Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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mercoledì 18 ottobre 2023

Le origini di Lavoro Politico e l’”Università negativa” di Trento (1967)

 


[A Trento] Uno dei fatti salienti che caratterizza gli inizi dell’anno accademico 1967-68 è, senza dubbio, il “Movimento per una università negativa”.

Formatosi negli anni precedenti nel corso delle occupazioni della facoltà, nell’autunno ‘67 il Movimento per una Università negativa è tra i promotori dei controcorsi (e di altre proposte analoghe: le controlezioni, le occupazioni bianche); ed è tra i fondatori della rivista “Lavoro Politico”. Pubblicato per la prima volta in vesti di rivista nell’ottobre del ‘67, “Lavoro Politico” era nato nel 1962 a Verona, su iniziativa di Walter Peruzzi, come organo mensile del Centro di informazione. Di origine cattolica, si sposterà progressivamente sempre più a sinistra. La sua trasformazione in “Lavoro Politico”, nel ‘67, suggella questa sua evoluzione. Accusato, dopo l’uscita del primo numero, di peccare di dogmatismo, il collettivo “Lavoro Politico” (del collettivo fanno parte, oltre il “Movimento per una Università negativa” di Trento, il “Centro di informazione” di Bolzano, la “comune” di Verona, e altri militanti) si difende dichiarando, tra l’altro, “adesione integrale al pensiero di Mao Tse-Tung” in quanto esso “è il solo modo corretto di opporsi non solo al revisionismo ma anche al dogmatismo”. E continua: “Il problema del partito rivoluzionario è della più grande importanza pratica, perchè riguarda lo strumento con cui tradurre nella pratica della lotta di classe la teoria rivoluzionaria, cioè come usarla realmente… In questo senso deve ormai aver luogo, a livello teorico, una centralizzazione che orienti le differenti esperienze e le lotte localmente avviate… All’unificazione teorica dei marxisti-leninisti, nella prospettiva del partito rivoluzionario di tutti i marxisti-leninisti, intende contribuire “Lavoro Politico”. (Lavoro Politico, nr.2, novembre 1967, pp.44-45)

Il brano è tratto da Alessandro Silj, “mai più senza fucile!”, Vallecchi, 1977, pag.42

IL MANIFESTO PROGRAMMATICO (autunno 1967)

Il manifesto programmatico del “Movimento per una Università negativa” riproduce, nelle grandi linee, molte delle posizioni su università e società (..) ; il linguaggio, semmai, è più vivace. Vi si citano Ortega y Gasset (l’insegnamento universitario è responsabile della formazione dei “Nuovi barbari”, uomini sempre più istruiti e sempre più ignoranti), Josè De Castro (l’insegnamento universitario fornisce degli stereotipi di sue realtà parziali, didatticamente mutilate…crea all’interno della cultura un tipo sui generis di civiltà, diretta da uomini dalle conoscenze tecniche rigorose ma affetti da una miopia politica deplorevole), Rathenau (sulla “invasione verticale dei barbari”), Wright Mills (sulla razionalità senza ragione, una razionalità che non accresce, accrescendosi, la libertà, ma la distrugge). Sempre citando Mills il manifesto denuncia l’attuale tendenza dell’insegnamento universitario: l’imbecilità tecnologica come condizione intellettuale e la robotizzazione degli individui come comportamento sociale diffuso. Repressione e violenza sono il tessuto connettivo della nostra società:

“Ciò che si vuole reprimere è la dimensione critica del pensiero, il regno della storia, il senso della possibilità e dell’alternativa, ovvero, in ultima analisi, l’antagonismo di classe… In questa logica si spiega come ogni forma di movimento, ogni alternativa storica, ogni progetto umano assuma le sembianze di una tendenza sovversiva. “ 

(concetto marcusiano presente nel Manifesto programmatico dell’Università negativa, novembre 1967, cfr. anche Guido Viale, <Contro l’Università> in Quaderni Piacentini nr.33, febbraio 1968, reperibile nell'archivio digitale della biblioteca "Gino Bianco" di Forlì - https://www.bibliotecaginobianco.it/flip/QPC/07/3300

Il manifesto programmatico è frutto in larga parte della penna di Mauro Rostagno, ndr).

Il documento cita l’affermazione di Marcuse secondo cui “il successo più caratteristico della società industriale avanzata è proprio la sua capacità di integrazione degli opposti”, ma per negarne la validità. Al contrario, esiste ancora “la possibilità concreta di un rovesciamento radicale del sistema a capitalismo maturo attraverso nuove forme di lotta di classe…nazionale e internazionale”. Come? “Lanciamo l’idea di una università negativa che riaffermi nelle università ufficiali, ma in forma antagonistica ad esse, la necessità di un pensiero teorico, critico e dialettico che denunci ciò che gli imbonitori mercenari chiamano ‘ragione’”.   Lavoro Politico, nr.2, novembre 1967, pag.43

cfr. anche Trento: le esperienze di "Università Negativa" e "Lavoro Politico",

http://www.bibliotecamarxista.org/soccorsorosso/capitolo 2.htm




L’Università negativa e le classi subalterne: il lavoro politico è creativo, antagonista ed alternativo

 

“Le classi subalterne non dispongono…di strutture ufficiali - università - per formare i loro intellettuali e così devono ricorrere a strutture di sostituzione che volta a volta assumono la forma di “scuole quadri” di partito, scuole sindacali, ecc. È inutile in questa sede analizzare le inadeguatezze di tali surrogati più adatti a preparare “ideologi anacronistici” che professionisti organici. La formulazione gramsciana dello specialista politico ci sembra oggi ancora convincente. Si tratta di trovarne la forma di realizzazione”.

Manifesto programmatico Università negativa, cit. in A.Silj, op. cit., pag. 44.

 

noi formuliamo come ipotesi generale che vi sia ancora la possibilità concreta di un rovesciamento radicale del sistema a capitalismo maturo attraverso nuove forme di lotta di classe interna ed esterna (nazionale ed internazionale) e lanciamo l'idea di una UNIVERSITÀ NEGATIVA che riaffermi nelle università ufficiali ma in forma antagonistica ad esse la necessità di un pensiero teorico, critico e dialettico, che denunci ciò che gli imbonitori mercenari chiamano "ragione" e ponga quindi le premesse di un lavoro politico creativo, antagonista ed alternativo.

Contestazione politica

Solo il rovesciamento dello stato permetterà una reale ristrutturazione del sistema d'insegnamento [...] Lo studente deve quindi, al di là del suo status, agire, in una prospettiva di lungo periodo, per la formazione (stimolazione) di un movimento "rivoluzionario" delle classi subalterne, che si esprima nella forma organizzativa piú adeguata al nuovo tipo di lotta che si deve condurre (..)

da Lavoro Politico, nr.2, novembre 1967, cit.

 

Lavoro Politico contro l’avventurismo insurrezionalista

Dobbiamo già cominciare a realizzare elementi di controsocietà. Cosí la lunga marcia attraverso le istituzioni crea poteri rossi dove si comincia a gestire la società alternativa. (..)

Questo non è un momento rivoluzionario, ma prerivoluzionario, e quindi non è un momento in cui si pone immediatamente il problema della presa del potere ma l'organizzazione di un lavoro politico. Allora occorre dire che è avventurismo far sembrare o far credere alle persone, alle masse che la presa del potere e la realizzazione di una società egualitaria è un'opera facile e rapida: bisogna invece continuamente sottolineare che sarà difficile e lunga. Non è l'esempio cubano, ma è l'esempio cinese, quello che abbiamo di fronte, cioè non è possibile l'organizzazione dell'isola felice con due anni di lotta, ma è possibile attraverso 40 anni di resistenza.

da Proposta di foglio di lavoro, a cura di Renato Curcio e Mauro Rostagno, ciclostilato reperibile presso l'Istituto Feltrinelli di Milano.

Lavoro Politico si definisce fin dai primi numeri "un organo marxista-leninista che si lega nelle sue origini ad alcuni avvenimenti del nostro tempo, quali la rivoluzione culturale proletaria guidata dal pensiero di Mao Tse-tung; l'invincibile lotta del popolo vietnamita e la contemporanea degenerazione del PCI e del PSIUP sempre piú apertamente dimostrativa della politica di 'nuove maggioranze' logico sbocco della 'via italiana e pacifica al socialismo'. Quanto appare su LP è il risultato di una elaborazione collettiva del comitato redazionale e dei collaboratori: per questo non appaiono, generalmente, firme individuali."

Escono complessivamente nove numeri (di cui tre doppi): il primo datato ottobre 1967, l'ultimo (n. 11/12) nel gennaio 1969.

Verso la fine del 1968, l'intera redazione, tra cui Renato Curcio, Margherita Cagol e Duccio Berio (che piú tardi si ritroveranno nella Sinistra Proletaria), aderisce al PCd'I, Partito Comunista d’Italia, seguendo, nella scissione di questo nel dicembre 1968, la “linea rossa” contro la "linea nera".

tutti i titoli sono redazionali #LavoroPolitico_web_serie #SubalternStudiesItalia










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