrice Garzanti nella primavera del 1959. La vigilia dell’assegnazione del riconoscimento (consistente anche in un premio da un milione di lire) fu preceduta dunque da roventi considerazioni, e da parte degli amministratori cutresi, come detto, e da parte dei democristiani crotonesi. Si criticava, infatti, l’indicazione di Pier Paolo Pasolini a vincitore del “Premio Crotone”, innanzitutto, perché unica candidatura all’edizione e poi, per la vicinanza dello scrittore al Pci. Il poeta friulano, in quell’anno, era stato escluso dal Premio Viareggio e dallo Strega. Una parte del Pci premeva allora per un riconoscimento altro che potesse restituire dignità all’intellettuale di Casarsa. Per inciso, quello di Crotone fu un premio davvero straordinario. Si pensi che al secondo posto si classificarono ex aequo Ernesto de Martino con il suo “Sud e magia”  ed Elemire Zola con “L’eclisse dell’intellettuale”.


 

Bellocchio e il maoismo

QUANDO A SERVIRE IL POPOLO ERA IL MAOISTA BELLOCCHIO

 

Marco Bellocchio durante le riprese del lungometraggio “Paola, il popolo calabrese ha rialzato la testa”, girato nel 1969





nella sezione ‘Subalternist’ e ‘Movie Subaltern’ del canale video di Subaltern studies Italia il docufilm di Marco Bellocchio “Il popolo calabrese ha rialzato la testa” del 1969 (link in fondo al post). In collaborazione con Mauro Francesco Minervino (I calabresi.it) e Archivio audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico.


Dopo il successo all'esordio sul grande schermo con I pugni in tasca, il regista Marco Bellocchio si trasferì sul Tirreno cosentino con Lou Castel per documentare le lotte di "Servire il popolo", movimento comunista che sognava di portare la rivoluzione cinese nel profondo Sud dominato dalla DC. Ne nacque un film semidimenticato che ci mostra una miseria lontana anni luce dal Boom economico che interessava il resto del Paese.    


Non si sono ancora spente le polemiche per Marco Bellocchio, autore della dibattuta serie Tv “Esterno notte“ che ha toccato un nervo scoperto della recente storia d’Italia come il “caso Moro”. Bellocchio, originale e sempre controverso cineasta, oggi è per tutti l’autore della pellicola sull’oscuro rapimento e la morte di Moro, ribadito nella sequela ipnotica e spiazzante della recente serie TV. 

Quasi nessuno, invece, ricorda un suo lontano film politico, documento dal vero su povertà e sottosviluppo del “popolo meridionale”.

Eppure si tratta di un film di Bellocchio appena consecutivo al suo esordio di successo nel grande cinema, che riporta alla vicenda giovanile del cineasta e ad un periodo – mai rinnegato – di impegno politico militante e fortemente ideologizzato, in cui egli incontrava la realtà marginale del Sud e della Calabria, a Paola. 

Bellocchio e la rivoluzione

Accadde quando Bellocchio era già al suo terzo film, dopo gli anni da studente del Centro Sperimentale di Cinematografia. In questo film-documento girato in Calabria, a Paola e a Cetraro, con mezzi di fortuna, emergono l’impegno politico e la vena sociale di Bellocchio. Da militante rivoluzionario maoista, racconta con il suo occhio di cineasta e in presa diretta, il Sud arretrato e povero e le lotte per l’occupazione delle case popolari nella Calabria di fine anni ‘60.  Il lungometraggio “Paola, il popolo calabrese ha rialzato la testa”, girato nel 1969, arriva quattro anni dopo “I pugni in tasca“ e appena due anni dopo “La Cina è vicina“ del 1967. Il lungometraggio fu ideato e realizzato con le finalità di un prodotto di propaganda e di azione della “Associazione Marxisti Leninisti Italiani”, meglio conosciuta come Servire il popolo. Dopo un lungo  periodo passato nel dimenticatoio, la pellicola è stata ripresentata per la prima volta al Festival di Locarno del 1998, all’interno di una retrospettiva dedicata al cinema di Bellocchio. La fine del Sessantotto vide Bellocchio impegnato in prima persona nel movimento di estrema sinistra della Unione dei Comunisti Italiani (marxisti-leninisti). Testimonianza di questo periodo di militanza rivoluzionaria fu la sua diretta partecipazione nel 1969 alle azioni per l’occupazione di case popolari organizzata dai militanti di Servire il Popolo, che in quegli anni aveva una sua forte base politica e organizzativa proprio nella cittadina calabrese. (..) 

- Un’occupazione in 100 minuti

Per me che ero ragazzino negli anni in cui questo accadeva nel mio paese (sono nato a Paola e lì, in quegli stessi luoghi e tra quelle persone, ho vissuto i mei anni più giovani), quella stagione rappresenta i ricordi di una realtà umanamente complessa, fonte di incontri e di conoscenze successive, e di un insieme di riflessioni politiche e sociali che non hanno smesso ancora, a distanza di anni, di interrogarmi e di farmi problema. 

“Il popolo calabrese ha rialzato la testa” di Bellocchio è in fondo la storia in 100 minuti, esemplarmente triste ed esaltante, di un’occupazione di case organizzata e guidata da un gruppetto di militanti dell’allora “partito maoista”, una formazione politica rivoluzionaria che ebbe in quegli anni forti basi organizzative e individualità costitutive del movimento in questa piccola città calabrese. 


 

Mauro Francesco Minervino - estratto, leggi tutto 

Maoisti su Paola: Bellocchio e la Calabria del ’69

https://icalabresi.it/cultura/bellocchio-e-la-calabria-del-69-maoisti-su-paola/?fbclid=IwAR2eYJP1ohnzywsqcnbzCM02hB42zBCx6l4z3wMyfRgfpefqa5Q6tCJuBdA

 

Il link al docufilm, “Il popolo calabrese ha alzato la testa” durata 2h01’

https://www.youtube.com/watch?v=L0yaEMsZYd8






Nessun commento:

Posta un commento